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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Villette con piscina in terreno agricolo, sequestri dei vigili a Pianura

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Avevano realizzato sei villette unifamiliari, tre addirittura con piscina, su un terreno agricolo ricadente nel territorio della IX Municipalita’ di Napoli (Pianura-Soccavo) grazie a una lottizzazione abusiva: la Polizia Locale di Napoli ha sequestrato una vasta area, ampia 15.500 metri quadrati, che si trova al civico 118 di via Pallucci. Il provvedimento e’ stato emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della V Sezione della Procura della Repubblica (pm Visone) che si occupa di reati ambientali. La zona residenziale sorta illegalmente e’ dotata anche di opere di urbanizzazione: una strada in parte asfaltata e in parte in terra battuta e brecciame, impianto fognario, illuminazione, allacci all’acqua, luce e fogne, realizzate grazie a dichiarazioni e attestazioni sulle quali sono in corso accertamenti. L’autorita’ giudiziaria ha disposto lo sgombero dell’area entro il prossimo 31 ottobre.

Cronache della Campania@2018


Napoli, intercettato gruppo di fuoco: due fermati, sequestrate due pistole e un fucile a pompa

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Napoli. Ancora un probabile capitolo nella guerra tra clan Mazzarella e Rinaldi nell’area Est di Napoli. Questa volta la polizia ha intercettato un ‘gruppo di fuoco’ che probabilmente aveva appena portato a termine una ‘stesa’. Intorno alle 19, in via Filippo Maria Briganti, agenti hanno visto sfrecciare 5 motorini e sono riusciti a bloccarne uno sul quale viaggiava un uomo armato di due pistole, che e’ stato fermato. Hanno diramato una segnalazione, e poco dopo in via Gussone bloccata un’altra persona il cui scooter era caduto e che aveva un fucile a pompa. Contemporaneamente al 113 sono arrivate segnalazioni per colpi di arma da fuoco in via Giuliano da Maiano, sempre nel quartiere di Poggioreale a Rione Luzzati. Sabato scorso un raid con spari in aria si era verificato proprio in quella zona e questa mattina in piazza Francesco Coppola, non molto lontano, un’auto era andata a fuoco probabilmente per motivi di natura dolosa secondo i vigili del fuoco a poca distanza proprio da dove hanno effettuato il raid di sabato e dove c’e’ il palazzo in cui abitano esponenti del clan mazzarella. Non si esclude che gli scooter intercettati dalla polizia siano quelli del gruppo che era andato a compiere la ‘stesa’ in via da Maiano.

Cronache della Campania@2018

Carceri, in Campania 7400 detenuti e solo 32 posti negli ospedali

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In Campania ci sono 7.400 detenuti e soltanto 32 posti letto negli ospedali per la sicurezza penitenziaria, a fronte di centinaia di richiese di ricovero che arrivano non dai detenuti ma dai direttori dei penitenziari. E’ questa una delle ‘spie’ dello ‘stato di salute’ delle carceri della regione che soffrono di un sovraffollamento oramai divenuto strutturale e di emergenze dovute anche carenze igieniche nei penitenziari piu’ vecchi e di natura organizzativa per il numero troppo ridotto di agenti di polizia penitenziaria in tutti gli istituti penitenziari. A Napoli-Poggioreale c’e’ un buon reparto di Radiologia, ma manca la Tac, che potrebbe essere sistemava a Napoli-Secondigliano per consentire meno spostamenti, con un risparmio economico e di personale, “perche’ ogni volta che un detenuto esce per una visita specialistica deve essere accompagnato per sicurezza da tre agenti”, spiega il garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello. Un’altra criticita’ e’ poi rappresentata dal fatto che non c’e’ la stabilizzazione degli operatori della sanita’ e questo genera sempre piu’ allarmi e sofferenze nelle strutture adibite alla ricezione dei detenuti ammalati o bisognosi di cure. In Campania c’e’ l’articolazione psichiatrica 80 posti, ma coloro che hanno grosse difficola’ dovrebbero uscire e andare nelle Rems, che sono due, una a San Nicola Baronia in provincia di Avellino e l’altra a Calvi Risorti in provincia di Caserta. L’anno scorso in Campania ci sono stati 5 suicidi e 77 tentativi di suicidio che non sono andati in porto grazie all’attenzione degli agenti di polizia penitenziaria e a qualche compagno di cella, con piu’ di 700 gesti di autolesionismo.

“Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari di Aversa e Napoli, si e’ posto il tema della salute mentale”. Lo ha detto Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania, in occasione del focus sulla sanita’ penitenziaria. “C’erano, in quelle strutture – ha affermato – 400 persone ricoverate che, purtroppo, per legge sono ancora dichiarate ‘internate'”. “L’organizzazione – ha aggiunto – ha consentito di avere 70 posti in alcune carceri: uno per ogni provincia. Qui c’e’ l’articolazione psichiatrica, questi posti sono per coloro che hanno grosse difficolta’, ma dovrebbero uscire e andare nelle Rems, che sono due: a San Nicola Baronia in provincia di Avellino e a Calvi Risorti in provincia di Caserta”. “Ci sono 40 posti in totale – ha sottolineato – Il rischio e’ un doppio danno: queste persone restano in carcere perche’ non ci sono posti fuori, nelle sezioni ordinarie, perche’ non ci sono posti per l’articolazione, bisogna mettere mano a un riordino complessivo della salute e questo convegno di oggi mette al centro dell’attenzione anche la responsabilita’ della politica”. “La Regione puo’ fare molto, perche’ le Asl a partire dei detenuti e dei tossicodipendenti fa dei programmi veri e bisogna incrementare personale, risorse e attrezzature – ha concluso – Bisogna fare anche un tipo di formazione particolare per queste persone e portare la stabilizzazione degli operatori sanitari dentro le carceri”.

Cronache della Campania@2018

Napoli, caso Astarita: abbraccio col presidente, ‘ci sarà una soluzione’

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“Stasera io e il presidente Gargiulo ci siamo incontrati, ci siamo abbracciati. Mi ha detto che nei prossimi giorni ci rivedremo e troveremo insieme una soluzione per reintegrarmi in squadra”. Lo ha detto Titti Astarita, la giocatrice dell’Afro Napoli United che e’ stata esclusa dal club per essersi candidata a Marano con una lista alleata di Noi con Salvini. Astarita e il presidente del Club napoletano, che milita nel campionato di serie C femminile, si sono visti in serata davanti alle telecamere del programma Le Iene.
Il presidente Gargiulo ribadisce che «l’Afro-Napoli United è portatrice di valori umani ed universali, noti e chiari a tutti e coerenti negli anni ed è solo e unicamente in virtù di questo che abbiamo chiesto a Titty Astarita di chiarire una situazione che ci ha creato un forte imbarazzo e dispiacere ma non abbiamo mai, ribadisco mai cacciato alcun tesserato. Crediamo che la contraddizione forte stia nella persona di Titty Astarita per le scelte che opera e che sono contrastanti tra loro, e non nella nostra squadra che ha come principio fondante l’antirazzismo e valori in contrasto evidente con quelli degli schieramenti politici legati a Salvini e seguiti dalla stessa Astarita».

«Tuttavia siamo consapevoli che l’accaduto – prosegue Gargiulo – meritava una più attenta valutazione. Nel calcio accade che si agisca d’impulso, non deve però accadere che non ci si chiarisca e che ragioni di altro tipo prevalgano sulla condivisione dei valori dello sport e della solidarietà. Perciò stiamo ancora aspettando Titty Astarita e la squadra femminile che sin da venerdì scorso sono state invitate a un confronto, e che ora chiediamo avvenga alla presenza del Comitato Regionale della FIGC, per trovare una soluzione che vada bene per tutti».

Cronache della Campania@2018

Voleva uccidere lo zio materno: chiesti 13 anni di carcere per il figlio del boss di ‘Casa Savastano’

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Torre Annunziata. Chiesti 13 anni di carcere per Raffaele Gallo “Pisiello” figlio del boss Francesco proprietario di “Casa Savastano” al rione Penniniello di Torre Anunziata dove sono è stata girata la prima serie della fiction Gomorra. Il giovane rampollo insieme con il suo complice Vincenzo Falanga (pure per lui chiesti 13 anni) la sera del 27 gennaio del 2017 tentarono di uccidere Salvatore Iovane, zio materno di Gallo ma ridussero in fin di vita l’incensurato Vittorio Nappi che si trovava con lui. Il motivo dell’agguato era una vendetta nei confronti della famiglia della mamma che aveva lasciato il padre in carcere e aveva intrecciato una relazione con il figlio dello spietato killer dei Gionta, Umberto Onda, acerrimo rivale del suo ex marito. La richiesta è stata avanzata dal pm Emilio Prisco nel corso del processo che si sta svolgendo con il rito immediato davanti al Tribunale di Torre Annunziata. I difensori hanno chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. La sentenza è prevista per la prossima settimana.

