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Salerno, aiutò il fidanzato nell’omicidio del padre: processo rinviato per Daniela

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Salerno, aiutò il fidanzato nell’omicidio del padre: processo rinviato per Daniela

Prevista per oggi innanzi ai giudici della Corte di Assise di Salerno, la prima udienza del processo per l’omicidio di Eugenio Tura De Marco, il carrozziere di 62 anni ucciso la sera del 20 febbraio 2016 nel rione Fornelle, nel cuore del centro storico di Salerno, e’ stata rinviata, con un provvedimento fuori udienza, al 15 febbraio del prossimo anno.
Imputata per concorso morale in omicidio e’ la figlia della vittima, Daniela, che, secondo l’accusa, avrebbe rafforzato il proposito criminoso del fidanzato, il 22enne Luca Gentile, esecutore materiale del delitto. Gentile gia’ lo scorso 28 settembre e’ stato condannato con rito abbreviato a 20 anni di carcere dal gip del Tribunale di Salerno.
Il giovane, poco dopo il delitto, aveva confessato di aver accoltellato il suocero, a suo dire per reazione ad approcci sessuali ricevuti dal padre della fidanzata. Il giudice, nell’applicare la condanna, non ha riconosciuto l’aggravante dei rapporti familiari che, pero’, permane per la figlia della vittima, che e’ assistita dagli avvocati Francesco Saverio Dambrosio e Antonietta Cennamo.

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Fidanzati uccisi, in arrivo la richiesta di condanna per il soldato napoletano Giosuè Ruotolo

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Fidanzati uccisi, in arrivo la richiesta di condanna per il soldato napoletano Giosuè Ruotolo

La Corte d’assise di Udine ha dichiarato chiusa l’istruttoria dibattimentale nel processo a carico di Giosue’ Ruotolo, unico imputato per il duplice omicidio della coppia di fidanzati, Teresa Costanza e Trifone Ragone, uccisi la sera del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone.
Dopo le ultime produzioni documentali delle parti, oggi la Corte ha fissato il calendario per le udienze della discussione che iniziera’ il 19 ottobre con la requisitoria del pubblico ministero, che proseguira’ anche il 20 ottobre. Il 23 e 24 ottobre sara’ la volta delle parti civili e il 30 e 31 ottobre della difesa. Anche oggi Ruotolo era in aula come durante tutte le udienze del processo.
Ha preso brevemente la parola per rendere spontanee dichiarazioni e fornire spiegazioni su un contatto telefonico tra il cellulare della sua fidanzata e quello di Trifone, evidenziato in uno dei documenti prodotti dall’accusa. Ruotolo ha spiegato che, in occasione di una licenza, aveva dimenticato il cellulare nell’appartamento di Pordenone.
Una volta arrivato a Somma Vesuviana  – ha detto – chiamai Trifone che con il telefono di Maria Rosaria per chiedergli di spedirmi il mio cellulare. “Lui – ha concluso – ha fatto una raccomandata e mi ha mandato la foto della spedizione sul cellulare”.

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Camorra nell’Agro nocerino e nella Valle dell’Irno: la Dda chiede il processo per 41 persone

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Camorra nell’Agro nocerino e nella Valle dell’Irno: la Dda chiede il processo per 41 persone

La Dda ha chiesto il processo per 41 persone legate al boss di Pagani, Pietro Desiderio che stabilitosi nella Valla dell’irno aveva messo in pedi un lucroso sistema criminale fatto di estorsioni, traffico di droga e sfruttamento della prostituzione. Il 16 novembre il gip del tribunale di Salerno deciderà sulle richieste avanzate dalla Procura,
Trentatré furono le persone finite in carcere, con un blitz del 23  marzo scorso. Emissari inviati intimidire e a riscuotere migliaia di euro di pizzo da imprenditori edili e commercianti, in qualche caso anche con l’intermediazione di un noto imprenditore, un centro massaggi adibito a casa di prostituzione, traffico di stupefacenti e armi.
Pietro Desiderio, il capoclan, arrestato per ordine dell’antimafia  godeva di una fitta rete di complicità sparse nelle province di Salerno e Napoli e, da circa tre anni, imponeva col terrore la sua presenza di capoclan, in diversi affari malavitosi. E’ quanto emerge dall’indagine.Pizzo, ma anche traffico di droga e armi, gli affari di Desiderio – 38enne originario di Pagani – ma stabilitosi a Nocera Superiore con incursioni nella valle dell’Irno e in particolare a Mercato San Severino.
Numerose le accuse contestate, ma quelle più rilevanti riguardano le estorsioni messe a segno o tentate ai danni di noti imprenditori e commercianti. Come quella ai danni del titolare di un negozio di casalinghi di Mercato San Severino che avrebbe dovuto ‘sborsare’ 15mila euro per non avere ‘problemi’ con gli esponenti del gruppo criminale e in particolare con Francesco Mandile che – su mandato di Desiderio – andò a chiedere il pizzo al commerciante.
“Guarda che qua le domande le facciamo noi.. le persone che rappresento e che appartengono alla malavita vogliono avere da te 15. 000 euro .- disse Mandile alla vittima – senti guaglione ma tu ci tieni ai tuoi figli ed alla tua famiglia, cosa stai facendo, vuoi che passino un guaio. Il commerciante avrebbe dovuto recuperare in 24 ore la somma richiesta altrimenti sarebbero esplose le bombe.

