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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Avellino. La guardia di finanza sequestra lampade di Halloween illegali

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Ccentinaia di migliaia di prodotti sono stati sottoposti a sequestro dalla guardia di finanza di Avellino nell’ultima operazione effettuata per tutelare la salute dei cittadini irpini.
Visto l’approssimarsi dei festeggiamenti relativi ad halloween i finanzieri della compagnia di avellino hanno intensificato le attività di contrasto alla vendita di merce importata dalla cina e non aderente alla normativa nazionale in materia di sicurezza prodotti, dedicando maggiore attenzione alla tutela della salute di quella fetta di popolazione maggiormente interessata alla particolare ricorrenza.
I controlli effettuati hanno interessato alcuni esercizi commerciali gestiti da cittadini di nazionalita’ cinese situati in torrette di mercogliano e monteforte irpino, portando al rinvenimento di 838.516 articoli di vario genere esposti sugli scaffali e pronti per essere venduti ai clienti.
La merce tolta dal mercato e’ composta da varie tipologie di prodotti: chincaglieria, gadget di diversa natura, articoli dedicati ad halloween.
In particolare, ammontano a circa 3.000 maschere, accessori da indossare e articoli da arredamento (le tipiche lampade a forma di zucca) sottoposti a sequestro perchè contenenti elementi chimici altamente dannosi per chi li indossa o elementi elettrici non sicuri.
I soggetti responsabili sono stati segnalati alla camera di commercio avellinese per l’irrogazione delle relative sanzioni.
Il notevole risultato conseguito si inquadra nel più generale dispositivo di contrasto ai traffici illeciti, eseguito costantemente dalle pattuglie di tutti i reparti della guardia di finanza posti a salvaguardia della legalità nella provincia avellinese e ribadisce nuovamente l’attenzione che le fiamme gialle irpine riservano anche alla salute quotidiana dei concittadini.

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Napoli, arrestato il rapinatore degli studenti: aveva sottratto il cellulare ad un 13enne

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Napoli. Era l’incubo degli studenti: pregiudicato bloccato dopo una rapina ad un 13enne. D.A., 35enne pregiudicato, del quartiere Montesanto, scarcerato il 19 aprile scorso, era divenuto l’incubo dei giovanissimi studenti ma, nella tarda mattinata di ieri, gli agenti del Commissariato di Polizia “Dante” sono riusciti a rintracciarlo e bloccarlo. Dalle indagini della Polizia, infatti, è emerso che l’uomo, selezionava le sue vittime tra i giovani studenti che, di buon mattino, si recavano a scuola e, sotto la minaccia di una pistola, le rapinava dei telefoni cellulari. L’ultima vittima a cadere nella trappola del 35enne,  è stato un 13enne che, mentre era diretto a scuola in Piazza Canneto, è stato avvicinato dal rapinatore in Via Confalone.

D.A., arma in pugno, non ha esitato a minacciare la giovanissima vittima, sottraendogli il telefono cellulare Huawei P8. Il ragazzino, benché impaurito, ha memorizzato le caratteristiche somatiche del rapinatore, sapendo descrivere ai poliziotti, con dovizia di particolari, anche l’abbigliamento indossato. I poliziotti, grazie alla descrizione fornita dal 13enne, sono riusciti a stringere il cerchio tra i pregiudicati della zona, dediti a tale tipologia di reato, identificando nel 35enne il responsabile. L’uomo è stato rintracciato dagli agenti nei pressi della sua abitazione, mentre stava rincasando. Inutile, alla vista della Polizia, il tentativo di dileguarsi. All’interno della sua abitazione, nascosta in un cassetto di un mobile ubicato nell’ingresso, è stata rinvenuta l’arma utilizzata per compiere la rapina, una replica di pistola semiautomatica, priva del tappo rosso, marca Walther CP99 Compact calibro 45. S.D.A., riconosciuto senza ombra di dubbio, è stato sottoposto a fermo di P.G., perché responsabile del reato di rapina aggravata e condotto alla Casa Circondariale di Poggioreale. Non si esclude che l’uomo sia responsabile di altre rapine, commesse sempre ai danni di giovani studenti, messe a segno con lo stesso modus operandi.

