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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Blitz contro i Casalesi: 8 arresti in cinque province nel gruppo di Caterino Ferriero

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carabinieri

Operazione anti estorsione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli in cinque province: nelle prime ore di oggi – nelle province di Caserta, Napoli Latina, Parma e Sassari – i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di 8 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione tentata e consumata, lesioni personali e porto di armi, tutti con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno consentito, tra l’altro, di accertare negli anni dal 2008 al 2012, numerosi episodi di estorsione, tentati e consumati, perpetrati dagli indagati nei confronti di imprenditori del settore edile e commercianti dell’agro aversano. I destinatari dei provvedimenti sono ritenuti affiliati al gruppo Caterino Ferriero del clan dei Casalesi.


Marano, il cattivo presagio di Giuseppe Esposito: “Temo per la vita di mio figlio Emanuele”

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giuseppe esposito

Pochi giorni prima di essere ammazzato insieme con i figlio Filippo, Giuseppe Esposito, il meccanico di Marano si era confidato con un amico. sapeva che il figlio Emanuele l’aveva fatta grossa. Aveva in cattivo presagio. temeva per la vita del figlio ma non si aspettava che  la morte lo colpisse insieme all’altro figlio. “Temo per la vita dei miei figli, ma soprattutto per Emanuele: ho paura che possa accadere qualcosa di grave da un momento all’altro»”, gli aveva detto . “Me lo sento: prima poi arriverà qualche brutta notizia. Spero solo di riuscire a evitare qualche guaio agli altri due ragazzi che lavorano con me”. E invece non ci è riuscito. Lui e il figlio Filippo sono morti nell’agguato di sabato mentre Emanuele è stato fermato questa notte perché ritenuto dagli investigatori il killer solitario che la sera del 22 aprile scorso fece irruzione nel circolo “Maria Santissima dell’Arco” alla Sanità uccidendo Giuseppe Vastarella, il cognato Salvatore Vigna e ferendo Dario Vastarella,  Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola.

(nella foto Giuseppe Esposito)

Treno Circum travolge una persona sui binari a Barra

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Forti rallentamenti dei treni della Circumvesuviana, stamattina a Napoli, dove, poco dopo la stazione di Barra, una persona è stata travolta da un convoglio in transito. Molti treni sono ora accodati, in attesa del via libera. Sul posto sono giunti i soccorsi e gli agenti della Polizia di Stato. Sono numerosi i viaggiatori che hanno scelto di scendere dal treno. La persona travolta dal convoglio, forse un operaio, secondo una prima ipotesi si sarebbe lanciata volontariamente sulle rotaie. Al momento non si conoscono le sue generalità.

Strage del bus sulla Napoli-Canosa: 15 rinvii a giudizio

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Sono 15 i rinviati a giudizio per la strage del bus che, nella notte tra il 28 e i 29 luglio 2013, precipitò dal viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa, all’altezza del comune di Monteforte Irpino (Avellino), e nella quale 40 persone persero la vita. La prima udienza si terrà il 28 settembre. Si conclude così l’udienza preliminare iniziata lo scorso settembre e svolta nell’ex carcere borbonico di Avellino, soluzione necessaria con la sua sala congressi da circa 200 posti per ospitare le tante persone coinvolte nel procedimento tra indagati, avvocati e parti civili. Tra i rinviati a giudizio spiccano Gennaro Lametta, titolare dell’agenzia di viaggi Mondo Travel e imputato per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, e i funzionari della Motorizzazione civile di Napoli Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, che secondo la Procura avrebbero falsificato la pratica di revisione del bus pochi giorni dopo l’incidente.

Condannata la banda dei finti carabinieri legata ai Tolomelli

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Sette persone legate al clan Tolomelli della Sanità che facevano parte della banda dei falsi carabinieri sono stati condannati per associazione per delinquere finalizzata ai furti. E’ stato il giudice per le udienze preliminari Pietro Ccarola del Tribunale di Napoli a condannare a sei anni di carcere Rosario Tolomelli, a cinque anni Salvatore Bruno originario del pallonetto di Santa Lucia, a 4 anni e sei mesi invece sono stati condannati Carmine Ferrante, Andrea Iglieri e Bruno Savorra; a 4 anni e 4 mesi per Corrado Piatti e infine a un anno e otto mesi Camillo Corrado. Assolto invece Ernesto Amadoro. La banda utilizzava sempre lo stesso stratagemma: bussavano a casa delle persone e mostrando anche un finto tesserino dei carabinieri sostenevano di dover effettuare delle perquisizioni. In questo modo rivistavano nei cassetti e nei mobili trafugando soldi e oggetti preziosi. In un caso sono stati anche filamti dalle telecamere di sorveglianza che aveva a casa una delle vittime. la banda aveva messo a segno nel 2014 colpi che avevano fruttato ben 252 mila euro in contanti e 210 mila euro in oggetti d’oro e preziosi

