Quantcast
Channel: Cronaca – Cronache della Campania
Viewing all 51875 articles
Browse latest View live

Marano: un murales per ricordare Enrico Pezzella

$
0
0

murales pezzella

Ucciso dall’ex suocero e dallo zio: gli amici ricordano Enrico Pezzella con un murales. Il giovane colpito da un proiettile alla testa e morto dopo una settimana di agonia all’ospedale La Schiana di Pozzuoli viene ricordato con un grande dipinto in via Corree di Sopra a Marano. Il murales ritrae Enrico ‘capigliotto’ col volto che copre in parte tre X e un paesaggio. Gli amici hanno poi scritto “Sempre con noi’’ e in basso il saluto gergale “Cià Compa’’. Per l’omicidio di Enrico sono stati arrestati il suocero dell’ex fidanzata, Raffaele Bacioterracino e lo zio della giovane, il 47enne Alessandro Uccello che ha ammesso di aver esploso il proiettile che ha ferito Enrico Pezzella alla testa. Uccello ha detto che non voleva sparare e che il giovane doveva semplicemente essere punito con una ‘mazziata’. I due uomini, uno ritenuto il mandante, l’altro l’esecutore, sono in carcere.  La questione che aveva alimentato l’acredine tra la famiglia Bacioterracino e Enrico Pezzella riguardava la figlia di Raffaele con la quale la vittima era fidanzata. Pare che il ragazzo non avesse accettato la decisione della ragazza di interrompere una gravidanza, decisione appoggiata dalla famiglia. I funerali di Enrico Pezzella hanno visto la partecipazione di numerosi amici e parenti. I familiari non hanno voluto l’omelia da parte del parroco del quartiere.


Acerra: duplice omicidio confermato l’ergastolo per i boss cutoliani

$
0
0

CdG-giudice_cassazione

Acerra. La Cassazione conferma la pena all’ergastolo per i boss Mario De Sena, Francesco Montesarchio e Mario Di Fiore, o cafone. Ratificata la sentenza emessa nei confronti dei tre e del pentito Giovanni Messina. Per il padrino Mario De Sena, cutoliano doc, è la seconda condanna al carcere a vita. Mario Di Fiore e gli altri due sono stati incastrati dalle dichiariazioni di suo figlio Pasquale, divenuto collaboratore di giustizia. De Sena e Montesarchio, sono stati alleati tra loro, mentre Mario Di Fiore, certamente un elemento di minore spessore criminale, è stato per anni un gregario del gruppo facente capo ai Mariniello ossia dei “Cammurristielli”, che sono stati sempre nemici dei cutoliani. A incastrare i tre le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno addebitato ai tre diversi omicidi quello di Rosa Nettuno – una don- na di Caivano che per amore abbandonò il tetto coniugale – e Antonello Di Sarno, uccisi in un feroce agguato di camorra. Antonello Di Sarno – secondo i pentiti – era un soggetto poco affidabile e per questo prima di essere ucciso fu vittima di un agguato al quale scampò. In quell’occasione rimase ferita la donna, Rosa Nettuno, uccisa qualche mese dopo a Carinaro, all’epoca regno dei fratelli Di Grazia, grandi alleati di Giovanni Messina e del gruppo di Casalnuovo di Napoli, gravitante nell’orbita dei cutoliani.

Truffe agli anziani in costiera amalfitana: arrestati un uomo e una donna della provincia di Napoli