Pietro Desiderio aveva imposto la legge del più forte in diversi settori. Tra le vittime, poi diventato compartecipe tanto da essere indagato per associazione per delinquere esterna, anche Michele Izzo, imprenditore noto nel settore dell’organizzazione di eventi e fiere in tutta la Campania. A Izzo, Desiderio avrebbe imposto il servizio di guardiania degli eventi e l’assunzioni di persone vicine agli uomini del clan tra il 2013 e il 2016.

Ma Izzo sarebbe diventato, poi, anche il tramite tra gli esponenti del gruppo criminale e numerosi commercianti e imprenditori che esponevano nelle Fiere organizzate dalla ‘Amg organizzazione eventi’. Proprio nell’ufficio di Mercato San Severino di Izzo, secondo l’antimafia, si sarebbero consumate numerose richieste estorsive ai danni di titolari di imprese che esponevano nelle fiere allestite dalla società di Izzo.

DESIDERIO Pietro 1979 di Pagani ma residente a Mercato San Severino;
SENATORE Vincenzo di Roccapiemonte;
ARENA Emanuele Filiberto 1986 di Nocera Superiore;
ATTANASIO Pietro 10.07.1980 di Nocera Inferiore;
BOVE Luigi 1983 di Roccapiemonte;
COPPOLA Gianbattista 1984 di Mercato San Severino;
DESIDERIO Antonio 1971 di Pagani;
FERRARA Sisto 1989 di Roccapiemonte;
FERRENTINO Gerardo 1985 di Roccapiemonte;
IZZO Michele 1962 di Mercato San Severino;
LIGUORI Nicola 1992 di Pagani;
MANDILE Francesco 1973 di Mercato San Severino;
ROSSI Luigi 1974 di Marano di Napoli;
RUGGIERO Alessio 1985 di Roccapiemonte;
SCIFO Rosario 1976 di Mercato San Severino;
SESSA Gerardo 1992 di Pagani;
TORINO Salvatore 1987 di Roccapiemonte;
VICIDOMINI Ettore 1973 di Nocera Inferiore;
VILLANI Biagio 1992 di Roccapiemonte;
VILLANI Michele 1988 di Roccapiemonte;
ARPINO Carla 1979 di Brusciano;
BONAZZOLA Angela 1992 di Mercato San Severino;
BONAZZOLA Gianluca 1987 di Mercato San Severino;
CICALESE Alfonso 1979 di Pagani;
CUOFANO Silvio 1977 di Castel San Giorgio;
NOVALDI Massimo 1972 di Roccapiemonte;
PAGANO Pietro 1964 di Roccapiemonte;
PISCIOTTA Andrea Luigi 1971 di Pagani;
SICIGNANO Gennaro 1958 di Scafati;
SPISTA Giovanna 1982 di Striano;
VITALE Vincenzo 1963 di Baronissi.

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Napoli, il camper antiviolenza della polizia domani in piazza Garibaldi

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Napoli, il camper antiviolenza della polizia domani in piazza Garibaldi

La Polizia di Stato, in occasione di domani 17 ottobre, sarà presente con il progetto del Camper contro la violenza sulle donne in Piazza Garibaldi.
A seguito della recrudescenza del fenomeno dei femminicidi, degli atti persecutori, della violenza sessuale e dei maltrattamenti in famiglia, evento quest’ultimo che proprio perché avviene tra le mura domestiche, difficilmente, viene denunciato dalle vittime, la Polizia di Stato vuole essere un punto di riferimento per tante donne.
A bordo del Camper, che domani effettuerà la sua seconda tappa innanzi alla Stazione Centrale, sarà presente una equipe di personale specializzato, tra cui personale femminile ed un medico della Polizia di Stato, abilitati nel trattare tale tipologia di reato.
L’iniziativa, che si avvale anche dei rappresentanti delle varie associazioni antiviolenza, vuole offrire un supporto e mettere in guardia le donne, con consigli e procedure da adottare laddove si ritrovino vittime di comportamenti aggressivi e minacciosi che vengono letti, troppo spesso, come manifestazione di un amore possessivo ed esternazione di una gelosia morbosa.