 

Cronache della Campania@2018

Ercolano: inchiesta sulla morte in carcere del boss ergastolano Giacomo Zeno

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Ercolano. Sarà l’autopsia a fare luce sulle cause che hanno determinato l’infarto e la morte nel carcere di Cuneo dove era detenuto in regime di 41 bis, del boss Giacomo Zeno, 55 anni. Si vuole capire se al detenuto siano state prestate le cure e se si poteva salvare. il mese scorso era stato condannato all’ergastolo insieme con gli altri vertici del clan ovvero Giovanni Birra e il fratello Stefano Zeno (recordman di condanne al massimo della pena) e e gli alleati  Raffaele Perfetto ‘muss e’ scigna’ – l’anello di congiunzione tra i Lo Russo e i Birra – Carlo Serrano e Vin­cenzo Bonavolta, detto scenzore il famoso killer dei sette secondi. Erano accusati di essere mandanti ed esecutori materiali di quattro omicidi: quelli di Giuseppe Borrelli – ucciso nel 1997 e ritenuto legato agli Ascione-Papale – il duplice massacro di Lucio Di Giovanni e Raffaele Di Grazia, colpiti a morte nel 2000 da­vanti alla statua di Padre Pio a Ercolano perché accusati di aver provato a “smarcarsi” dai vecchi clan. Poi ancora l’aggua­to che ha portato alla morte di Giuliano Cioffi, ucciso a Quarto nel 2001 e ritenuto a sua volta legato ai nemici dei Birra. Giacomo Zeno è stato coinvolto in numerosi fatti di sangue della cruenta faida tra i Birra-Iacomino e gli Ascione-Papale che ha insanguinato per oltre un decennio le strade di Ercolano,

Cronache della Campania@2018

Camorra, confiscato il tesoro dei Potenza: riciclavano per il clan Lo Russo. IL VIDEO

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Il Centro Operativo DIA di Napoli ha eseguito un decreto di confisca, emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Potenza Bruno, imprenditore contiguo a contesti criminosi anche di natura organizzata di stampo camorristico e figlio di un esponente di una delle più note “paranze” di contrabbandieri partenopei.
Le indagini effettuate, avvalorate da una “rogatoria internazionale” riguardante l’analisi di operazioni finanziarie sospette con la Svizzera, hanno evidenziato l’anomalia della posizione patrimoniale della famiglia di Potenza Bruno, nonché i collegamenti con personaggi legati al clan “Lo Russo”, operante nel quartiere di Miano. Significativo, in tal senso, fu il ritrovamento nel 2011, durante la perquisizione effettuata dalla stessa DIA di Napoli, di 8 milioni di euro nascosti tra le intercapedini delle abitazioni dei Potenza, successivamente sottoposti a sequestro.
L’operazione ha fatto emergere un ingente patrimonio accumulato nel corso degli anni, sproporzionato rispetto alle loro reali capacità finanziarie e risultato il frutto delle attività illecite perpetrate, che gli sono costate, altresì, la condanna per il delitto di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) finalizzato all’usura, alle estorsioni ed al reimpiego/riciclaggio di denaro e beni anche in territorio estero.
In tale contesto, è stata attenzionata anche la figura di Di Napoli Maurizio, il quale, pur non avendo adeguate risorse, forniva la sua disponibilità a farsi intestare e, apparentemente, ad amministrare, a seguito delle vicende giudiziarie dei Potenza, la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli, quando invece “unico e reale” gestore continuava ad essere lo stesso Bruno Potenza.
L’odierna confisca ha, in definitiva, interessato 11 unità immobiliari, 4 società con intero patrimonio aziendale (tra cui la citata sala ricevimenti di Pozzuoli), 3 autoveicoli e 1 natante (Cigarette modello Bullet bimotore), 23 rapporti finanziari tra depositi bancari nazionali e polizze, per un valore di oltre 16 milioni di euro.

Cronache della Campania@2018

Giudizio immediato per Corrado De Luca: fedelissimo del boss Antonio Iovine

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Giudizio immediato per l’ex braccio destro di Antonio Iovine, Corrado De Luca, e per il vigile urbano Giuseppe Della Corte. E’ quanto disposto dal giudice per le indagini preliminari che ha, di fatto, avviato il processo a carico dei due accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso e violenza privata.
Le due posizioni, però, seguiranno iter giudiziari differenti. Della Corte, infatti, ha scelto di essere processato con rito abbreviato mentre De Luca procederà con rito ordinario con il dibattimento che dovrà essere fissato nei prossimi giorni dal gip.
Nei giorni scorsi, intanto, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal vigile urbano che aveva impugnato l’ordinanza del tribunale del Riesame che aveva confermato il provvedimento cautelare spiccato a suo carico dai giudici napoletani. Per la Suprema Corte “i giudici di merito hanno dato adeguato conto degli elementi emersi nel corso delle indagini posti a fondamento della decisione, anche con riferimento alla consapevolezza del ricorrente circa l’intervento del De Luca in suo favore”. I due sono difesi dagli avvocati Raffaele Mascia e Carlo De Stavola.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018


Torre del Greco, si allarga l’inchiesta sul voto di scambio: acquisiti atti di un’associazione onlus

