Salerno. Citarella spiega il sistema delle offerte e dei colori per pilotare le gare d’appalto alla Provincia di Salerno. Di nuovo in aula, l’ex patron della Nocerina nel processo ‘Due Torri’ a carico di quattro tra imprenditori e funzionari pubblici, per rispondere alle domande della difesa. Giovanni Citarella ha spiegato – su richiesta dei difensori degli imputati – come venivano pilotate le gare d’appalto. Le offerte venivano preordinate da Rino Citarella, il cugino, abile nei calcoli matematici delle offerte e dei ribassi. Inoltre, le ditte erano raggruppate in gruppi e sottogruppi e divise per colori. Attraverso questo sistema Rino Citarella riusciva a decidere a chi far assegnare la gara. Naturalmente con la complicità di funzionari pubblici. Giovanni Citarella ha riferito, infatti, che a mantenere i rapporti con i dipendenti della Provincia era sempre suo cugino Rino che aveva uno schema anche per questo. In base a questo schema venivano distribuite le mazzette ai funzionari pubblici. Gennaro Citarella, ha riferito lex patron della Nocerina, custodiva tutti i dati su una pen drive, annotava tutto con precisione. Si è tirato fuori da questa organizzazione del ‘lavoro’ anche perchè – ha detto – ‘io di pc non ne capisco niente’. Rino Citarella, secondo il testimone, era la mente dell’organizzazione che ci occupava di pilotare gli appalti alla Provincia di Salerno.
Processo ‘Due Torri’: Giovanni Citarella spiega il sistema: “Mio cugino organizzava tutto”
Traffico di droga dall’Ecuador: 34 arresti tra Napoli e provincia
Vasta operazione del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli che sta eseguendo, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, 34 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti esponenti di due distinte organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di stupefacenti, aventi basi operative nella provincia di Napoli e con solide ramificazioni in territorio estero. Tratto in arresto anche il broker del sodalizio criminale dimorante in Ecuador, anello di congiunzione con i narcotrafficanti sudamericani, e fermato un pericoloso appartenente ad un locale clan camorristico in procinto di commettere un omicidio. Nel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati beni e disponibilita’ finanziarie per un valore di oltre 10 milioni di euro
Duplice omicidio stradale della Tangenziale il 9 maggio il Tribunale decide sul processo al dj di Pozzuoli
Il Tribunale di Napoli deciderà il 9 maggio prossimo se Aniello Mormile dovrà essere processato con il rito abbreviato che prevede lo sconto di una terzo della pena prevista o con rito ordinario. L’imputato è l’ormai noto dj di Pozzuoli che il 2 luglio scorso in preda a un improvviso raptus di follia a bordo della sua Clio all’altezza del casello della Tangenziale di Pozzuoli ha spento i fari, fatto una inversione a U ed è tornato indietro.. All’altezza di Agnano, dopo aver sfiorato un tir, la Clio di Mormile si è schiantata frontalmente con l’utilitaria del 48enne. Un impatto devastante. Le due auto sono rimasta piantate uno di fronte all’altro. Nell’impatto trovarono la morte la fidanzata che era con lui in auto, Livia Barbato e Aniello Miranda, 48 anni, un operaio di Torre del Greco che stava andando al lavoro. Ieri mattina il pm ha depositato una perizia tecnica sull’auto del dj napoletano. Il ragazzo ieri mattina era presente in aula davanti al gip Rosa De Ruggiero. C’erano anche i familiariidella sua fidanzata “Lilly” e di Aniello Miranda. E’ rimasto con lo sguardo basso, in silenzio per tutto il tempo senza mai riuscire a guardare in faccia a quelle persone a cui ha provocato un dolore immenso. E intanto ieri mattina il pm ha depositato una perizia tecnica sull’auto del dj di Pozzuoli. Il maggio si saprà come continuerà la fase processuale.
(nella foto Aniello Mormile e la fidanzata Livia Barbato)
Ercolano: aveva lasciato in “custodia” armi e droga a un’amica incensurata. Arrestati
Aveva consegnato droga e una pistola a una incensurata, per la custodia in un luogo ‘sicuro’. Ma l’escamotage è stato scoperto dai carabinieri, che a Ercolano hanno arrestato l’uomo, un 30enne che aveva l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per fatti di droga, e la cui casa veniva sottoposta a controlli. Nel corso della perquisizione nell’appartamento della insospettabile, sono stati trovati e sequestrati 46 grammi di marjuana e 34 grammi di hashish, un bilancino di precisione e una pistola semiautomatica calibro 7,65 di provenienza clandestina. Al termine degli accertamenti, l’uomo è stato portato a Poggioreale mentre la donna, 29 anni, è stata posta agli arresti domiciliari. Entrambi sono accusati di concorso di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di un’arma clandestina.
