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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Noemi, al Santobono arrivano in tanti: ‘Ditelo che a Napoli abbiamo il cuore’

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Napoli. ‘Ditelo che a Napoli abbiamo il cuore’.Sono le parole di un uomo che, lacrime agli occhi, ha attaccato un piccolo elefantino di peluche dedicato alla piccola Noemi al cancello dell’ Ospedale pediatrico Santobono. “Lo devono prendere questo criminale”, ha aggiunto prima di risalire in sella al suo scooter. Per strada non si parla che della piccola Noemi e del dolore dei suoi genitori. Davanti ai cancelli dell’ Ospedale pediatrico si formano capannelli di persone che si scambiano pensieri ed opinioni sulla tragedia che ha colpito la piccola e la sua famiglia. E proprio alla famiglia della bimba e’ dedicato un nuovo striscione affisso pochi minuti fa da un uomo residente al Rione Traiano, venuto qui Vomero per portare la propria solidarieta’. “Noemi, dai un segno ai tuoi genitori che sei una piccola guerriera e siamo sicuri che uscirai vincitrice. Siamo con te. Rione Traiano”, e’ scritto sullo striscione. Tra la gente cresce anche la rabbia nei confronti delle istituzioni, ritenute in parte responsabili. “I politici si sono visti quasi tutti – afferma una donna – la passerella se la fanno, ma poi non cambia niente”.

Cronache della Campania@2018


Estorsione a Impregilo, Lavitola colpevole ma la pena va ridotta: le motivazioni della Cassazione

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Roma. L’ex direttore de L’Avanti è colpevole ma la pena va ridotta. Sono state rese note le motivazioni della Cassazione nel processo per la tentata estorsione ad Impregilo per la costruzione di un ospedale a Panama nel quale è imputato Valter Lavitola – indagato tra l’altro nella compravendita dei senatori, nella vicenda escort, in quella della casa di Montecarlo di An, condannato per truffa sui fondi per l’editoria -, i giudici ritengono però che la pena debba essere ridotta perché è venuta meno un’aggravante. “Correttamente – si legge nella sentenza – è stato ritenuto il tentativo di estorsione sul presupposto dell’idoneità e dell’inequivocabilità degli atti compiuti” e la motivazione della sentenza impugnata “possiede una stringente e completa attività persuasiva”, mentre “non risulta provata – conclude la Cassazione – la sussistenza dell’aggravante delle più persone riunite, integrata dalla simultanea presenza di non meno di due persone nel luogo e al momento della realizzazione della minaccia”. Lavitola, secondo l’accusa, nell’estate del 2011 minacciò impresilo di danni in borsa se non avesse costruito un ospedale gratis a Panama, come desiderava l’ex presidente panamense Ricardo Martinelli.
I giudici della Suprema Corte hanno reso note le motivazioni del processo che si è celebrato il 20 dicembre scorso ricostruendo la vicenda nella quale anche Silvio Berlusconi fu sentito come testimone.
Impregilo non raccolse la richiesta di Lavitola per conto di Martinelli ma per mantenere i rapporti con l’allora presidente – poi arrestato per spionaggio ai danni degli oppositori – pagò una vacanza in Sardegna ai componenti dello staff del governo sudamericano, attraverso Lavitola. Fermo restando la dichiarazione di responsabilità dell’ex direttore de L’Avanti, però, gli ermellini hanno annullato la sentenza rinviando gli atti alla Corte di Appello di Napoli affinché riduca la pena di tre anni inflitta in secondo grado per il venir meno dell’aggravante sul numero di persone. Secondo quanto ricostruisce la Suprema Corte, Lavitola, che si trovava a Panama dove è stato latitante, “per inoltrare tale minacciosa richiesta si sarebbe avvalso anche del presidente del Consiglio italiano Berlusconi il quale avrebbe a sua volta preso contatto con Massimo Ponzellini”, allora presidente di Impregilo. “A tali richieste del Lavitola, veicolate attraverso Berlusconi, Impregilo decise però di non sottostare” e il 3 agosto, il giorno dopo aver ricevuto le pressioni telefoniche, Ponzellini e Alberto Rubegni, al tempo ad di Impregilo, “concordarono la linea da seguire nel tentativo di fronteggiare la ventilata minaccia”. “I vertici di Impregilo, percepita la portata intimidatoria del messaggio, amplificata dalle modalità utilizzate per veicolarla, – dice la Cassazione – sono subito corsi ai ripari manifestando l’intenzione di recarsi a Panama per incontrare il presidente Martinelli e vedere che cosa si poteva fare per ricucire i rapporti”. “Intenzione – prosegue il verdetto – che si è concretizzata con il finanziamento del viaggio privato in Sardegna di una delegazione panamense, che ha visto l’intermediazione del Lavitola sul cui conto è stato versato l’importo”. Questo processo per la tentata estorsione a Impregilo, ricorda ancora il verdetto, “ha dato origine a un separato procedimento per corruzione” in concorso con Rubegni, conclusosi per Lavitola con sentenza definitiva e pena concordata davanti al Tribunale di Napoli il 22 gennaio 2015.