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Colpo in farmacia a Posillipo: arrestati Bonnie & Clyde napoletani. IL VIDEO

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Napoli. Erano i Bonnie & Clyde del crimine, ma per Lucia Sorrentino ed Emanuele Puglisi, entrambi pregiudicati 21enni, la fuga è durata circa 20 minuti, dopo aver messo a segno una rapina ai danni di una farmacia di Via Piave, nel quartiere Posillipo.
Gli agenti del Commissariato di Polizia “Posillipo”, infatti, in servizio di prevenzione e controllo del territorio, hanno subito raccolto la nota diramata dalla Sala Operativa della Questura che segnalava tre individui, responsabili di rapina ai danni di una farmacia, fuggiti in sella ad uno scooter Aprilia, in direzione Corso Europa.
Prontamente i poliziotti hanno intercettato lo scooter e ne è nato un inseguimento lungo Via Caravaggio, protrattosi sino a Viale Traiano. Proprio in Via Cornelio dei Gracchi, uno dei tre rapinatori è sceso dallo scooter fuggendo a piedi.
Sorrentino e Puglisi, invece, hanno vanamente tentato di dileguarsi, ma sono stati bloccati ed arrestati.
Sotto la sella dello scooter, rinvenuto l’incasso rapinato nella farmacia. Sorrentino, arrestata il 19 giugno scorso per associazione di tipo mafioso, all’atto di fuggire, ha perso una replica di pistola in metallo cromato, tipo revolver.
Indosso a Puglisi, arrestato lo scorso marzo per il reato di ricettazione e possesso di grimaldelli, i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato un’altra pistola, calibro 8, risultata a salve.
Gli agenti hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza della farmacia, che non lasciano alcun dubbio circa le responsabilità dei due arrestati, ripresi nelle fasi della rapina, mentre armi in pugno s’impossessano dell’incasso.

 

 

 

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Rapina a due giovani in via Duomo a Salerno: finisce ai domiciliari Milione

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Salerno. Rapina a due giovani salernitani: finisce ai domiciliari Pietro Milione, 42 anni. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura, su una rapina avvenuta a Salerno il 9 aprile 2017, hanno consentito ai poliziotti della Sezione “Falchi” di accertare la chiara responsabilità di Pietro Milione. Le indagini hanno permesso di accertare che Milione era il responsabile di una rapina a mano armata commessa in via Duomo, a Salerno, ai danni di due giovani minacciati e costretti a consegnargli il portafogli contenente alcune decine di euro.
Il rapinatore, per farsi consegnare il danaro, si spacciò per un appartenente alle forze dell’ordine esibendo un falso tesserino di riconoscimento.
L’ordinanza è stata eseguita questa mattina dai poliziotti che hanno arrestato il Milione, già noto alle forze dell’ordine per diversi precedenti, e lo hanno condotto presso la sua abitazione agli arresti domiciliari

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Napoli, al rione sanità il 40% degli studenti frequenta la scuola a singhiozzo

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“Il Rione Sanita’ ha un tasso superiore al 40% di discontinuita’ nella frequenza della scuola”. A lanciare l’allarme e’ Laura Marmorale, assessore alla Scuola della III Municipalita’ di Napoli, durante la presentazione del progetto Peter che coinvolge la comunita’ educante e gli istituti scolastici della municipalita’.
“Siamo convinti – spiega alla Dire – che quando si parla di criminalita’ e sicurezza bisogna affrontare innanzitutto il tema della sicurezza sociale. Bisogna creare le condizioni perche’ nei territori si possa crescere dal punto di vista degli inserimenti sociali, garantendo tutela e servizi, la presa in cura di bambini e ragazzi.
La sicurezza sociale comportera’ innalzamento un innalzamento della sicurezza in termini di vivibilita’. Quando le persone sono tutelate, seguite e incoraggiate si abbasseranno i livelli di criminalita'”.
Il problema della dispersione scolastica nel rione non riguarda gli istituti primari e dell’infanzia “i nostri dati – afferma Vincenzo Varriale, dirigente del 17esimo circolo Angiulli, situato nel cuore della Sanita’ – sono in linea con il resto d’Italia. Ma il problema si acuisce gia’ alle scuole medie e soprattutto agli istituti secondari superiori”.
Se il fenomeno e’ tenuto sotto controllo quando i ragazzi sono piu’ piccoli “gia’ alle medie – spiega Pasquale Vitiello, dirigente del Volino Croce Arcoleo che comprende 4 plessi tra via Foria e piazza dei Miracoli – si iniziano ad avvertire i primi segnali di disaffezione verso la scuola.
Su questo incide anche la poca capacita’ educativa di alcune famiglie che si arrendono davanti alla demotivazione dei figli e iniziano acconsentono al fatto che il figlio frequentino in maniera molto irregolare la scuola.
Questo crea tanti problemi perche’ si genera un cortocircuito tra l’alunno e la scuola. La frequenza a singhiozzo pian piano porta a una scollatura tra i ragazzi e l’istituto, una scollatura che poi si trasforma in evasione”.

