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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Giugliano, investì due gemelli uccidendone uno: chiede lo sconto di pena

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Ha scelto di essere processato con la formula del rito abbreviato , che prevede lo sconto di pena, Domenico Cacciapuoti, il 26 enne di Giugliano che nel giugno del 2016 investì e uccise il 24enne Giovanni Cappabianca e ferì il fratello gemello Paolo.
I due fratelli si erano fermati per prestare soccorso ad alcune persone coinvolte in un incidente notturno sull’asse mediano Afragola-Lago Patria, nel territorio di Giugliano, ma una Fiat Bravo, condotta da Domenico Cacciapuoti, lo travolse proprio in quel momento.
Dalle perizie è emerso che la Fiat Bravo viaggiava ad una velocità di 150 chilometri all’ora, una velocità superiore a quanto consentita in un tratto di strada pericoloso.
Un mega incidente con una dinamica particolare. Il tutto sarebbe iniziato con l’urto ad una Citroen C3 da parte di una Fiat Panda.
Il veicolo sarebbe uscito di strada dopo 200 metri, la Citroen invece sarebbe ruotata su se stessa finendo sulla corsia di sorpasso.
L’arrivo poi dell’auto dei gemelli Cappabianca che si fermarono a soccorrere la C3. Una prima auto, una Ford, sarebbe riuscita a fermarsi ma sarebbe stata la Fiat Bravo ad iniziare un tamponamento a catena concluso con l’investimento dei fratelli Cappabianca.
Giovanni era uno studente universitario e lavorava in un ingrosso di bibite.
Aveva una grande passione: la musica. Infatti nel tempo libero indossava i panni di DJ, molti lo conoscevano con il nome di DJ Giò.

(nella foto i due gemelli cappabianca)

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False fatture: perquisizione a casa dell’editore del quotidiano la Città, Giovanni Lombardi

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La Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni dell’ imprenditore Giovanni Lombardi, indagato dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per reati tributari.
Le perquisizioni scaturiscono da reati tributari accertati nell’ ambito di una verifica fiscale svolta nei confronti della Millestampe srl, di cui il legale rappresentante e’ Vincenzo Sessa ma della quale risulta amministratore di fatto Giovanni Lombardi.
Sia Lombardi che Sessa risultano indagati. Le perquisizioni dei finanzieri, oltre che nei confronti di Lombardi, riguardano anche le abitazioni di Sessa, gli uffici della Millestampe srl, e gli altri uffici che sono nella disponibilita’ dei due indagati, tra Castellammare di Stabia e il capoluogo partenopeo.

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Madre di quattro bambini intasca gli assegni assistenziali dell’Inps destinati ai figli e scappa con un altro

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Madre di quattro bambini intasca gli assegni assistenziali dell’Inps destinati ai figli e scappa con un altro. Una triste storia di abbandono e di povertà la cui protagonista è una quarantacinquenne della provincia di Salerno e per la quale l’ex marito chiede l’affidamento esclusivo dei quattro bambini.
La cosa è finita in Tribunale e oltre l’ambito civile c’è anche un procedimento penale a carico della donna per le ipotesi di reato di appropriazione indebita e abbandono di minori.
Qualche anno fa, il rapporto già burrascoso tra i due si conclude definitivamente e con la separazione legale viene stabilito che i figli restino con la madre alla quale spetta un assegno assistenziale per il mantenimento della prole di circa mille euro al mese.
Nel settembre 2016 però, la donna che aveva conosciuto un altro uomo, decide di andare via con lui abbandonando i figli che spettano loro.
La Procura, con il supporto dei servizi sociali, sta ricostruendo la complessa vicenda per appurare la veridicità della denuncia che accusa la donna di ritirare gli assegni assistenziali da oltre un anno senza corrispondere neanche un euro ai ragazzini.
Questa mattina il giudice del Tribunale civile dovrà decidere sull’istanza del padre, un disoccupato cinquantatreenne che, da quando l’ex è andata via lasciandogli i figli, si occupa di tutti e quattro.
I ragazzini saranno chiamati dal magistrato a fornire i particolari del loro vissuto con la madre che, dopo averli abbandonati, rischia di perdere la potestà genitoriale.