Cronache della Campania@2018

Spaccio a San Giuseppe Vesuviano, ai domiciliari il pusher della circum: aveva un panetto di hashish

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San Giuseppe Vesuviano. Spacciava nei pressi della Circum: arrestato Salvatore Ambrosio, 38 anni, per detenzione e spaccio di sostanza stupefacenti. Oggi pomeriggio, gli agenti del Commissariato di San Giuseppe Vesuviano, mentre stavano percorrendo via Croce Rossa, nei pressi della stazione della circumvesuviana, hanno notato alcune persone parlare tra di loro, i quali alla vista degli agenti si sono divisi, allentandosi. Tra questi, gli agenti  sono riusciti a bloccare Salvatore Ambrosio, già conosciuto alle forze dell’ordine, il quale durante il controllo è apparso in evidente stato di agitazione. Infatti, all’interno del giubbotto, aveva 1 panetto di hascisc, del peso di 101,05 grammi. L’uomo è stato arrestato ed in attesa del processo per rito per direttissima che si terrà nella giornata di domani, è stato collocato in regime degli arresti domiciliari.

Cronache della Campania@2018

Portici, ladro arrestato mentre ruba in un negozio in via Marconi: ha tentato di scappare

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Portici. Tenta il furto in un negozio: ladro bloccato dalla polizia e arrestato. Gli agenti del Commissariato di Portici hanno arrestato Rosario Estatico, torrese 30enne, con precedenti di polizia, per il reato di resistenza a P.U. e furto aggravato. Questa notte gli agenti, mentre stavano percorrendo via Marconi, nel Comune di Portici, hanno notato una serranda socchiusa con i sistemi di apertura in metallo scardinati e dei rumori provenire dall’interno di un esercizio commerciale. I poliziotti, insospettiti,  sono entrati all’interno del negozio e dopo una breve colluttazione hanno bloccato Rosario Estatico. All’interno del giubbino del 30enne è stata ritrovata una busta con l’incasso prelevato dalla cassa pari a circa 65,00 euro, oltre ad una spranga di ferro utilizzata per forzare le serrature. La refurtiva è stata consegnata al legittimo proprietario. L’uomo è stato arrestato ed è in attesa del rito per direttissima. 

Cronache della Campania@2018

Secondigliano, picchiava moglie e figli: arrestato 41enne. I familiari portati in una località sicura

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Napoli. Picchiava moglie e figli che per cautela sono stati portati in una località sicura: a distanza di pochi giorni dalla denuncia è stato arrestato e portato in carcere C. M., 41 anni, di Napoli accusato di maltrattamenti contro familiari e conviventi e lesione personale. Gli agenti del Commissariato di Secondigliano hanno dato esecuzione oggi all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli. A seguito di denuncia presentata presso il Commissariato di Secondigliano è stata portata alla luce una grave situazione di maltrattamenti in ambito familiare da parte di un uomo nei confronti sia della moglie che dei figli minori. Le circostanze denunciate, apparse pericolose per l’incolumità dei familiari colpiti, hanno richiesto un repentino intervento da parte di personale del Commissariato, che ha provveduto a mettere in sicurezza tutte le parti offese ed a collocarli in una località sicura, in attesa di un provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria nei confronti dell’indagato, nonché a vigilare quotidianamente sulla loro sicurezza. All’attività di polizia giudiziaria del Commissariato Secondigliano, che ha portato alla luce una situazione di disagio e degrado, ha fatto seguito l’attenzione posta dalla Procura di Napoli alla vicenda, che ha consentito in tempi brevissimi di emettere l’ordinanza della custodia in carcere per l’indagato, approntando e garantendo un’immediata tutela per le persone coinvolte nella vicenda.

