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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Napoli, la camorra spara a Ponticelli: ferito un boss dei De Micco

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Napoli, Agguato di camorra a Ponticelli. Uno dei boss del clan De Micco è stato ferito in maniera grave in via Montale in prima serata mentre transitava a piedi in strada. L’uomo è stato centrato in da alcuni colpi di pistola esplosi da un sicario che è arrivato in moto nella zona. E’ stato portato al Loreto Mare dove è sottoposto a un intervento chirurgico.
Il pregiudicato, Francesco De Martino, considerato un fedelissimo del reggente Luigi De Micco, padre di quell’ Anntonio (considerato il killer del clan)arrestato nel maxi blitz del novembre scorso che azzerò di fatto la cosca dei Tatuaticon 23 arresti, e’ arrivato intorno alle 19 ferito a colpi d’arma da fuoco all’ospedale Villa Betania di Napoli. La polizia indaga su una possibile connessione tra questo che appare il risultato di un agguato, e un episodio accaduto questa mattina nel quartiere di Ponticelli. Agenti erano impegnati in un controllo a casa di un altro pregiudicato, a sua volta rimasto illeso in un agguato quest’anno, quando hanno visto arrivare due scooter con in sella quattro persone con il volto coperto da cappucci e passamontagna, tre armate di pistola e una con una mitraglietta. I quattro si accingevano a tagliare la rete per entrare nel cortile dell’abitazione quando hanno visto i poliziotti; hanno interrotto l’azione fuggendo e liberandosi di cio’ che copriva loro il volto. Sono stati quindi riconosciuti e denunciati. Francesco De Martino, secondo quanto si e’ appreso, e’ detenuto nella casa circondariale napoletana di Secondigliano ed e’ uscito in permesso

Cronache della Campania@2018


Sorpresi nel mercato di Pagani con 230 chili di hashish: 5 arresti

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I Carabinieri della Sezione Operativa di Nocera Inferiore hanno arrestato cinque soggetti, quattro italiani ed un autotrasportatore spagnolo, tutti responsabili di traffico internazionale di stupefacenti. I militari, impiegati in un servizio straordinario di controllo del territorio, sono intervenuti questo pomeriggio all’interno del mercato ortofrutticolo di Pagani ove i 5 stavano trasbordando un carico di arance da un autoarticolato, giunto in mattinata dalla Spagna, su di un furgone noleggiato nell’hinterland partenopeo dai soggetti di nazionalità italiana. Quello che apparentemente sembrava un routinario scambio di ortofrutta era in realtà destinato a svelare ben diversi risvolti.
Dato il percepibile nervosismo evidenziato dai cinque, i Carabinieri hanno deciso di approfondire il controllo ed hanno rinvenuto, abilmente occultati sotto il carico di frutta, ben 230 chilogrammi di hashish tutti suddivisi in panetti.
Interrotto tempestivamente il tentativo di fuga, i militari hanno arrestato i cinque presunti trafficanti che, su disposizione della della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Salerno.

Cronache della Campania@2018

Napoli, il ras ferito a Ponticelli in mattinata era stato bloccato dalla polizia prima di compiere una stesa

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Il ras del clan De Micco di Ponticelli ferito in serata a Ponticelli in mattinata era stato denunciato dalla polizia perché nonostante fosse in uscita dal carcere di Secondigliano in semilbertà stava per partecipare a una stesa. Francesco De Martino, classe 1969, padre del killer del clan De Micco, Antonio,  e’ stato ferito alla natica poco prima delle 19 in via Montale a Napoli in circostanze ancora da chiarire. Accompagnato a Villa Betania, li’ e’ stato medicato. L’uomo era stato riconosciuto e denunciato in mattinata dalla Polizia di Stato assieme ad altre tre persone. I quattro sono stati sorpresi in sella a due scooter armati di pistole e di un mitra mentre si accingevano con ogni probabilita’ a mettere in atto una ‘stesa’ nel quartiere Ponticelli. L’intervento dei poliziotti che hanno intimato l’alt ai quattro ha scompaginato i loro piani. Tutti sono stati denunciati in stato di irreperibilita’ (non essendo stati trovati nelle loro case) e per possesso abusivo di arma da fuoco. Indagini sono in corso da parte della Squadra Mobile e del commissariato di polizia di Ponticelli.  Il suo ferimento avvenuto tra la folla probabilmente è la vendetta del clan D’amico del rione Conocal per la stesa mancata in mattinata.