Torre Annunziata: si pente l’insospettabile killer della camorra vesuviana

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Torre Annunziata. Si pente il killer su commissione della camorra vesuviana. Lo spietato esecutore a pagamento di alcuni omicidi eccellenti ha deciso di passare dalla parte dello Stato per salvare la vita ad un suo familiare in pericolo. E’ questo l’identikit dell’uomo che da circa un mese ha cominciato a collaborare con la giustizia fornendo elementi per svelare quattro omicidi di camorra avvenuti tra Napoli e Salerno tra gli anni 90 e i 2000. L’uomo, insospettabile, ha 59 anni e fino a qualche tempo fa non era mai stato segnalato come esponente della camorra vesuviana. Ma è stato lui a commettere quattro omicidi importanti che ora sono al vaglio della Dda napoletana e del sostituto procuratore Claudio Siragusa. Killer su commissione per conto del clan, chiamato per le sue abilità e la sua furbizia nel trovare escamotage che potessero stanare le vittime. L’insospettabile di Torre Annunziata è sotto protezione, come pure sono stati portati al sicuro i suoi parenti più stretti. Per la Distrettuale antimafia partenopea è un collaboratore di giustizia attendibile che permetterà di svelare alcuni omicidi eccellenti rimasti fino ad ora senza responsabili. (r.f.)

Ercolano: sequestrato un quintale di pesce in cattivo stato di conservazione. Sei denunciati

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Oltre un quintale di prodotto ittico sequestrato, sei persone denunciate alla Procura della Repubblica di Napoli per detenzione e somministrazione di prodotto ittico in cattivo stato di conservazione: è il bilancio di una operazione condotta ad Ercolano da uomini della Capitaneria di Porto di Torre del Greco , carabinieri della tenenza locale e agenti della polizia municipale a garanzia e tutela del consumatore. Nel corso della attività, che ha visto impegnati oltre quindici uomini coadiuvati da funzionari medici del servizio veterinario di Ercolano, sono stati ravvisati illeciti amministrativi per l’esercizio di attività in assenza delle previste autorizzazioni e licenze.

Napoli, rapinano un bar a Miano con mazza da baseball: due in manette

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Gli agenti del commissariato di polizia Arenella hanno arrestato per rapina aggravata un 18enne e un 22enne. I poliziotti, durante il controllo del territorio, poco dopo le 20 di ieri sera in via Miano, hanno udito delle urla provenire dall’interno di un bar. Prontamente intervenuti i poliziotti hanno bloccato due dei tre giovani che stavano commettendo una rapina: dopo essere entrati nel bar avevano spaccato con una mazza da baseball alcune vetrine urlando che gli venissero consegnati i soldi, 135 euro Gli agenti hanno arrestato due dei rapinatori mentre il terzo è attivamente ricercato. I due sono stati condotti a Poggioreale la mazza da baseball sequestrata ed i soldi restituiti alla vittima.


I clan della camorra già avevano fatto sopralluoghi per compiere l’attentato nei confronti del procuratore Colangelo