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Camorra, pizzo agli imprenditori: processo da rifare per tre dell’ex clan Sarno

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Camorra, pizzo agli imprenditori: processo da rifare per tre dell’ex clan Sarno

La Cassazione ha annullato con rinvio ai giudici del secondo grado le condanne a carico di tre affiliati dell’ex clan Sarno accusati di estorsioni tra Ponticelli, Pollena Trocchia e Somma Vesuviana. Processo da rifare per Enrico Orefice, Annunziata Casti e per Amalia Carotenuto.
I tre imputati, al termine nel pre- cedente processo, avevano incassato rispettivamente 8 anni di reclusione, 4 quattro anni e 6 mesi, 6 anni e 8 mesi. I giudici della Sesta sezione della Cassazione hanno invece rigettato il ricorso avanzato dai ras Nunzio Boccia e Ciro Terracciano.
Stando alla ricostruzione della Dda, i cinque prendevano gli ordini dai boss di Ponticelli e eseguivano estorsioni a tappeto tra Pollena Trocchia e Somma Vesuviana. La pena più alta era stata quella inflitta al ras Pasquale Carotenuto, padre di Amalia e marito di Luisa Terracciano, condannato a 30 anni di reclusione.
Il gruppo avrebbe sistemato i propri referenti in zone che, in precedenza, erano controllate da altri “cartelli”, così da imporre il pizzo a imprenditori e commercianti, e per controllare il traffico e lo spaccio di cocaina importata dalla Spagna.

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Truffe on line in tutta Italia, a capo della banda scafatesi e napoletani: 6 arresti

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Truffe on line in tutta Italia, a capo della banda scafatesi e napoletani: 6 arresti

Sei persone sono state arrestate, su richiesta della procura di Reggio Emilia nell’ambito dell’inchiesta Deep Impact, che ha svelato una rete che faceva soldi con le truffe online. In carcere sono finiti Franca Ceglia, 49 anni, di Giffoni Valle Pianae il figlio Damiano Leone, 29enne originario di Scafati  entrambi domiciliati a Reggio Emilia, ritenuti i capi del sodalizio.
Stessa sorte anche per Giorgio Barone, 29 anni, di Massa di Somma , residente a Reggio. Sono stati disposti invece gli arresti domiciliari per Vincenza Ceglia, 53 anni e sorella di Franca, residente a Scandianoed Erika Culeddu, 28 anni, nata a Scandiano e residente a Reggio. Infine, la 25enne napoletana Antonietta Flaminio, residente a Scandiano, e’ stata sottoposta a obbligo di firma e di dimora.
L’inchiesta dei carabinieri di Reggio Emilia, diretti dal colonnello Antonino Buda, che ha permesso di incastrare una rete di truffatori online, ha visto per la prima volta in Emilia-Romagna, secondo un recentissimo orientamento della Corte di Cassazione, applicare il riconoscimento dell’aggravante della minorata difesa, ovvero la “debolezza contrattuale” di chi, in rete, non ha la possibilita’ di verificare l’affidabilita’ del venditore.
La banda incastrata avrebbe proposto affitti in case vacanze fittizie in prestigiose localita’ turistiche della Costiera Amalfitana, di Rimini, Brunico e Courmayeur, ma anche pubblicato finti annunci di lavoro e ideato raggiri ai tabaccai.
Inoltre, avrebbe venduto falsi biglietti per concerti di beneficenza di noti cantanti italiani, tra cui anche il neomelodico Gigi Finizio, con un unico obiettivo: incassare soldi da ignare vittime. Le truffe venivano consegnate nel Reggiano e le indagini per ricostruirle sono durate due anni.
Il sostituto procuratore di Reggio Emilia Valentina Salvi ha iscritto nel registro degli indagati 18 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere, truffa aggravata, ricettazione, sostituzione di persona, uso indebito di carta di credito, estorsione e falso in atto pubblico.

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Napoli, rapinano turista americano: arresti due 18enni

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Napoli, rapinano turista americano: arresti due 18enni

Roberto Salvatore Roberti e Alessandro Torre, entrambi di 18 anni, sono stati arrestati in flagranza, dalla Polizia di Stato, perché responsabili, in concorso tra loro, del reato di rapina aggravata, ai danni di un turista statunitense. All’arresto dei due, avvenuto nella notte, si è giunti grazie al tempismo degli agenti della sezione Volanti dell’U.P.G. e del Commissariato di Polizia “Vicaria Mercato”, collaborati da una pattuglia dell’Esercito Italiano impegnata nei servizi strade sicure.
I poliziotti, infatti, nel transitare in Via Milano, hanno notato un cittadino statunitense che indicava due giovani che si erano appena allontanati. La vittima riferiva ai poliziotti che, mentre era fuori all’albergo dove alloggiava, in attesa di un taxi che lo conducesse all’aeroporto di Capodichino, i due giovani, sotto la minaccia di una pistola, l’avevano rapinato della somma di 35 euro e del suo telefono cellulare.
Al turista, inoltre, sempre sotto la minaccia dell’arma, veniva intimato di rientrare in albergo, mentre i due rapinatori scappavano in direzione di Vico Ferrovia. Indosso a Torre, effettivamente, gli agenti rinvenivano la somma di 35 euro e, da un’ispezione in strada, in Vico Ferrovia, veniva rinvenuta anche un’arma del tipo semiautomatica, risultata giocattolo.
La vittima raggiungeva a bordo del taxi l’aeroporto di Capodichino, dove gli agenti della Polizia di Frontiera Aerea, con l’ausilio di un interprete, raccoglievano la sua denuncia.
Torre, che registra un pregiudizio per furto con strappo, e Roberti, sono stati accompagnati dai poliziotti alla Casa Circondariale di Poggioreale.