Cronache della Campania@2018

Il gambiano fermato a Napoli faceva parte di un gruppo di 13 ‘miliziani’ arrivati in Italia

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I due gambiani – Alagie Touray, 21 anni, preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano, e Sillah Osman, di 34 anni, fermato nei giorni scorsi a Napoli – facevano parte di un gruppo di 14-15 persone, tutte originarie del Gambia, che dopo la radicalizzazione religiosa nel loro Paese, sono giunti in Libia per sostenere un duro addestramento concluso con il giuramento al sedicente Stato Islamico. Nel corso dell’incontro nella Procura di Napoli, a cui hanno preso parte, tra gli altri, con il procuratore della Repubblica Giovanni Melillo, il direttore della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione Lamberto Giannini e il Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri generale Pasquale Angelosanto, e’ stato spiegato che nel campo di addestramento libico confluivano soggetti provenienti da diversi Paesi (Egitto, area sub sahariana, etc. etc.) che venivano classificati e poi preparati per svolgere tre ruoli: combattente per Isis negli scenari di guerra del sedicente Stato Islamico; kamikaze, con l’obiettivo di preparare attentati e farsi esplodere e, infine, soldato dell’Isis con l’opzione del suicidio, cioe’ pronto a farsi esplodere all’occorrenza. La Polizia di Stato e i carabinieri del Ros hanno scoperto che dopo l’addestramento Touray e Sillah sono arrivati in Italia attraverso le rotte dell’immigrazione clandestina. Alcuni dei soggetti partiti dal Gambia per l’addestramento in Libia, inoltre, sono risultati gia’ stati uccisi in azioni di guerra. All’identificazione del gambiano arrestato da Digos e Ros nel Napoletano durante una operazione antiterrorismo si e’ arrivati grazie al cellulare sequestrato al connazionale Alagie Tournay, arrestato ad aprile, e che ha anche collaborato alle indagini. Persona definita dagli investigatori psicologicamente emotiva, Osman ha una personalita’ psicotica per loro ed e’ per questo ritenuto particolarmente pericoloso. E’ arrivato a Napoli da Bari dopo un invito a comparire ed e’ stato due giorni fa arrestato in Campania. Le forze dell’ordine lo hanno seguito costantemente negli ultimi tempi. In Puglia c’e’ stata molta apprensione quando si e’ avvicinato a una processione religiosa perche’ si temeva potesse compiere un attentato. – “Gli arresti che abbiamo compiuto fanno sperare che ora il proposito di attentato terroristico sia stato abbandonato”. A dirlo, il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, dopo l’arresto di un gambiano per terrorismo. Le indagini di Digos e Ros, guidate rispettivamente da Francesco Licheri e Gianluca Piasentin, sono state coordinate dai pm Gianfranco Scarfo’ e Rosa Volpe e sono state molto serrate per il rischio che c’era che l’uomo potesse commettere un gesto folle. Sia Sillah Osman che Alagie Touray facevano parte di un gruppo partito dal Gambia, addestrato e collegato al terrorismo islamico nel deserto, composto da 13 persone, alcune delle quali morte in agguati e altre ancora libere. Sillah Osman, 34 anni, il gambiano fermato da Polizia e Carabinieri a Napoli, nei giorni scorsi ha messo in apprensione le forze di polizia che, da tempo lo tenevano sotto controllo: si e’ aggregato a una processione religiosa, in una localita’ pugliese, seguito dai poliziotti e dai carabinieri i quali hanno temuto che stesse per entrare in azione. Alla fine, pero’, ha abbandonato la processione. La circostanza e’ stata resa nota nel corso di un incontro, nella Procura di Napoli, convocato per spiegare l’attivita’ investigativa interforze di Polizia di Stato e Carabinieri del Ros coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli. Sillah e’ stato individuato grazie al telefono cellulare sequestrato a un altro gambiano, Alagie Touray, preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano. E’ stato convocato a Napoli in quanto aveva chiesto protezione internazionale: con questo stratagemma e’ stato identificato e poi fermato. Il gip ha gia’ convalidato l’arresto. Adesso si trova ristretto in una struttura carceraria.

Cronache della Campania@2018

Sequestrato a Battipaglia l’impianto per trattamento dei rifiuti speciali

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I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, hanno apposto i sigilli di sequestro ad un noto impianto di trattamento di rifiuti speciali ubicato nel Comune di Battipaglia.
Nell’ambito delle attività di monitoraggio e controllo sul rispetto della normativa ambientale disposte dalla Procura della Repubblica di Salerno, i Militari hanno ispezionato l’impianto di trattamento rifiuti, accertando che i responsabili ne attuavano l’esercizio in violazione ai provvedimenti autorizzativi concessi e per aver scaricato acque reflue industriali contaminate da rifiuti in assenza di autorizzazione.
All’esito degli accertamenti di rito, da cui è scaturita la denuncia dei responsabili e su richiesta concorde della Procura della Repubblica, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno ha emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero opificio, onde precluderne la disponibilità all’indagato ed interrompere l’illecita attività