$
0
0

carabinieri amalfitani

Amalfi. Tentativi di truffe ai danni di anziani: arrestati due pregiudicati della provincia di Napoli che agivano tra Amalfi e Atrani. I Carabinieri della Compagnia di Amalfi, coordinati dal capitano Roberto Martina, stamattina hanno arrestato due persone per estorsione e truffa ai danni di una anziana. Un uomo e una donna, R. L di 61 anni e P. A. di 39 anni, sono finiti in manette e trasferiti nel carcere di Fuorni dopo aver intascato la somma di 2600 euro da una 60enne di Amalfi alla quale avevano fatto credere che il figlio era stato arrestato. L’attività dei Carabinieri ha avuto origine qualche giorno fa quando sul territorio Costiero si sono verificati una serie di tentativi di truffe ad anziani, per lo più soli in casa,  i quali venivano chiamati a telefono,  raggirati e convinti, con varie scuse, a consegnare denaro contante, da presunti impiegati dell’Inps o poliziotti, assicuratori o avvocati. molti dei tentativi non sono andati a buon fine grazie alla campagna di sensibilizzazione promossa dai carabinieri per mettere in guardia i cittadini. Ma gli elementi raccolti dagli uomini del capitano Martina sono bastati per identificare i due malfattori. Mercoledì scorso, ad Atrani, una signora anziana era stata contattata da un finto avvocato che le aveva falsamente fatto credere che il figlio fosse in stato di fermo dai Carabinieri perché aveva investito una persona e che quindi avrebbe dovuto consegnare 3000 euro per evitare che fosse arrestato. La signora, presa dal panico, aveva creduto a quelle parole ed aveva poi consegnato circa 3000 euro ad un finto collaboratore dell’avvocato che si era presentato dopo pochi secondi fuori dalla sua abitazione. Solo dopo la consegna ed aver raccontato la vicenda ai vicini, la signora ha contattato il figlio scoprendo di essere stato vittima di una truffa. Da qui, i Carabinieri della Compagnia di Amalfi hanno raccolto ed analizzato determinati indizi sui malfattori ed hanno intensificato capillarmente i controlli sul territorio fino a notare, questa mattina, la loro presenza ad Amalfi. Hanno quindi organizzato un mirato e serrato servizio che ha permesso di arrestare in flagranza i due soggetti, un uomo ed una donna, che anche oggi erano riusciti nel loro intento: avevano infatti convinto, sempre con le stesse modalità, una 60enne di Amalfi a farsi consegnare 2600 euro come somma utile a non far arrestare il figlio in stato di fermo dai Carabinieri per aver investito una persona in un gravissimo incidente stradale. I due malfattori, questa volta invece, sono stati bloccati a bordo della loro auto mentre tentavano di lasciare Amalfi in possesso della somma appena estorta. I due sono stati trasferiti nel carcere di Salerno-Fuorni.

Scarcerata e interdetta per un anno la ginecologa che chiedeva mazzette alle pazienti

$
0
0

carabinieri-caserta

Sarno/San Valentino Torio. Chiedeva soldi alle pazienti per accelerare esami clinici: convalidato l’arresto della ginecologa Teresa Santonicola, la professionista è stata rimessa in libertà ma per un anno è interdetta dall’esercizio della professione. Il giudice del Tribunale di Nola ha vagliato gli elementi raccolti dai carabinieri di San Giuseppe Vesuviano, guidati dal maresciallo Giuseppe Sannino, ed ha convalidato l’arresto della professionista originaria di Sarno ma con studio a San Valentino Torio. La 60enne, in servizio presso la clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano, era stata arrestata in flagranza di reato mentre chiedeva soldi per accelerare la consegna di esami diagnostici per le sue pazienti. I carabinieri che avevano raccolto la denuncia dei alcuni familiari di una paziente, l’avevano arrestata nei giorni scorsi mentre intascava il danaro. Pagando, la professionista, prometteva un’accelerazione dei tempi di attesa. Teresa Santonicola era stata monitorata per giorni fino a quando non vi era stata la consegna di danaro ed erano scattate le manette. Difesa dall’avvocato Erminia Iuliano, la professionista è stata processata con rito direttissimo dinanzi al giudice del tribunale di Nola che ha convalidato l’arresto e l’ha scarcerata applicandole un anno di sospensione dalla professione medica.

Scafati, i nuovi signori del racket in azione: bomba davanti casa di noto imprenditore