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Napoli, anche l’antiterrorismo indaga sulla scomparsa della 15enne Rosa Di Domenico di Sant’Antimo

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Napoli, anche l’antiterrorismo indaga sulla scomparsa della 15enne Rosa Di Domenico di Sant’Antimo

Indaga anche la sezione antiterrorismo della procura di Napoli sul caso di Rosa Di Domenico, la 15enne di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, scomparsa dal 24 maggio scorso.
L’inchiesta e’ coperta da uno stretto riserbo e viene svolta parallelamente alle altre due indagini avviate nei mesi scorsi dalla stessa procura di Napoli e da quella presso il Tribunale Napoli Nord riguardanti sia il presunto rapimento sia le foto di contenuto pedopornografico che la ragazza sarebbe stata costretta a farsi scattare dall’uomo sospettato di averla rapita, Ali’ Quasb, un pakistano residente a Brescia anche lui scomparso.
Del caso si e’ occupato piu’ volte ”Chi l’ha visto?”, il programma di Rai 3. Secondo i nuovi spunti investigativi Rosa Di Domenico potrebbe aver aver intrapreso un percorso di islamizzazione e potrebbe ora trovarsi all’estero, forse in uno dei paesi del Medio Oriente dove sono attive le milizie dell’Isis.
Dalle poche indiscrezioni trapelate, uno degli elementi alla base della nuova indagine sarebbe la presunta vicinanza ad ambienti radicalizzati da parte di alcuni immigrati che fanno parte della cerchia di persone vicine ad Ali’.
Il pakistano – secondo le indagini – avrebbe irretito la ragazza attraverso contatti su Facebook. I familiari, assistiti dall’avvocato Maurizio Lojacono, hanno piu’ volte sollecitato gli organi investigativi perche’ venisse impresso un piu’ incisivo impulso alle indagini per la ricerca di Rosa.
E’ stato denunciato anche un atteggiamento di omerta’ opposto agli inquirenti da esponenti della comunita’ pakistana, che rende assai complicato la soluzione del caso. Una richiesta di archiviazione era stata respinta nel luglio scorso dal gip che aveva ordinato nuove indagini.

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Commercialista coinvolto nelle indagini sulle rapine, revocato l’obbligo del giudice a Cavallaro di Scafati

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“Le condotte riconducibili a Luigi Cavallaro appaiono sorrette da motivazioni non necessariamente illecite, sono venuti meno a suo carico i gravi indizi di colpevolezza in ordine alla partecipazione all’associazione per delinquere”: è quanto scrive il Gip Paolo Valiante nel provvedimento che ha portato alla revoca dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria imposta a Luigi Cavallaro, ‘o ragioniere, il commercialista di Scafati coinvolto nell’operazione ‘Last Day’ che lunedì scorso ha portato all’arresto di una gang di rapinatori che operava tra la Campania, la Puglia e la Germania e della quale avrebbero fatto parte lo scafatese Domenico Cocco e il foggiano Angelo Carbone.
Stamane, Luigi Cavallaro – noto a Scafati per aver rivestito incarichi in due società partecipate Acse e Scafati Sviluppo, nel corso dell’amministrazione Aliberti – è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore, Paolo Valiante, alla presenza del suo avvocato Francesco Di Somma. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice che ha emesso la misura cautelare in carcere a carico di 9 persone finite in carcere, otto ai domiciliari e due con obblighi, Cavallaro – 45 anni – ha dato ampie spiegazioni sul noleggio dell’auto che fu poi utilizzata dal pizzaiolo scafatese Domenico Cocco e dai suoi complici per il viaggio in Germania pensato per assaltare un furgone portavalori in Renania. A nome di Cavallaro – secondo quanto ricostruito dagli uomini della Squadra Mobile – fu affittata l’auto, presso una concessionaria napoletana, utilizzata per il viaggio. Ed inoltre dallo studio di commercialista di Cavallaro erano partite e arrivate alcune mail utilizzate dalla gang per preparare il colpo.
Il commercialista ha spiegato fornendo ampia documentazione cosa è avvenuto nei mesi scorsi e quali erano i suoi rapporti con Cocco, suo cliente al quale lo univa la passione per i cani di razza. Al termine dell’interrogatorio il Gip Valiante ha revocato il provvedimento a sua firma nei confronti del professionista scafatese rilevato che ‘nell’interrogatorio di garanzia l’indagato (a differenza di quasi tutti gli altri) ha fornito una dettagliata e documentata giustificazione rispetto agli addebiti che gli sono stati mossi, alla luce della quale – pur restando oggettivamente confermata la sussistenza dei fatti nella loro storicità – è ora possibile inquadrarli diversamente da come era invece plausibile fare prima’. Il provvedimento è stato notificato oggi al difensore e al commercialista indagato in mattinata e, dunque, Cavallaro non è più sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Rosaria Federico