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Napoli, rapinatore seriale si nascondeva a Castel Volturno: arrestato

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I Carabinieri della Stazione di Castel Volturno Pinetamare  in via Leoncavallo, Località Ischitella, nel corso di un servizio di controllo del territorio, hanno intercettato e sottoposto a controllo Mialovic Sasa 25enne, italiano, residente a Napoli.
Gli immediati accertamenti hanno consentito di acclarare che l’uomo è destinatario di un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica presso Tribunale di Salerno, poiché ritenuto responsabile di rapina in concorso, furto in abitazione, resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni aggravate, reati commessi a Salerno nel 2013.
Mialovic Sasa è stato accompagnato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere dove dovrà scontare pena residua di anni 3, mesi 3 e giorni 8 di reclusione.

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Napoli, gli specialisti delle truffe agli anziani cambiavano auto e telefono dopo ogni colpo: 12 arresti

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Dodici persone sono destinatarie di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale di Frosinone su richiesta della Procura della Repubblica di Frosinone, con l’accusa di avere eseguito decine di truffe ai danni di persone anziane sul territorio nazionale.
Le indagini, condotte dai poliziotti della squadra mobile di e dai Carabinieri di Frosinone, sono iniziate nel novembre 2015, quando i due uffici investigativi hanno raccolto nel giro di pochi giorni oltre 10 denunce di truffe consumate o tentate ai danni di anziani, in cui si evidenziava un medesimo modus operandi.
Tutte le vittime, infatti, avevano denunciato di aver ricevuto una telefonata da un sedicente maresciallo dei carabinieri o da un avvocato, il quale riferiva loro di essere un familiare (figlio o nipote, a seconda dei casi) coinvolto in un incidente stradale e di essere stato trattenuto presso un ufficio di polizia.
Ovviamente si trattava solo di un racconto immaginario creato ad arte dai malviventi. La telefonata proseguiva, infatti, con la richiesta di denaro necessario a risarcire il danno causato dal finto incidente stradale paventando, in caso contrario, gravi conseguenze giudiziarie a carico del familiare.
Quando la truffa andava a segno, con la vittima che cedeva alla paura ingenerata dalla messinscena e con il conforto suscitato dall’autorevolezza del mestiere dichiarato dagli interlocutori, il fantomatico tutore dell’ordine (o avvocato) concludeva il colloquio indicando alla vittima una persona che si sarebbe recata presso la sua abitazione per ritirare il risarcimento del danno, che spesso si concretizzava anche nella consegna di gioielli e preziosi in genere.
L´abilità nei raggiri era tale che i truffatori si dimostravano in grado anche di carpire, durante il colloquio telefonico, le informazioni, nome del familiare e altri dettagli, che poi utilizzavano per rafforzare la loro credibilità verso la malcapitata vittima.
Da queste denunce si sono poi sviluppate le indagini dei poliziotti e dei carabinieri che hanno consentito di dare un nome ed un volto a tutti i truffatori e sottoporli a specifiche ed intense attività di monitoraggio.
Gli investigatori hanno così scoperto l´esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale nel quale un sodale, in particolare, era specializzato nel chiamare telefonicamente le vittime, fingendosi avvocato o Maresciallo dei Carabinieri, a seconda dei casi; quando la vittima cadeva nell’inganno, entravano in scena i complici addetti al ritiro del denaro o dei preziosi destinati al fantomatico risarcimento dei danni.

Nessuna zona d´Italia era immune alle loro scorribande, alle loro vere e proprie trasferte del crimine; difatti, i delinquenti erano soliti soggiornare in una struttura ricettiva di una zona “tranquilla”, per non più di 4/5 giorni e poi colpire nei paesi e/o città che si trovavano al massimo nel raggio di 100 km.
Per gli spostamenti, utilizzavano solo macchine noleggiate e, dopo ogni trasferta, facevano rientro a Napoli, dove tutti gli indagati sono nati e dimorano, per cambiare auto e cellulari, prima di ripartire per un nuovo tour di truffe.
Durante sei mesi di indagini tecniche sono state ricostruite ben 66 truffe tra consumate e tentate, che costituiscono altrettanti capi di imputazione a carico dei 13 indagati, di cui 12 colpiti da provvedimento restrittivo ed uno deferito a piede libero.
Nel corso dell’attività investigativa sono stati recuperati e riconsegnati alle vittime l´oro ed i preziosi oggetto di cinque truffe, per un valore di circa 100 mila euro.
Le decine di truffe messe a segno in quasi tutte le regioni italiane, ad eccezione della Campania e delle isole, fruttavano all´associazione centinaia di migliaia di euro, in quanto era possibile carpire ad ogni vittima denaro e gioielli per un valore che raggiungeva anche i 20.000 euro.