$
0
0

carabinieri notte

Scafati. Un gran boato udito a chilometri di distanza ha squarciato il silenzio della notte. Era l’una circa di ieri notte quando una bomba carta è stata fatta esplodere davanti all’abitazione di Aniello e Alessandro Pignataro, imprenditori nel settore dei trasporti e titolare della Parten Frigo con sede legale a Sant’Antonio Abate e sede operativa ad Angri. Un’azienda nata negli anni ’70 con Aniello Pignataro e che negli anni si è ingrandita fino a contare una vasta gamma di veicoli di piccola e media portata fino ai tir. L’ordigno rudimentale, però, non è stato fatto esplodere presso il deposito di circa 4000 metri quadrati situato in via Nazionale ad Angri, bensì è stato lanciato nel cortile dell’abitazione di via Tora, al civico 1 di Scafati ed ha provocato danni per poche migliaia di euro. Un avvertimento diretto e ‘personale’ ai responsabili dell’azienda scafatese, leader nel trasporto di merci deperibili che lavora in export-import con l’estero, in particolare Francia e Spagna, e per i principali mercati italiani. I camion frigo dell’azienda trasportano, in particolare, alimenti, carni, ortaggi, pesce in tutta la Penisola. L’ordigno fatto esplodere nella notte tra venerdì e sabato ha una chiara matrice intimidatoria anche se il proprietario dell’abitazione, sentito dai carabinieri della Tenenza di Scafati e del Reparto Territoriale guidati dal maggiore Enrico Calandro, ha negato di aver ricevuto richieste estorsive o minacce. Gli inquirenti non escludono nessuna pista anche se rimane forte il sospetto che il grave attentato, avvenuto quando i membri della famiglia erano in casa, sia nato nell’ambito dell’attività lavorativa dell’imprenditore. L’episodio, per le modalità utilizzate, pare un chiaro avvertimento camorristico. La circostanza che l’ordigno sia stato fatto esplodere a casa di Pignataro è il chiaro segnale che i banditi conoscono bene la vita privata dell’imprenditore e hanno voluto lanciargli un messaggio chiaro per eventuali ritorsioni future. L’attentato – ipotesi al vaglio degli inquirenti – potrebbe anche essere maturato nell’ambito dell’attività lavorativa dell’imprenditore per motivi di concorrenza: un invito a lasciare spazio libero nel mercato dei trasporti su gomma. Un avvertimento destabilizzante anche per le forze dell’ordine che cercano di capire da dove è partito l’ordine di intimidire il noto imprenditore scafatese. Subito dopo l’episodio sono stati interrogati i membri della famiglia e il titolare dell’azienda che non ha saputo fornire una spiegazione a quanto accaduto la notte scorsa. (ro.fe.)

Strage alla Sanità: i feriti sono usciti dall’ospedale. Parla il capo della Squadra Mobile di Napoli