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Napoli, controlli della polizia in una sala scommesse di Ponticelli: tre denunce

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Nel pomeriggio di sabato, gli agenti del Commissariato di Polizia “Ponticelli”, nel corso di una capillare ed intensa azione repressiva contro il fenomeno delle scommesse illegali, svolta all’interno di sale scommesse e circoli ricreativi, hanno effettuato dei mirati servizi di natura amministrativa.
L’operazione , che rientra nella strategia sinergica di fronteggiare il fenomeno dell’illegalità diffusa, ha portato ad individuare, in Viale Margherita, una sala scommesse priva di qualsiasi autorizzazione di polizia.
Nel corso dei controlli, sono state denunciate in stato di libertà 3 persone, tra cui il titolare, in quanto tutte responsabili di gioco e scommesse clandestine e per gestione di esercizio non autorizzato. Sequestrata una ingente somma di denaro, provento dell’illecita attività.
La Polizia di Stato con i controlli che effettua non solo vuole assicurare la trasparenza del gioco, mediante la verifica di conformità alle prescrizioni normative degli apparecchi e delle loro modalità di funzionamento, ma anche quello di prevenire azioni di camorra, che vedono i frequentatori dei centri scommesse come facili bersagli di agguati, soprattutto dopo il disgregamento del clan Sarno che ha lasciato sul territorio di Ponticelli spazio a nuove correnti delinquenziali.

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Sicurezza a Napoli e a Salerno, il Presidente De Luca incontra il Ministro dell’Interno Minniti

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Roma. Il Presidente Vincenzo De Luca ha incontrato oggi a Roma il ministro dell’Interno Marco Minniti sui temi della sicurezza in Campania. A renderlo noto, l’Ufficio stampa di Palazzo Santa Lucia. E’ stata ribadita la necessità di tenere sempre alto il livello di attenzione in tutti i quartieri di Napoli, anche alla luce dei recenti e preoccupanti fatti di cronaca. Sui temi della sicurezza urbana nelle città e su specifiche situazioni che hanno riguardato la città di Salerno, il ministro Minniti ha riconfermato la piena disponibilità a potenziare i servizi e a promuovere per la prossima settimana un incontro con i responsabili delle autorità competenti per affrontare le problematiche dell’illegalità, dei parcheggiatori abusivi, della vendita abusiva di prodotti e dello spaccio di droga.

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Omicidio Yara, ecco perchè è stato condannato all’ergastolo Bossetti. Prova Dna irripetibile

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Brescia. Il dna sui leggins e sugli slip di Yara Gambirasio era di Massimo Bossetti, condannato al carcere a vita per l’omicidio della piccola ginnasta. Per i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia non può essere svolta, come chiesto dalla difesa, una nuova perizia sul materiale genetico rinvenuto sui vestiti della 13enne trovata morta il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola (Bergamo). “Quello che è certo è che non vi sono più campioni di materiale genetico in misura idonea a consentire nuove amplificazioni e tipizzazioni”, spiegano nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con cui hanno condannato all’ergastolo il 17 luglio scorso il manovale 37enne per l’omicidio di Yara. “Si deve, quindi, ribadire ancora una volta e con chiarezza – proseguono i giudici – che una eventuale perizia, invocata a gran voce dalla difesa e dallo stesso imputato, non consentirebbe nuove amplificazioni e tipizzazioni, ma sarebbe un mero controllo tecnico sul materiale documentale e sull’operato dei Ris (e quindi la famosa perizia genetica sarebbe necessariamente limitata a una mera verifica documentale circa la correttezza dell’operato del Ris e dei consulenti dell’accusa, pubblica e privata)”. I legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, avevano chiesto nuovi accertamenti sul dna sostenendo che le analisi sarebbero state svolte nei laboratori del Ris di Parma con kit scaduti e i campioni sarebbero stati contaminati. La richiesta di una nuova perizia si era già scontrata con il ‘no’ della Cassazione. Questo non aveva fermato i due avvocati che avevano riproposto la richiesta anche davanti alla Corte d’Assise d’Appello, sottolineando l’assenza “del tutto innaturale” del dna mitocondriale nel campione prelevato dal corpo di Yara. Per i giudici, inoltre, “la doglianza della difesa circa la violazione del principio del contraddittorio”, relativa anche all’analisi del dna, è “del tutto infondata”.

