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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Contrabbando ad Afragola, sequestratii 30 chili di sigarette: un uomo in manette

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Afragola. Questo pomeriggio gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Afragola hanno arrestato Giuseppe Timbone, 44enne, per contrabbando di tabacchi lavorati esteri. A seguito di un servizio predisposto al fine di contrastare l’attività, fiorente del contrabbando di sigarette e grazie ad  un’attività info-investigativa, i poliziotti hanno rinvenuto in zona Salicelle, periferia del Comune di Afragola, nella camera da letto dell’abitazione del 44enne, 29,720 chili di stecche di  sigarette di tabacchi esteri privi del monopolio dello Stato. L’uomo è stato arrestato, in attesa del rito per direttissima è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Cronache della Campania@2018


Arrestato per droga neo-militante Lega, polemica in Campania

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Bartolomeo Falco, 53 anni, ex consigliere comunale di Comiziano (NAPOLI), recentemente avvicinatosi alla Lega e in predicato per assumere un incarico di coordinamento nei ranghi locali del Carroccio. Falco, accusato di detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, e’ finito in manette all’alba di lunedi’ nell’ambito dell’operazione “White stone” contro il traffico di sostanze stupefacenti tra le province di NAPOLI e Caserta. Il suo arresto e’ inizialmente passato inosservato tra le decine di destinatari dell’ordinanza di custodia, ma nelle ultime ore alcuni siti di informazione hanno ricordato che il nome di Falco era stato fatto di recente come referente del partito di Salvini nell’area nolana. Circostanza che ha spinto la Lega della Campania a intervenire con una nota ufficiale. Falco, si sottolinea nel comunicato del Carroccio, “non risulta avere alcuna nomina dal partito. L’ex consigliere comunale, ed esponente dell’Udc per lungo corso, si era da pochi mesi avvicinato alla Lega di Salvini. All’epoca dei fatti incensurato, era stato individuato dalla segreteria provinciale e annunciato a mezzo stampa come possibile referente sul territorio, ma mai alcuna nomina gli e’ stata affidata. La Lega era e restera’ sempre dalla parte della legalita’. Il Coordinamento regionale si riserva di adire le vie legali contro chiunque strumentalizzi questa vicenda per fini politici e con l’intento di screditare l’ottimo lavoro svolto in questi anni in Campania”. Di tutt’altro avviso il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli: “E’ troppo facile, dopo l’arresto per spaccio di droga, prendere le distanze da Falco. Probabilmente lo spaccio di droga come il furto di 49 milioni di euro non sono considerati reati importanti per gli uomini del Carroccio. Non a caso le bacheche facebook dei parcheggiatori abusivi napoletani sono piene di foto e slogan di sostegno a Salvini”.

Cronache della Campania@2018

Il questore vieta i funerali pubblici del boss “Mimì ‘o Faraone”

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E’ morto questa notte nella clinica San Michele di Maddalon, Domenico D’Albenzio, 73 anni, ras di Montedecoro. Il fratello di Giorgio e Clemente D’Albenzio, ha scontato oltre 20 anni di carcere ed era stato liberato nel 2012. Proprio per il timore che vi possano essere problemi di ordine pubblico, il questore di Caserta Antonio Borrelli ha vietato i funerali pubblici per il ras, che dunque sarà salutato dai funerali direttamente al cimitero. Intanto su Facebook I soci della Pro Loco San Michele-Città di Maddaloni “si stringono attorno al Presidente Concetta d’Albenzio per sostenerla in questo triste momento che ha visto l’improvvisa scomparsa del caro padre”.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Concorsi truccati, lo Stato Maggiore della Difesa: ‘Saranno prese iniziative necessarie’