Cronache della Campania@2018

Il carico di hashish arrivato a Pagani gestito dai clan napoletani con il sistema delle “puntate”

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L’hashish che serviva ad alimentare le piazze di spaccio dell’Agro Nocerino e della zona vesuviana era arrivato dalla Spagna con un carico d arance. Ma a far saltare i piani dei narcos ci hanno pensato nella tarda mattinata di ieri i carabinieri del comando provinciale di Salerno che grazie a una “soffiata” hanno arrestato i primi cinque responsabili del traffico.Si tratta di un autotrasportatore spagnolo e di quattro commercianti ortofrutticoli, tutti residenti nel napoletano. Basilio Lanzilli, 43 anni, di Napoli, Raffaele Esposito, 46 anni, anche lui di Napoli, Nicola Ortega Suares, 50enne spagnolo e i fratelli Vincenzo e Gennaro Di Rosa, 59 e 49 anni, entrambi di Torre del Greco, sono stati arrestati e trasferiti nella stessa giornata di ieri al carcere di Fuorni. Dovranno rispondere di traffico internazionale di stupefacenti. I cinque sono stati sorpresi in flagranza di reato mentre trasbordavano i 230 chilogrammi di hashish ben occultato tra le cassette di arance, dal grosso autoarticolato proveniente dalla Spagna su un furgone che i quattro commercianti avevano noleggiato nell’hinterland napoletano. Ora è caccia ai complici e a chi doveva arrivare quel carico di droga. Ma è probabile che la droga era destinata a più piazze e che era arrivata in Campania con il classico sistema delle “puntate” ovvero con l’acquisto di più clan, ognuno mettendo una cifra a disposizione per il grosso carico in modo da ottenere uno sconto sul prezzo di partenza. I cinque temevano il rischio di controlli. Avevano, infatti, ben pensato di nascondere la droga tra casse di arance marce, convinti così di trarre in inganno il fiuto dei più abili ed esperti cani antidroga. Quando i carabinieri della sezione operativa sono entrati in azione, i cinque avevano già scaricato tutta la droga e le cassette di arance dall’autoarticolato per poi sistemarle all’interno del furgone. L’intervento degli uomini dell’Arma è stato rapido, mirato. Nonostante il tanfo delle arance marce, ai cani antidroga sguinzagliati dai militari non è sfuggito l’odore della droga, che è stata subito scovata tra le cassette di frutta.
La sostanza stupefacente era suddivisa in tanti piccoli panetti, per un peso complessivo di 230 chili. A nulla è valso il tentativo di fuga di Suares e dei suoi complici. I carabinieri, che avevano circondato la struttura bloccando ogni varco in uscita, non hanno avuto difficoltà a bloccarli. Per loro sono scattate inevitabilmente le manette.