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Torre del Greco. Si allarga l’inchiesta sul voto di scambio nella città del corallo. Non solo posti di lavoro nella nettezza urbana per comprare dei voti ma anche pacchi alimentari. Secondo gli investigatori il gestore di un’associazione onlus avrebbe consegnato pacchi alimentari a persone indigenti. Infatti nella mattinata di ieri i militari hanno eseguito una perquisizione ed hanno acquisito gli atti ovvero documenti rendicontazioni dell’associazione. I carabinieri della locale compagnia stanno lavorando su una serie di nominativi e sulla presunta compravendita di voti che avrebbe coinvolto alcuni aspiranti consiglieri comunali. Un vero e proprio momento di svolta quello che vive l’inchiesta sulla tornata elettorale che ha visto prevalere il sindaco Giovanni Palomba. Risultano formalmente indagati Simone Magliacano, già assessore della giunta Borriello che ha provato già a chiarire la sua posizione durante un interrogatorio. Inoltre il consulente del lavoro ha anche consegnato il cellulare agli investigatori. Stefano Abilitato, ex forzista, candidato con una lista civica a sostegno di Palomba, è stato eletto con 927 voti. Il nome del consigliere compare in diverse chat e messaggi registrati da netturbini indagati. Gli operatori della Nu sono stati assunti per sei mesi con uno stipendio da 500 euro e pare avrebbero sostenuto con diversi voti chi li aveva indirizzati nel preparare la pratica per essere assunti. “Non c’è stato voto di scambio, ho solo aiutato un amico candidato, pagando alcuni di quei netturbini per l’affissione dei manifesti – dice Magliacano che prova a difendersi. Circa 100 euro a sei persone assunte da Gema per affiggere “i manifesti elettorali e anche della nostra società sportiva”.
Gli indagati, con l’accusa a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa del voto, voto di scambio e altri reati, sono circa una quindicina. Tutti sono residenti a Torre del Greco. La svolta riguarda, però, il presunto acquisto di voti mediante la cessione di buste della spesa. Finisce tra gli indagati anche M.P., portavoti di un consigliere comunale eletto, che secondo quanto ipotizzato dagli investigatori avrebbe usato l’associazione onlus, il cui presidente formalmente è la madre, per distribuire pacchi alimentari in cambio del voto. Una vicenda triste ma di routine durante le consultazioni elettorali. Caso simile avvenne anche a Castellammare di Stabia, con una lista facente riferimento ad un’associazione che ha distribuito pacchi alimentari prima di un pubblico attacco da parte di un candidato a sindaco. La vicenda fu, in quella circostanza, segnalata alle forze dell’ordine.

Cronache della Campania@2018

Napoli, i Rigotti vincono la battaglia: il detenuto moribondo trasferito ai domiciliari

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Napoli. Nunzia Rigotti ha vinto la sua battaglia: da ieri pomeriggio il padre detenuto in fin di vita Ciro Rigotti è stato trasferito nella sua casa di Ponticelli. Lo ha annunciato Pietro Ioia, presidente dell’associazione ex detenuti campani che da sempre si batte per “umanizzare” il carcere e il regime carcerario. “Verso casa con i domiciliari, morirà nel suo letto circondato dai propri familiari, un diritto inalienabile per tutti i detenuti in fin di vita. Nunzia Rigotti, la vera guerriera”, ha scritto sulla sua pagina facebook Ioia a commento della foto che lo ritrae abbracciato con Rigotti. Dopo un mese di battaglia la famiglia di  Ciro Rigotti condannato a nove anni di carcere per la sua partecipazione al sistema dello spaccio del clan D’Amico “fraulella” del rione Conocal di Ponticelli, è vinta. Il detenuto è da ieri pomeriggio nella sua casa circondato dall’affetto dei suoi cari.

Cronache della Campania@2018

Inchiesta sugli incendi al Vesuvio: indagati due dirigenti regionali

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Un vero e proprio disastro ambientale quello che si consumò la scorsa estate. Era luglio del 2017, oltre 100 gli ettari andati in fumo. Il fuoco colpì il cuore del Parco Nazionale del Vesuvio con effetti e conseguenze che si notano ancora oggi. A poco più di un anno da quei roghi appiccati da criminali la Procura della Repubblica di Napoli iscrive nel registro degli indagati due alti dirigenti della Regione Campania. Per loro i pubblici ministeri ipotizzano gravi reati. A dirlo è l’edizione odierna de “il Mattino”. Ad essere coinvolti sono l’attuale dirigente del Servizio Generale per la Protezione Civile, Massimo Pinto, ed il suo predecessore Italo Giulivo. Ai due professionisti i magistrati della sezione Ambiente e Territorio della Procura di Napoli contestano il concorso in incendio colposo, devastazione colposa ed abuso d’ufficio. Secondo la Procura questi reati si sarebbero registrati proprio nei giorni in cui il Vesuvio si trasformò in un vero e proprio inferno. La domanda alla quale la Procura vuole una chiara risposta per comprendere l’eventualità del coinvolgimento dei funzionari è se i due dirigenti della Regione operarono con la massima diligenza e fecero quanto era nelle loro prerogative. A far scattare le indagini alcune informative dei carabinieri del comando provinciale di Napoli. Secondo la procura né Giulivi prima e né il suo successore Pinto avrebbero applicato i termini dell’accorto rinchiusi in una legge regionale (N. 12/2017) sul “Sistema di Protezione Civile in Campania per tutelare il Vesuvio. Ora resterà ai due chiarire la loro posizione dopo il ricevimento dell’informazione di garanzia. Nei prossimi giorni, infatti, i due saranno ascoltati dal pubblico ministero.