Cronache della Campania@2018

Ventisei condanne al processo “Jackpot“: camorra, droga e slot per gli stipendi per gli affiliati detenuti in carcere del clan Schiavone-Venosa

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Ventisei condanne inflitte per in appello per l’inchiesta Jackpot che ha consentito di ricostruire gli affari del gruppo “Schiavone – Venosa” che attraverso lo spaccio di droga e l’imposizione delle slot riusciva a far entrare in cassa 30-30mila euro al mese che assicuravano lo stipendio agli affiliati detenuti.
I giudici della corte partenopea hanno inflitto 2 anni e 4 mesi ad Anna Cammisa; 9 anni e 10 mesi a Gennaro D’Ambrosio, detto o’ zio; 9 anni e 4 mesi a Massimiliano D’Ambrosio, di Casaluce; 9 anni e 4 mesi per Teresa Venosa; 11 anni e 8 mesi per Giuseppe Verrone; 10 anni e 4 mesi per Giuliano Venosa; 2 anni per Anna Cerullo; 10 anni e 4 mesi per Angelo D’Errico; 9 anni e 4 mesi per Salvatore Frattoluso; 2 anni e 4 mesi per Ettore Pacifico; 7 anni a Pasquale Picone; 9 anni per Vittorio Pellegrino; 2 anni per Angelo Mennillo; 3 anni e 8 mesi per Raffaele Micillo; 9 anni per Mario Pinto; 9 anni per Angelo Prece; 2 anni a testa, con pena sospesa, per Angelina Simonetti e Silvana Venosa. Confermata la sentenza di primo grado per Giuseppe Bianchi (6 anni); Augusto Bianco (8 anni); Salvatore Cantiello (8 anni), Massimo Venosa (10 anni), il collaboratore di giustizia Yuri La Manna (4 anni), Antonio Venosa (5 anni). Sentenza di non luogo a procedere per Luigi Venosa, detto ‘o cocchiere, per il decesso dell’imputato

Cronache della Campania@2018

Napoli, la vedova Materazzo: ‘Ergastolo? Pena proporzionata alla crudeltà del delitto’

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 “E’ stata inflitta una pena proporzionata alla crudeltà del delitto che e’ stato commesso”. Cosi’ Elena Grande, moglie di Vittorio Materazzo, l’ingegnere ucciso a Napoli il 28 novembre del 2016, commenta la sentenza emessa l’altro ieri dalla prima Corte di Assise di Napoli che ha condannato all’ergastolo il cognato Luca Materazzo con l’accusa di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà. “Dopo il verdetto ho parlato con miei figli, che hanno 12 e 15 anni – ha detto ancora Elena Grande – gli ho spiegato cosa il Tribunale ha stabilito e cosa significasse la parola ergastolo. Sono stati ancora più addolorati perché dopo avere accettato la morte del padre ora devono accettare anche che a provocarla é stato lo zio”. “Il mio compito – ha spiegato la moglie della vittima – è ora tutelare la loro serenità e mi auguro che presto cali il sipario su questa vicenda, che presto si spengano i riflettori. Abbiamo il diritto di continuare la nostra vita e voglio continuare ad avere lo stesso atteggiamento composto e riservato che ho tenuto durante tutto il processo”. Elena Grande ha anche voluto sottolineare la sua riconoscenza nei confronti del procuratore aggiunto di Napoli Nunzio Fragliasso, del sostituto procuratore Francesca De Renzis e gli avvocati Arturo ed Errico Frojo: “Non solo hanno svolto un grande lavoro ma mi hanno anche dato un enorme sostegno umano”. Elena ha anche commentano brevemente le interviste rilasciate dalle sue cognate ribadendo di essere contraria alla teatralizzazione del dolore: “E’ ovvio che, in questa vicenda, le persone che sono state maggiormente colpite dal dolore siamo io e i miei figli. Certe comparse non aiutano”

Cronache della Campania@2018

Napoli, ‘Dint a na preghiera e’ a voce e Dio che parla e te’: la struggente canzone di Angelica Borrelli per Noemi. IL VIDEO

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Napoli. Si chiama ‘Dint a na preghiera e’ a voce e Dio che parla e te’ è l’ultima produzione della cantante napoletana Angelica Borrelli la struggente canzone dedicata alla piccola Noemi. Angelica Borrelli ha messo in rete la canzone in giornata e in poche ore ha ottenuto migliaia di visualizzazioni. La cantante sempre attenta al sociale nei mesi scorsi aveva dedicato una canzone a Lello Perinelli il giovane calciatore di Miano ucciso a coltellate da un vicino per un banale litigio. E ora arriva la struggente canzone per Noemi. In serata si sta tenendo una veglia di preghiera all’esterno del Santobono organizzato da un gruppo di “battenti” della Madonna dell’Arco. Secondo il bollettino dell’ospedale Santobono di Napoli, dove la piccola è ricoverata, emesso oggi si riscontra una “lieve graduale miglioramento della funzione respiratoria. Il nuovo quadro clinico ha reso possibile la riduzione dell’apporto di ossigeno mediante ventilazione. Continua la sedazione profonda e il monitoraggio continuo di tutti i parametri. La prognosi permane riservata”.