Cronache della Campania@2018

Aveva paura del parto la neo mamma suicida di Sapri: i suoi post su facebook

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La gioia di diventare mamma offuscata dalla presenza di un male oscuro, forse una depressione post-parto, che l’ha divorata fino a farle credere che la morte fosse l’unica strada possibile. Ipotesi, supposizioni, domande senza risposte si susseguono in queste ore a Salerno dopo la tragedia consumatasi questa mattina all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona dove Antonietta Corinto, una mamma di 28 anni, originaria di Sapri , si e’ suicidata dopo aver allattato il figlio. La donna, che venerdi’ aveva partorito un maschietto, stamattina si e’ recata al sesto piano del Reparto di Terapia Neonatale per dar da mangiare al piccolo. Subito dopo e’ uscita dal reparto e ha aperto la finestra sul ballatoio per lanciarsi nel vuoto. Nessuno dei presenti e’ stato in grado di prevedere, ne’ di impedire il folle gesto. Il marito Gerardo, con cui era sposata da due anni, e’ giunto dopo poche ore all’ospedale salernitano quando la donna era gia’ deceduta. Eppure rileggendo i suoi ultimi post su Facebook, la giovane sembrava finalmente felice. La sera del 22 giugno scriveva parole di felicita’: “La vita a volte ti mette a dura prova…Ma io e te come facciamo da tanti anni insieme tenendoci mano nella mano affrontiamo tutto con coraggio e andiamo avanti…sfidando ogni ostacolo! Oggi siamo diventati genitori, la vita ci ha premiato e i miracoli esistono!”. In tanti, tra amici e parenti, avevano postato i loro auguri. C’era anche chi, come Caterina, soltanto due giorni fa, esortava la neo-mamma a “godersi questo bellissimo presente”, perche’ “dopo tanto dolore finalmente il sogno era diventato realta’”. Nel reparto della donna, c’e’ qualche paziente che adesso racconta che la ventottenne sembra che “piangesse sempre”, ma nessuno ha veramente mai sospettato che potesse arrivare a togliersi la vita. Cordoglio e’ stato espresso dall’azienda ospedaliera che, in una nota, “manifesta massima vicinanza alla famiglia della donna ed esprime cordoglio per l’immane dolore che l’ha colpita”. La ragazza, sposata da appena due anni, lo scorso anno aveva già perso un bambino durante la gravidanza, a causa del cordone ombelicale che si era avvolto intorno al collo del piccolo. Evento, questo, che aveva profondamente provato la giovane mamma, mandandola in uno stato di forte sconforto, accompagnato da una sindrome depressiva. Al momento dell’arrivo della ragazza in ospedale, però, stando a quanto riferiscono dal Ruggi, i medici non sarebbero stati al corrente di questo stato depressivo che l’accompagnava, ma la giovane presentava solo una forte paura di partorire. Per questo motivo la 28enne sarebbe stata anche sottoposta a visita psichiatrica, perché poteva essere una situazione da attenzionare. Dopo aver partorito, con taglio cesareo, proprio per infonderle maggiore tranquillità, la ragazza avrebbe superato tutte le ansie legate al parto, manifestando tutta la sua gioia per il lieto evento e per il premio donato dalla vita, come testimoniato anche nel post di facebook: “Oggi siamo diventati genitori, la vita ci ha premiato e i miracoli esistono. Benvenuto al mondo piccolo scricciolo di mamma e papà”.Antonietta era una brava parrucchiera e lavorava presso il salone di un coiffeur di Sapri. Incredulita’ anche da parte del sindaco di Sapri, Antonio Gentile: “Questa tragedia ci lascia tutti distrutti. La nostra comunita’ – dice – si stringe intorno alle due famiglie, ai loro cari, e agli amici sconvolti da quanto accaduto”.

Cronache della Campania@2018

Napoli, ecco come i tre finanzieri corrotti ‘ammorbidivano’ le verifiche fiscali

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Avrebbero minacciato chi era sotto Verifiche Fiscali. Ad essere coinvolto tre sottoufficiali della Guardia di Finanza fini al centro di un’inchiesta per concussione condotta dalla Procura di Napoli. Sono tre le misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Napoli Romano per alcune verifiche condotte tra il 2014 e 2016. Finisce agli arresti domiciliari Claudio Nicoletta, sospensione dagli incarichi per un anno per Antonio Gambardella, lo stesso in misura ridotta per il sottoufficiale Antionio Di Donato. L’indagine è nata all’ombra degli appalti per la pulizia dell’ospedale partenopeo Pascale che vede coinvolto l’ex dirigente Bisogni, due presunti camorristi e tre esponenti della Guardia di Finanza. Coinvolto anche l’imprenditore Coci che grazie alle sue confessioni si sono ottenute conferme in sede di indagine sulle presunte pressioni esercitate dai militari. Infatti su di loro si sono concentrate le indagini con le intercettazioni della Squadra Mobile e l’intervento del nucleo di Polizia Tributaria. Saranno gli stessi militari della Finanza a intervenire successivamente sulle aziende taglieggiate, per effettuare verifiche culminate in sequestri per equivalenti. Non solo controlli morbidi ma anche regali. I militari oltre ai controlli morbidi presso gli uffici della Euro Servizi Generali Group S.r.l. avrebbero preteso anche una somma di 9mila euro ma anche altri beni di utilità diversa come pranzi, macchinetta del caffè, libri per concorsi e biglietti per la partita del Napoli. I militari coinvolti potranno dimostrare la correttezza della propria condotta nel prosieguo del procedimento a loro carico. L’inchiesta è coordinata da Woodcock titolare delle indagini sulle pressioni della Camorra su alcuni appalti a Napoli.