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La pianificazione dell’attentato al procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, sarebbe passata attraverso una serie di sopralluoghi sul percorso dal casello autostradale del capoluogo campano alla casa del magistrato a Gioia del Colle. Lo avrebbe rivelato agli inquirenti baresi un pentito. Camorristi avrebbero cioè avviato una serie di ispezioni di luoghi idonei a tendere l’agguato a Colangelo, individuando infine proprio la sua città nel barese. Stando a quanto riferito dal collaboratore di giustizia, il boss di Gioia, Amilcare Monti Condesnitt gli avrebbe anche confidato di essere entrato in contatto con alcuni camorristi, dicendosi preoccupato delle conseguenze. L’indagine sul pericolo di un attentato al procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, si è intrecciata con quella della Squadra mobile di Bari che indagava su due agguati al quartiere San Pio commessi nel febbraio scorso. Durante gli accertamenti sui due fatti di sangue collegati a una guerra tra clan locali, gli investigatori, coordinati dalla Dda di Bari, sono infatti entrati in possesso del verbale di questo pentito. L’uomo, a quanto si apprende, avrebbe riferito proprio i nomi delle persone su cui la polizia stava indagando. Intercettando poi il trasporto del tritolo da Bitonto a Gioia del Colle, gli investigatori hanno quindi messo in correlazione i due fatti e hanno deciso di intervenire d’urgenza con i cinque provvedimenti di fermo. Secondo la Squadra Mobile, coordinata nella indagini dal pm della Dda Roberto Rossi, la camorra avrebbe commissionato l’acquisto di esplosivo e poi anche supporto nell’attentato proprio a Monti Condesnitt, poi arrestato per il tritolo nascosto all’esterno della sua tenuta. Non vi sarebbero, nelle dichiarazioni del pentito, riferimenti espliciti al tritolo come arma per uccidere Colangelo e alle modalità di esecuzione dell’attentato, ma gli inquirenti baresi non credono che si tratti di una pura coincidenza. Sulla vicenda i magistrati di via Nazariantz mantengono il massimo riserbo trattandosi di una indagine appena avviata e coperta da segreto

Arrestato il boss “fantasma” Stefano Accurso. Era a Qualiano

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Il boss latitante Umberto Accurso

Il “fantasma” alla fine si è materializzato. Colpo al clan di Secondigliano della Vanella Grassi: i carabinieri hanno arrestato a Qualiano il latitante Umberto Accurso. È ritenuto il mandate dell’attentato intimidatorio contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. Si era rifugiato in un appartamento di Qualiano. Forse l’ennesimo nascondiglio per sfuggire all’arresto dal 2014. Ma i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli lo hanno individuato e arrestato. In manette è così finito Umberto Accurso, 24 anni, di Secondigliano, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi. Accurso non ha aperto ai militari che hanno dovuto sfondare la porta blindata dell’appartamento.  Il nome di Umberto Accurso – il latitante 24enne arrestato oggi a Qualiano – fu fatto nelle scorse settimane subito dopo la sparatoria contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano quando gli investigatori avviarono le indagini per identificare chi avrebbe potuto ordinare il raid compiuto con l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco. A carico di Accurso, nonostante la sua giovane età, c’erano quattro ordinanze di custodia cautelare. I carabinieri da tempo erano sulle sue tracce ed erano sicuri che non era molto lontano dal quartiere di Secondigliano. Quindi lo hanno rintracciato nell’appartamento di Qualiano dove hanno fatto il blitz. Gli investigatori hanno circondato il palazzo preludendo ad Accurso ogni possibilità di fuga

Latitante cagliaritano arrestato nella stazione di Nocera Inferiore: doveva scontare tre mesi

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Un 42enne originario di Cagliari è stato arrestato dagli agenti della Polizia Ferroviaria nella stazione di Nocera Inferiore. L’uomo, sul cui capo pendeva un ordine di carcerazione emesso il 25 gennaio 2016 dalla Procura della Repubblica di Livorno deve espiare la pena di tre mesi di reclusione per reati contro la persona. A.C. , queste le iniziali dell’arrestato, alla vista dei poliziotti ha tentato di allontanarsi frettolosamente, ma è stato bloccato e controllato dalle forze dell’ordine che dopo averlo sottoposto ai rilievi foto dattiloscopici di rito, gli hanno notificato il provvedimento, conducendolo nella casa circondariale di Salerno.

Agguato a Soccavo: ucciso Stefano Adamo

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Agguato a Napoli in una via al confine tra Soccavo e  Fuorigrotta. Stefano Adamo, alla guida di un’auto assieme a una persona, in via Antonino Pio, e’ stato affiancato da due sicari a bordo di uno scooter. Il passeggero della moto ha sparato alcuni colpi di pistola. Adamo e’ riuscito a guidare fino all’ospedale San Paolo, dove pero’ e’ deceduto poco dopo. Sull’accaduto indaga la polizia.Stefano Adamo, 42 anni, è stato ucciso con una raffica di proiettili, gran parte dei quali lo hanno raggiunto all’ addome. Adamo aveva diversi precedenti penali, ma non recenti, per reati contro il patrimonio ed altro. In Via Antonino Pio, sul luogo dell’ agguato sono giunti gli agenti del commissariato San Paolo e del commissariato Bagnoli, ma le indagini vengono ora condotte dai Carabinieri.