Ercolano: il boss Stefano Zeno utilizzava un cellulare dal carcere per mandare ordini agli affiliati
L’inchiesta sul duplice omicidio del boss Mario Ascione e Ciro Montella deciso dai boss dei Birra-Iacomino che volevano far capire chi comandava davvero ad Ercolano ha svelato inquietanti retroscena sulla potenza criminale del gruppo. E tra questi il fatto che il boss Stefano Zeno, nonostante fosse in carcere riusciva sempre a mandare messaggi all’esterno e a sapere cosa accadeva nella sua città .Utilizzava infatti il cellulare di una guardia carceraria corrotta originaria di Portici e attraverso di esso ascoltava“Radio Ercolano”, dalla quale venivano veicolati messaggi in codice per gli affiliati sotto forma di dediche alle canzoni. E’ quanto emerge dalle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere 9 tra boss, killer e fiancheggiatori dei clan Birra-Iacomino di Ercolano e i Lo Russo di Miano tra cui anche lo stesso capo clan Carlo. Il telefono utilizzato da Stefano Zeno veniva occultato dalla guardia corrotta nella cella numero 88 del padiglione Livorno del carcere di Poggioreale. Secondo quanto ha raccontato agli investigatori uno dei pentiti del clan, Vincenzo Esposito, il cellulare sarebbe stato acquistato da insospettabili uomini del clan e poi sarebbe stato fatto arrivare in carcere attraverso la complicità dell’agente di polizia penitenziaria corrotto, originario di Portici. Dal carcere Zeno utilizzando il telefonino partecipava alle decisioni del clan.
Dalle immagini delle telecamere la verità sull’agguato a Walter Mallo. Rischia la denuncia per favoreggiamento
Le immagini delle telecamere di videosorveglianza lungo il tragitto della tangenziale ma anche quelle che portano all’ospedale san Giovanni Bosco e all’isolato 56 del rione don Guanella a casa di Walter Mallo torneranno utili agli investigatori per cercare di capire cosa veramente è accaduto e soprattutto dove l’altra notte quando qualcuno ha cercato di uccidere il boss emergente della zona Nord di Napoli. Il suo racconto secondo gli investigatori fa acqua da tutte le parti e per lui scatterà la denuncia per favoreggiamento personale. “La sera ero stato a cena fuori- ha spiegato mallo agli investigatori- ero al centro di Napoli. Poi ho ripreso l’auto ma mi sono accorto che mancava la benzina. Quindi ho chiamato un mio amico ma di lui non ricordo il cognome.Abbiamo preso la Tangenziale e quando siamo usciti a Capodimonte ho sentito il rombo di una moto e diversi colpi di pistola esplodere .Siamo riusciti a scappare e solo dopo mi sono accorto di essere stato ferito ad un braccio”. ma chi lo ha accompagnato all’ospedale si è subito allontanato e Mallo dopo che era stato medicato ha raccontato di essere stato accompagnato a casa con “Una Fiat Multipla bianca ma non so dov’è”. Sparite le auto, spariti gli amici o meglio mallo dice di non ricordarsi i cognomi e soprattutto sul presunto luogo dove sarebbe avvenuto l’agguato la polizia scientifica non ha trovato nel bossoli ne tracce ematiche. E’ evidente che l’agguato è avvenuto altrove. Un fatto è certo Mallo è scampato alla morte probabilmente per la bravura dell’autista che con qualche manovra brusca è riuscita a sfuggire ai proiettili oppure il killer non era esperto e non aveva la mano ferma perchè dalla direzione della pallottola che si è conficcata nell’avambraccio sinistro ha sfiorato l’addome.
Afragola: minaccia di morte la ex e brucia l’auto della suocera. Arrestato
Stalker seriale arrestato dai carabinieri di Afragola dopo che aveva prima minacciato di morte la sua ex e poi aveva dato alle fiamme l’auto dell’ex suocera. e’ accaduto al rione Salicelle dove i militari della locale caserma hanno fatto scattare le manette ai polsi di Antonio V. 31 anni, del rione Salicelle di Afragola, pregiudicato. E’ stato arrestato dai carabinieri mentre ancora assediava l’abitazione della sua ex convivente, A.R., 26 anni, che lo aveva lasciato da già qualche mese, a causa del suo carattere violento. L’uomo per due giorni ha minacciato di continuo la sua ex per l’affidamento dei figli ancora in tenera età, e poi perché la donna aveva iniziato una nuova relazione con un altro uomo. Lo stalker la notte del venticinque aprile ha incendiato la Ford Fiesta dell’ex suocera lasciata in sosta per strada proprio sotto l’abitazione della donna . Poi la sera successiva si è ripresentato a casa della suocera, minacciando morte la sua ex convivente. I vicini impauriti dalla situazione che stava degenerando hanno avvertito i carabinieri che hanno arrestato in flagranza di reato l’uomo.