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“Saranno presi tutti i provvedimenti necessari per tutelare le forze armate”: lo assicura lo Stato maggiore della Difesa a proposito dell’inchiesta della procura di Napoli sul “sistema fraudolento che sarebbe stato utilizzato per superare le prove del concorso del 2016 per Volontari in ferma prefissata quadriennale nelle Forze armate”. Lo Stato maggiore della Difesa premette che, “fin dall’avvio dei primi accertamenti” della Guardia di Finanza, “erano stati assunti con immediatezza alcuni provvedimenti per impedire il ripetersi di tali illeciti, senza andare ad inficiare le delicate indagini disposte dalla magistratura”. “Nel rinnovare piena collaborazione e disponibilita’ alla Procura per fornire ogni ulteriore elemento che sia ritenuto utile al fine di fare piena chiarezza sulla vicenda, lo Stato Maggiore della Difesa – si legge in una nota – si appresta a intraprendere tutti i provvedimenti possibili nei confronti dei militari e dei civili della Difesa coinvolti, nonche’ a valutare le necessarie misure di autotutela verso quei militari che risulterebbero vincitori di concorso grazie a questo sistema fraudolento e illecito”.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, ha sospeso ad horas dall’Albo il generale in pensione dell’Esercito Luigi Masiello, giornalista pubblicista. Masiello è stato posto agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura partenopea, nell’ambito di un’inchiesta su concorsi truccati per l’assunzione nelle forze armate.

Cronache della Campania@2018

Napoli, truffe alle assicurazioni: a capo c’erano i fratelli Cocozza

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Napoli. C’era il procacciatore di ‘danni’, ovvero di sinistri stradali. Quello che si occupava di reclutare i testimoni che avrebbero dovuto raccontare al giudice di essere stati presenti al momento dell’incidente. Chi invece era in contatto con chi poteva reperire false perizie di danni arrecati alle vetture. E cosi’, nel giro di poche ore, la truffa era bella e confezionata. Un sistema quasi perfetto se non fosse stato per il fatto che le compagnie assicurative, che versavano migliaia e migliaia di euro per ogni incidente, non si fossero messe a studiare per bene quei fascicoli. Cosi’ hanno scoperto con i loro ‘007’ che molti dei testimoni erano sempre gli stessi, che gli avvocati erano sempre gli stessi, che le richieste di danni erano sempre uguali ad altre richieste, sempre 3.035 euro e 33 centesimi. C’era persino uno scooter Honda Sh che aveva subito non meno di otto incidenti. Anche l’Ordine degli avvocati di Napoli aveva avuto segnalazioni da altri professionisti di come lavoravano alcuni dei loro colleghi. E cosi’ le forze dell’ordine hanno ricostruito passaggio dopo passaggio i sinistri sospetti. Al centro della maxitruffa alle compagnie assicurative 18 legali. Attraverso i loro studi, svolgevano il ruolo di “collettore”. Diciannove le persone arrestate ma con il beneficio dei domiciliari, sette in carcere. Notificate anche misure dell’obbligo di dimora. Sono state intercettate ben 2800 pratiche delle quali 2200 gia’ in avanzato stato di gestione. Secondo una stima la truffa sarebbe quantificata in diversi milioni di euro. I capi e i promotori della truffa erano i fratelli Vincenzo e Umberto Cocozza, con il supporto di Marco Megna. Erano loro che reperivano le persone che dovevano testimoniare. Tra loro c’erano cinque recordman, che hanno giurato sul banco dei testimoni di essere stati presenti a non meno di sei sinistri ciascuno. Si tratta di Rosario Amato e Massimo Colamarino che sono citati in piu’ capi di imputazione. C’e’ un altro particolare e riguarda due fratelli, Adrian e Charlene Sciberras, considerati dagli inquirenti i ‘commercialisti’ del gruppo. Lavorano entrambi per la Banca di Malta e negoziavano gli assegni circolari emessi in favore delle false vittime di incidenti stradali che non ricevevano quei soldi che invece venivano girati ai componenti dell’associazione e in particolare a Vincenzo Cocozza e alle societa’ che aveva costituito.

Cronache della Campania@2018

Concorsi truccati, indagati anche 150 candidati, pagavano 15 mila euro: uno si è ribellato e ha fatto scoprire il ‘sistema’

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La Guardia di Finanza di Napoli sta notificando circa 150 avvisi di conclusione indagine ad altrettanti indagati, tra candidati e loro familiari, che avrebbero pagato somme di denaro per ottenere le risposte ai quiz per un concorso per volontario in ferma prefissata di 4 anni (VFP4), che consente ai vincitori di poter accedere alle fila delle forze armate e dell’ordine. Oggi, i finanzieri, coordinati dalla Procura della Repubblica partenopea, hanno notificato 14 delle 15 misure cautelari emesse ad altrettanti indagati, tra cui figurano anche appartenenti alle forze armate, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, rivelazione di segreto d’ufficio in relazione alla divulgazione di segreto d’ufficio, truffa, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Il quindicesimo provvedimento, destinato a un ingegnere.