$
0
0

combo agguato alla sanità con antonio vastarella

Sono stati dimessi dall’ospedale Cardarelli di Napoli i tre feriti dell’agguato di ieri sera al Rione Sanità. Agli investigatori che li hanno ascoltati hanno fornito la ricostruzione di quanto accaduto. Ma ognuno di loro, al momento della sparatoria, ha pensato soprattutto – secondo quanto riferito – a porsi al riparo per evitare conseguenze peggiori. Si tratta di Dario Vastarella, 33 anni, che ha riportato una ferita al piede destro, Antonio Vastarella, 25 anni, al braccio destro, mentre Alessandro Ciotola, 22 anni, è stato ferito alla coscia, al gluteo e alla mano sinistra. Intanto la Polizia di Stato prosegue le indagini per ricostruire la dinamica della sparatoria e il contesto nel quale è avvenuto. Il raid appare come un eclatante attacco al clan camorristico Vastarella, attivo in particolare di via Fontanelle, la strada nella quale si trova il circolo “Maria Santissima all’Arco”. E’ qui che il killer ha sorpreso le vittime. Salvatore Vigna è morto sul posto, mentre Giuseppe Vastarella è stato trasportato da un’auto privata all’ospedale Vecchio Pellegrini, dove però è giunto senza vita.  Perquisizioni in abitazioni di pregiudicati, posti di blocco e persone ascoltate: per tutta la notte sono continuate le indagini della Polizia dopo il raid di camorra di ieri sera.La rapidità dell’azione e la ‘precisione’ chirurgica dei killer fa capire che i mandanti avevano deciso di mettere in ginocchio la cosca dei Vastarella. Le indagini sul duplice omicidio del rione Sanità a Napoli partono da tre certezze. La prima: il reale obiettivo del raid era Giuseppe Vastarella, pluripregiudicato di 41 anni, fratello dei boss Raffaele e Patrizio, attuali reggente dell’omonimo clan. La seconda: i killer, quattro su due scooter di grossa cilindrata, non erano del quartiere ma venivano da ‘fuori’. La terza: una cosca della zona ha dato appoggio logistico ai sicari ed ha fatto la cosiddetta ‘filata’ segnalando la presenza del gruppo di uomini all’interno del circolo al civico 139 di via Fontanelle. Nel raid sono stati esplosi almeno venti colpi e usate diverse armi, una delle quali non ha lasciato a terra bossoli. I sicari hanno mirato a Giuseppe Vastarella, colui il quale, secondo la Dda di Napoli che sta seguendo l’indagine con un pool di tre magistrati, era ritenuto uno dei reggenti del gruppo criminale che gestiva le ‘piazze’ dello spaccio, gia’ protagonista nel settembre del 2014 di una scorribanda armata al rione Sanita’, voluta proprio per impadronirsi del quartiere a scapito dei Sequino legati ai Buonerna-Mazzarella di Forcella, agli Spina-Esposito, legati ai Lo Russo, e ai Savarese, ex Misso e del tutto autonomi. una frammentazione che ha visto prevalere i Vastarella, ma questa nuova ‘forza’ avrebbe dato ‘fastidio’ ad un gruppo di emergenti di Miano, zona della periferia nord di Napoli, gia’ protagonisti di diversi agguati negli ultimi mesi al rione Don Guanella, che con l’appoggio di un gruppo del quartiere, avrebbe spazzato via in un sol colpo l’intera cosca che ha anche amicizie forti e accordi con i Licciardi di Secondigliano. Questo perche’ oltre a Giuseppe ha perso la vita anche suo cognato Salvatore Vigna, e sono rimasti feriti Dario, nipote di Giuseppe; Antonio, figlio di Luigi e nipote anch’egli della vittima, e Alessandro Ciotola, ritenuto contiguo alla cosca.  Un raid pianificato, eclatante ma portato a termine con una precisione chirurgica. Un solo sicario, armato di una calibro 9, ed un complice ad attenderlo su uno scooter davanti al circolo ricreativo di via Fontanelle, al Rione Sanità, frequentato dagli uomini del clan Vastarella. Il tutto davanti a bambini che acquistavano granite da un vicino ambulante, in una strada affollata. L’obbiettivo era proprio il clan Vastarella, poco più di una banda di quartiere, al quale è stato mandato un segnale inequivocabile dalle nuove leve della camorra che tentano di farsi largo tra i vecchi clan egemoni decimati dagli arresti, come i Lo Russo, oppure in via di ritiro dopo anni di attività e dopo aver reinvestito i proventi delle attività criminali. “Non abbiamo elementi per pensare a scenari differenti di quelli in atto in altri quartieri della città – dice all’ANSA il Capo della Squadra Mobile di NAPOLI, Fausto Lamparelli – anche qui, come a Forcella, nuove bande cercano spazio, ma non si può parlare di un salto di qualità nella strategia dei clan”. Giuseppe Vastarella, 42 anni, ed il cognato Salvatore Vigna, 41, erano due elementi di rilievo nelle gerarchie criminali del clan. Gli investigatori non hanno dubbi sul fatto che fossero i bersagli designati del raid del 22 aprile. Il sicario entrato in azione in via Fontanelle, a poca distanza dal celebre cimitero della NAPOLI greca, indossava un casco integrale. I tre feriti nell’agguato, nessuno dei quali in gravi condizioni, ricoverati al “Cardarelli”, hanno fornito pochi elementi utili agli investigatori ed hanno affermato di aver pensato solo a cercare riparo durante la sparatoria. Il raid di ieri è peraltro arrivato dopo che la settimana scorsa la Polizia aveva assestato un duro colpo ad un altro clan attivo nel centro storico di NAPOLI, arrestando il 15 aprile il boss Carlo Lo Russo. La cosca omonima aveva dimostrato negli ultimi tempi di essere sempre più forte. Nella notte la Squadra Mobile ha eseguito perquisizioni ed ascoltato testimoni dell’agguato. “E’ ancora presto, però – dice Lamparelli – per formulare ipotesi sui mandanti dell’agguato”.