Cronache della Campania@2018

Castellammare, sfida dei clan: distrutto il parchimetro all’Acqua della Madonna

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Castellammare di Stabia. Sradicata la colonnina per il pagamento della sosta oraria all’Acqua della Madonna e incendiata quella in via Bonito nei pressi di due gelaterie molto note in città. E’ avvenuto nei giorni scorsi, sugli autori dei raid indagano gli agenti di polizia municipale agli ordini del comandante Antonio Vecchione. Non è da escludere, però, che gli autori materiali dell’atto siano stati i parcheggiatori abusivi che hanno preso ormai il controllo delle strade e che non gradiscono il parcheggio con le strisce blu. “Vogliono sfidarci? Nessun problema, noi non ci tiriamo indietro – dice l’assessore alla sicurezza Scafarto -Faremo di tutto per riportare la legalità in uno dei quartieri più difficili Castellammare che, per colpa di poche persone, è abbandonato a se stesso. Chi ci sta dichiarando guerra lo sta facendo allo Stato, al Comune, alla giunta e al consiglio comunale. Vogliono intimorirci ma questa gentaglia non fa paura a nessuno”.

Cronache della Campania@2018

Falsi giubbotti Napapijri e Blauer diretti a Napoli sequestrati alla frontiera

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I militari della Guardia di Finanza di Ponte Chiasso in provincia di Como in collaborazione con i funzionari doganali, nel corso dei quotidiani controlli svolti presso il valico commerciale in ingresso nel territorio italiano, hanno scoperto un consistente carico di giubbotti contraffatti che presentavano caratteristiche riconducibili a quelli dei noti marchi Napapijri e Blauer, che stavano per essere immessi sul mercato. L’attività di servizio è stata avviata selezionando un autoarticolato proveniente dall’Ungheria e diretto a Napoli tra gli oltre 3.000 che quotidianamente varcano il confine. Considerata la tipologia di merce, la provenienza della stessa e valutati i profili di rischio in materia di contraffazione, le fiamme gialle decidevano di procedere ad un controllo sommario del carico.All’interno dell’autoarticolato venivano rinvenuti 317 cartoni per un totale di 12.970 capi di abbigliamento di cui 12.130 pezzi riconducibili al marchio Napapijri e 840 pezzi che presentavano caratteristiche in termini di disegno, forma e colore, similari a quelle del marchio Blauer. Venivano immediatamente contattati i periti dei rispettivi marchi che confermavano i sospetti dei militari.L’ingente carico è stato così sottoposto a sequestro, per un valore di mercato di circa 1,2 milioni di euro. Tale merce sarebbe stata immessa in libera vendita traendo in inganno il consumatore. La non corrispondenza tra la merce dichiarata e quella effettivamente riscontrata ha inoltre comportato il contestuale sequestro amministrativo finalizzato alla confisca per contrabbando e la denuncia dell’autista di origine ucraina alla Procura della Repubblica di Como.

Cronache della Campania@2018

San Giorgio, identificati e denunciati i due minori che hanno aggredito il bidello a scuola

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Hanno 17 e 14 anni i due autori dell’aggressione al custode di un istituto scolastico di San Giorgio a Cremano avvenuta ieri poco prima delle 13.00.I due ragazzi sono stati bloccati poco dopo in Cupa San Michele, e denunciati in stato di libertà per i reati d’invasione di edificio pubblico, lesioni personali e minacce a incaricato di pubblico servizio.Gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di San Giorgio a Cremano sono intervenuti presso un istituto scolastico in via Buongiovanni, dove era stato segnalato che alcuni giovani estranei all’istituto si erano introdotti all’interno del plesso, aggredendo violentemente il custode.I poliziotti hanno accertato che i due ragazzi erano stati sorpresi all’interno dell’istituto da due docenti e accompagnati fuori. Poco dopo i due rientravano nuovamente nella scuola e venivano sorpresi dal custode nel piazzale interno.L’uomo li invitava ad allontanarsi ma, di tutta risposta, i due gli si scagliavano contro colpendolo violentemente al volto con un corpo contundente ed al corpo con calci e pugni facendolo cadere a terra privo di sensi.I due aggressori si allontanavano velocemente, scavalcando le inferriate dell’istituto. I poliziotti immediatamente hanno diramato alle diverse pattuglie presenti sul territorio, le dettagliate descrizioni dei due ragazzini raccolte anche dalle immagini visionate dalla video sorveglianza, consentendo alla pattuglia dei Falchi del Commissariato di intercettarli e bloccarli in via Manzoni.La vittima è stata refertata presso l’ospedale Maresca di Torre del Greco con una prognosi di 21giorni.I due aggressori, il 17enne napoletano e il 14enne di Massa di Somma, dopo la denuncia, sono stati riaffidati ai genitori.