Cronache della Campania@2018


Camorra da esportazione: chiuse le indagini per i boss dei Lattari per le piantagioni di marijuana in Abruzzzo

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La Direzione distrettuale Antimafia dell’Aquila ha inviato la chiusura delle indagini per i 12 indagati che avevano messo in piedi un lucroso traffico di droga sui Monti della Marsica in provincia de L’Aquila. Tra i 12 ci sono i due boss dei Monti Lattari Ciro Gargiulo detto o’ biondo e Antonino Di Lorenzo detto o’ lignammone recentemente scarcerato. Secondo le accuse la camorra aveva messo le mani sui monti dell’Abruzzo dove grazie alle loro conoscenze avevano messo in piedi una copiosa produzione di marijuana. Oltre ai due boss tra i 12 indagati ci sono Carmine Di Lorenzo, figlio di o’ lignammone, Diodato Di Martino, suo braccio destro e ancora lo stabiese Romeo Pane, il ge­nero Antonio Criscuolo e il gragnanese Pasquale Di Nola. E infine i complici locali come Gianfranco Scipioni, la sua compagna di origini napole­tane, Anna Scotto Di Gregorio, e i suoi due figli di primo letto, Gennaro e Veronica Casillo.

Il boss della marijuana del Monti Lattari, Antonino Di Lorenzo o’ lignammone aveva investito trentamila euro per avviare una coltivazione di marijuana che avrebbe fruttato milioni di euro. Ma non sui rigogliosi monti tra Gragnano, Casola e Lettere perché quelle zone erano troppo “scoperte” dalle forze dell’ordine, bensì lontano da occhi indiscreti. Una vera e propria delocalizzazione, come fanno i grandi gruppi industriali. Avevano scelto i monti della Marsica in provincia de L’Aquila per una produzione che garantiva un prodotto di qualità degno della fornitura che hanno sempre offerto ai clienti. Non a caso nel maggio scorso i carabinieri sequestrarono  oltre 3mila e 500 piante di marijuana per il peso di sei tonnellate.

Dalle intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri de L’Aquila nel corso dell’inchiesta vengono ricostruiti i ruoli e i compiti della holding della marijuana sull’asse Lattari-Marsica. “Io a tuo marito gli ho dato trentamila euro per comprare il gasolio”, così Romeo Pane risponde all’abruzzese Anna Scotto Di Gregorio al telefono quando la donna gli chiede un prestito di denaro. “Devo dare duemila euro all’avvocato, Tonino (Antonino Di Lorenzo, ndr) mi ha detto che li ha dati a te”, la donna si preoccupa di recuperare denaro in quanto il marito è stato appena arrestato dai carabinieri dopo essere stato sorpreso in flagrante nella piantagione di marijuana. Romeo nel rispondere alle pressanti richieste della donna fa capi- re che per l’avviamento della produzione di erba sono già stati dati trentamila euro all’agricoltore. “Ma parli di inizio estate, io dico ora…mi servono i soldi per l’avvocato”, la precisazione della donna che poco prima era stata rassicurata da Tonino ’o lignammone sull’invio di un bonifico da 2mila euro per pagare l’avvocato all’indomani dell’arresto del proprietario del terreno dove i carabinieri hanno messo a segno il maxi sequestro da 6 tonnellate di marijuana. Le intercettazioni dei militari dell’Aquila accerteranno poi successivamente che dal campo di Luco dei Marsi al momento del blitz sono scappati via lo stesso Romeo Pane e Pasquale Di Nola. I coltivatori arrivati da Gragnano e Castellammare per seguire le precise indicazioni di Di Lorenzo e Gargiulo per coltivare in maniera ottimale l’erba. Di fatti il gruppo aveva fatto già un buco nel-l’acqua nel 2015 quando il raccolto non andò bene e il campo pieno di pianta di canapa indiana fu dato alle fiamme. Ma in questa nuova produzione a seguire la fioritura della marijuana e a dare indicazioni sulla corretta irrigazione e essiccazione delle piante ci avevano pensato il figlio di o lignammone e Di Martino che seguivano i dettami dei due narcos Di Lorenzo e Gargiulo. I due stabiesi Pane e Criscuolo hanno provveduto all’acquisto dei semi per mettere su piante di marijuana per oltre un ettaro di terreno.