(nella foto il luogo dell’agguato, nel riquadro uno dei feriti, Antonio Vastarella)

Errore in sala operatoria al Ruggi di Salerno: muore donna di Atrani

$
0
0

palmina casanova

Atrani. Operata di cisti ovarica: muore tre giorni dopo per una peritonite. Tragedia venerdì all’ospedale Ruggi di Salerno dove una 56enne di Atrani, Palmina Casanova, è deceduta in sala operatoria mentre i medici facevano l’estremo tentativo di salvarla. La donna era stata operata martedì e poi dimessi, in preda a fortissimi dolori all’addome aveva fatto ritorno in ospedale ma durante il secondo intervento chirurgico è morta. A stroncarla, probabilmente, una peritonite con riversamento di liquidi nell’addome. I familiari hanno presentato denuncia e il sostituto procuratore Elena Guarino ha disposto il sequestro della cartella clinica e della salma, su cui nella prossima settimana sarà eseguita l’autopsia. Potrebbero essere una decina i medici iscritti nel registro degli indagati in vista dell’esame medico legale: quelli che hanno eseguito gli interventi chirurgici e forse anche il personale del presidio di Castiglione di Ravello, a cui la commerciante di Atrani si era rivolta quando aveva iniziato ad avvertire i primi dolori. Martedì il primo intervento e mercoledì il ritorno a casa, ma già giovedì stava male e nella giornata di venerdì quando ormai la situazione era già gravissima si è decisa a ritornare in ospedale, prima a Castiglione di Ravello e poi al Ruggi. E’ possibile che durante l’intervento una manovra impropria abbia provocato il perforamento dell’intestino. Palmina Casanova era – prima di cedere l’attività – la salumiera di Atrani, sposata con Dante Di Francesco e con un figlio. La notizia della tragedia ha sconvolto il piccolo centro della Costiera.

 

 

Napoli: suicida nella zona di Poggioreale il nipote di un pentito

$
0
0

ambulanza-notte

Si è suicidato a soli 25 anni lancidosi dal balcone della sua abitazione all’undicesimo piano in via Miccoli a Poggioreale. Emanuele Spirito, nipote del pentito di camorra Ciro Ferdinando Spirito, anche lui morto suicida. Il fatto è accaduto nella serata di ieri. La vittima tre anni fa rimase coinvolto in un agguato di camorra ad opera di sicari del clan Sibillo. Era il 6 maggio del 2013 quando i sicari entrarono in azione in piazza Nazionale.  Con Spirito c’erano anche Luciano Barattolo e Massimo Esposito. Solo quest’ultimo e lo stesso Spirtio rimasero feriti ma riscirono a sopravvivere all’agguato. Ieri sera la decisione di farla finita da parte del ragazzo.


Afragola: accoltella un 37enne, arrestato un giovane di 21 anni

$
0
0

minore fermato dalla polizia

 Gli agenti della polizia di Stato del commissariato Afragola, hanno arrestato un 21enne in quanto ritenuto responsabile di tentato omicidio ai danni di un 37enne, anche lui di Afragola. Il giovane è stato denunciato per porto ingiustificato di coltello. Verso le 13 di ieri i poliziotti sono intervenuti in Via Ugo Foscolo in quanto era stata segnalata una violenta lite. Sul posto non c’era più nessuno ma sul marciapiede c’erano delle vistose macchie di sangue: un uomo era stato infatti accoltellato. Contemporaneamente altri agenti hanno raggiunto l’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli dove era stata segnalata la presenza del ferito ed hanno potuto accertare che la vittima dell’accoltellamento stava subendo un delicato intervento chirurgico ed era in prognosi riservata seppur non in pericolo di vita. Sul luogo dei fatti le numerose testimonianze raccolto hanno portato all’identificazione dell’aggressore, tra l’altro cugino della vittima che dopo pochi minuti è stato rintracciato presso la sua abitazione di Afragola, immediatamente arrestato e successivamente condotto al carcere di Poggioreale.

La “Strage delle Fontanelle” decisa da due clan. E’ caccia ai basisti. I “Barbuti” scomparsi dalla Sanità