Cronache della Campania@2018

Afragola, discarica abusiva in un ex terreno del clan Moccia: scatta il sequestro

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I carabinieri della stazione di Afragola hanno proceduto d’iniziativa al sequestro di un’area di 10.000 metri quadrati in contrada Ferrarese-Lellero in cui erano stati sversati rifiuti urbani e speciali, pericolosi e non come eternit, pneumatici e guaine coibentate.Il terreno era stato sequestrato per abusivismo a una 55enne ritenuta vicina al clan camorristico dei Moccia, confiscato e successivamente acquisito nel patrimonio comunale.

 

Cronache della Campania@2018


Terra dei Fuochi, il vigili urbano eroe di Acerra riconosciuto ‘vittima del dovere’

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“Il mio Michele, e’ stato finalmente riconosciuto vittima del dovere”. E’ quanto ha annunciato Maria Di Buono, moglie di Michele Liguori, vigile urbano “eroe” di Acerra ì, stroncato da due tumori quattro anni fa, che aveva scoperto e denunciato la presenza di decine di discariche di rifiuti tossici sul territorio. Il riconoscimento arriva dopo il ricorso presentato dai legali della moglie di Liguori, contro il diniego del Ministero dell’Interno, a marzo scorso, di fare del vigile una vittima del dovere, nonostante il parere dell’Inps. Oggi la donna, attraverso i social network, annuncia la vittoria del ricorso, sottolineando che il percorso intrapreso da lei e dal figlio Emiliano “per far si’ che il lavoro, il sacrificio e la memoria di mio marito non andassero perduti e dimenticati”, e’ stato duro. “Una dura battaglia nella quale io e mio figlio – ha aggiunto – non siamo mai rimasti soli perche’ abbiamo avuto la fortuna di essere stati sostenuti dalla stupenda realta’ che e’ il Fuori Coro. Se siamo riusciti nel nostro intento dobbiamo ricordare e ringraziare assolutamente il Deputato Chiara Braga, gia’ Presidente della Commissione Ecomafie, per l’interrogazione parlamentare da lei presentata in Parlamento a favore di Michele, vogliamo ringraziare l’Avvocato Guerra che ha preso a cuore le vicende della nostra famiglia e ci ha rappresentato a titolo completamente gratuito e vogliamo dire grazie anche a Silvia Mazzarella della Polizia di Roma Capitale che da subito, con la sensibilita’ che ognuno le riconosce, ci e’ stata vicina e ci ha sostenuto, consigliato, esortato ad andare avanti e voluto bene”. “Siamo convinti – ha concluso Maria Di Buono – che il nostro Michele ci stia guardando e sorridendo. Una battaglia vinta che porta con se’ un significato che va oltre la vittoria”.

Cronache della Campania@2018

Ischia, processo per la Caserma della Forestale: tutti assolti

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Tutti assolti perche’ “il fatto non sussiste”: questa la sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Napoli, Marco Occhiofino, per una delle opere pubbliche piu’ contrastate nella recente storia dell’isola d’Ischia, quella della costruzione di una caserma che il Provveditorato opere pubbliche della Campania voleva destinare a sede del Corpo Forestale dello Stato. Estinti i reati edilizi e paesaggistici per prescrizione il pubblico ministero nella requisitoria aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione per due reati di falso ideologico degli imputati , che invece sono stati tutti assolti. Tra questi l’attuale eurodeputato Giosi Ferrandino, ex sindaco di Casamicciola che all’epoca dell’inizio dei lavori della caserma rivestiva il ruolo di sindaco di Ischia, cosi’ come per l’arch. Silvano Arcamone, ex dirigente dell’ufficio tecnico di Casamicciola, poi passato a Ischia con Ferrandino, di Donato Carleo, Provveditore interregionale per le opere pubbliche (Campania e Molise), ed infine di Domenico Parracino, quale legale rappresentante della impresa esecutrice dei lavori. “Le sentenze non si commentano ma si impugnano” dichiara l’avvocato Molinaro legale della costituita parte civile, l’associazione PAS Assoverdi Salvanatura. “E’ fuor di dubbio che – aggiunge – avverso la sentenza del giudice monocratico Occhiofino, proporremo tempestivo appello. Uno scempio come quello del Bosco della Maddalena, che ha determinato un vulnus ai valori paesaggistici di proporzioni incalcolabili, non possa rimanere impunito”. L’iter autorizzatorio della caserma, su tre piani per circa 800 metri quadrati – collocata nella pineta del Castiglione, tra Casamicciola e Ischia – si era concluso con una conferenza dei sevizi tenutasi presso il Comune di Casamicciola il 13 maggio 2009 – dopo che una precedente conferenza dei servizi il 23 maggio 2006 non si era conclusa – e il 13 ottobre del 2009 – su denuncia dell’associazione isolana Assopini – la Procura della Repubblica sequestro’ l’intera area. Il processo si e’ concluso oggi, a 9 anni dall’avvenuto sequestro.

