C’è stato un tentativo di depistaggio da parte del clan Formicola di san Giovanni a Teduccio per far ricadere su altre persone la colpa della scomparsa di “Vincenzino” Amendola. E’ quanto sta emergendo dalle indagini condotte dalla squadra Mobile di Napoli e coordinate dalla Procura. Intanto ieri c’è stato l’interrogatorio di garanzia del baby boss Gaetano Formicola “’o chiatto” e il cugino Giovanni Tabasco “birillino” accusati di essere gli autori materiali insieme con il complice pentito Gaetano Nunziato “pampers”. I primi due dopo un mese di latitanza sono stati arrestati tre giorni fa in un casolare nelle campagne di Viterbo. E ieri sono stati interrogati per rogatoria nel carcere laziale ma come era lecito aspettarsi hanno fatto scena muta mentre il loro avvocato ha già presentato richiesta di scarcerazione al Riesame. Si vuole vedere se la Procura ha altri elementi in mano oltre a quelli forniti nell’ordinanza di custodia cautelare. Il silenzio in questo momento delle indagini per i due è “necessario”. Intanto si è scoperto che il 12 febbraio scorso, a 7 giorni dalla scomparsa del 18enne, ai carabinieri della stazione di San Giorgio a Cremano arrivò una “soffiata”, rivelatasi poi falsa. Un confidente dei militari, infatti, si presentò in caserma per raccontare una “storia diversa” per la sparizione di Vincenzino. L’uomo disse di aver “saputo da altre persone che frequentano il bar denominato Chalet Lago, che Vincenzino sarebbe stato fatto “sparire”. perché nella serata del 4 febbraio ( guarda caso proprio poche ore prima di sparire) insieme ad altri suoi amici, tra cui alcuni affiliati al clan Formicola, avrebbe partecipato a una sparatoria contro alcuni appartenenti al clan rivale dei Mazzarella. Poi rientrato a casa nella notte del 5 febbraio, sarebbe stato contattato di nuovo dai suoi amici per un appuntamento urgente per spiegare cosa era accaduto. E dal quel momento si sarebbero perse le tracce. E’ probabile che anche la “fonte confidenziale” era stata tratta in inganno. Sta di fatto che questa pista non fu “battuta” con convinzione, anzi abbandonata quasi subito perché Vincenzo Amendola non era un affiliato al clan Formicola, e non era capace di sparare. Era solo una sorta di “fac totum” usato dalla famiglia di Gaetano Formicola per fare delle commissioni e fare la spesa di tanto in tanto. Di qui sarebbe nato “il vanto” della povera vittima di avere una relazione con la mamma del baby boss. Cosa non provata e quasi certamente non vera e solo frutto di un improvviso “invaghimento” del giovane nei confronti della donna. Per questo la famiglia avrebbe deciso di “vendicare l’onore” uccidendo e seppellendo il suo corpo. E senza il pentimento di Gaetano Nunziato, per paura di fare la stessa fine di Vincenzino, il suo cadavere non sarebbe mai stato ritrovato.