Concordia: domani il via a Firenze il processo d’appello per Schettino
Al via il processo davanti alla Corte d’Appello di Firenze per la vicenda giudiziaria di Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia naufragata il 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio provocando 32 morti. La prima udienza si terrà domani, giovedì 28 aprile, e come primo atto ci saranno le costituzioni delle parti civili. Il collegio giudicante sarà presieduto da Grazia D’Onofrio. Nel corso del processo, la difesa dell’ex comandante chiederà l’annullamento della sentenza di condanna di 16 anni di reclusione per Schettino emessa dal Tribunale di Grosseto l’11 febbraio 2015. La Procura di Grosseto, che sosterrà la pubblica accusa anche in appello, controreplicherà chiedendo una pena più alta per l’imputato: non 16 ma 26 anni di reclusione. La richiesta di proclamare innocente Schettino sarà illustrata dall’avvocato Saverio Senese del foro di Napoli (subentrato nel pool difensivo al posto di Domenico Pepe, che ha rassegnato le dimissioni subito dopo il verdetto) e dall’avvocato Donato Laino sempre del foro di Napoli. Con tutta probabilità l’imputato non sarà presente a Firenze per la prima udienza di appello e resterà nella sua abitazione di Meta di Sorrento. La difesa di Schettino ha depositato tre atti di ricorso alla Corte d’Appello chiedendo l’assoluzione dell’ex comandante Schettino in considerazione dei “gravi errori e delle valutazioni molto discutibili” compiute dai giudici di primo grado. Ai tre atti depositati dal collegio difensivo, Schettino ha aggiunto un proprio documento di suo pugno in cui annuncia che sarà raramente a Firenze “per evitare sovrapposizioni mediatiche”. “La mia presenza a Grosseto – afferma l’ex comandante della Costa Concordia – è stata pregiudizialmente mal interpretata, ricalcando un copione che non è in linea con la mia persona e soprattutto con la mia indole”. Dopo l’udienza di domani, la Corte d’Appello di Firenze tornerà a riunirsi nel mese di maggio con un calendario fitto che prevede almeno undici giornate già fissate.
Torre Annunziata, droga dal Sud America: colpo ai Tamarisco, 34 arresti
Dalle prime ore del mattino, il Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli sta eseguendo, sotto il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia, un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali (di cui 22 custodie cautelari in carcere, 7 arresti domiciliari e 5 obblighi di presentazione alla p.g.), emesse dal GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti esponenti di due distinte organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di stupefacenti, aventi basi operative nella provincia di Napoli e con solide ramificazioni in territorio estero. La prima struttura associativa faceva capo al noto e pericoloso sodalizio camorristico dei “TAMARISCO” (o dei “NARDlELLO”) attivo nel territorio di Torre Annunziata e nei comuni limitrofi dell’Agro nocerino-sarnese, storicamente leader nel settore del traffico internazionale di droga e al cui vertice si collocano i fratelli Domenico, Francesco e Bernardo TAMARISCO. ll clan era stato pesantemente colpito negli ultimi anni con I’arresto del “boss” Francesco (43 anni), avvenuto nell’aprile 2014 nell’ambito di un’operazione condotta anche stavolta dai finanzieri del GICO di Napoli e, successivamente, condannato dal Tribunale di Napoli a dieci anni e otto mesi di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti. Anche l’altro fratello, Domenico (42 anni), e stato per lungo tempo lontano dalle dinamiche criminali del clan, avendo appena finito di scontare una lunga condanna sempre per traffico internazionale di droga. Le redini dell’organizzazione erano, quindi, attualmente nelle mani del terzo fratello Bernardo (44 anni, costretto sulla sedia a rotelle per un‘infermità agli arti inferiori a seguito di un agguato subito a meta degli anni ’9O dal clan, allora rivale, dei “GlONTA”) e in stato di detenzione domiciliare dovendo scontare una pena definitiva di cinque anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Salerno. Tale stato di detenzione, tuttavia, non gli ha impedito di svolgere il ruolo di “reggente” del clan durante l’assenza degli altri due fratelli e, in tale veste, di gestire un intenso traffico di cocaina con il Sud America, avvalendosi della collaborazione del cognato Vincenzo LANGIANO (cl. 73) e sfruttando l‘intermediazione presso i cartelli fornitori del “broker”
Salvatore IAVARONE (cl. 50), stabilmente dimorante in Ecuador. ln effetti, proprio l’installazione di una microspia nell’abitazione “fortino”” dei TAMARISCO consentiva di individuare quel luogo come il quartier generale dell‘associazione, al cui interno si svolgevano le riunioni operative pit: importanti finalizzate a organizzare e coordinare le trattative per l’acquisto, l’importazione e la successiva commercializzazione della droga sul territorio campano. Nello sviluppo della propria attività criminale, il clan TAMARISCO era riuscito a diversificare i propri canali di approvvigionamento dello stupefacente entrando in affari con altre due organizzazioni di narcotrafficanti aventi basi logistiche, rispettivamente, in Ecuador e in Colombia di cui facevano parte, fra gli altri, i cugini SCUOTTO Davide (cl. 72) e SCUOTTo Claudio (cl. 75).
