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Napoli: ecco come stati arrestati i killer di Amendola. La nonna del baby boss Formicola pedinata da giorni

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i tre killer di amendola

Si nascondevano a Viterbo, in una casa che avevano preso in affitto. Quando so- no entrati gli uomini della Squadra Movile di Napoli si sono arresi senza opporre alcuna resistenza. È finita così la fuga di Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco 21enni ritenuti responsabili dell’omicidio di Vincenzo Amendola avvenuto lo scorso 5 febbraio. “Vincenzino” si vantava di aver avuto un’avventura con la moglie di un boss del potente clan Formicola, ma non era vero. I poliziotti della squadra mobile di Napoli  e quelli del commisariato di San Giovanni a Teduccio che da tempo stavano monitorando tutti gli spostamenti dei familiari dei due ricercati ieri mattina hanno seguito le due nonne, che erano partite insieme stranamente di buon’ora da San Giovanni a Teduccio. In modo particolare si stava seguendo da giorni la nonna di Gaetano Formicola, moglie di Ciro e madre del boss Antonio Formicola. E così quando ieri mattina la donna con in mano un borsone si è messa in auto con una persona alla guida e poi sono passati dalla casa della nonna di Giovanni Tabasco, il quadro è diventato chiaro. Era logico che stessero andando a trovare i nipoti e così è scattata la trappola. Alcune auto civetta della polizia le hanno seguite a turno lungo tutto il tragitto senza mai perderle di vista. Arrivati a Viterbo è stato chiesto aiuto logistico e di mezzi anche alla Mobile del comune laziale. E quando le due donne sono entrate nel casolare di campagna è scattato il blitz. I due si sono arresi subito e non hanno opposto resistenza. Ora devono rispondere di omicidio e occultamento del cadavere di Vincenzo Amendola, il 18enne imparentato con la famiglia Rinaldi. L’indagine coordinata dall’aggiunto Filippo Beatrice, e condotta dai pm Antonella Fratello e Francesco Valentini è tutt’altro che chiusa con l’arresto dei due presunti killer. Si dovrà fare luce sul reale movente di el quel barbaro omicidio. Stando alla ricostruzione del 23enne Gaetano Nunziato, l’altro componete del commando di morte che si è pentito perchè temeva di fare la stessa fine di Vincenzino, la giovane vittima fu sequestrata e portata alle spalle di un anfiteatro abbandonato in piazzetta Aprea, a pochi passi dal corso principale. Qui, Gaetano Formicola gli punta la pistola in faccia, esplode un colpo che resta inceppato, poi lo percuote, ci riprova ed esplode un colpo che lo ferisce all’altezza dello zigomo: “Che fai mi spari in faccia?”. Urlò il giovane in fin di vita. Nessuna pietà da parte degli esecutori, sempre secondo il racconto del pentito. Sarebbe stato ancora Formicola a finire l’opera, rimettendo in funzione la pistola, poi trovata dai sommozzatori nelle acque di Vigliena. Particolari raccapriccianti sono emersi poi dalla ricostruzione messa agli atti dal pentito: come la decisione di prendere parte alla fiaccolata organizzata da un parroco del quartiere, appena si era diffusa la notizia della scomparsa di Amendola o le fotografie autocelebrative postate su facebook subito dopo il delitto.


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