Cronache della Campania@2018


Patto tra sarnesi e africani per lo spaccio nell’Agro: 9 condanne

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Un patto tra africani e sarnesi nel periodo compreso tra il 2014 e 2014 per lo spaccio di droga. Gli inquirenti a seguito delle indagini effettuate nel biennio hanno ricostruito numerosi episodi di passassi e cessioni di droga. Sono 9 le condanne emesse e 11 i rinvii a giudizio nell’inchiesta condotta dalla Dda di Salerno. Hanno patteggiato la pena Anna Ylenia Esposito, Emilio Fioravante (1 anno e 10 giorni), Carla Ersilia Baldi che ha concordato 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Per nessuno di questi è stata confermata l’aggravante dell’associazione a delinquere. Le altre condanne: con rito abbreviato il gup ha emesso sentenza a 5 anni e 4 mesi per Luigi Cima, considerato a capo del gruppo di spaccio; 3 anni e 2 mesi per Armando Adesso; per Emanuele Aufiero 3 anni e 4 mesi; 2 anni per Angelo Giudice; dieci mesi con sospensione della pena per Lucia Gigi e 2 anni per Rida Errai. Quelli che invece affronteranno il processo il prossimo 18 settembre sono Gaetano Mancuso, Giancarlo Cima, Maurizio Manna, Martino Pappacena, Nunzia Crescenzo, Aniello Baselice, Youness Labriri, Omar Abdani, Luigi Nappo, Salvatore Domatore e Rachid Sahili. Secondo le accuse ognuno degli indagati svolgeva un compito ben preciso. C’era chi gestiva lo spaccio in strada, chi gestiva il taglio e la preparazione delle dosi e chi pensava alla logistica. Gli agenti della squadra mobile individuarono anche un circolo utilizzato come appoggio logistico per la vendita di sostanze stupefacenti. A far scattare le indagini semplici controlli in strada. Uno dei primi episodi risale al 2014 quando vennero fermati tre marocchini con cento grammi di hashish, poi in un’altra occasione trovati con quattro chili di hashish. Le cessioni avvenivano nei mercati rionali, presso i bar, i circoli e nei parcheggi delle scuole.

Cronache della Campania@2018

Camorra, l’agguato a De Martino è la risposta al fallito attentato in mattinata contro Ciro Cerrato

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E’ ricoverato all’ospedale Villa Betania di Ponticelli il pregiudicato di 49 anni Francesco De Martino, arrivato al pronto soccorso perche’ vittima di un agguato. Da quanto ricostruito, l’uomo sarebbe stato colpito sotto casa, in via Montale, e trasportato da un conoscente al pronto soccorso. Non e’ in pericolo di vita perche’ un solo proiettile lo ha preso al gluteo. De Martino avrebbe parte del gruppo di uomini che ieri mattina era con armi e passamontagna per poter mettere a segno un agguato. Forse nel mirino era Ciro Cerrato, pregiudicato di Ponticelli che proprio in quei frangenti era oggetto di un controllo da parte delle forze dell’ordine. De Martino e’ il padre di Antonio, in carcere per l’omicidio di Salvatore Sollo e sospettato di essere l’esecutore materiale dell’agguato costato la vita a Nunzia D’Amica. Anche la moglie, Carmela Ricci, e’ in carcere perche’ deteneva armi del clan De Micco, nella sua abitazione. Anche l’latro figlio Gennaro è in carcere in quanto ritenuto appartenente al clan dei “Tatuati” di Ponticelli. Sarà probabilmente dimesso a breve e tornerà subito in carcere: era fuori per un permesso, sta scontando una pena per associazione camorristica.
L’agguato è avvenuto intorno alle 18.45, ancora alla luce del sole e con molte persone in strada. La vittima ha riferito agli agenti della squadra giudiziaria del commissariato di Ponticelli, guidata dal sostituto commissario Vittorio Porcini, che a fare fuoco sarebbero stati due sconosciuti in scooter. Entrambi con il casco integrale calato sul volto, e quindi irriconoscibili, sarebbero sbucati all’improvviso, si sarebbero avvicinati velocemente e lo avrebbero colpito senza dire nulla. Sul posto non sono presenti telecamere di videosorveglianza e al momento non risultano testimoni oculari in grado di fornire particolari di rilievo. Il preludio al ferimento di De Martino è stato un altro agguato ma questa volta mancato e sventato grazie all’arrivo della polizia avvenuto in mattinata. Alle 11 i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Ponticelli (agli ordini del com- missario Maria Maione e coordinati dal sostituto commissario Vittorio Porcini) erano andati per un controllo a casa di Ciro Cerrato, che il 30 aprile scorso sfuggì a un agguato nei pressi di casa. In quell’occasione furono esplosi numerosi colpi di pistola che finirono contro un muro destinati a lui. Gli investigatori erano in borghese e i 4 uomini su due motociclette arrivati all’improvviso armati non li hanno visti immediatamente. Così è cominciato un inseguimento durante il quale i fuggitivi si sono liberati dei cappucci, commettendo un grave errore. Sono stati infatti riconosciuti e, non essendo stati trovati a casa poco dopo, denunciati in stato di irreperibilità. Uno era Francesco De Martino, un altro Umberto Dello Iacolo, entrambi già conosciuti come vicini ai De Micco, mentre gli altri 2 sono personaggi di minor spessore. La polizia è sicura che fossero armati e così è partita la denuncia è per porto e detenzione di armi da fuoco in concorso. E in serata è arrivata la risposta dei rivali, prima che la polizia riuscisse ad intercettare De Martino e gli altri. L’unica pista seguita dagli investigatori della squadra mobile della questura guidati dal dirigente Luigi Rinella e in particolare il gruppo della “Omicidi” segue Napoli est) è la guerra di Ponticelli, che sembrava conclusa con il predominio completo dei Minichini-De Luca Bossa, alleati dei Rinaldi di San Giovanni a Teduccio e degli Aprea di Barra. Invece i “Bodo”, capeggiati dai De Martino, stanno opponendo nuovamente una forte resistenza.