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Pompei, fanno un finto posto di blocco e rapinano automobilista: arrestati

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Questa notte i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Torre Annunziata hanno arrestato per rapina in concorso Luigi Basco, 38 anni e Mario Guida, 26 anni, entrambi residenti a Boscoreale.
All’1.30 di stanotte, in via Diomede di Pompei, fingendo di essere Carabinieri in borghese avevano bloccato un passante 41enne di Boscotrecase che transitava a bordo della sua vettura per tornare a casa dopo il lavoro, rapinandogli (facendogli credere di essere armati) un borsello contenente telefonino ed effetti personali.
Le loro ricerche, partite immediatamente dopo la denuncia del malcapitato, hanno portato all’individuazione dei malfattori ancora a bordo della Panda su via Caracciolo, ove sono stati bloccati.
Addosso a Guida i Carabinieri hanno trovato la carta Bancomat del rapinato, che il malfattore aveva nascosto nella cover del suo telefonino.
Dopo le formalità di rito, compresa l’individuazione di persona a opera del rapinato, i 2 arrestati sono stati portati nella casa circondariale di Poggioreale.

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Napoli. Contrabbando di gasolio con distributore ambulante: due denunce

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I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno sequestrato 800 litri di gasolio di contrabbando ed un furgoncino, modificato per il trasporto illecito, con relativa attrezzatura al fine di allestire un distributore di gasolio di contrabbando ambulante. 2 responsabili sono stati denunciati.

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Marano, aveva quasi 10 chili di hashish in casa: arrestato 26enne legato ai Polverino

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I Carabinieri dell’Aliquota Operativa di Marano di Napoli durante un servizio antidroga hanno arrestato Carmine De Cristofaro, un 26enne già noto alle forze dell’ordine ritenuto contiguo al clan camorristico dei Polverino.
Nel corso di perquisizione nella sua casa in via Montale i militari dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato 9,5 chilogrammi di hashish (99 panetti da 100 grammi l’uno) che teneva in un sacco di plastica nascosto in mezzo a materiale di risulta in una pertinenza dell’abitazione.
L’arrestato è stato portato nella Casa Circondariale di Poggioreale.

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Maltrattava i bambini alla scuola dell’infanzia: processo alla maestra violenta

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Sospesa dalla scuola, la maestra quarantasettenne della scuola dell’infanzia di Matierno a Salerno, andrà a processo per maltrattamento e violenza sui bambini.
E’ la decisione del gup del Tribunale di Salerno che ha accolto la richiesta del pm Elena Guarino. Maltrattava dei bimbi di appena tre e quattro anni imbavagliandoli con un foulard per farli stare zitti.
Li insultava, li picchiava e li costringeva a restare immobili per ore fino a quando lei non decideva che potevano muoversi. Lo scorso aprile la donna fu sospesa per due mesi dall’insegnamento dal dirigente della San Tommaso d’Aquino dopo l’avvio di una inchiesta da parte della procura, partita proprio dalle denunce dei genitori dei bambini.
Ma, ad incastrala alle proprie responsabilità, furono le telecamere installate su disposizione della procura di Salerno. Quei video consentirono al sostituto procuratore Guarino non soltanto di accertare che le violenze denunciate dai genitori effettivamente avvenivano ma anche di constatare la durezza della donna con dei bambini così piccoli.
Interrogata durante le indagini preliminari, dinanzi all’evidenza dei filmati, aveva ammesso in parte le proprie responsabilità: negando maltrattamenti e violenze, aveva ammesso di aver dato a quei bimbi soltanto qualche schiaffetto e soltanto quando esageravano, spinta dallo stress provocato dai piccoli e da una serie di situazioni sue personali che incidevano sul suo lavoro.
Ma nei filmati gli inquirenti ci hanno visto qualcosa in più.