Adamo vittima della faida flegrea: era un dei reduci del clan Grimaldi

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Stefano Adamo, 42 anni, aveva precedenti penali per associazione per delinquere di stampo camorristico, spaccio di droga, violenza e resistenza a pubblico ufficiale ed era legato al clan Grimaldi di Soccavo. Il suo omicidio secondo gli investigatori rientra nella faida in atto nella zona flegrea di Napoli e che vede contrapposti da un lato la nuova alleanza dei Sorianiello-Lago-Romano-Giannelli da una parte  e i Vigilia-Pesce-Marfella dall’altra. Faida che già ha lasciato sul selciato tre morti e numerosi feriti dall’inizio dell’anno tra cui il figlio minorenne del boss Alesandro Giannelli. I carabinieri stanno ricostruendo i suoi legami con i clan attivi nell’area occidentale e flegrea. Adamo nel giugno del 2008 era stato stato raggiunto in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione compiuta ai danni di un’impresa edile a Pianura insieme con il ras Antonio Scognamiglio e Antonio Delle Donne.  Era stato processato con il rito abbreviato usufruendo dello sconto di pena ed era uscito dal carcere da non molto tempo. Adamo era a bordo di una utilitaria “Citroen”, in compagnia di un cugino, anche lui pregiudicato. All’incrocio tra via Antonino Pio e via Adriano l’auto è stata affiancata da uno scooter con due sicari a bordo, che hanno esploso una decina di colpi. Almeno due hanno ferito Adamo. A trasportarlo all’ospedale “San Paolo” è stato lo stesso cugino, che poi ha abbandonato l’auto poco distante.

 

Torre Annunziata, omicidio di Natalino Scarpa per i giudici: “Pasquale Gionta più sanguinario del fratello Aldo”

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omicidio scarpa con aldo e pasquale gionta ok

 Fu Pasquale Gionta, fratello di Aldo a decidere di uccidere il rivale Natalino Scarpa. Era il più deciso e sanguinario dei fratelli.  E’ quanto sostiene il Gup, Paola Piccirillo, nelle motivazioni della sentenza che ha visto l’assoluzione di Alduccio ‘o poeta il 23 febbraio scorso. Ma Pasquale Gionta, già giudicato e assolto in via definitiva non potrà più essere processato per quell’omicidio di camorra avvenuto il 14 agosto del 2006 che consentì di eliminare il padre 73enne del boss rivale Vincenzo ‘caramella’ dei Gallo-Cavalieri. Aldo Gionta, detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Opera si è scrollato di dosso una richiesta di ergastolo fatta dal pm della Dda Claudio Siragusa, fondata sulle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia – Carmine Martusciello, Aniello Nasto, Vincenzo Sauro e Michele Palumb ‘munnezza’ – che sostennero che a decretare l’uccisione di Zi natalino era stato dal carcere Aldo Gionta. Una notizia ‘de relato’, appresa proprio da Pasquale Gionta ‘o chiatto e non quindi direttamente dal presunto mandante. Solo Vincenzo Raimo, alias ‘o castellone, pentito di Ercolano detenuto con Aldo sostiene di aver saputo direttamente dal compagno di cella la notizia poi rivelata ai magistrati. Secondo il Gup, invece, è più plausibile che ‘Pasquale Gionta ha forzato la mano sulla decisione di uccidere Natale Scarpa’, lui boss sanguinario e spregiudicato, rispetto al più ponderato e famoso fratello. La Dda aveva invece portato avanti un’altra tesi quella che Zi Natalino morì per volere di Aldo ‘o poeta, colpito da numerosi colpi di calibro 9×21. Per quell’omicidio è stato condannato all’ergastolo Giuseppe Coppola, l’uomo che rivelò ai killer l’ora e il giorno in cui sarebbe stato trovato il 73enne. A sparare furono poi, Luigi Maresca ‘o trippone e Francesco Amoroso, ‘a vecchierella, morto in carcere un anno fa. Per l’omicidio di Natale Scarpa poi sono stati condannati a 8 anni di reclusione Vincenzo Sauro ‘scivolone’ e Aniello Nasto ‘quarto piano’, entrambi collaboratori di giustizia.