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Cronache della Campania@2018

Boscoreale, pusher agli arresti domiciliari picchia la convivente: finisce in carcere

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I Carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata hanno arrestato un 32enne di Boscoreale già noto alle forze dell’ordine per spaccio di stupefacenti e attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, ora resosi responsabile di lesioni personali ai danni della convivente 27enne. Gli operanti sono intervenuti d’urgenza in via Colombo dopo richiesta di aiuto avanzata alla Centrale Operativa e hanno bloccato l’uomo mentre inseguiva la persona offesa per continuare a picchiarla a calci e pugni. La donna è ricorsa a cure mediche all’Ospedale di Boscotrecase. I medici le hanno riscontrato escoriazioni multiple guaribili in 10 giorni.In sede di denuncia ha raccontato di gravi e ripetuti episodi di violenza finora mai denunciati, fatti che ora fanno configurare anche il reato di maltrattamenti in famiglia.
L’arrestato dopo le formalità di rito attende il rito direttissimo.

Cronache della Campania@2018

Scrive su facebook ‘Ciao a tutti’ e si suicida: misteriosa morte in Spagna di un giovane salernitano

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Erano le 2, 39 della notte scorsa quando ha postato sulla sua bacheca facebook un messaggio che ai suoi amici in un primo momento è sembrato un comunissimo saluto “Ciao a tutti” accompagnato da un cuore. Ma nella funzione  accanto al nome appariva la faccina triste e la scritta “da Schifo”. Ma nessuno pensava che quello del 26enne salernitano Gianmarco De Santis era un messaggio di addio. Il giovane infatti si è suicidato. E’ stato trovato morto dai suoi compagni a Torredembarra, una cittadina balenare vicino Tarragona in Spagna. Il giovane, ex studente del Liceo Scientifico Da Procida di Salerno, era uno dei partecipanti ai corsi Erasmus. Era in Spagna da alcuni anni e alternava lo studio al lavoro. La notizia ha gettato nello sconforto i suoi familiari, che sono partiti immediatamente per la Spagna e i suoi amici che lo ricordano sui social. Ignote al momento le cause dell’insano gesto.

 

Cronache della Campania@2018

Sarno: auto ferma in mezzo alla strada. Il conducente ubriaco si addormenta al volante

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Sarno. Quelle che sembravano le conseguenze di un malanno si sono rivelate di fatto i postumi di una sbornia. Un’auto dopo aver percorso contromano il tratto di strada Rivo Cerola all’altezza della villa comunale si è fermata al centro della careggiata. Uno stop che ha causato inevitabilmente ripercussione sulla circolazione stradale.  Automobilisti  fermi dietro al mezzo, curiosi, osservano tra lo stupore e lo spavento il mezzo, con a bordo due uomini, che non dava cenno a riprendere la marcia. Il motivo poco dopo era evidente: sia il conducente che il passeggero erano privi di sensi . Allertati i soccorsi sul posto sono arrivate le ambulanze. Il personale medico ha constatato che la coppia era reduce da un’ubriacatura. Il dopo-sbronza ha colto i cittadini rumeni mentre si trovavano in macchina, facendoli crollare in un sonno profondo. Le forze dell’ordine hanno identificato entrambi che saranno deferiti alle competenti autorità.

Cronache della Campania@2018

Napoli, trovate armi nascoste nella cantina di un’anziana a Fuorigrotta

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Napoli.I carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato ieri sera nel quartiere napoletano di Fuorigrotta due pistole semiautomatiche. Si tratta di una 7,65 con 33 cartucce e di una calibro 9 con 50 cartucce trovate in uno zaino lasciato cadere frettolosamente nella cantina di una 82enne di via Tullio Porcelli attraverso una finestra con le grate che affaccia in area condominiale. L’anziana, che ha visto nella sua cantina lo zaino a lei sconosciuto, ha subito chiamato il 112. .
La prima arma non risulta mai censita; la seconda era registrata a nome di un signore del 1929 poi deceduto ma della detenzione (regolare) dell’arma i suoi familiari non erano a conoscenza. Mentre proseguono le indagini per identificare chi si è disfatto delle armi, quest’ultime saranno inviate al RACIS di Roma per verificare il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue e/o intimidazione.