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Camorra, latitante del clan Di Lauro tradito dalla prenotazione per Napoli-Inter.IL VIDEO

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Latitante da alcuni mesi e considerato elemento di spicco del clan Di Lauro e’ stato localizzato e catturato dai carabinieri di Napoli: tradito dalla prenotazione di un biglietto per l’atteso incontro Napoli-Inter che si terra’ tra 10 giorni.
E’ finito dunque in manette, Emanuele Niola, 33enne, napoletano, ritenuto elemento di spicco del clan camorristico “Di Lauro” e, fino a qualche anno fa, referente e controllore, per conto del clan, della piazza spaccio del Rione dei Fiori, il “Terzo mondo”, zona di Secondigliano.
Niola, latitante da alcuni mesi, fuggiva da un provvedimento definitivo di condanna, un ordine di carcerazione emesso dalla Corte di Appello di Napoli, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, in forza del quale deve espiare 6 anni e 7 mesi di reclusione.
I carabinieri della sezione “Catturandi” del nucleo investigativo di Napoli lo hanno localizzato e tratto arresto in un autolavaggio di Secondigliano, dove era arrivato alla guida di un’anonima Fiat Punto, mentre si intratteneva a parlare con alcuni conoscenti.
Quando e’ stato bloccato non ha opposto resistenza, ma ha riferito ai militari di volere una nuova vita, finalmente lontana dallo spaccio.
A Emanuele Niola, gli investigatori sono arrivati grazie alla prenotazione di un biglietto per l’incontro Napoli-Inter che si terra’ tra 10 giorni.
Gli investigatori si sono insospettiti quando, chi per lui stava si stava procurando gli ingressi, in una telefonata con un amico ha fornito solo il proprio nome, temporeggiando sul secondo.
Questo silenzio sul nome ha rafforzato e approfondito le indagini per la cattura di Niola, avendo intuito la sua probabile presenza nella zona nord di Napoli.
Niola venne arrestato nel giugno 2013 dai carabinieri del R.o.s. e del comando provinciale di partenopeo che, coordinati dalla D.d.a., andarono a colpire le attivita’ illecite del clan, con particolare riferimento ai copiosi traffici di cocaina provenienti dalla spagna per alimentare le piazze di spaccio cittadine.
L’attivita’ investigativa sfocio’ nell’esecuzione di 110 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal G.i.p. di Napoli, per associazione di tipo mafioso e di traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione illegale di armi, tutti aggravati da finalita’ mafiosa.
Il provvedimento mise in ginocchio il circuito dei piu’ stretti favoreggiatori del capo clan Marco Di Lauro.

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Napoli, la banda dei truffatori di anziani aveva come base le Case Nuove.TUTTI I NOMI

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Sono questi tutte delle Case Nuove i 12 arrestati nel maxi blitz “sciacallo” che ha sgominato la banda di truffatori di anziani con la solita tecnica del finto maresciallo e del finto avvocato. Si tratta di Giovanni Morgese, 35 anni, che svolgeva il ruolo di telefonista fingendosi avvocato o maresciallo dell’Arma; Giuseppe Diana, 40 anni(di via del Cassano); Antonio Cantone, 47 anni ( di Marano e già detenuto); Emanuele Corallo, 38 anni; Vincenzo Esposito, 42 anni; Salvatore Gallifuoco, Mario Morgese, 43 anni (tutti incaricati dei beni ritirati); Patrizia Asperti, 54 anni, era colei che pianificava le trasferte, noleggiava le auto, si adoperava per l’assistenza legale. In quattro sono invece attualmente irreperibili: Antonio Aragione, 31 anni; Vincenzo Prota, 34 anni (telefonisti), Raffaele Russo, 60 anni, e Romolo Garenna, 38 anni, incaricati anche loro del ritiro dei beni nella abitazioni delle vittime. Un’altra persona è stata infine denunciata a piede libero.L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso,   che li colpiti è la sintesi di un’inchiesta avviata nel novembre del 2015 dalla Procura ciociara e coordinata dal pm Barbara Trotta. Nessuna zona d’Italia era immune alle loro scorribande. Gli arrestati soggiornavano abitualmente in un luogo “tranquillo”, per non più di quattro giorni e poi entravano in azione. Per gli spostamenti utilizzavano solo macchine noleggiate e, dopo ogni trasferta, facevano rientro a Napoli, dove cambiavano auto e cellulari, prima di ripartire per un nuovo tour di truffe. “Signora buongiorno, sono un avvocato. Suo figlio ha avuto un grave incidente ma non si è fatto nulla, per fortuna. Solo che adesso è in carcere, però se risarcisce il danno immediatamente può essere tornare a casa. È stato lui a dirmi di chiamarla”. Un italiano perfetto, senza inflessioni napoletane, per un raggiro clamoroso. Quando la truffa andava a segno, con la vittima che cedeva alla paura, il fantomatico avvocato – a seconda dei casi – tutore dell’ordine, concludeva il colloquio indicando alla vittima una persona che si sarebbe recata nella sua abitazione per ritirare il risarcimento del danno, che spesso si concretizzava anche nella consegna di gioielli e preziosi in genere. L’abilità nei raggiri era tale che i truffatori si dimostravano in grado anche di carpire, durante il colloquio telefonico, le informazioni, nome del familiare e altri dettagli, che poi utilizzavano per rafforzare la loro credibilità verso la malcapitata vittima. Durante i soli sei mesi di indagini tecniche sono state ricostruite ben 66 truffe tra consumate e tentate, che costituiscono altrettanti capi di imputazione a carico dei 13 indagati, di cui 12 colpiti da provvedimento restrittivo ed uno deferito a piede libero.