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Giugliano, rapina fratello e sorella: arrestato 44enne

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Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, personale del Commissariato di PS Giugliano-Villaricca ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti una persona di anni 44, residente in Napoli, per il reato di rapina aggravata dall’uso di arma.
In particolare lo scorso 6 ottobre, una donna ed il proprio fratello – dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi della loro abitazione in Giugliano in Campania- venivano avvicinati da un uomo a volto scoperto, il quale, dietro minaccia armata, si faceva consegnare il denaro e lo smartphone in loro possesso.
Le indagini espletate, avvalendosi anche di elementi forniti da persone informate sui fatti ed attività di analisi tecniche, hanno permesso di raccogliere, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, un grave quadro indiziario nei confronti del suddetto che veniva, tra l’altro, riconosciuto da una delle vittime quale autore del reato.

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‘La camorra investe in bitcoin’, l’allarme del Procuratore Nazionale Antimafia

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Nell’ultimo anno e mezzo alla Direzione nazionale antimafia sono arrivate “circa 400 segnalazioni sospette” di operazioni effettuate con la valuta digitale dei bitcoin.
A denunciarlo è il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che questo pomeriggio ha preso parte a un convegno organizzato dalla Banca d’Italia a Milano.
A evidenziare il dato, spiega Roberti, è stato un software elaborato dalla Dia. Un caso interessante segnalato da Roberti è quella di una serie di operazioni “geolocalizzate in un’area molto precisa, a alta densità mafiosa nella provincia di Napoli”, eseguite da persone già note alla giustizia, per lo più senza un lavoro o un reddito fisso, che tuttavia “hanno investito quasi 8 milioni di euro in bitcoin in operazioni che coinvolgevano anche soggetti esteri”.
“La nostra ipotesi investigativa – ha aggiunto – è che questi soldi vengano mandati all’estero” per poi essere ‘ripuliti’ e immessi nell’economia legale.

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Napoli, sorpresa ai Decumani: Saviano va da Sorbillo a mangiare la pizza

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Un ospite a sorpresa ieri sera nei vicoli dei Decumani a Napoli e nella famosa pizzeria di Gino Sorbillo. Dopo la presentazione del nuovo libro “Bacio Feroce” di Roberto Saviano al Cinema Modernissimo nella sala grande gremita di persone lo scrittore è andato con tanti amici (tra cui i The Jackal) a gustare una classica pizza marinara della tradizione.
Tantissimi giovani presenti dentro e fuori la pizzeria increduli si sono fatti firmare autografi e scattato selfie con lo scrittore.

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Camorra, arrestato il ras del rione Traiano: vendeva droga a Varcaturo

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Era stato arrestato nel febbraio scorso nel corso del maxi blitz di febbraio contro la camorra del rione Traiano, quella del clan di Francesco Petrone ‘o nano, dei Puccinelli e di tutte le altre otto famiglia malavitose “federate”.
Furono arrestati in 73 e altri 64 risultavano tra gli indagati. Raffaele Ivone, 30 anni uno dei componenti della numerosa famiglia che gestiva le piazze di spaccio di via Tertulliano e via Romolo e Remo, era stato scarcerato però dal Riesame e aveva deciso di cambiare aria.
Si era spostato a Varcaturo. E’ li che è stato arrestato oggi dai carabinieri che hanno fatto irruzione in via Ceffariello. Aveva la sorveglianza speciale, violata più volte in questi mesi.
Oggi è stato trovato con numerosi dosi di hashish nel corso di una perquisizione. Per lui si sono riaperte le porte del carcere di Poggioreale.