E’ cominciato tutto dalla denuncia di un giovane che, a fronte della possibilita’ di ottenere un posto di lavoro pagando migliaia di euro, ha scelto di rimanere onesto. Il 19 febbraio del 2016 questo 26enne si e’ recato negli uffici della Guardia di Finanza di Napoli e ha raccontato, senza omettere particolari, che il generale di Brigata Luigi Masiello gli aveva proposto di ‘comprare’ i risultati del quiz al concorso per allievo maresciallo nell’Arma dei carabinieri che era stato bandito nell’anno 2015-2016. E cosi’ oggi il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare (a firma del gip Linda Comella), di cui una in carcere e le altre ai domiciliari. Un altro provvedimento non e’ stato eseguito perche’ il destinatario e’ all’estero. Il concorso truccato contestato e’ quello dell’estate del 2016 per il reclutamento di 2013 volontari in ferma prefissata quadriennale in tre forze armate (esercito, marina militare ed aeronautica) indetto dall’Esercito l’11 febbraio del 2016. Le accuse contestate a vario titolo sono quelle di: associazione per delinquere, rivelazione di segreto d’ufficio in relazione alla divulgazione dei quiz prima del giorno dell’esame, truffa, ricettazione, riciclaggio ed autoriciclaggio. Altri 150 avvisi di conclusione indagini sono in corso di notifica nei confronti dei candidati che avrebbero pagato somme di denaro per avere in cambio le risposte ai quiz del concorso. La ‘tariffa’ media richiesta si aggirava intorno ai 15mila euro. Tra le persone ai domiciliari c’e’ il generale in pensione Masiello che, quando i finanzieri gli stavano per notificare il provvedimento, ha lanciato il cellulare dal balcone della sua abitazione al Vomero col chiaro intento di distruggere l’apparecchio, segno forse che all’interno del telefonino si celassero elementi riconducibili ad altri illeciti relativi ai concorsi. Pochi anni fa il generale tento’ anche la carriera politica: si presento’ alle ultime amministrative di Napoli nella lista di ‘Napoli Popolare-Ndc’, incasso’ solo 323 voti e non riusci’ a spuntarla. Agli atti dell’inchiesta intercettazioni e dichiarazioni di diversi candidati che – rintracciati dalla Finanza – hanno alla fine ammesso l’esistenza dell’organizzazione che condizionava gli esami. E, infine, anche fotografie, estrapolate dai cellulari degli indagati. Nel corso di una perquisizione che ha interessato Sabato Vacchiano, finito agli arresti domiciliari, e’ stata recuperata dal suo cellulare una foto che lo ritrae insieme con un ragazzo in un pub. I due stringono tra le mani un bicchiere a mo’ di brindisi. Nel mezzo, sulla facciata del bancone, una frase in stampatello, scritta con gessetto bianco:   “Dario e Sabatino? I fottitori dello Stato”. E’ la frase che compare in una foto, recuperata dagli inquirenti sul cellulare di uno degli indagati, scattata in un pub, mentre l’uomo, in compagnia di un’altra persona stringe tra le mani un bicchiere, come se stesse brindando. Alla foto si fa riferimento nell’ordinanza di custodia cautelare, a firma del gip Linda Comella, relativa all’inchiesta su un concorso truccato nell’Esercito, del 2016, per volontari in ferma prefissata di 4 anni. Un episodio, a parere degli inquirenti che sottolinea la spregiudicatezza dei componenti dell’ “organizzazione” dedita all’inquinamento della procedura concorsuale. L’immagine e’ stata recuperata nel corso di una perquisizione che ha interessato Sabato Vacchiano, uno degli arrestati. Ritrae Vacchiano e un altro ragazzo in un pub. I due sono in posa davanti al bancone fatto interamente in legno, e sulla cui facciata e’ possibile scrivere, mentre stringono tra le mani un bicchiere a mo’ di brindisi. Nel mezzo delle loro due figure, sulla facciata del bancone, compare una frase in stampatello, scritta con gessetto bianco.