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Napoli, falso dentista scoperto e denunciato dalla Guardia di Finanza

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Estraeva i denti dei pazienti e fissava apparecchi, ma non aveva nessuna competenza per farlo. Un dentista abusivo è stato scoperto e denunciato a Napoli dai militari della guardia di finanza.
L’uomo, che non aveva certificazioni accademiche, è stato denunciato e dovrà rispondere dell’accusa di esercizio abusivo di professione medica.
Il locale e gli strumenti da lavoro sono stati sequestrati, mentre sono in corso ulteriori indagini per valutare il giro di affari illeciti.

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Le estorsioni del Terzo sistema: chiesti 81 anni di carcere per gli uomini del clan di Torre Annunziata

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Torre Annunziata. Nato come una costola del clan Gionta, il ‘Terzo sistema’ formato da giovani addetti a raccogliere le estorsioni diventò un gruppo autonoma: per l’antimafia vanno tutti condannati gli uomini di Domenico Ciro Perna, il 27enne di Torre Annunziata ritenuto il capo del gruppo criminale.
Sette uomini, che dopo l’alleanza con Gaetano Maresca e i fuoriusciti della cosca dei Gallo-Cavalieri erano diventati un gruppo autonomo. Il pm Claudio Siragusa ha chiesto 81 anni di carcere per i sette che hanno scelto di fare il rito abbreviato dinanzi al Gup Maria Luisa Miranda del Tribunale di Napoli.
Per Domenico Ciro Perna, sono stati chiesti 16 anni di reclusione; 11 anni e 4 mesi ciascuno per Bruno Milite, Gennaro Pinto di 24 e 20 anni e Luigi Gallo di 27; 10 anni e 8 mesi per Antonio Longobardi (26) e Salvatore Orofino 45 anni; 10 anni di carcere invece per Vittorio Della Ragione (20).
Il pm ha ribadito le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, armi ed estorsioni, reati commessi tra fine 2015 e il 2016. L’accusa, ripercorrendo le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata, e il tenore delle conversazioni telefoniche, ha riproposto la tesi secondo la quale Ciro Domenico Perna e i suoi uomini costituirono un clan autonomo, nonostante la Cassazione avesse ritenuto ‘inesistente’ il Terzo sistema.
Gli imputati erano tutti presenti, solo per Antonio Longobardi sono state adottate misure di sicurezza e tenuto in una cella isolato perchè l’ex macellaio – dopo l’arresto – aveva tentato una collaborazione con la giustizia, durata poche settimane, dopo la quale aveva ritrattato tutto.La richiesta di condanna sarà discussa dagli avvocati difensori, tra i quali Giovanni Tortora, Angela Mastrice e Salvatore Irlando.