$
0
0

luogo starge alla sanità 5

Se da una parte gli investigatori danno la caccia a killer e mandanti della “Strage delle Fontanelle” alla Sanità, il clan Vastarella invece che ha subìto l’agguato dà la caccia allo “specchietista” ovvero a chi con una telefonata o un messaggio via whats app ha avvertito il commando di morte che Giuseppe Vastarella, vittima designata dell’agguato, era nel circolo e che quindi potevano entrare in azione. Ne sono convinti anche gli investigatori di ciò che ora a 48 ore di distanza hanno un quadro più preciso di quello che accaduto nelle strade del quartiere caro a Totò e nel circolo. Se è confermato da tutti, feriti compresi, che a sparare sia stato un solo killer, fermo, determinato e preciso nel centrare l’obiettivo principale avanza sempre di più la convizione che con la moto dei killer vi erano almeno altre due o tre moto in appoggio. Sono servite per coprire la fuga. Anche perché una voce non del tutto confermata vuole che il commando sia stato intercettato alcuni minuti dopo la sparatoria alla Sanità da alcune volanti della polizia del commisariato di Secondigliano. Infatti una volta partito l’allarme della sparatoria alla Sanità dalla squadra mobile di Napoli hanno avvertito i colleghi di Secondigliano appunto essendo a conoscenza degli attriti tra i Vastarella e i Mallo. Era quindi logico che i killer fuggissero in quella direzione. Ma nonostante l’inseguimento sarebbero riusciti a scappare. Ora, la polizia per assicurarli alla giustizia e il clan Vastarella per vendicarsi, danno quindi la caccia a killer e basisti. Dalla sera della strage dal rione sono scomparsi parecchi elementi legati al gruppo dei cosidetti “barbuti”, gli Spina che si sono alleati con i Mallo per vendicare i due omicidi del boss Pierino Esposito e del figlio Giuseppe avvenuti lo scorso anno. Giuseppe Vastarella tra l’altro immaginava di essere finito nel mirino degli avversari dopo le “stese” del mese scorso e infatti due giorni prima di essere ammazzato era stato fermato dalla polizia insieme con un pregiudicato proprio vicino al circolo dove è avvenuta la strage. Era arrivata una soffiata alla polizia che era in atto un summit in un edificio nelle vicinanze. Ci fu un fuggi , fuggi generale ma dopo i controlli i due fermati ovvero Giuseppe Vastarella e l’altra perosna furono rilasciati.

Soccavo-Pianura: seviziarono e uccisero un affiliato per un’estorsione “sbagliata”, la Cassazione conferma l’arresto dei ras Basso e Scognamiglio

$
0
0

aula tribunale

Una nuova ordinanza di custodia cautelare ha colpito in carcere i di Pianura e Soccavo, Diego Basso e Antonio Scognamiglio, ritenuti responsabili dell’omicidio di Francesco Esposito avvenuto  il 17 settembre del 2001. Lo ha deciso ieri la Corte di Cassazione che ha anche accolto la richiesta di non colpevolezza di Gaetano Lazzaro. Fu il killer pentito Luigi Pesce, reo confesso a raccontare l’omicidio alla Dda. Francesco Esposito, fu ucciso dai clan del Rione Traiano, venduto dai Marfella di Pianura per un’estorsione in territorio nemico. Un omicidio deciso nel pieno della faida tra i “Marfella-Pesce-Bernardo”  e i D’Ausilio che, all’epoca avrebbero provato ad estendersi in zona Soccavo-rione Traiano. Secondo la ricostruzione investigativa: la vittima fu convocata, pestata a sangue e imbavagliata tra le palazzine del rione Traiano; poi, ancora in vita, Esposito fu impacchettato in un bagagliaio di una Scenic e ucciso in un secondo momento. Il suo cadavere fu ritrovato a Fuorigrotta.

Circa 70 anni di carcere per i quattro fedelissimi del boss latitante Umberto Accurso

$
0
0

combo accurso con fotini

Sono stati tutti condannati i quattro fedelissimi affiliati del boss latitante dalla Vanella-Grassi, Umberto Accurso. Davati al gip Gabriella Pepe della 33esima sezione penale del Tribunale di Napoli hanno incassato pene pesanti i quattro uomini di fiducia del boss. Giuseppe Corcione, che viene considerato dagli investigatori il contabile del clan, ha incassato 12 anni di carcere, stessa pena anche per Gaetano Angrisano genero del boss detenuto Salvatore Petriccione, e per Antonio Coppola. A dieci anni e otto mesi  invece è stato condannato il giovannissimo Roberto Ciuoffi di soli 20 anni. Si tratta di pene pesanti se si considera che il processo si è svolto con rito abbreviato e quindi ci sarebbe stata la riduzione di un terzo della pena. Sono tutti accusati di traffico di droga e associazione mafiosa. I quattro furono arrestati nel dicembre del 2014 e in quella circostanza i carabinieri sequestrarono un block notes con la contabilità della cosca, tre orologi Rolex e alcune migliaia di euro. Contro di loro le dichiarazioni del pentito Rosario Guarino, conosciuto come “Joe banana”.