La cocaina destinata al gruppo “TAMARISCO” veniva spedita via mare dai porti del Sud America (in particolare da quello di Guayaquil in Ecuador) a quello italiano di Salerno, dove l’organizzazione poteva contare sul|’appoggio di alcuni operatori addetti alla movimentazione delle merci per il recupero e la successiva consegna delle partite di stupefacente occultate a||’interno dei containers. Sulla base dei riscontri probatori acquisiti nel corso delle indagini, l’organizzazione e riuscita a concretizzare diverse imponazioni di cocaina dal|’Ecuador, fra cui si segnalano i 48 chilogrammi giunti presso il porto di Salerno nel mese di giugno del 2014 e altri 24 chilogrammi nel dicembre del 2014. lnoltre, sempre alla medesima organizzazione erano destinati 33 chilogrammi di cocaina sottoposti a sequestro nel porto di Manzanillo (Panama) dalla locale Polizia nel marzo del 2015. Diversi, infine, sono stati i tentativi di importazione di ulteriori ingenti quantitativi di cocaina non andati a buon fine per fatti indipendenti dalla volonta dei responsabili. Una volta giunta nel territorio campano, la droga veniva collocata sul mercato attraverso diversi passaggi intermedi che vedevano come principale protagonista il pluripregiudicato Vincenzo BARBELLA (cl. 46), il quale risulta aver acquistato all’ingrosso dal clan TAMARISCO diverse partite di cocaina, successivamente cedute ad altri compratori,
referenti anche di noti clan napoletani, per la definitiva destinazione alle piazze di spaccio.
Da ultimo, il sodalizio aveva avviato rapporti commerciali anche con una importante cosca della ‘ndrangheta della fascia jonica-reggina finalizzati all’acquisto di partite di cocaina, come dimostra il sequestro di oltre 1 chilogrammo di cocaina avvenuto nel novembre del 2015 presso un hotel B&B ubicato nel comune di Torre Annunziata, gestito da Antonio CIRILLO (cl. 75), gia noto agli investigatori in quanto ritenuto uno dei “magazzini” di stoccaggio dello stupefacente nella disponibilita dell‘organizzazione. Nell’occasione, infatti, un referente della cosca calabrese si e recato personalmente presso la citata struttura per consegnare una partita “campione” (trasportata a cura di un corriere a bordo di un’autovettura munita di apposito “doppiofondo”) in vista di una successiva e più consistente fornitura di merce. Nel corso della successiva perquisizione all’interno de||’immobile, é stata rinvenuta anche una pistola semiautomatica marca GLOCK Ges.m.b.H priva di matricola modello 9×19 con relativo caricatore inserito contenente n. 12 cartucce calibro 9, nonché ulteriori 51 cartucce calibro 9.