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Salerno, nascondeva 20 dosi di cocaina negli slip: arrestato noto pusher

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Personale della Polizia di Stato, appartenente all’Ufficio Prevenzione Generale – Sezione Volanti della Questura di Salerno, ha arrestato un pregiudicato salernitano trovato in possesso di un considerevole quantitativo di sostanza stupefacente. L’arresto è conseguenza di una scrupolosa attività di indagine che i poliziotti delle Volanti, in servizio di controllo del territorio, hanno effettuato percorrendo le strade intorno al parco Pinocchio, dove hanno notato due uomini, con diversi trascorsi penali a carico, che si intrattenevano nei pressi di via Calata San Vito, allontanandosi celermente al sopraggiungere della Polizia di Stato. Il comportamento dei due uomini e i loro precedenti in tema di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti hanno insospettito gli agenti, che sono intervenuti in via Ponte Rouen, strada che costeggia l’ingresso al parco Pinocchio, dove uno dei due, ancora una volta, alla vista della Polizia tentava di allontanarsi per evitare il controllo. L’uomo è stato bloccato, sottoposto a perquisizione personale e identificato per P.R., salernitano di anni 51, ed è stato trovato in possesso di 20 involucri, occultati nelle scarpe e in parte tra gli indumenti intimi, contenenti eroina e cocaina, per un peso totale di circa 5
grammi, come poi accertato a seguito di analisi chimiche nel laboratorio della Polizia Scientifica. In suo possesso è stata trovata inoltre la somma di denaro di € 250,00 in banconote di vario taglio, probabile provento dell’attività di cessione di sostanze stupefacenti.
P.R., pertanto, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ex art 73 del D.P.R. 309/1990, e trasferito alla casa circondariale di Salerno Fuorni a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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Concorsi truccati nelle forze armate: il generale arrestato lancia il telefonino dalla finestra all’arrivo della Finanza

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Era in tensione, e forse voleva disfarsi di qualcosa. Cosi’ Luigi Masiello, generale in pensione, quando i finanzieri sono arrivati e hanno bussato alla sua abitazione del quartiere Vomero di Napoli per notificargli la misura degli arresti domiciliari, ha lanciato dalla finestra il telefono cellulare. Per gli inquirenti si sarebbe trattato di un tentativo di nascondere delle prove. Il generale dell‘Esercito italiano in congedo era al centro della banda napoletana che truccava e vendeva l’esito dei concorsi di ferma volontaria a 4 anni per l’ingresso nelle forze armate e tramite un ingegnere riusciva ad ottenere l’algoritmo da usare per le risposte di cultura generale. Giornalista pubblicista, Masiello e’ stato candidato al consiglio comunale di Napoli nel 2016 con la lista Napoli Popolare a sostegno della candidatura a sindaco dell’esponente del Partito Democratico, Valeria Valente. Masiello raccolse 343 preferenze e non venendo eletto. In particolare, le attivita’ investigative hanno fatto emergere l’ideazione da parte di Claudio Testa, l’ingegnere ‘mente’ della banda, e di Stefano Cuomo, di un articolato meccanismo fraudolento. Il funzionamento di tale meccanismo era divulgato ai partecipanti da Fabio Ametrano, militare della Marina, alcuni giorni prima dell’inizio della prova selettiva dietro il versamento di 15mila euro, pari a un anno intero di stipendio del candidato che cosi’ era sicuro di superare la prova. I quattro agivano dietro lo schermo di scuole di formazione che erano dirette da Ciro Auricchio, Rocco D’Amelia, Giuseppe Fastampa, Ciro Fiore, lo stesso Luigi Masiello, Raffaele Russo, Sabato Vacchiano e Giuseppe Zarrillo. In questo modo un numero alto di concorrenti erano in grado di superare la prova di cultura generale. Due gli stratagemmi: il primo era l’algoritmo applicabile alla maggior parte dei quesiti che consisteva in una combinazione di quattro componenti numeriche da sommare tra loro il cui risultato totale serviva a individuare tra le possibili risposte quella esatta. C’era poi una dispensa per le materie non coperte dall’algoritmo. Avendo ottenuto l’idoneita’ nelle successive fasi concorsuali, 43 di questi concorrenti sono stati inseriti nelle graduatorie di merito delle singole Forze Armate: 30 per l’Esercito, 5 per l’Aeronautica Militare, 4 per Marina Militare e Capitaneria di porto. Sono in corso di notifica 135 avvisi di conclusione delle indagini nei confronti dei concorrenti ovvero di loro familiari, alcuni dei quali, dopo essere entrati in contatto con i soggetti attinti da misure cautelari, hanno a loro volta diffuso il meccanismo.