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Prostituta bulgara uccisa a Pagani: 20 anni per Ferrante, il muratore di Vietri sul Mare

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Pagani. Nikolova Temenuzkhka fu uccisa nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 2016 e il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo: per quel delitto è stato condannato Carmine Ferrante, il 36enne di Vietri sul Mare, residente nella frazione di Dragonea che fu individuato dalle indagini dei carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore. Venti anni: questa la condanna inflitta all’uomo, che ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, dal giudice per le udienze preliminari Alfonso Scermino. La prostituta bulgara di 37 anni, Nikolova Temenuzhka fu trovata senza vita in una strada adiacente al Mercato ortofrutticolo di Pagani, il 19 agosto. Le indagini portarono all’individuazione dell’uomo, riconosciuto – tra i sospettati – anche da due amiche della vittima.  Il pm Giuseppe Cacciapuoti chiese ed ottenne una misura cautelare. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera tra il 12 e il 13 agosto del 2016, Ferrante si recò in via Nazionale a Sant’Egidio del Monte Albino e caricò sulla sua Citroen nera, Nika Temenuzkhka. Prima di prendere contatti con la donna, il muratore aveva fatto un sopralluogo e le telecamee di sorveglianza avevano ripreso quell’auto in orari compatibili con la scomparsa della donna. Nella Citroen furono trovati alcuni orecchini che appartenevano alla bulgara, sui quali non furono tuttavia trovate tracce o impronte. Il corpo fu invece ritrovato il 19 agosto. La prostituta era stata uccisa probabilmente per strangolamento. L’uomo fu individuato attraverso la targa dell’auto, ma la difesa – rappresentata da Agostino De Caro e Bernardina Russo – ha sempre contestato la circostanza che l’uomo fosse l’autore dell’omicidio. Ferrante rispondeva anche di detenzione di arma clandestina e munizioni, gli fu trovata una pistola e alcune munizioni al momento dell’arresto.

 

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Luca Materazzo: 30mila euro in contanti e le carte di credito anonime per coprire la fuga nei paesi dell’Est

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La fuga di Luca Materazzo è un mistero ma c’è una traccia che porta nei paesi dell’Est dell’Europa. Il rampollo della nota famiglia di costruttori napoletani latitante dal 9 dicembre dello scorso anno si troverebbe in uno dei paesi dell’est Europa raggiunto in autobus da Napoli.
Quelli che partono ogni giorno da via Brin e che ti portano in quei paesi con un biglietto di 90 euro. Luca Materazzo accusato dell’omicidio premeditato del fratello maggiore Vittorio, ucciso il 28 novembre sotto la sua abitazione a Chiaia per motivi legati alla divisione del patrimonio di famiglia lasciato in eredità dal padre Lucio.
Ebbene Luca Materazzo , come è emerso dalle indagini, aveva pianificato tutto, amche la fuga e aveva con se 30mila euro in contanti e una serie di carte di credito prepagate e non collegate ai suoi conti correnti.
Una cifra importante per coprirsi la latitanza che da circa un anno sta riuscendo a mantenere. Gli investigatori dopo aver spulciato tra i filmati delle telecamere di aereoporti e stazioni ferroviarie di mezza Italia si sono concentrati sullo stazione bus di via Brin.
E li avrebbero individuato una persona dalle sue somiglianza che la mattina del 9 dicembre è salito su uno dei bus con occhiali da sole, capelli e barba lunga, cappotto e cappuccio e uno zainetto in spalla. Sulle sue tracce ci sono gli esperti detective della squadra mobile di Napoli.
Nel frattempo i pm Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis della Procura di napoli che stanno coordinando le indagini hanno inoltrato un doppio avviso di conclusione indagine.
La prima indirizzata ai suoi legali Gaetano e Maria Luigia Inserra e l’altro invece al penalista Luigi De Vita difensore dell’imprenditore Domenico Giustino, che dovrà difendersi dall’accusa di false dichiarazioni al pm e di favoreggiamento e accusato di aver aiutato Materazzo jr nel periodo in cui pesanti indizi gravavano sul suo conto.
Difeso dal penalista napoletano Luigi De Vita, Domenico Giustino non ci sta e si dice disponibile a chiarire la sua posizione.
Stando a quanto emerge, e secondo quanto riporta Il Mattino, ci sarebbero delle contraddizioni tra quanto dichiarato da Giustino in un primo momento, quando venne sentito come persona informata dei fatti e quanto venuto fuori dai tabulati telefonici.
In sintesi, Giustino avrebbe dichiarato di non aver mai parlato con le sorelle di Luca Materazzo dopo il delitto, un particolare che invece emerge dai contatti telefonici.
Spiega ora l’avvocato De Vita: “Cercheremo di ricostruire date e rapporti avuti tra il mio assistito e componenti della famiglia di Luca Materazzo, anche alla luce di quanto ci viene contestato. Domenico Giustino conosceva la famiglia Materazzo da tempo ma non ha mai ostacolato indagini o coperto la fuga di Luca. Anzi.
I rapporti avuti con l’indagato risalgono a un periodo precedente l’emissione della misura cautelare, quando non era chiara la veste del giovane professionista oggi ricercato per omicidio”.