La seconda organizzazione, del tutto autonoma ma meno articolata rispetto alla precedente, era composta da 4 soggetti, di cui 2 campani (Francesco MATRONE cl. 83 e Biagio PERLINGIERI. Cl. 82), un trevigiano (Paolo Domenico DA ROLD cl. 66) e un cittadino sloveno (Marian PETOVSKY cl. 70) ed aveva anch’essa la propria base logistica nel comune di Torre Annunziata. ll sodalizio era specializzato, in particolare, nell’importazione dalla Spagna di ingenti quantitativi di hashish che venivano trasportati in Italia attraverso automezzi pesanti all’interno di appositi carichi di copertura e, successivamente, immessi nel mercato clandestino locale. Le accurate investigazioni di natura tecnica esperite a carico di questo ulteriore gruppo criminale consentivano, fra l’a|tro, ai finanzieri del GICO di Napoli di sequestrare nel febbraio del 2015 a Vimodrone (Ml) un carico di 1.042 kg. di hashish occultato in un mezzo pesante proveniente dalla Spagna a bordo del quale si trovavano due corrieri di nazionalita straniera, successivamente tratti in arresto. Uno di questi, il cittadino sloveno destinatario dell’odierna misura cautelare, gia in precedenza aveva curato per conto dell’organizzazi0ne il trasporto di altri carichi di hashish tutti provenienti dalla penisola iberica e destinate al territorio campano. L’operazione odierna, che viene svolta in maniera coordinata in diverse parti del territorio nazionale con la collaborazione di altri Reparti della Guardia di Finanza, ha comportato il dispiegamento di oltre 170 militari e l’impiego di 59 automezzi. Contestualmente all’esecuzione delle misure personali, i finanzieri stanno procedendo anche al sequestro preventivo di 22 beni immobili, 19 automezzi, 6 aziende commerciali e numerosi rapporti bancari per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, in quanto ritenuti dagli investigatori presunti reinvestimenti dei proventi delittuosi del narcotraffico. Va rimarcato, inoltre, che fra i provvedimenti di cattura eseguiti, figura anche un mandato di arresto internazionale emesso a carico del citato Salvatore IAVARONE, broker dimorante nella citta ecuadoregna di Guayaquil, dove lo stesso gestiva anche alcune attività commerciali. In tale contesto, grande merito e riconoscenza vanno attributi alla Polizia di quel Paese che, pur in momento di grave emergenza dovuto al devastante sisma che nei giorni scorsi ha colpito quelle zone, ha assicurato una preziosa collaborazione investigativa, giungendo, nel corso di un’operazione congiunta coordinata dall’Esperto per la Sicurezza in Bogota della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, all’individuazione e alla cattura del narcotrafiicante. L’importanza dell’indagine, che si e avvalsa del fondamentale ruolo di coordinamento della Direzione Centrale per il Servizi Antidroga, é testimoniata non soltanto dai rilevanti carichi di droga ricondotti ai due sodalizi e dall’altrettanto rilevante numero di pericolosi trafficanti di morte assicurati alla giustizia ma, soprattutto, per essere riuscita a colpire in tutti i suoi gangli operativi ed organizzativi una delle pilli pericolose ed efferate associazioni camorristiche, da diversi anni leader nel settore del traffico di cocaina a livello internazionale. La spiccata attitudine delinquenziale e l’attuale pericolosita degli appartenenti al clan é stata ulteriormente confermata dalle recentissime risultanze investigative acquisite sul conto di Domenico TAMARISCO il quale, appena pochi giorni dopo la sua scarcerazione avvenuta lo scorso 6 aprile, si e subito reinserito a pieno titolo nell’organizzazione di appartenenza. In particolare, dalle conversazioni captate all’interno dell‘abitazione dei TAMARISCO, é emerso, non solo, che quest’ultimo ha immediatamente avviato trattative finalizzate all’acquisto di ingenti partite di stupefacenti ma, soprattutto, il chiaro intento del “boss” di riaffermare in modo clamoroso il suo prestigio criminale attraverso l’imminente realizzazione di altri gravissimi reati, fra cui l’uccisione di un soggetto, non meglio individuato, con il quale era verosimilmente entrato in contrasto prima di essere arrestato.
Tali elementi, suffragati da univoche e circostanziate evidenze investigative circa la disponibilita di numerose armi nonché di un gruppo di fuoco gia pronto all’azione, ha indotto questa Procura a disporre il fermo immediato del TAMARISCO interrompendo cosi sul nascere i suoi efferati progetti criminali.
Esplode bombola del gas a Soccavo: gravi danni all’edificio
Una bombola di gas e’ scoppiata stamattina in un’abitazione del quarto piano in via Antonino Pio, nel quartiere Soccavo, a Napoli. Ferito il proprietario dell’appartamento. L’uomo e’ stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo. L’esplosione ha causato gravi danni all’edificio. Sono in corso rilievi deii caschi rossi. In seguito all’incidente sono accorsi sul posto anche i carabinieri di Napoli.
Castellammare, panico al Caporivo: uomo minaccia il suicidio. Salvato dai vigili urbani
Momenti di panico nella tarda mattinata di oggi nella zona del Caporivo a Castellammare. Un uomo con problemi mentali si è barricato in casa e ha minacciato il suicidio. E’ stato salvato grazie all’intervento dei vigili urbani che lo hanno convinto a desistere dall’insano gesto. E’ accaduto intorno alle 13 in via Coppola, Ciro S.30 anni si è chiuso in casa e ha cominciato ad urlare. I vicini hanno sentito rumori di vetri rotti, urla e rumori sulle pareti. L’uomo in piena crisi di nervi ha minacciato il suicidio prima lanciandosi contro i vetri della finestre con le mani e poi contro gli specchi e le pareti della casa battendo la testa. Sul posto è arrivata l’ambulanza del 118 e i vigili urbani. Dopo alcuni minuti di mediazione con i vigili che erano all’esterno Ciro ha aperto la porta si casa e si è fatto curare. I medici del 118 lo hanno soccorso e portato in ospedale dove è ricoverato con numerose ferite agli arti e alla testa.