(nella foto il luogo dell’omicidio di Natalino Scarpa e nel riquadro i due fratelli Pasquale e Aldo Gionta)

Tentano di violentare e rapinare una turista francese: arrestati Tolomelli e Lauritano

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Due pregiudicati sono stati arrestati dalla Polizia dopo un tentativo di rapina ad una giovane francese all’ alba di oggi. Giovanni Tolomelli, 42 anni, residente nel Quartiere Stella, imparentato con la famiglia di malavitosi del Rione Sanità, e Vincenzo Lauritano, 35, residente nel quartiere San Carlo Arena, in sella a un motociclo hanno avvicinato poco prima delle 5 in via Pessina una ragazza francese di 24 anni che stava rincasando. La ragazza ha raccontato agli agenti del Commissariato Dante di aver scambiato qualche parola con i due e di essere poi entrata nell’ androne dello stabile dove risiede. Tolomelli l’ aveva seguita e, dopo aver richiuso il portone, l’ aveva minacciata con un coltello a serramanico e poi ripetutamente palpeggiata, tentando di rapinarla della borsa e del telefono cellulare. Le urla della 24 enne e la sua resistenza hanno spinto il pregiudicato a desistere. Tolomelli è risalito sul motociclo, sul quale lo attendeva il complice, ed è fuggito in direzione di via Avvocata. Grazie alle telecamere di videosorveglianza installate nella zona la Polizia ha identificato Lauritano e lo ha bloccato poco dopo. Raggiunto e bloccato anche Tolomelli, che è stato riconosciuto, insieme al complice, dalla giovane francese. La 24 enne è stata colta da malore in seguito allo choc subito. Il motociclo ed il coltello a serramanico utilizzato da Tolomelli sono stati sequestrati. Il pregiudicato, oltre che di tentata rapina aggravata e porto di arma da taglio, deve rispondere di violenza sessuale ed è stato trasferito nel carcere di Poggioreale insieme a Lauritano.


Gli investigatori smentiscono la notizia della cattura di Marco di Lauro

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 Si tinge di giallo la notizia della cattura di Marco Di lauro, il figlio di Ciruzzo ‘o milionario. Nel pomeriggio si era diffusa la voce della sua cattura nel corso di un’operazione congiunta di polizia e carabinieri. ma la notizia è stata smentita dagli stessi investigatori dopo una mezz’ora. Continua quindi la caccia all’ultimo super latitante della camorra napoletana. Marco Di Lauro,  latitante dal 7 dicembre 2004 ed inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia.

“Umberto”, “Umberto”, baci e grida per salutare il boss Accurso catturato oggi. GUARDA IL VIDEO

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umberto accurso arrestato

“Umberto”, “Umberto”, grida, baci delle donne di Scampia e dei tanti affiliati, amici e parenti che erano venuti a salutarli allesterno della Caserma Pastrengo dei carabinieri. Così Umberto Accurso, uno dei due super latitanti della camorra napoletana è uscito intorno alle 18,oo di oggi per andare nel carcere di Poggioreale. Barba incolta e dimagrito rispetto alle foto in possesso delle forze dell’ordine. E’ stato arretatato intorno alle 13, 30 di oggi a Qualiano. Accurso si nascondeva in un appartamento protetto dalla porta blindata. Era ricercato dal 2014. E’ inseguito da 4 ordinanze di custodia cautelare per omicidi, traffico di droga, associazione di tipo mafioso, estorsioni, minacce e altro. Accurso è considerato il reggente del clan della Vinella Grassi, attivo nell’area nord e tre i maggiori fornitori di droga nelle piazze dello spaccio di tutta Napoli.Ventitre anni, sposato e padre di due bambini, Umberto Accurso è considerato uno dei soggetti più pericolosi fino ad oggi ancora in libertà. A Qualiano si nascondeva in un covo offertogli da un fiancheggiatore, attualmente ricercato e indagato per favoreggiamento personale. Non era armato.Quando i carabinieri del Nucleo investigativo dell’Arma hanno bussato alla sua porta per catturarlo non ha aperto. E’ stato necessario sradicare letteralmente la porta blindata dai cardini delle murature per raggiungerlo. Umberto è considerato il mandante dell’attentato alla caserma dei carabinieri di Secondigliano del mese scorso. Il Tribunale aveva tolto i figli alla moglie perché il fratello  Antonio è un pentito e quindi secondo la giustizia i piccoli erano in pericolo.  La notte seguente alla notifica del provvedimento alla donna ci fu l’attentato ai carabinieri. La scorsa settimana la donna ha accettato la proposta del Tribunale che le ha restituito i figli a patto che andasse in una località protetta con loro.