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”E’ inutile che ci denunciate, non ci prenderanno mai”, anche la camorra dietro la banda di truffatori on line

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Dalle false case vacanza ai finti coupon online, agli inganni con le postepay e trappole a luci rosse in chat d’incontri, fino a raggiri sfruttando concerti di beneficienza di noti cantanti italiani.
Non si fermavano davanti a niente le truffatrici seriali incastrate dall’indagine ‘Deep Impact’ dei carabinieri di Reggio Emilia, città in cui la banda aveva la sua base.
I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono 6, di cui 3 in carcere, mentre gli indagati 18, alcuni dei quali vicini alla Camorra, tutti accusati di associazione per delinquere, truffa aggravata, ricettazione, sostituzione di persona, uso indebito di carta di credito, estorsione e falso in atto pubblico.
In carcere sono finiti Franca Ceglia, 49 anni, di Giffoni Valle Piana (Salerno) e il figlio Damiano Leone, 29enne originario di Scafati (Salerno) entrambi domiciliati a Reggio Emilia, ritenuti i capi del sodalizio. Stessa sorte anche per Giorgio Barone, 29 anni, di Massa di Somma (Napoli), residente a Reggio. Sono stati disposti invece gli arresti domiciliari per Vincenza Ceglia, 53 anni e sorella di Franca, residente a Scandiano ed Erika Culeddu, 28 anni, nata a Scandiano e residente a Reggio.
Infine, la 25enne napoletana Antonietta Flaminio, residente a Scandiano, e’ stata sottoposta a obbligo di firma e di dimora.
Circa 500 i colpi commessi nell’arco di quattro anni in Italia dall’organizzazione criminale, prevalentemente composta da donne tra i 28 e i 49 anni. Le vittime sono centinaia, e altrettanti gli euro intascati.
“Vai pure a denunciarmi tanto non mi prenderanno mai”, dicevano le truffatrici alle vittime non sapendo di essere intercettate. L’operazione, coordinata dalla procura della Repubblica reggiana, è scattata oggi all’alba.
Grazie all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della pm Valentina Salvi, 3 persone sono in carcere, 2 ai domiciliari e una ha l’obbligo di firma. Le perquisizioni hanno coinvolto Emilia Romagna, Piemonte, Basilicata, Lombardia e Campania.
Determinante il contributo per il positivo esito dell’indagine, spiegano gli investigatori, i servizi sul caso trasmessi in tv da Striscia la Notizia e dalle Iene.Costiera amalfitana, Rimini, Riccione, Brunico e Bressanone Courmayeur sono solo alcune delle località di villeggiatura dove la banda proponeva case vacanza inesistenti.
I truffatori pubblicavano online finti coupon di finte aziende, e ingannavano gruppi di disoccupati con fittizie offerte di lavoro. Truffe anche ai danni di tabaccherie: gli indagati entravano negli esercizi commerciali, simulavano pagamenti con bancomat privi di fondi e uscivano promettendo di rientrare con il denaro necessario.
Poi, però, sparivano nel nulla con la carta ricaricata. Inoltre utilizzando falsi profili di donne avvenenti circuivano uomini che versavano soldi su postepay con la finta promessa di una relazione sentimentale, o semplicemente di un incontro occasionale. Le truffatrici avrebbero sfruttato anche un concerto di beneficienza di un famoso cantante in tour per una reale raccolta a favore della lotta ai tumori: in ospedale la banda vendeva falsi biglietti d’ingresso.
Nel tranello è caduta anche una guardia giurata che, ignara dell’inganno, aveva versato alle criminali tutti i soldi raccolti nel nosocomio per contribuire alla nobile causa.

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Camorra, ”dovete pagare la tassa della tranquillità”: fermato a Bagnoli il figlio del boss

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Chiedevano  “la tassa della tranquillità” a commercianti e imprenditori di Bagnoli. Una richiesta che non ha risparmiato nessuno. Erano diventato il vero terrore del quartiere e così l’altra notte i carabinieri dopo aver raccolto una serie di prove hanno ottenuto dalla Dda  di Napoli un fermo, che domani passerà alla convalida del gip, a carico di Cristian Esposito, pregiudicato e figlio del boss Massimiliano detto “’o scognato”.
Con lui i carabinieri hanno fermato anche il complice, Gianluigi Semplice, che è un incensurato. Sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata estorsione e minacce.
Cristian Esposito, non è nuovo a reati del genere. Già nel 2014 fu arrestato per estorsione aggravata e anche condannato, ma in seguito ha espiato la pena ed è stato liberato. Era il periodo di natale del 2014 e precisamente il 22 dicembre, Esposito, come ricorda Il Roma,  si presentò nel negozio di un commerciante di Bagnoli e gli intimò di consegnare 1.500 euro, “perché tutti pagano il pizzo. Altrimenti passi un brutto Natale, questi sono soldi per i carcerati”.
Il giorno dopo Esposito non si presentò più da solo. Era in compagnia di altre persone, tutte a bordo di due auto. Fu poi arrestato, sempre con decreto di fermo e poi condannato. Ora il nuovo fermo.