Assolto affiliato ai De Micco: Il pentito Esposito è risultato non attendibile
Assolto dall’accusa di rapina Enea De Luca affiliato al clan De Micco della zona Orientale. Lo hanno deciso i giudici dell’11esima sezione penale del Tribunale di Napoli che non hanno dato credito alle dichiarazioni dell’unico pentito della cosca, Domenico Esposito. Il pm aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere. L’imputato era accusato di aver rapinato, insieme con un complice mai identificato, lo scooter a una ragazza che transitava per Ponticelli. Ma l’impianto accusatorio è stato smontato dall’avvocato Stefano Sorrentino e i giudici hanno assolto De Luca.
(nella foto da sinistra Enea De Luca e Domenico Esposito)
Ladri maldestri in trasferta da Ponticelli a Nocera si scontrano tra di loro a Torre Annunziata. Due arrestati e uno ricercato
Ladri maldestri in trasferta da Ponticelli a Nocera inferiore rubano un’auto, inseguiti dai carabinieri ma uno dei ladri cerca di andare contromano in autostrada e si schianta contro l’auto dei complici. Risultato due arrestati e uno ricercato. E’ accaduto nella notte nei pressi del casello di Torre Annunziata in direzione Napoli. I tre banditi dopo aver rubato una Golf a Nocera Inferiore sono stati intercettati dai carabinieri che erano stati avvertiti del furto dal proprietario dell’auto. La fuga si è protratta fino a Torre Annunziata dove con un posto di blocco i militari gli hanno sbarrato la strada. Ma il ladro che era alla guida dell’auto rubata ha tentato una manovra contromano in autostrada ed è andato a sbattere contro l’auto, una Ford Mondeo, dei complici che lo seguivano. I tre hanno cercato la fuga ma sono stati bloccati dai militari. Uno solo è riuscito a sfuggire alla cattura ed è ricercato. Gli altri due sono rinchiusi nel carcere di Poggioreale. Si tratta di Antonio Quarto, 40 anni, di San Giovanni a Teduccio e Pasquale Mennillo, 46 anni, di Ponticelli. nell’auto i carabinieri hanno ritrovato tutti gli arnesi e le centraline per poter facilmente compiere furti.
Esplode bombola gas al Rione Traiano,1 ferito e 10 famiglie evacuate
E’ di un ferito grave e dieci famiglie evacuate il bilancio di un’esplosione avvenuta per cause accidentali all’interno di un’abitazione di via Antonino Pio, a Rione Traiano, periferia di Napoli. Con ogni probabilità l’esplosione è stata provocata da una bombola di gas. A riportare i danni maggiori è stato il proprietario dell’ appartamento al quarto piano in cui è avvenuto lo scoppio, un uomo di 74 anni. Ha riportato diverse ustioni ed è ricoverato in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita, all’ospedale Cardarelli. Diverse anche le auto danneggiate tra quelle parcheggiate nei dintorni. Sventrato dall’esplosione l’appartamento. La strada, inizialmente chiusa per consentire lo sgombero, è stata da poco riaperta al traffico. Sotto sequestro la palazzina di cinque piani.
Mariglianella: uccise l’amico davanti alla figlia 11enne. Palermo condannato a 20 anni di carcere
E’ stato condannato a 20 anni di carcere Antonio Palermo l’uomo che il 6 agosto del 2015 uccise a Mariganella il suo amico Giovanni Panico. L’omicidio avvenne sotto gli occhi della figlia 11enne della vittima che raccontò tutti ai carabinieri. La bimba il giorno seguente dopo aver parlato con i militari e raccontato quel che aveva visto scrisse sul proprio profilo facebook: “Meglio la zampa di un animale che la mano di un infame”. L’assassino, 47 anni di Brusciano con precedenti per spaccio di droga fu scovato quattro giorni dopo l’omicidio a casa di un parente a Marigliano. Il processo si è svolto con il rito abbreviato davanti al gip Sepe del Tribunale di Nola per cui l’assassino ha potuto usufruire dello sconto di pena pari a un terzo. Il pm aveva chiesto l’ergastolo. Il gip ha accolto la richiesta di attenuanti della difesa dell’imputato che si è dichiarato reo confesso.