Ercolano: slitta di un’altra settimana il recupero dei dispersi in mare del “Rosinella”. Monta la protesta dei familiari

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Bisognerà aspettare un’altra settimana ancora per capire come quando si recupereranno i corpi del comandante Giulio Oliviero di Ercolano e i due marinai tunisini Khalifa e Saifeddine Sassi affondati da tre settimane col peschereccio “Rosinella” nelle acque del mare di Gaeta. Ieri sarebbe dovuta arrivare la speciale nave della Marina Militare Italian con le attrezzature e gli uomini adatti per procedere al recupero ma non è stato così. un’altra giornata trascorsa tra attesa e angoscia e poi la rabbia dei familiari dei tre dispersi in mare.. “La nave Anteo non arriverà a Gaeta prima di giovedì perché è impegnata ad Augusta, nel Canale di Sicilia, per lo sbarco dei migranti”, hanno fatto sapere ieri dall’ufficio stampa della Marina Militare. E cosi dopo la notizia la signora Rosa Imperato, moglie del comandante Oliviero si è lasciata andare a un durissimo sfogo. “Mi sento presa in giro – ha spiegato – e sono fortemente indignata. Prima ci avevano detto che la nave sarebbe arrivata il 10 maggio, poi ancora tra il 10 e il 12 e adesso forse l’intervento slitta di una settimana. Sono trascorsi 20 giorni dall’incidente e il corpo di mio marito e dei suoi collaboratori sono ancora là sotto, probabilmente sono rimasti solo gli indumenti. Perché prendono tempo e non ci dicono le cose come stanno? Almeno così sappiamo come muoverci. La Regione Campania si è offerta di finanziare le operazioni: se dalla Marina Militare ci fanno capire le proprie intenzioni noi percorriamo quest’altra strada”.

Omicidio Arrivoli: fermato l’uomo che aveva cercato di seppellirla

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C’è una svolta nell’inchiesta per l’omicidio di Giovanna Arrivoli, la 41 enne di Melito massacrata di botte, poi uccisa a colpi di pistola e seppellita alla periferia del paese. C’è un fermato. Si tratta dell’uomo che avrebbe cercato di sotterrare al man peggio il cadavere della donna con un piccone e una pala. Attrezzi lasciati sul posto  e che lo hanno indotto a dileguarsi in fretta probabilmente per l’arrivo di qualcuno. L’uomo è in stato di fermo su disposizione dei pm Gloria Sanseverino e Vincenza Marra della Dda di Napoli che stanno coordinando le indagini. Al suo fermo si è arrivati attraverso un dettagliato lavoro di intelligence. Ricostruendo i contatti delle chat e i tabulati telefonici della vittima anche se il suo cellulare non è stato trovato. Ma anche attraverso le impronte digitali che l’uomo ha lasciato sugli attrezzi utilizzati e altre tracce lasciate sul posto. Si tratta di un pregiudicato della zona.

Positano, travolse e uccise la 16enne Giovanna Acampora. Condannato 3 tre anni di carcere

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Condannato a tre anni di carcere il 50enne di Positano Salvatore Milano che nella serata del primo novembre del 2010 travolse e uccise con il suo fuoristrada la 16enne Giovanna Acampora. Il terribile incidente avvenne sulla statale Amalfitana in località Laurito, poco distante dall’hotel San Pietro e al confine tra il comune di Praiano e quello di Positano, dove la ragazza abitava con i genitori. E ieri il giudice Ornella Dezio ha condannato Milano a una pena di tre anni per omicidio colposo, senza concessione delle attenuanti generiche e con l’aggravante di avere violato il codice della strada per aver superato i limiti di velocità e non aver rallentato in prossimità della fermata degli autobus. La sedicenne infatti era scesa da poco da un pullman della Sita quando si verificò la tragedia. Era rimasta qualche minuto alla fermata, in attesa di un mini bus, per scambiare qualche chiacchiera con alcune amiche. Ma arrivò, la Jeep Wrangler guidata da Milano che la investì e la uccise sul colpo. 

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