Cronache della Campania@2018

Truffe alle assicurazioni, i risarcimenti sui conti correnti a Malta. I NOMI DI TUTTI GLI AVVOCATI COINVOLTI

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Figurano anche due cittadini maltesi tra i destinatari delle misure cautelari emesse oggi nell’ambito di una indagine della Polizia Municipale di Napoli su una maxi truffa alle compagnie assicurative attraverso falsi incidenti stradali. La banda di truffatori, composta anche da avvocati (18 in tutto a cui sono stati notificati gli arresti domiciliari) riscuoteva i risarcimenti assicurativi, sotto forma di bonifici e assegni bancari, anche grazie alla compiacenza di due maltesi, mediante versamenti su conti correnti esteri, collegati a societa’ riconducibili all’organizzazione di truffatori. L’autorita’ giudiziaria, infatti, contesta agli indagati l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, la falsa testimonianza il riciclaggio e l’aggravante della transnazionalita’.

I 18 avvocati coinvolti a Napoli nella truffa alle assicurazioni sono tutti agli arresti domiciliari. Provvedimenti emessi dal gip su richiesta dalla Procura, ed eseguiti dalla Polizia Municipale. L’individuazione degli avvocati coinvolti nella maxi truffa e’ avvenuta anche grazie alla collaborazione dell’Ordine degli Avvocati di Napoli. Tutti i legali coinvolti sono residenti tra Napoli e provincia. Negli studi la polizia Municipale ha eseguito delle perquisizioni e acquisito materiale utile al prosieguo delle indagini. L’inchiesta e’ scaturita dalla denuncia presentata proprio dall’Ordine degli Avvocati che ha collaborato con gli inquirenti per individuare le “mele marce”. I domiciliari sono stati disposti per Marco Anzisi, residente nel quartiere San Ferdinando; Nicola Bellanca, residente a Pozzuoli; Maria Francesco Casillo, residente a Terzigno ; Massimo Colamarino, residente a San Gennaro Vesuviano; Luca Cerino, residente nel quartiere di Chiaiano; Claudio De Felice, residente nel quartiere Vomero ; Carmela De Martino, residente nel quartiere Bagnoli; Antonio Guerriero, residente a Portici; Anna Laurenza, residente a San Giorgio a Cremano ; Giuseppe Maravolo, residente nella zona del rione Sant’Erasmo ; Vittoria Marietti, residente nel quartiere Fuorigrotta; Sergio Morra, residente nel quartiere Materdei ; Caterina Orrico, residente nella zona Miano; Nicola Pollasto, residente a Scampia; Alessandro Saulino, residente a San Giorgio a Cremano; Alberto Carlo Sirico, residente nel quartiere Posillipo ; Gabriele Telese e Lucia Velleca, entrambi residenti nel quartiere Vomero. Gli arresti in carcere riguardano gli organizzatori della truffa (Umberto Cocozza, 27 anni; Vincenzo Cocozza, 46 anni; Raffaele Cardamone, 48 anni; Antonio Cardone, 38 anni; Ciro Cipolletta, 49 anni; Salvatore Di Vicino, 59 anni; Marco Megna 27 anni) mentre nei confronti di altre 24 persone sono state invece sottoposte, a seconda della posizione, a misure di obbligo di dimora nel comune di residenza e contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: questo gruppo di indagati e’ rappresentato dall’esercito dei falsi testimoni.

Per Maurizio Bianco, presidente dell’Ordine degli avvocati di NAPOLI, in riferimento all’operazione sui falsi incidenti “oggi e’ una giornata amara per l’Avvocatura napoletana. L’avvocato, per la delicata funzione che svolge, deve essere e deve apparire immune anche solo dalla tentazione di seguire percorsi illeciti motivati dall’interesse personale. Gli arresti di oggi sono l’occasione per affermare che gli avvocati, primi tra tutti, chiedono a gran voce che si faccia pulizia al proprio interno e noi dobbiamo fare la nostra parte. Nel pieno rispetto delle garanzie e della convinta presunzione d’innocenza, il quadro che si e’ presentato agli occhi dei consiglieri delegati (Scarpa, Zanchini, Cricri’, Criscuolo, Napolitano, Salvati, Sorge e Armiero) che hanno partecipato alle perquisizioni e’ apparso da subito sconfortante e sara’ immediatamente sottoposto alla valutazione del Consiglio distrettuale di disciplina per eventuali provvedimenti”. “Chiedo allora che si proceda con rigore ma, al tempo stesso, con celerita’ per garantire agli avvocati sottoposti a misura cautelare una difesa nelle sedi giudiziarie ma soprattutto perche’ non sia intaccata l’immagine di una categoria sana e vitale come l’Avvocatura napoletana”, conclude Bianco.

Cronache della Campania@2018

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