SALERNO. E’ finito nei rifiuti speciali e incenerito il ‘sigma’ prelevato a Palmina Casanova, la 56enne di Atrani, morta per un sospetto caso di malasanità. La prova ‘madre’ per accertare se vi è stata negligenza dei medici nel corso dell’intervento chirurgico per cisti ovarica, fatto con la tecnica della laparoscopia, non esiste più. Lo hanno scoperto gli uomini del Nas del Capitano Gianfranco Di Sario, nel corso delle indagini delegate dal sostituto procuratore Elena Guarino. E quindi per coloro che ‘volontariamente’ o con ‘dolo’ hanno inviato il reperto presso la ditta che si occupa di smaltimento dei rifiuti speciali dell’ospedale si profila l’accusa di favoreggiamento. Un fascicolo parallelo a quella per la morte di Palmina Casanova è stata aperto dal magistrato che – grazie alle indagini del Nas – ha ricostruito i passaggi che hanno portato alla distruzione del reperto, uscito dalla sala operatoria nel corso dell’intervento chirurgico in extremis per salvare la donna, ed è stato consegnato ad un infermiere per essere archiviato in attesa di essere consegnato ai periti. Il pm ha anche fatto acquisire l’atto con il quale il commissario dell’azienda ospedaliera, Nicola Cantone, ha motivato la decisione di revocare dall’incarico il primario del Reparto di Rianimazione. Accertato che il reperto è stato già incenerito, i carabinieri del Nas cercano di ricostruire quanto accaduto tra il primo intervento in laparoscopia e la morte di Palmina Casanova, attraverso l’analisi delle cartelle cliniche sia del Ruggi che dell’ospedale Castiglione di Ravello dove la donna è transitata, venerdì scorso, prima di essere trasportata a Salerno dove è morta. La notifica degli avvisi di garanzia è iniziata ieri pomeriggio, per consentire agli inizi della prossima settimana l’esecuzione dell’autopsia.
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