(nella foto da sinistra Antonino Di Lorenzo, Ciro Gargiulo, Carmine Di Lorenzo, Diodato Di Martino, Romeo Pane, Antonio Criscuolo, Pasquale Di Nola, Anna Scotto Di Gregorio, Gianfranco Scipioni, Veronica Casillo, Gennaro Casillo)

Cronache della Campania@2018

Depredevano le case in tutta la Campania: chiesti quasi 70 anni di carcere per la banda di Mario Falanga

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Si avvia alla conclusione il processo che vede sul banco degli imputati la banda di topi di appartamento composta da italiani e romeni, che la scorsa estate ha messo a segno furti tra le province di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino, che fu sgominata dai carabinieri di Torre Annunziata. Sentenza prevista per il 12 Luglio, con altra udienza interlocutoria prevista per il 26 giugno, quando discuteranno i difensori degli imputati.Le indagini evidenziarono che i «topi di appartamento» eseguivano dei sopralluoghi prima di entrare in azione, per studiare la «pericolosità» delle case da svaligiare e per organizzarsi. Poi, in batterie composte da 4 o 5 elementi, partivano su macchine con targa straniera per fare razzia di gioielli, denaro, televisori o attrezzature agricole. I carabinieri scoprirono addirittura che i malviventi rivendevano il materiale di cui facevano razzia ai mercatini domenicali dell’usato. In una occasione i militari bloccarono la Fusco Giovanna mentre rivendeva il materiale rubato al mercato di Boscotrecase. In soli quattro mesi, tra maggio e agosto dello scorso anno, i componenti della banda di ladri specializzati in furti negli appartamenti hanno messo a segno trenta colpi. Furti avvenuti sia di giorno sia di notte e anche alla presenza negli appartamenti presi di mira dei legittimi proprietari.Durante le indagini condotte dai militari dell’Arma era stato inoltre possibile procedere all’arresto in flagranza di due autori di furto in un’abitazione in provincia di Salerno e alla successiva individuazione di tre complici, che inizialmente erano riusciti a darsi alla fuga.Oggi il pm ha chiesto condanne “pesanti” per tutti i sodali dell’associazione, chiedendo pene esemplari per Falanga Mario e la nipote Giovanna Fusco (entrambi difesi dall’avvocato Donato De Paola). Per loro il pm ha chiesto una condanna, rispettivamente, ad anni 10 per quello che viene individuato come il promotore del gruppo. Per la nipote, Fusco Giovanna l’ufficio di procura ha chiesto una condanna di 8 anni, ritenendola il braccio operativo dello zio Mario ed organizzatrice del sodalizio. Richiesta una condanna esemplare anche per Mutuliga Nicolae Ilie per il quale la richiesta è stata di 10 anni, figura di vertice dell’associazione. Per gli esecutori dei furti, Panariello Aniello ( difeso dall’avvocato Gennaro De Gennaro) e Cervero Giuseppe ( difeso dall’avvocato Gennaro Toscano) il PM ha chiesto una condanna di 6 anni. Per l’altro esecutore dei furti Carbone Carmine ( difeso dall’avvocato Antonio Iorio) la richiesta è stata leggermente più bassa ovvero di 5 anni e 6 mesi. È andata meglio alla sorella del Falanga Mario, Maddalena, per la quale il PM ha chiesto una condanna di 3 anni e 6 mesi. Per Paduano Ferdinando ( anche  egli difeso dell’avvocato Gennaro De Gennaro) la richiesta di condanna dell’ufficio di procura è stata di 4 anni. Stessa condanna è stata richiesta per Trifan Gabriel, rumeno, difeso dall’avvocato Vincenzo Salomone.Ora la parola spetta ai difensori che dovranno smantellare le gravi accuse che vengono mosse ai loro assistiti e controbattere alle accuse della procura oplontina.

Cronache della Campania@2018

Napoli, dal telefonino di Nurcaro la verità sulla sparatoria di piazza Nazionale. Folla alla veglia per Noemi

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La sensazione è che la cattura dell’uomo che ha sparato in piazza Nazionale a Napoli venerdì scorso tra la folla ferendo la bambina di 4 anni, sia molto vicina. La polizia e i sostituti procuratori sono al lavoro senza sosta per dare un volto e un nome al pistolero. Dal telefono cellulare della vittima predestinata del raid, il 32enne Salvatore Nurcaro, emergono elementi importanti e si rafforza l’ipotesi che il movente dell’agguato sia di natura personale legato a una truffa di cui il sicario sarebbe stato a sua volta vittima. Le telecamere ‘catturatarghe’ sono state setacciate alla ricerca dello scooter con l’uomo vestito di nero e con il casco e il passamontagna immortalato dai sistemi di videosorveglianza ma nel quartiere Arenaccia i punti sono pochissimi. Al momento si scava nei quartieri limitrofi alla zona dell’agguato, in particolare nella zona Est di Napoli dalla quale proviene anche Nurcaro, che è di San Giovanni a Teduccio ed è ritenuto vicino al clan Rinaldi. Nurcaro è ancora in gravi condizioni all’ospedale del Mare intubato, e anche dal suo interrogatorio potrebbero scaturire elementi utili all’identificazione del killer.  Alcune centinaia di persone hanno partecipato ad una veglia di preghiera all’esterno dell’ospedale pediatrico Santobono dove è ricoverata la piccola Noemi rimasta gravemente ferita nella sparatoria avvenuta venerdì scorso in Piazza Nazionale a Napoli. L’iniziativa è stata organizzata dalle associazioni dei fedeli della Madonna dell’Arco che, oltre agli striscioni di incoraggiamento alla bambina, hanno portato gli stendardi utilizzati nelle processioni dei ‘fujenti’.Poi c’è stata una breve processione con una fiaccolata e una preghiera collettiva. Sui cancelli del nosocomio sono decine i messaggi, i giocattoli e i disegni; vi è anche un kimono lasciato da Marco Maddaloni, judoka del Rione Scampia, con la scritta ‘Noemi, Napoli non è questa, ti aspettiamo a Scampia, Marco Maddaloni’. 