 

 

 

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Ricercato dalla Bulgaria, si nascondeva a Gragnano: arrestato

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I carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia lo hanno arrestato a casa, a Gragnano, notificandogli un mandato d’arresto europeo emesso dalla magistratura bulgara per rapina ed evasione fiscale, reati commessi nella nazione di origine tra il 2002 e il 2005).
Arrestato un 40enne di origini bulgare, già noto alle forze: è stato, inoltre, denunciato per detenzione illecita di munizionamento perché durante la perquisizione domiciliare contestuale all’esecuzione del provvedimento i militari lo hanno trovato in possesso di 3 cartucce 9×21.
Dopo le formalità è stato portato a Poggioreale in attesa dell’estradizione.

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Vendeva eroina nel rione Iacp di Caivano: arrestato

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Gli agenti del Commissariato di PS Afragola hanno arrestato Giuseppe Massaro 43 enne di Caivano, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Nella mattinata di ieri, i poliziotti, hanno effettuato un controllo all’interno del rione Iacp di via Atellana in Caivano, dove hanno notato l’uomo mentre cedeva della sostanza stupefacente a diversi acquirenti.
L’uomo da dietro un cancello in ferro, posto nell’androne di uno stabile, cedeva in cambio di danaro a diversi acquirente dosi di eroina e cocaina.
Il 43enne ha tentato di scappare ma è stato raggiunto e bloccato, dai poliziotti, sul pianerottolo del primo piano. Dal controllo effettuato nell’androne, i poliziotti, hanno rinvenuto all’interno del vano dei contatori dell’Enel una busta in plastica contenente 10 cilindretti di eroina e 15 cilindretti di cocaina, nonché la somma di Euro 40,00.  L’uomo è stato arrestato e condotto a Poggioreale.

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Pompei, trans utilizza la foto di una ragazza sulle chat erotiche: denunciata per sostituzione di persona

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Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Pompei durante un servizio finalizzato alla repressione dei reati concernenti la prostituzione hanno denunciato in stato di libertà una transessuale che si era indebitamente impossessata, prelevandola da un profilo Facebook, di una foto di una ragazza.
La stessa ha utilizzato la suddetta foto su un portale di incontri erotici creandosi un finto profilo corredato da numero di cellulare per concordare gli incontri.
Pertanto i poliziotti hanno rintracciato la transessuale presso la propria abitazione rinvenendo un cellulare – sottoposto a sequestro – il cui numero telefonico era associato ad un profilo whatsapp con la foto della malcapitata.

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Napoli, blitz ai Sette Palazzi di Scampia: presi due pusher

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Durante un blitz nella piazza di spaccio del “lotto h / 7 palazzi”, area in cui i traffici illeciti sono sotto il monopolio del clan camorristico dei “Notturno”, i carabinieri della stazione Napoli-Marianella hanno arrestato 2 spacciatori.
Dopo aver fermato 4 clienti, trovati con addosso 4 grammi di marijuana e 14 di hashish appena acquistati, hanno bloccato anche i loro fornitori: a finire in manette Tommaso Di Meglio, 37enne e Luigi Architravo, 38enne, entrambi di Scampia e già noti alle forze dell’ordine.
Erano in possesso di altri 4 grammi di marijuana e 1 di hashish, pronti per la vendita, nonché di 890 euro in contante.
Per finire, nel vano di un ascensore di un vicino palazzo i militari hanno rinvenuto ben 135 banconote da 20 euro, false, per un totale di 2700 euro. Gli arrestati sono stati condotti in carcere. Gli acquirenti sono stati segnalati alla prefettura.

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