 

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L’avvocato ha fatto fuoco 12 volte contro il ladro napoletano: la famiglia nomina un consulente

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Sono 12 i colpi esplosi dalla pistola 9 x 21 dell’avvocato Francesco Palumbo, che domenica scorsa, a Latina, dopo essersi ritrovato tre ladri davanti, nell’abitazione del padre, ha fatto fuoco uccidendone uno, Domenico Bardi, 41enne del rione Traiano a Napoli.
Undici bossoli sono stati ritrovati dalla polizia scientifica nel cortile condominiale della palazzina di via Palermo. All’interno del caricatore i colpi erano 13. Ad uccidere Domenico Bardi sono stati due proiettili che lo hanno raggiunto alle spalle, sull’emitorace posteriore sinistro, mentre l’uomo si trovava su una scala che la banda aveva sistemato all’esterno della palazzina per raggiungere la finestra al primo piano dell’abitazione del padre di Palumbo.
Sul corpo due fori, ma uno dei proiettili e’ uscito. L’uomo e’ indagato a piede libero per omicidio volontario, un’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Latina come atto dovuto.
Per ricostruire invece l’esatta traiettoria dei colpi sara’ necessario attendere l’autopsia della vittima che verra’ effettuata domani dal medico legale Tommaso Cipriani e l’esito di una perizia balistica. La famiglia di Domenico Bardi ha nominato un consulente di parte, Maurizio Saliva, che domani assistera’ all’esame autoptico.
Il magistrato inquirente nominerà anche  un consulente balistico per la traiettoria dei colpi. Intanto sui social montano le polemiche sull’utilizzo delle armi. In molti sostengono che l’avvocato avrebbe potuto allertare il 113 quando è partito in direzione dell’abitazione dei genitori per verificare la fondatezza dell’allarme antifurto pervenuto al padre. Non lo ha fatto.
Era armato. E quando è arrivato sul posto e  ha visto un uomo su una scala che scendeva dall’abitazione del padre ha fatto fuoco a ripetizione centrandolo due volte e causandogli la morte. L’indagine dovrà chiarire la dinamica e intanto la famiglia di Bardi chiede a sua volta giustizia.

 

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Napoli, ricettazione e contraffazione: arrestato pregiudicato di 60anni

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Gli agenti del commissariato di Polizia Poggioreale hanno eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di Vincenzo Bottino,60anni napoletano con precedenti di polizia.
L’uomo è stato arrestato dai poliziotti, nel primo pomeriggio di oggi è condotto al carcere di Poggioreale dove deve espiare una pena di 3 anni 5 mesi 26giorni di reclusione oltre al pagamento di una multa di euro 4.500,00, per un provvedimento di determinazione pene concorrenti emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli per reati inerenti la ricettazione e la contraffazione, vendita e produzione di supporti digitali audiovisivi contravvenendo alle norme sulla protezione del diritto d’autore commessi tra il 2002 ed il 2007 in Napoli.

 

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Napoli, migrante arrestato in piazza Garibaldi mentre ruba dallo zaino di un uomo

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Gli agenti del Commissariato di Polizia Vasto Arenaccia hanno arrestato un algerino28enne per il reato di tentato furto con strappo aggravato
I poliziotti, impegnati nel controllo del territorio, transitando nel pomeriggio di ieri, in piazza Garibaldi angolo corso Umberto I hanno notato il ladro mentre apriva la cerniera di uno zaino portato in spalla da un 52enne napoletano che non si era accorto di nulla.
Prontamente i poliziotti sono intervenuti e dopo un breve inseguimento a piedi sono riusciti a bloccare il ladro.Stamani l’algerino è stato condotto al carcere di Poggioreale dopo essere stato dichiarato colpevole e condannato alla pena di un anno e mesi otto di reclusione ed al pagamento di una multa di euro 300,00.

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Napoli, borseggiatore arrestato alla stazione dopo aver rubato uno smartphone

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In mattinata la Polizia Ferroviaria di Napoli ha arrestato un cittadino extracomunitario di nazionalità algerina per furto aggravato, nel corso di specifici servizi antiborseggio e antirapina predisposti nella Stazione di Napoli Centrale.
Agenti in abiti civili hanno notato l’extracomunitario aggirarsi, con fare sospetto, tra i viaggiatori, nel mentre scrutava bagagli e borse. Approfittando della disattenzione di un cittadino statunitense, che si apprestava a salire su un Frecciarossa diretto a Milano, il cinquantaquatrenne algerino dopo essersi posizionato alle sue spalle gli ha infilato una mano in tasca e si è impossessato del suo cellulare, tentando una vana fuga, ma i poliziotti che hanno assistito alla scena lo hanno bloccato.
Lo smartphone è stato riconsegnato al turista, che ignaro del furto subito, era salito a bordo del treno.Al termine delle formalità di rito, su disposizione del P.M. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, C.M. è stato associato alle Camere di attesa della locale Questura in attesa del giudizio con rito direttissimo, che si terrà domani.