 

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Bimba nata morta nell’ospedale di Sarno: undici indagati

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Ci sono undici indagati tra medici e paramedici dell’ospedale Martiri di Villa Malta di Sarno per la morte della bambina di San Valentino Torio, avvenuta domenica scorsa dopo un parto cesareo. Nel registro degli indagati sono finiti Rosario Sorrentino, Salvatore Sorrentino, Francesco Dati, Michele Lo Mastro, Pio Pisani, Ciro Palumbo, Raffaella Cirillo, Savina Tanagro, Anna Di Genua, Filippo Angora e Michele Sica.
Il pm della Procura di Nocera Inferiore, Valeria Vinci, titolare dell’inchiesta, ha disposto l’autopsia sul corpicino della piccola Nicole (questo il nome che avevano deciso i genitori della nascitura).
Entro domani sarà conferito l’incarico al medico legale e poi si procederà con l’esame autoptico. Nessuna denuncia è stata presentata ancora ai genitori e ai familiari della piccola reo di aver aggredito il ginecologo e gli altri medici e infermieri  e poi di aver destata la sala operatoria dell’ospedale  dopo aver appreso la notizia della morte della neonata.

 

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Napoli, rapinatori acciuffati in 20 minuti: turista americano ringrazia la polizia

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Ha ringraziato i poliziotti della Volante 9 dell’ufficio prevenzione generale della Questura di Napoli, il turista americano rimasto vittima l’altra notte di due giovani banditi che gli hanno rapinato soldi e smartphone.
In meno di 20 minuti gli agenti hanno arrestato i due responsabili e gli hanno riconsegnato la refurtiva mentre aveva già raggiunto l’aeroporto di Capodichino. E’ il segnale del funzionamento dei servizi di contrasto alla microcriminalità messi in atto dal questore di Napoli ma anche un segnale per i due giovanissimi fermati, sono entrambi 18enni.
Ora Roberto Salvatore Roberti e Alessandro Torre, entrambi residenti a Forcella, sono in attesa del processo con rito direttissimo che si svolgerà stamane.I due, armati di pistola giocattolo, erano entrati in azione in via Milano l’altra notte all’esterno di un hotel. Ma in meno di venti minuti sono stati acciuffati.

(nella foto alessandro torre e roberto salvatore roberti)

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Napoli, la nebbia blocca i tifosi azzurri: niente aerei da Capodichino

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C’e’ caos all’aeroporto di Capodichino. Stamattina Napoli e parte della provincia  si sono svegliati con una fitta nebbia che ha praticamente bloccato molti voli in partenza dalla struttura partenopea.
Tanti i tifosi diretti a Manchester, circa 300, per assistere alla sfida di Champions tra il City di Pep Guardiola e gli azzurri di Maurizio Sarri. Prima delle 11 la situazione non dovrebbe sbloccarsi. La visibilita’ e’ ridotta, non si vede a distanza di 200 metri.
Il volo Ryanair FR 06834 delle 6.50 non e’ decollato. Poi ce ne sono altri due: uno alle 12 e un altro alle 13. Intanto a Capodichino c’e’ ansia per il ritardo. La situazione sara’ aggiornata con il passare delle ore.

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Tentò di uccidere la sua compagna: 7 anni di carcere alla stalker violenta

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Una ragazza di 24 anni, parrucchiera di professione, sporge denuncia ai Carabinieri della compagnia di Casal di Principe contro la sua ex fidanzata, per salvarsi da un amore malato, tossico, pericoloso. E’ una storia di persecuzione e di violenza, di stalking e di minacce continue.
Ieri, la stalker, è stata condannata a sette anni di carcere per tentato omicidio e stalking, mentre è stata assolta dal reato di violenza privata. A leggere la sentenza in aula, nel tribunale di Napoli Nord ad Aversa, è stato il presidente di sezione del Tribunale, Giuseppe Ciampa. Il Pubblico Ministero Francesco Persico aveva chiesto la condanna a otto anni di carcere.
Nella sua sua denuncia la ragazza aveva raccontato: “Mi strinse le mani al collo e urlò: io ti ammazzo, ti uccido, senza di me non ti farai una vita, sarò la tua ombra. Mi sentivo soffocare. A quel punto svenni”.La giovane “innamorata” ricorreva a “pizzichi, morsi e graffi” per gelosia.
Una gelosia incontrollabile che vietava alla parrucchiera perfino di truccarsi o di indossare abiti più carini. Le infilava “le unghie nella pelle” se si arrabbiava e aveva installato un Gps sul telefono cellulare della parrucchiera per conoscere tutti i suoi spostamenti.
Durante l’ultimo chiarimento, la ventitreenne artefice di atti persecutori, aveva cercato di strangolarla, nonostante fossero presenti sulla scena anche due amiche della coppia, giunte all’appuntamento proprio per evitare scatti d’ira.Nelle sue denunce c’è un fascicolo pieno di dettagli con tanto di relazione del neuropsichiatra che aveva in cura la ragazza picchiata.
“Iniziai a soffrire di stati d’ansia”, raccontò all’epoca la giovane al sostituto procuratore. Questa triste vicenda ormai è risolta con una condanna e non ai danni di un uomo, come siamo soliti pensare: la violenza non ha età né sesso, non ha distinzione sociale o culturale.
Ad alzare le mani e a provocare scompensi psichici alla sua fidanzata è una ragazza giovanissima, alta quasi un metro e ottanta “che con le sue parole mi faceva intendere di non aver paura di affrontare il carcere”, come dice in udienza.
Ora, la ventitreenne è agli arresti domiciliari, ma la sua “ossessione” non si placa e continua a pubblicare sue foto sui social network. La vittima ha lasciato per qualche tempo Villa Literno per paura di rincontrare in qualunque modo possibile la sua ex, trovando riparo e conforto a Roma.