Cronache della Campania@2018

Partita la richiesta di estradizione per il giovane narcos Bellopede arrestato ieri in Spagna

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Sono già partite le operazioni di estradizione dalla Spagna del giovane narcos del clan Vigilia, Antonio Bellopede, arrestato ieri a Ibiza dai carabinieri insieme con la polizia spagnola. Antonio Bellopede, classe 1996, era ricercato dal 2018, quando era riuscito a sfuggire a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita nei confronti di 33 soggetti ritenuti inseriti o vicini, al gruppo dei Vigilia di Soccavo. E’ accusato di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina nonché di detenzione illegale e
ricettazione di armi da sparo. Il provvedimento cautelare fu emesso dopo indagini dei carabinieri coordinate dalla
Direzione distrettuale antimafia di Napoli iniziate dopo l’omicidio di camorra di Rosario Grimaldi che avvenne a
Seccavo nel luglio 2013. Quelle indagini hanno permesso di documentare l’ascesa del clan Vigilia nel quartiere dopo
la sua scissione dal gruppo dei Grimaldi. Nelle 694 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Chiara Bardi del Tribunale di Napoli su richiesta del pm Francesco De Falco della Dda di Napoli viene ricostruita la storia della camorra di Soccavo e la scissione dei Vigilia e l’alleanza con i Sorianiello, a loro volta diventati autonomi dopo l’uccisione di uno dei figli del boss Alfredo o’ biondo. Centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali, il racconti dei pentiti Salvatore Romano muollo muollo , Pasquale Pesce e Pasquale Esposito junior hanno contribuito a delineare ruoli e alleanze dei clan di Soccavo nel traffico di droga anche verso la Puglia e in modo particolare a Foggia, ma anche le estorsione e il traffico di armi.I militari accertarono l’operatività del clan e individuarono il reggente in Alfredo Vigilia Junior, figlio di Alfredo Le accuse per indagati, a vario titolo, erano quelle di associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata alto spaccio di stupefacenti detenuto dal 2009. Dalle intercettazioni telefoniche emerge chiaramente la partecipazione al gruppo di spacciatori di Soccavo da parte del giovane Antonio Bellopede, figlio di Ciro storico affiliato alla cosca, fin da quando era ancora minorenne. Il giovane era al servizio del capo piazza Giuseppe Mazziotti e insieme con Marco Chianes e Francesco Mazziotti, fratello di Giuseppe, gestivano in proprio una piazza di spaccio. Bellopede era addetto al rifornimento e alla consegna.

Cronache della Campania@2018

Una maledizione di famiglia: anche lo zio del giovane napoletano morto in un incidente a Verona era deceduto in circostanze simili

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Una maledizione di famiglia. Il 22enne napoletano Gennaro Ronda morto ieri in un incidente stradale in provincia di Verona aveva perso qualche anno fa uno zio omonimo sempre in un incidente stradale. Gennaro, lavorava al Nord, si era già sposato nonostante la sua giovane età ed aveva una bambina di pochi mesi. L’incidente è avvenuto ieri mattina sulla strada regionale 249 che da Valeggio sul Mincio conduce a Peschiera del Garda. Il giovane era a bordo della sua Fiat Punto quando, per motivi ancora da accertare, ha sbandato mentre percorreva le curve di quel tratto di strada ed è andato a sbattere terminando la sua corsa contro un guard rail, restandone intrappolato. I vigili del fuoco intervenuti hanno dovuto lavorare non poco con cesoie e divaricatori idraulici per poter liberare il corpo senza vita del giovane, successivamente si è proceduto a rimuovere la vettura e a rimettere in sicurezza guard rail e strada. Aperta un’inchiesta per capire cosa abbia portato il ragazzo a perdere il controllo della sua auto.