Il boss latitante Umberto Accurso Il "Contabile" del clan Giuseppe Corcione Gaetano Angrisano Antonio Coppola Roberto Ciuoffi

Marittimo di Sant’Agnello trovato morto su una petroliera e Venezia

$
0
0

1691068_1057710

Sant’Agnello. Il cadavere di Giosuè Sorrentino, 35 anni, un marittimo originario di Sant’Agnello è stato rinvenuto in una nave mercantile, battente bandiera italiana, in arrivo al porto di Venezia. A segnalare la presenza del morto il comandante della nave che ha informato la Capitaneria di porto che, per competenza, ha informato la squadra mobile della polizia di Stato. La compagnia armatrice Amoretti di Parma ha confermato nel pomeriggio che questa mattina, a bordo della ‘Bianca Amoretti’, in rada a Malamocco (Venezia), è stato rinvenuto il corpo di un membro dell’equipaggio. In una nota la società armatrice rileva che il comandante ha prontamente attivato tutte le procedure previste in questi casi e ha immediatamente contattato le autorità competenti, che al momento sono sul posto. La compagnia ha inoltre provveduto ad avvisare i familiari, partecipe del lutto che li ha colpiti. Al momento non vi sono ulteriori elementi. La compagnia e il comandante della petroliera stanno collaborando con le autorità e restano a disposizione per fornire il proprio supporto. Secondo quanto si è appreso la nave è una petroliera, è stata fatta entrare a Venezia e portata in banchina a Marghera dove la polizia coordinata dal Pm di turno sta eseguendo gli accertamenti del caso. Il corpo del marittimo sarebbe stato trovato in sala macchine da alcuni colleghi.

Castellammare: è caccia alla banda che sfascia le vetrine e depreda i negozi

$
0
0

negozio spaccata

Polizia e carabinieri stanno dando la caccia a Castellammare alla banda che di notte compie furti nei negozi con la tencica della spaccata nelle vetrine. Già due casi nell’ultimo week ened che fanno salire la preoccupazione. Il primo si è verificato  in via Cosenza dove la banda ha asportato un televisore da una vetrina di un’agenzia immobiliare. L’altro invece nella notte scorsa, ad un noto negozio di abbigliamento in Corso Vittorio Emanuele. Sempre per mano ignota. I “balordi” hanno sfondato una delle vetrine dello store di abbigliamento ed hanno depredato completamente le vetrine di tutti i capi esposti.

Alberto Ferretti

San Giovanni a Teduccio: sequestrata l’auto blindata di un ras del clan D’Amico

$
0
0

controlli carabinieri

Blitz dei carabinieri la notte scorsa nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. I militari con l’ausilio degli elicotteri hanno setacciato in lungo e in largo la zona controllando pregiudicati e appartamenti. Nel corso dell’operazione in cui sono stati controllati 22 pregiudicati, è stata sequestrata una Lancia Thesis blindata intestata a un elemento di spicco del clan D’Amico. L’uomo che è stato denunciato aveva anche due telecamere a protezione della sua abitazione. Anche le telecamere sono state squestrate. I militari infine hanno arrestato uno spacciatore. Si tratta di Danilo Troia, 21 anni di san Giorgio che è stato trovato in possesso di 14 dosi di cocaina già confezionate e pronte ad esseresmerciate, un bilancino di precisione e 250 euro in contanti provento della vendita della droga.


Notte di terrore alle Case Nuove: spari contro l’auto di un ras dei Mazzarella

$
0
0

napoli---blitz-della-polizia-alle-case-celesti-rimosse-barriere-usate-per-proteggere-aree-di-spaccio

Notte di terrore alle Case Nuove e precisamente in via Antonio Capasso dove con la oramai classica “stesa” notturna  i pistoleri hanno sforacchiato di proiettili una Fiat Panda parcheggiata. L’auto che è intestata a una società di noleggio viene utilizzata da un noto pregiudicato della zona e i proiettili lasciati nella sua auto sarebbero il segnale inquivocaibile della tensione che c’è nella zona: soprattutto dopo l’agguato in cui è rimasto gravemente ferito il ras del clan Mazzarella, Gennaro Catapano. Un altro avvertimento contro l’ abitazione di un altro ras sempre della zona Mercato si è verificato la scorsa settimana. Sembra che i segnali di guerra tra i Rinaldi e i Mazzarella ma anche di questi ultimi con i Sibillo ci siano tutti.