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Fuochi d’artificio ai funerali dei re dei narcos ucciso sui Monti Lattari

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Colpi di mortaio e fuochi pirotecnici al funerale del re dei narcos dei Monti Lattari, Ciro Orazzo ucciso la scorsa settimana a Lettere. Un 32enne pregiudicato di Lettere, conoscente della vittima è stato fermato e denunciato a piede libero. I carabinieri prontamente intervenuti hanno bloccato solo parte dello spettacolo pirotecnico.
L’uomo infatti si era appostato in un terreno in colto attiguo al cimitero di Gragnano dove si stavano svolgendo i funerali in forma privati 8erano stati vietati quelli pubblici per motivi di ordine pubblico). E all’arrivo dei militari aveva ancora altri colpi da far esplodere. Portato in caserma non ha fornito alcuna spiegazione.
I militari ora continuano le indagini per capire se quella”scenografia” sia stata commissionata da qualcuno (come è probabile che sia) per “omaggiare” Orazzo ritenuto colui che controllava il traffico di erba su tutti i Monti Lattari.
E’ esclusa invece la pista dei”festeggiamenti” in disprezzo della vittima. Orazzo era sposato con una nipote dell’anziano patriarca della camorra della provincia Catello Cuomo ‘ o caniello, ed era anche il braccio destro di Mario Cuomo figlio del boss e quindi cugino acquisito, ucciso in un campo di calcetto nell’estate del 2012.

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Torre del Greco, in 7 a processo per la morte del 19enne Ciro Giannini

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Torre del Greco. A cinque anni dalla morte di Ciro Giannini, il ragazzo deceduto dopo la prova di maturità a seguito di uno scontro tra il suo motorino ed un camion della ditta dei fratelli Balsamo, sono finiti in sette a processo.
Omicidio colposo per Massimo Balsamo, a quei tempi amministratore della ditta che si occupava dello smaltimento e gestione dei rifiuti in città.
Sono in sette i rinviati a giudizio ieri dal gup Maria Concetta Criscuolo, che ha in pratica accettato le principali richieste avanzate dal pm Andreana Ambrosino.
Compaiono anche i due comandanti della polizia municipale che si sono succeduti nel tempo al Comune: l’attuale capo dei vigili urbani, Salvatore Visone, e il suo vice, Andrea Formisano, per le varie proroghe concesse a utilizzare un varco risultato non conforme alle normative vigenti.
A processo anche Michele Sannino e Ambrogio Di Simone, in forze all’ufficio Tecnico dell’ente, e Felice Pirone, firmatario di una relazione tecnica allegata poi agli atti che hanno consentito la concessione del permesso per tenere attivo il varco di viale Europa. Per tutti gli altri imputati le accuse sono a vario titolo di falso e omissione in atti di ufficio.

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Camorra, 30 anni di carcere per il ras Antonio Scognamillo ‘o parente