Cronache della Campania@2018

In carcere da un anno ad Abu Dhabi per traffico di droga: graziato l’imprenditore Sacco

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Era stato condannato a 27 anni di reclusione ad Abu Dhabi per un presunto traffico internazionale di stupefacenti, al quale si era sempre detto estraneo, e dopo un anno di reclusione era riuscito, tramite la compagna, a fare arrivare un appello disperato denunciando torture e maltrattamenti. A poco piu’ di tre mesi da quella drammatica denuncia, Massimo Sacco, imprenditore romano, ha ricevuto la grazia dall’emiro Sheikh Khalifa Bin Zayed Al Nahyan, e rientrera’ presto in Italia. La notizia della fine della sua detenzione, anticipata da ‘Chi l’ha visto’ che aveva seguito da vicino la vicenda, e’ stata confermata da fonti del ministero degli Esteri, che hanno sottolineato come l’obiettivo sia stato raggiunto “anche grazie all’impegno dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi, in stretto raccordo con la Farnesina”. “Sono felicissimo. Mi hai salvato la vita”, le prime parole di Massimo Sacco al suo avvocato Stefania Franchini che, con il suo studio legale, aveva presentato piu’ volte la domanda di grazia al Sovrano. Richiesta che e’ stata, infine, accolta. La sua odissea era iniziata il 5 marzo dell’anno scorso, con l’arresto giunto dopo il ‘tradimento’ da parte di un amico trovato con qualche grammo di cocaina; dopo la delazione, lui era stato liberato. Sacco ha sempre negato di essere legato a traffici di stupefacenti, ma nonostante questo, e nonostante le sue pessime condizioni di salute, era stato condannato. Nel gennaio scorso la compagna di Sacco aveva contattato la trasmissione di Rai Radio2 ‘I lunatici’ che aveva messo in onda la registrazione di un drammatico colloquio tra Sacco e la sorella. “Mi hanno sottoposto a torture di ogni tipo, scosse elettriche ai genitali, il mio testicolo sinistro e’ grande come un’arancia. Ho tre costole incrinate. Aiutami, ho i giorni contati, sto morendo”, diceva l’imprenditore romano dalla sua prigione, “il mio stato di salute e’ al collasso, ho perso 13 chili in 15 giorni”. Nel colloquio Sacco rivela fra l’altro di essere affetto da “una devastante microcitemia”. Sottoposto a cure inadeguate che aveva rifiutato, ha detto di essere stato “sottoposto a torture atroci da parte delle guardie carcerarie”. “Mio fratello ha fatto una cretinata – aveva ammesso la sorella a suo tempo – , ha usato stupefacenti, ma non e’ uno spacciatore ne’ un consumatore abituale, non ha fatto niente di male”. Al momento dell’arresto Sacco era titolare unico di una societa’ di ristrutturazioni che operava negli Emirati. “Dopo il mio arresto, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, per 10 grammi di cocaina, senza nessuna prova oggettiva – ha raccontato – hanno fatto di tutto per farmi confessare”.

Cronache della Campania@2018

Napoli, arrestati il killer che ha ferito Noemi e un suo complice

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Napoli. Sono stati arrestati il sicario che ha sparato venerdì scorso in piazza Nazionale ferendo Salvatore Nurcaro, la piccola Noemi e la nonna , e il suo complice. I due sono stati arrestati questa notte: alle 9.30 è prevista una conferenza stampa in Procura in cui saranno illustrati tutti i dettagli dell’operazione.
Si chiama Armando Del Re l’uomo che è stato arrestato con l’accusa di essere colui che ha sparato venerdi’ scorso in Piazza Nazionale a Napoli ferendo gravemente la piccola Noemi. A catturarlo sono stati i Carabinieri, ma nelle ricerche e nella caccia all’uomo, coordinata dalla Procura di Napoli, sono state impegnate tutte le forze di polizia. Con lui è stato arrestato anche il fratello che gli ha offerto protezione.

Cronache della Campania@2018


Ennesimo incidente sul lavoro: un morto e un ferito a Sant’Antimo

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 Un operaio e’ morto ed un altro e’ rimasto ferito a Sant’Antimo in un incidente sul lavoro. I due stavano lavorando sul tetto di una ex distilleria che e’ venuto giu’ facendo cadere i due. Sul posto si sono recati i Carabinieri per avviare le indagini