I Tamarisco importavano la cocaina dall’Ecuador grazie a due dipendenti del porto di Salerno. I nomi di tutti gli arrestati
Bernardo Tamarisco, il boss sulla sedia a rotelle gestiva il traffico di stupefacenti dal suo fortino di Torre Centrale: è quanto scoperto dagli uomini del Gico in una lunga e articolata indagine che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 esponenti e fiancheggiatori del clan Tamarisco di Torre Annunziata. I Nardiello, con contatti con il clan Di Lauro e le ndrine calabresi, importavano ingenti quantitativi di droga dal Sud America, oltre che dall’Olanda e dalla Spagna, destinati al mercato campano. All’ordinanza nei confronti di Bernardo Tamarisco+ altri si è affiancato un decreto di fermo della Dda per Domenico Tamarisco, 42 anni, uscito dal carcere lo scorso 6 aprile e inseritosi nuovamente nell’organizzazione criminale, tanto che programmava l’omicidio di un rivale per fare un favore al clan Gionta, con il quale i Nardiello – dopo acredini e rivalità sfociate in una faida negli anni ’90 – si erano alleati. L’indagine, sfociata nel blitz del Gico di ieri, ha preso avvio nel gennaio del 2014 con l’ascolto di una telefonata, da una cabina pubblica, tra i napoletano Gennaro Iavarone e Claudio Scuotto e il broker della droga, trasferitosi in Ecuador, Salvatore Iavarone. In quella telefonata si faceva riferimento alla raccolta di danaro per estinguere il pagamento di una precedente partita di stupefacenti e per finanziarne un’altra. Quello spunto permise di approfondire un’indagine che ha portato alla scoperta di due organizzazioni distinte ma collegate una facente capo ai Tamarisco e l’altra al pregiudicato torrese, Francesco Matrone, 33enne. Cocaina a fiumi, inviata da Salvatore Iavarone e destinata ai Tamarisco. Lo stupefacente partiva dal porto di Guayaquil in Ecuador e arrivava nel porto di Salerno dove Matteo Rispoli e Antonio Romani, dipendenti del porto addetti allo scarico delle merci recuperavano lo stupefacente e tramite Enrico Russo la consegnavano ai Tamarisco. Tre le importazioni registrate dai finanzieriavvenute tra gennaio e dicembre 2014, ed una quarta importazione poi fallita nel marzo del 2015, con un sequestro effettuato nel porto di Manzanillo a Panama di 33 chili di cocaina. Per questa operazione erano stati versati 178mila euro circa. I Tamarisco facevano riferimento in Ecuador a Salvatore iavarone ma anche a Davide Scuotto, altro narcos napoletano trasferitosi in Sud America e cugino di Claudio Scuotto. Inoltre avevano collegamenti con i trafficanti italiani espatriati in Colombia, Vincenzo Iannotta, poi morto, Salvatore Maccarone e Alberto Di Rienzo. L’altro gruppo individuato dai finanzieri e operante sul territorio di Torre Annunziata è quello di cui fanno parte Francesco Matrone e Biagio Perlingieri che insieme al cittadino trevigiano Paolo Domenico Da Rold e ai corrieri sloveni Marina Petovsky e Viliam Brida importava dalla Spagna grossi quantitativi di droghe cosiddette leggere. Il 16 febbraio del 2015 furono, infatti, sequestrati 1042 chii di hashish nascosti in un tir condotto dai due stranieri.
Una volta giunta sul mercato campano, la cocaina importata dai Tamarisco veniva collocata sul mercato attraverso soprattutto Vincenzo Barbella, un pluripregiudicato 69enne che acquistava all’ingrosso dal clan per poi rivendere alle ‘famiglie’ del Napoletano che cosi’ rifornivano le loro piazze di spaccio. I Tamarisco avevano anche instaurato di recente un rapporto con una cosca della ‘ndrangheta jonico-reggina, cosi’ come mostra il sequestro a novembre dello scorso anno di un chilo di cocaina in un bed and breakfast oplontino che un rappresentante della ‘ndrina aveva portato come campione grazie a un corriere con un’auto munita di doppiofondo.
Domenico Tamarisco, dopo la scarcerazione del 6 aprile scorso, secondo gli inquirenti, voleva a tutti i costi riaffermare la potenza del clan e farlo anche in maniera clamorosa e sanguinaria come l’uccisione di un uomo, non identificato, con il quale era entrato in contrasto. Era stata scelta l’arma, una pistola Glock, scelto il mezzo, una moto, e il luogo dove agire. E anche i killer era pronti: “domani deve stare nella bara. Domani si deve fare il servizio, gli ‘schiatto’ la capa e vado via”. Una intercettazione ambientale del 12 aprile scorso svela agli inquirenti che i Tamarisco erano pronti ad uccidere anche con l’aiuto dei Gionta, con i quali hanno stretto poi un’alleanza. Una ‘cimice’ messa dalle forze dell’ordine nell’abitazione di Domenico Tamarisco, non solo ha fatto luce sul narcotraffico, ma ha anche portato al decreto di fermo a suo carico per l’omicidio che stava progettando.