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Trenta a anni di carcere per l’ex ras di Soccavo, Antonio Scognamillo, detto tonino ‘o parente,  uomo di fiducia del boss Ciro Grimaldi ‘o settirò. Una condanna pesante arrivata ieri pomeriggio nel corso del processo che si è svolto con rito abbreviato.
Nessuno sconto di pena nonostante Scognamillo abbia cercato, inutilmente, di ammettere le responsabilità in aula, per evitare una condanna pesante. Che invece è arrivata.
Il ras è accusato di aver fatto parte del commando che il 17 settembre del 2001 torturò e uccise il il giovane Francesco Esposito, il cui cadavere fu trovato in un auto a Fuorigrotta.
Francesco Esposito era un affiliato al gruppo Grimaldi e  fu “venduto” ai Marfella di Pianura per evitare una strage.
Nell’inchiesta figurano anche i ras del rione Traiano Salvatore Perrella e Ciro Bernardo. C’era anche Diego Basso (l’unico finito in carcere) e che prima aveva deciso di pentirsi poi fece marcia indietro e il 26 ottobre scorso si suicidò in carcere dopo aver scritto delle drammatiche lettere di scuse alla sua famiglia.
Francesco Esposito fu ucciso perché aveva fatto un’estorsione fuori zona e i pentiti Luigi Pesce e Giovanni Romano, hanno spiegato agli investigatori che “Esposito fu riconosciuto mentre faceva l’estorsione e si venne a sapere che quelli di Pianura aveva chiesto il pizzo nella zona di pertinenza di altri clan”.
Un affronto che andava lavato con il sangue, con una punizione esemplare, addirittura con una faida di camorra. Era questo l’intento dei boss di Soccavo e del rione Traiano, che racconta il pentito, fecero una serie di summit, di incontri serrati, per stabilire se i clan di Pianura andassero puniti o meno.
“Così si decise di incontrarsi tutti assieme”, dice ancora il pentito Pesce. Quando ci fu l’incontro Esposito fu “venduto” ai nemici. Per evitare che potesse scatenarsi una faida tra la Nuova Mafia Flegrea e i Marfella di Pianura si disse “che Esposito aveva agito autonomamente” e così poteva tranquillamente essere ammazzato.
Nel giro di pochi giorni la trappola e a raccontarlo questa volta è Romano che dice di aver saputo proprio da Pesce della fine di Esposito. Fu mandato al rione Traiano con la scusa che bisognava caricare della droga da portare a Pianura, arrivato sotto i porticati dove c’è un barbiere fu caricato una un’auto e poco dopo ammazzato.
Secondo i pentiti ad ordinare questo delitto fu tutto il quartier generale di Fuorigrotta e del rione Traiano.
L’altro killer del ragazzo invece, Gaetano Lazzaro del rione Traiano invece da ieir pomeriggio è tornato in libertà per le sue gravi condizioni di salute. Era agli arresti domiciliari. Il processo a suo carico è stato rinviato a fine anno.

 

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”Arianna suicida perchè soggiata dal fidanzato”, le accuse della sorella al processo

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Arianna Flagiello è la giovane donna trentatreenne che il 19 agosto 2015 si lanciò nel vuoto dal quarto piano della casa di via Montedonzoelli al Vomero.
Valentina è la sorella di Arianna: “Arianna tendeva a giustificarlo ma ho assistito alle sfuriate di lui e ho sentito le urla che provenivano dalla loro casa”.
Mario Perrotta è il compagno di Arianna, con cui divideva casa. Imputato davanti alla Corte d’Assise per maltrattamenti e istigazione al suicidio.
Ieri mattina, in aula, assistito dai legali Sergio Pisani e Maurizio Zuccaro (promotore questi di una legge per inserire il reato di omicidio di identità in casi di violenze, assume la difesa in questo processo perché crede nell’innocenza dell’imputato), ascolta la testimonianza della sorella e di una zia di Arianna per poi rendere una dichiarazione spontanea nel tentativo di chiarire qualche episodio oltre che manifestarsi addolorato per la morte della convivente.
Valentina riprende a rispondere alle domande del Pubblico Ministero Lucio Giugliano,  come riporta Il Mattino, provando a ricordare episodi e dettagli: “Dopo il secondo aborto inviai un messaggio a Mario per chiedergli di stare vicino ad Arianna e lui mi rispose in modo molto infastidito”. Valentina descrive il fidanzato della sorella come un uomo dal carattere non facile, spesso nervoso. Arianna e Mario, fidanzati da dodici anni, negli ultimi due anni vivevano insieme in un appartamento nello stesso palazzo dove viveva la famiglia di Arianna.
“Spesso si sentivano urla e rumori, lui alzava sempre la voce quando litigavano.” – continua Valentina che ricorda più di una occasione in cui ebbe modo di assistere a quei litigi di coppia, ma Arianna non le aveva mai confidato di botte e violenze. “Una volta eravamo in macchina tutti e tre, io, Arianna e Mario. Eravamo stati a una festa di matrimonio e guidava Mario perché noi avevamo scarpe con tacchi alti.
All’improvviso, non so nemmeno perché, lui iniziò a inveire contro Arianna, accostò due volte, voleva farla scendere dalla macchina. Intervenni per riportarli alla calma e alla fine mi misi alla guida e li riportai a casa.
Mario aveva lavori saltuari, nulla di stabile e si occupava della cura della casa con una fissazione per l’igiene, l’alimentazione e la pulizia, Arianna era quella che portava a casa lo stipendio ogni mese. Poi c’era la gelosia.
“Una volta eravamo a casa mia – racconta Valentina – per gelosia Mario spinse Arianna su un pouf e poi ancora sul tavolo”. I modi di Mario, i suoi scatti di nervosismo, le richieste di soldi. Valentina ricorda che Arianna arrivò a chiedere denaro anche a lei: “In genere lo chiedeva a nostra madre. Quando chiese un prestito per il condizionatore a me che al tempo non avevo un lavoro stabile, mi meravigliai molto.
Intuii che c’era qualcosa che non andava”. Secondo l’accusa, Mario avrebbe ridotto Arianna “in uno stato di soggezione completa” inducendola a “procurargli denaro per soddisfare i propri desideri nonché le esigenze economiche della propria famiglia di origine” fino al gesto estremo del suicidio. Si attende ora la testimonianza del padre di Arianna e Valentina nella prossima udienza.