Cronache della Campania@2018

Napoli, era amico di Nurcaro e vantava soldi il killer di Piazza Nazionale

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Napoli. E’ dei Quartieri Spagnoli il killer di Piazza Nazionale. Gennaro Del Re, era anche un grande amico di Salvatore Nurcaro la vittima designata dell’agguato in cui sono rimaste ferite la piccola Noemi di soli 4 anni che da una settimana sta lottando tra la vita e la morte all’ospedale Santobono con un proiettile nel polmone, e la nonna. L’agguato sarebbe avvenuto per un grosso debito che Nurcaro aveva con Del Re. In manette è finito anche il fratello che gli ha offerto protezione. E’ maturato in pieno contesto camorristico il tentato omicidio di Salvatore Nurcaro é rimasta gravemente ferita la piccola Noemi, insieme con la nonna. Lo ha detto il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, nel corso di un incontro in Procura. Armando Del Re, ritenuto colui che ha sparato é stato preso in provincia di Siena. Il fratello Antonio, invece è stato fermato nell’hinterland napoletano, nei pressi di Nola: ha dato supporto logistico ad Armando. A entrambi viene contestata la premeditazione. Armando ed Antonio Del Re sono stati fermati con l’accusa di tentato omicidio premeditato nel corso di una vasta operazione a cui hanno preso parte i Carabinieri e la Guardia di Finanza di Napoli e la Polizia. A coordinare le operazioni sono stati i sostituti Antonella Fratello, Simona Rossi e Gloria Sanseverino, insieme con il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo ed il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli. Le richieste di convalida dei fermi saranno formulate nelle prossime ore. All’incontro con la stampa che si e’ tenuto nella sede della Procura di Napoli hanno preso parte anche il colonnello Ubaldo Del Monaco, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, il questore di Napoli, Antonio De Iesu e gli altri vertici delle forze di polizia

Cronache della Campania@2018

Traffico di droga, il latitante De Tommaso arrestato in Marocco: è il broker dei clan napoletani

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Napoli. Catturato in Marocco il broker della droga che riforniva le piazze del Centro storico di Napoli. Ieri, nel tardo pomeriggio, è stato ammanettato Gennaro De Tommaso, 46 anni, detto ‘papessa’, latitante per un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli nel 2015 per traffico di stupefacenti. De Tommaso è stato individuato a Tangeri in Marocco dal personale della locale polizia giudiziaria della Direction Gènèrale della Suretè Nationale del Marocco, che ha proceduto all’arresto, sulla base delle informazioni fornite dall’Esperto per la Sicurezza italiano presente in Marocco. L’arresto si innesta nell’ambito di una efficace collaborazione tra la Squadra Mobile di Napoli e l’Esperto per la Sicurezza, sotto il coordinamento della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, del Servizio Centrale Operativo e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia. Gennaro De Tommaso, ricercato dal 2015, è ritenuto uno dei maggiori rifornitori di hashish e marijuana del centro storico di Napoli. Anche in virtù della sua storica presenza all’estero, in particolare Olanda, Spagna e da ultimo Marocco, si è reso responsabile dell’organizzazione e dello smistamento sul territorio partenopeo, e non solo, di ingenti carichi di droga, ritagliandosi un ruolo di spessore criminale tale da destare l’interesse anche delle polizie estere. Il suo arresto rappresenta un duro colpo alle fonti di approvvigionamento delle organizzazioni criminali locali e testimonia l’importanza della cooperazione giudiziaria e di polizia internazionale. 

Cronache della Campania@2018

Sgombero campo nomadi di Giugliano, sono state allontanate circa 400 persone

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Giugliano. Circa quattrocento cittadini rom sono stati allontanati da un campo alla periferia di Giugliano in Campania in esecuzione di un’ordinanza del sindaco Antonio Poziello. Il provvedimento è stato emesso, fanno sapere dal Comune, a tutela degli stessi rom in considerazione delle precarie condizioni igienico sanitarie riscontrate nel campo. I rom si sono spostati poco lontano in attesa di sapere dove sistemarsi.

Cronache della Campania@2018

Ischia, centauro 17enne muore in uno scontro: l’automobilista ubriaco è stato arrestato

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Napoli

Ischia. Centauro 17enne morto nella notte: arrestato il conducente dell’auto, era positivo all’alcol test. Il giovane di Lacco Ameno è morto in seguito in un incidente stradale verificatosi nella notte sulla ex strada statale 270 tra Ischia e Casamicciola, in un tratto rettilineo intercalato da più curve. Il ragazzo era alla guida di uno scooter liberty Piaggio mentre il conducente dell’auto che si è scontrata con il mezzo a due ruote era alla guida di una Fiat Panda. Dopo lo scontro il ciclomotore è andato praticamente distrutto. Il conducente dell’auto è stato successivamente arrestato dai Carabinieri diretti dal capitano Angelo Mitrione, con l’accusa di omicidio stradale. L’uomo è risultato positivo all’alcool test. Nella notte è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in attesa della successiva convalida del gip.

Cronache della Campania@2018

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