In carcere sono finiti:
Domenico Tamarisco
Bernardo Tamarisco
Igor Aleksic
Giancarlo Autiero
Vincenzo Barbella
Antonio Cirillo
Salvatore Civale
Pasquale Corvino
Paolo Domenico D Rold
Gennaro Iavarone (1976)
Salvatore Iavarone
Vincenzo Langiano
Antonio Liccardi
Francesco Matrone
Michele Pagano
Biagio Perlingieri
Marian Petovsky
Vladan Radovanovic
Matteo Rispoli
Antonio Romano (1984)
Enrico Russo
Claudio Scuotto
Davide Scuotto.
Ai domiciliari:
Giovanni Cortese
Gennaro De Maria
Salvatore Ferace
Alfonso Fiorente
Angelo Renato
Sergio Romano
Pasquale Scuotto.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
Anna Iavarone,
Gennaro Iavarone (8.8.1976)
Alessandro La Mesa
Antonio Romano (1991)
Pasquale Russo.
Napoli, agguato in via Janfolla: è in fin di vita
L camorra torna a sparare per le strade di Napoli. E’ accaduto poco dopo le 22 in via Janfolla al rione don Guanella. Un uomo, di cui al momento non sono state rese note le generalità, è stato ferito a colpi di arma da fuoco mentre era nella sua automobile. La vittima è stata trasportata al Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, le sue condizioni sono gravissime. Sull’accaduto indaga la Polizia di Stato.
Miano: è Aniello Di Napoli la 30esima vittima di camorra a Napoli dall’inizio dell’anno
E’ morto prima di arrivare in ospedale Aniello Di Napoli, 46 anni colpito da numerosi colpi di arma da fuoco poco prima delle 22,30, all’altezza del civico 393 di via Janfolla mentre era nella sua automobile. La vittima è stata trasportata al pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, dove è però giunto cadavere. Sull’accaduto indaga la Polizia di Stato. Quella di questa sera è la 30esima vittima di camorra a Napoli dall’inizio dell’anno. Di Napoli era conosciuto dalle forze dell’ordine per denunce penali legate a reati reati legati alla droga e alla ricettazione. Il 9 dicembre dell’anno scorso, in via Miano, a Piscinola, fu ucciso Vincenzo Di Napoli, 25 anni, figlio di Aniello.
Pomigliano: il 24 giugno il processo per il boss Foria e i suoi affiliati
E’ stato fissato per il 24 giugno il processo nei confronti del boss di Pomigliano d’Arco Nicola Foria e i due suoi affiliati Tommaso Rega e Giuseppe Falco. Saranno giudicato con rito abbreviato e quindi usufruiranno dello sconto di un terzo della pena davanti al gup Maria Luisa Miranda. Sono imputati per turbativa d’asta e tentata estorsione con l’aggravante del metodo camorristico. Secondo l’accusa i tre avrebbero agito con minacce e pressioni per riprendersi un palazzo situato a Pomigliano, in via Masseria Papaccio. L’immobile era finito all’asta dopo il fallimento di una società intestata a Rega anche se, sulla base di alcune testimonianze raccolte dagli investigatori, solo fittiziamente perché realmente sarebbe appartenuto a Salvatore Foria, fratello di Nicola, storico capoclan deceduto in carcere nel 2004. nella vicenda è coinvolto anche l’avvocato di Marigliano Luigi Esposito, che è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari tre giorni fa. Il legale avrebbe cercato di offrire soldi a un imprenditore della zona interessato a rilevare lo stabile per farlo ritirare dall’asta.
(nella foto Nicola Foria, Tommaso Rega e Giuseppe Falco)
San Sebastiano al Vesuvio, anziana denunciata: nascondeva sigarette di contrabbando in un deposito agricolo
I finanzieri del gruppo di Torre Annunziata hanno individuato un deposito agricolo di circa 150 mq a San Sebastiano al Vesuvio utilizzato quale luogo di stoccaggio di sigarette di contrabbando. Le “bionde”, di varie marche ma in prevalenza di tipo “email, 821 e regina”, erano nascoste nel deposito, coperte da un telone. Le fiamme gialle oplontine hanno rinvenuto oltre 1.350 kg di tabacchi lavorati pronti per essere immessi sul mercato. Il valore del prodotto sequestrato e’ stato stimato in circa 150.000 euro. La responsabile del deposito, una napoletana di 70 anni, e’ stata segnalata alla Procura della Repubblica di Nola. Sottoposti a sequestro il deposito e le sigarette di contrabbando.