Cronache della Campania@2018

Omicidio di Vincenzo Ruggiero, ora Guarente vuole fare i nomi dei complici

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A quasi un anno dall’omicidio di Vincenzo Ruggiero, ucciso ad Aversa ) a colpi di pistola e poi fatto a pezzi, l’assassino reo confesso Ciro Guarente, in carcere piu’ o meno dallo stesso periodo, avrebbe deciso di fare il nome del secondo complice – il primo, Francesco De Turris, e’ gia’ in cella – che lo avrebbe aiutato nella fase di pianificazione del delitto. Si tratterebbe di una persona che fu anche sentita come testimone dagli inquirenti della Procura di Napoli Nord nei momenti successivi sia al delitto – avvenuto il 7 luglio 2017 – che alla cattura di Guarente, effettuata oltre venti giorni dopo l’omicidio, il 29 luglio. La decisione del 36enne Guarente giunge a pochi giorni dall’inizio del processo con rito abbreviato, che si terra’ a partire dall’11 luglio davanti al Gip di Napoli Nord Gabriele Finamore; una mossa difensiva per tentare di alleggerire la posizione dell’ex marinaio; non sara’ facile ovviamente evitare l’ergastolo, vista la confessione di Guarente e le aggravanti, come la premeditazione, contestate dalla Procura. Gia’ ieri il legale di Guarente, Dario Cuomo, aveva annunciato di aver depositato in Procura la documentazione relativa ai presunti abusi sessuali subiti da Guarente quando era minorenne, ad opera del parroco della chiesa che frequentava, a Ponticelli; una scelta dettata dallo scopo di “umanizzare” la figura del 36enne, incensurato fino al momento in cui ha deciso di uccidere quello che lui pensava fosse il suo rivale in amore. Guarente fara’ il nome del complice nel corso dell’interrogatorio – non ancora fissato dal sostituto Vittoria Petronella – che si terra’ a breve, prima dell’inizio del processo. L’ex marinaio, divenuto poi dipendente civile della Marina, ha collaborato con gli inquirenti con il contagocce, ma quando lo ha fatto, ha fornito un contributo importante per ricostruire quanto accaduto prima e dopo il delitto: fu cosi’ subito dopo l’arresto, quando Guarente fece al pm il nome di Francesco De Turris, sua vecchia conoscenza del quartiere napoletano in cui e’ cresciuto, Ponticelli, che gli avrebbe fornito la pistola usata per uccidere Ruggiero. De Turris fu fermato dai carabinieri poco dopo l’indicazione di Guarente. Non e’ improbabile che accada anche questa volta. Come De Turris, anche l’altro complice avrebbe aiutato l’ex marinaio durante la fase di preparazione del delitto.

Cronache della Campania@2018


Napoli, scoperto deposito di moto rubate alla Pignasecca

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La polizia municipale unità operativa Avvocata ha scoperto un deposito di motoveicoli rubati tra i vicoli della Pignasecca. In seguito alle indagini e attività di controllo avviate per l’episodio avvenuto nei giorni scorsi, quando un tir che trasportava motocicli aveva tentato di entrare negli stretti vicoli dell’area mercatale della Pignasecca, gli agenti della municipale hanno individuato un locale terraneo all’intersezione di Vico II Montecalvario con Vico San Sepolcro adibito a deposito di motoveicoli oggetto di furto e di varie parti di ricambio di motocicli. Il locale, precedentemente adibito ad officina meccanica e oggetto di sequestro per illeciti di natura ambientale, era in uso ad un pluripregiudicato attualmente sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il deposito è stato sequestrato, i motoveicoli sono stati restituiti ai legittimi proprietari, mentre l’utilizzatore è stato denunciato a piede libero per ricettazione su indicazioni del pm di turno.

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Contromano in tangenziale: in Appello dimezzata la condanna per Mormile

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La Corte di Assise d’Appello di Napoli ha dimezzato la condanna a 20 anni di reclusione inflitta in primo grado a Nello Mormile, il dj di 31 anni che a bordo della sua auto, all’alba del 25 luglio 2016, percorse, contromano e a vari spenti, un lungo tratto della tangenziale di Napoli provocando un grave incidente stradale in cui persero la vita la fidanzata, Livia Barbato, e Aniello Miranda, che a bordo della sua vettura si stava recando a lavoro. In primo grado, Mormile, che ha sempre riferito di non ricordare l’accaduto, e’ stato condannato, il 14 luglio 2016, a 20 anni di carcere. In Appello, invece, gli sono stati inflitti dieci anni e due mesi. In primo grado, al termine di un processo con rito abbreviato, Mormile venne riconosciuto colpevole di omicidio volontario. Secondo i giudici della Corte di Assise d’Appello, invece, il grave incidente stradale, che costo’ la vita a due persone, fu causato da negligenza. L’imputato sostenne che fu dovuto al fatto che era in stato di ubriachezza: percorse cinque chilometri contromano, alcuni addirittura a fari spenti, per poi finire la sua corsa contro l’auto di Miranda, che si stava recando al lavoro. L’attivita’ investigativa si avvalse anche di un video in 3d, prodotto dalla sottosezione Fuorigrotta dalla Polizia stradale di NAPOLI, nel quale fu delineato, nei minimi particolari, il percorso, dall’inversione a U all’impatto con l’auto di Miranda.