Napoli, reagisce allo scippo: accoltellato. E’ successo a Scampia

$
0
0

S.GiovanniBosco

 Un uomo di 36 anni, Davide M., è stato gravemente ferito con una coltellata alle spalle ieri sera a Napoli. Un parente lo ha accompagnato al San Giovanni Bosco, dove l’uomo – che ha precedenti per furto e stupefacenti – è stato ricoverato in rianimazione. Lo stesso parente ha dichiarato che Davide M. era stato accoltellato poco prima in zona don Guanella, a Scampia, per aver reagito al furto di una catenina d’oro da parte di due giovani  in sella ad uno scooter, con il viso coperto da caschi. Sulla vicenda indaga la polizia.

Napoli: non si ferma all’alt, inseguito e acciuffato. Aggredisce i carabinieri: arrestato alla don Guanella

$
0
0

carabinieri-arresto-1

I carabinieri hanno arrestato a Napoli, nel quartiere di Secondigliano, un uomo di 41 anni, già noto alle forze dell’ordine, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. In sella al suo scooter, il 41 enne non si è fermato all’alt che i militari dell’arma gli avevano imposto per i controlli. Inseguito, è stato raggiunto e bloccato in via Don Guanella, all’angolo con via Miano. Il 41enne ha detto di essersi dato alla fuga perché il suo mezzo era sprovvisto di copertura assicurativa; poi, mentre i carabinieri verbalizzavano l’irregolarità, ha dato in escandescenza tentando di darsi alla fuga e strattonando violentemente due militari, che hanno riportato contusioni guaribili in pochi giorni. Arrestato, è in attesa di rito direttissimo.

Napoli: arrestato Nicolao reggente del clan Licciardi

$
0
0

arresto-licciardi-630x330

Arrestato a Secondigliano dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli Antonio Nicolao, ritenuto l’attuale reggente del clan Licciardi, raggiunto da un ordine di esecuzione di pene concorrenti emesso dal tribunale di Milano. Dovrà espiare 9 anni e 8 mesi di reclusione conseguenti a condanne varie per associazione per delinquere, ricettazione e rapina aggravata. Nicolao è stato portato nel carcere di Poggioreale.

Una fresa sporca di sangue trovata vicina al cadavere del marittimo di Sant’Agnello

$
0
0

giiosuè sorrentino

 Una fresa sporca di sangue è stata trovata accanto al corpo di Giosuè Sorrentino, 35 anni, marittimo di Sant’Agnello  il cui cadavere è stato trovato con la gola tagliata a bordo di un mercantile in rada a Venezia. Secondo fonti degli investigatori la ferita mortale è compatibile con le lame dell’attrezzo. Secondo gli investigatori restano aperte tutte le ipotesi investigative che sarebbero però ristrette al suicidio, all’incidente sul luogo di lavoro o addirittura all’omicidio. L’allarme era scattato nella tarda mattinata di ieri quando i colleghi dell’uomo hanno trovato il corpo in sala macchine della nave che era in rada a Malamocco. Immediata la richiesta di soccorso del capitano della ‘Bianca Moretti’ cargo battente bandiera italiana – l’armatore è la Amoretti di Parma – che ha chiamato la Capitaneria di porto immediatamente giunta sul posto con i sanitari del Suem 118. Sulla vicenda il Pm di turno Stefano Ancillotto ha affidato le indagini alla squadra mobile lagunare che dopo i rilievi del caso ha risentito la ventina di uomini a bordo del mercantile. Già domani dovrebbe essere affidato l’incarico all’anatomopatologo per effettuare l’esame autoptico sul corpo del marittimo. La nave, per opportunità investigative, è stata trasferita da subito all’interno della città lagunare e portata in banchina a Marghera dove è in zona protetta e irraggiungibile mentre da fonti della squadra mobile è stato deciso di non rilasciare dichiarazioni fino alla conclusione degli accertamenti del caso.

Viewing all 51875 articles
Browse latest View live