Regina Ada Scarico

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Gite abusive a Eurochocolate 2017. Denunciato uno stabiese

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Si era organizzato per una serie di gite turistiche in pullman, destinazione Eurochocolate 2017 a Perugia. Partenze però che il bus non farà mai perchè l’agenzia turistica è risultata abusiva. Le indagini sono partite da Salerno, dove una società di autonoleggio con autista di Castellammare di Stabia aveva affisso decine di locandine per pubblicizzare l’evento con l’itinerario del viaggio a prezzi oltretutto anche concorrenziali rispetto alla media. I Vigili Urbani del nucleo Antievasione Tributaria hanno eseguito dei controlli sul “volantino stabiese” dai quali sono emersi diverse infrazioni. Le affissioni dei manifesti

non erano state autorizzate dal Comune di Salerno e cosa più grave l’agenzia svolgeva abusivamente l’attività, priva di ogni autorizzazione in merito alle vigenti normative regionali. Il rappresentante legale della società stabiese è stato sanzionato: per le affissioni abusive e per esercizio abusivo dell’attività.

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Porto d’armi a uomini della camorra: arrestati un poliziotto, un avvocato, un cancelliere e altri due. I NOMI

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Questa mattina nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa ed appartenenti alla Squadra Mobile della Questura di Caserta hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le indagini preliminari, per i reati di corruzione, corruzione in atti giudiziari, occultamento e distruzione di atti giudiziari.
L’emissione delle misure restrittive – eseguite anche nei confronti di un appartenente alla Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Sessa Aurunca, di un avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere e di un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli – costituisce il risultato di un’articolata attività investigativa originariamente diretta ad accertare illecite dazioni di denaro corrisposte, attraverso la mediazione di un imprenditore edile di Casal di Principe, ad un appartenente della Polizia di Stato per ottenere il rilascio di licenze di porto d’arma a persone che potevano essere vicine ad organizzazione camorristica.
Gli arrestati sono Giovanni Romano, in servizio al commissariato di Sessa Aurunca un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere residente a Parete, Anna Savanelli e un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Andrea Esposito già coinvolto in indagini simili nel 2013 della Procura di Napoli.
Sono stati arrestati anche un imprenditore di Casal di Principe, Antonio Caterino, che aveva richiesto il porto d’armi e Massimo Perrone. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord guidata da Francesco Greco, sono state eseguite dal gruppo di Aversa della Guardia di Finanza, diretto dal tenente colonnello Michele Doronzo.
Nel corso delle indagini, svolte dalla Guardia di Finanza di Aversa, si è poi raccolto un grave quadro indiziario riguardante il coinvolgimento dell’avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere domiciliato in Parete  e i rapporti di quest’ ultimo con il sostituto commissario che istruiva pratiche per il rilascio delle licenze di porto d’armi.
Nel caso oggetto delle investigazioni, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, era stato rilasciato il porto d’armi omettendo di evidenziare gli elementi ostativi al rilascio del titolo di polizia.
Le attività investigative hanno consentito, altresì, di individuare ulteriori ipotesi corruttive finalizzate all’occultamento ed alla distruzione di fascicoli presso il Tribunale diSorveglianza di Napoli.
L’ausiliario di cancelleria oggi indagato, già nell’anno 2013 era stato coinvolto – unitamente ad altri pubblici ufficiali impiegati presso il Palazzo di Giustizia di Napoli e a degli avvocati – in un’ indagine della Procura di Napoli attinente analoghi episodi per i quali era stato all ‘epoca destinatario di misura cautelare restrittiva e che, attualmente, si trova sottoposto a giudizio.
Anche rispetto a tale settore dell’indagine, un ruolo centrale appariva quello ricoperto dal suindicato professionista, il quale, su richiesta di un pregiudicato di Giugliano in Campania , secondo quanto emerso dalle investigazioni, elargiva somme di denaro all’ausiliario presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli affinchè quest’ultimo sottraesse un fascicolo di un procedimento riguardante una persona condannata in via definitiva, allo scopo di evitargli l’esecuzione di misure detentive.

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