Cronache della Campania@2018

Napoli, pizzo da 10 mila euro da un commerciante di piazza Garibaldi: due arresti

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Napoli. Questa mattina gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile partenopea hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del 50enne Gennaro di Sarno e del 59enne Sergio Marcelo Pisanelli,entrambi napoletani, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura della Repubblica per il reato di tentata estorsione aggravata. Una mirata ed accurata indagine svolta dai poliziotti ha consentito di accertare che i due uomini, pluripregiudicati gia’ arrestati per diversi reati, lo scorso maggio avevano minacciato il titolare di un esercizio commerciale in Piazza Garibaldi, pretendendo da lui il pagamento di 10.000,00 euro per un credito che i due estorsori asserivano di vantare dal proprietario dell’esercizio commerciale. Nonostante la vittima fosse impaurita dai modi particolarmente aggressivi e intimidatori usati dai due uomini, aveva tentato di spiegare che, all’atto della compravendita del negozio di Piazza Garibaldi, non era stata lasciata a suo carico alcuna pendenza o eventuali debiti insoluti.I due delinquenti, incuranti delle sue spiegazioni lo hanno minacciato, pretendendo il pagamento entro una settimana della cifra intera se non corrisposta dal vecchio titolare. Questa mattina i poliziotti hanno bloccato i due uomini nelle loro abitazioni e li hanno condotti al carcere di Poggioreale.

Cronache della Campania@2018

Napoli, rubato un pc nel Tribunale: conteneva dati sensibili

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Un computer, una unita’ centrale di piccole dimensioni, dove, verosimilmente, ci sono memorizzati dati sensibili e’ stato rubato stamattina in un ufficio amministrativo che si trova al nono piano della torre C del Tribunale di Napoli. Le indagini della Polizia di Stato si stanno concentrando sulle immagini registrate dai sistemi di video sorveglianza. Non e’ la prima volta che si verifica un furto del genere all’interno del tribunale napoletano.

Cronache della Campania@2018

Prese le due ladre di appartamenti della Napoli-bene. IL VIDEO

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Napoli. Nel pomeriggio di ieri gli uomini del Commissariato di P.S. San Ferdinando hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli nei confronti di due donne, Radojca Pavlovic, serba di 34 anni e Sonia Marinkovic, spagnola di 33 anni, con precedenti specifici, ritenute responsabili di un furto in abitazione messo a segno l’11 Marzo in un’abitazione di via Pergolesi.Le due donne venivano riprese dalle immagini di video sorveglianza quando sono entrate nello stabile e quando ne sono uscite con delle grosse borse. Dopo aver forzato il portone dello stabile e la porta d’ingresso sono entrate nell’appartamento, asportando dalla camera da letto diversi orologi di marca Rolex, Cartier, Pomellato, Damiani, ed altre note marche, numerosi anelli, e bracciali preziosi e la somma di 12.000 euro in contanti. La Marinkovic riconosciuta dagli agenti del Commissariato San Ferdinando come una delle ladre, era già ristretta nel carcere di Pozzuoli perché fermata da una volante dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli il 25 Aprile a Pizza Garibaldi, in un’auto con un’ingente quantitativo di oggetti ed arnesi atti allo scasso.Per la Marinkovic scatto l’arresto in quanto già destinataria di un ordine di carcerazione , mentre per i due complici una denuncia per ricettazione e possesso ingiustificato dia arnesi atti allo scasso, in quanto la merce trovata in loro possesso riconosciuta dalla proprietaria di un’abitazione svaligiata in via Margellina.Per quest’episodi, come per altri analoghi furti in zona Chiaia commessi dal mese di marzo al mese di maggio del 2018, prosegue l’attività investigativa del Commissariato San Ferdinando, che trae origine da una serie di denunce di furto e tentato furto in abitazioni della zona tra le quali in via Cuoco, via Margellina via Caracciolo, Largo Vasto e Chiaia.I poliziotti hanno focalizzato la loro attività investigativa sull’esame dei video presenti nei condomini presi di mira e stanno lavorando per l’identificazione delle bande operanti in zona, in relazione alle quali appare verosimile il coinvolgimento delle due donne arrestate ieri.

Cronache della Campania@2018

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