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Napoli, restano in carcere il figlio del boss di Bagnoli e il complice

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“Con questa storia non c’entriamo nulla e non sappiamo niente di quelle due estorsioni”. Cristian Esposito, figlio del boss di Bagnoli, Massimiliano ‘o scugnato, e l’incensurato Gianluigi Semplice, hanno provato a difendersi durante l’udienza di convalida.
Il giudice ha comunque confermato per entrambi la permanenza in carcere. Secondo gli investigatori i reati messi a segno sono estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata estorsione e minacce.
Secondo le forze dell’ ordine farebbe parte della cosca oggi capeggiata da Esposito jr, che oramai si sarebbe fatto strada nel mondo della criminalità organizzata flegrea.
Secondo le prime ricostruzioni il giovane avrebbe obbligato, come ricorda Il Roma, con metodo intimidatorio, ad un imprenditore a versare nelle sue tasche la cosiddetta “tassa della tranquillità”.
Un’estorsione che in seguito lo avrebbe distrutto economicamente. Per pericolo di fuga e di reiterazione del reato il pm della Dda ha deciso di non aspettare la richiesta di emissione di ordinanza cautelare, preferendo procedere d’urgenza con ordine di cattura eseguito sabato notte e convalidato nel pomeriggio di ieri.

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Salerno, cani antidroga si bus degli studenti trovano hashish

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Le Fiamme Gialle di Vallo della Lucania, con l’ausilio delle unità cinofile del Gruppo di Salerno, hanno effettuato controlli palesi con finalità dimostrative e di prevenzione presso il Terminal Bus di Vallo della Lucania, nelle adiacenze delle scuole superiori di II grado. Trovato su un bus 0,5 grammi di di hashish.

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Camorra, irreperibile il ras della Torretta, Francesco Frizziero

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Ha violato la sorveglianza speciale e si è reso irreperibile da alcuni giorni Francesco Frizziero, 36anni, fratello del ras detenuto Fausto reggete del clan alla Torretta e a Chiaia.
Il pregiudicato era stato scarcerato in estate e da allora ci sono state numerose fibrillazoni con gli avversari del clan Piccirillo. Gli investigatori stanno cercando di capire perchè il partente del boss del Vomero, Giovanni Alfano, abbia deciso di rendersi uccel di bosco con il rischio che se preso dalle forze dell’ordine debba tornare in  carcere.
Nel 2006 Francesco insieme con altri tre complici, come ricorda Il Roma, era finito in carcere con l’accusa di estorsione ai danni di numerosi commercianti della zona di Chiaia. Quattro gli episodi incriminati, tre dell’anno precedente.
Tra gli indagati sottoposti a fermo c’era anche il nipote del boss Orlando (morto una decina di anni prima).  In prigione finirono Giovanni Ci- rella, Francesco Frizziero, Ferdinando Adamo e Carmine Esposito, questi ultimi due vicini alla famiglia malavitosa dei Sarno. Ma di Francesco Frizziero aveva parlato anche il pentito Giuseppe Misso “o’ chiatto”.
Il nipote del boss omonimo aveva tirato in ballo i fratelli Frizziero per il clamoroso omicidio di Nunzio Giuliano, avvenuto in via Tasso il primo giorno di primavera del 2005. “Francesco Frizziero mi rivelò che a loro era arrivata l’imbasciata da Michelangelo Mazza e che a commettere l’omicidio furono proprio Fausto e Francesco Frizziero.
I Frizziero erano fedeli alleati di Giuseppe Misso ed erano coloro che dominando la zona della Torretta maggiormente potevano assicurare gli aspetti logistici per il compimento dell’omicidio, visto che Nunzio Giuliano abitava in via Tasso”, mise a verbale Giuseppe Misso “o’ chiatto”. Ma di risocntri a queste accuse non ne sono stati trovati.

 

 

 

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