Due gli stratagemmi: un vero e proprio “algoritmo”, applicabile alla maggior parte dei quesiti somministrati e consistente in una combinazione di quattro componenti numeriche da sommare tra loro, il cui risultato totale serviva a individuare, tra le possibili risposte, quella esatta e una dispensa o pandetta recante, per le materie non coperte dal citato “algoritmo”, un estratto della banca dati pubblica, compendiante un numero limitato di quesiti identici o comunque analoghi a quelli destinati a comporre i questionari da somministrare. Relativamente alla seconda immissione, tra l’altro, le indagini hanno permesso di appurare – spiega la nota – il funzionamento dell’algoritmo sino al 5 luglio 2016, data in cui Testa sostituiva (e distruggeva) tutti i plichi sigillati (consegnati prima dell’inizio delle prove selettive), contenenti i questionari elaborati e non ancora estratti, con altri plichi recanti analoghi questionari. Grazie al materiale illecito di cui hanno avuto la disponibilità la quasi totalità dei concorrenti emersi nel corso delle indagini che ha sostenuto la prova scritta sino al 5 luglio 2016 è riuscita a superare la menzionata prova selettiva. Avendo ottenuto l’idoneità nelle successive fasi concorsuali, 43 dei concorrenti sono stati inseriti nelle graduatorie di merito delle singole forze armate: 39 sono stati collocati tra i vincitori di concorso (30 per l’Esercito, 5 per l’Aeronautica militare, 4 per Marina militare e Capitaneria di porto) e, verosimilmente, incorporati. Gli elementi indiziari acquisiti nel corso delle investigazioni fanno ritenere probabile che questi concorrenti siano solo una parte di coloro che hanno superato le predette prove scritte grazie al sistema fraudolento ideato. Notificati anche 135 avvisi di conclusione delle indagini nei confronti dei concorrenti o di loro familiari, alcuni dei quali, dopo essere entrati in contatto con i destinatari delle misure cautelari, hanno a loro volta diffuso, dietro compenso, il meccanismo truffaldino.

Cronache della Campania@2018

Operazione antidroga “White Stone” i fermati sono ora 69

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Nel primo pomeriggio odierno, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere  coadiuvati da personale della Stazione Carabinieri di Avella (AV), hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa da ufficio g.i.p. del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale DDA, nei confronti di Puliassis Efi, nata a Nola, 36 anni, residente ad Avella, ritenuta responsabile di traffico e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La donna, non reperita nel corso delle operazioni di cattura eseguite dai militari dell’Arma del Comando Provinciale di Caserta il 15 ottobre scorso, si è spontaneamente presentata presso la Stazione Carabinieri di Avella. Puliassis Efi è stata accompagnata presso la propria abitazione dov’è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Nel corso della mattinata, i Carabinieri dell’aliquota operativa della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa da ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della – D.D.A partenopea, nei confronti di Leonardo Mauro di 34 anni, di Napoli, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in concorso con altri indagati, 68 dei quali arrestati ieri. L’uomo, 69esimo dei 72 indagati, non reperito nel corso delle operazioni di cattura, si è presentato spontaneamente presso gli uffici dell’Arma di Santa Maria Capua Vetere. L’arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione agli arresti domiciliari

Cronache della Campania@2018

Camorra, i pentiti: ‘Mauriello e o’ gemello uccisero Andrea Castello

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Avrebbe fatto parte anche lui del gruppo di fuoco che il 14 marzo 2014 e’ entrato in azione a Melito, uccidendo Andrea Castello, braccio destro del boss Mariano Riccio, e ferendo Castrese Ruggiero, nipote di Antonio, vittima il giorno prima di una ‘lupara bianca’. Ma Raffaele Mauriello detto o’ chiatto e figlio del boss Ciro, che questa mattina doveva essere arrestato dalla Squadra Mobile di Napoli, non era reperibile. Gli agenti hanno bussato a casa della madre nel suo ultimo domicilio, senza trovarlo. E’ latitante e le ricerche sono immediatamente state diramate a tutti gli altri organi di polizia. Contro di lui ci sono le accuse, che il gip definisce “granitiche”, di tre collaboratori di giustizia che lo collocano sul luogo dell’agguato. Nel dettaglio sarebbero stato proprio Raffaele Mauriello, con Dario Amirante, raggiunto dalla misura cautelare, a esplodere diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di Castello e di Ruggiero che erano all’interno di un’auto poi ritrovata bruciata.
Tre misure cautelari per due omicidi frutto di una ‘guerra’ interna al clan. E’ il risultato di un’indagine della procura di Napoli delegata alla polizia sul caso di lupara bianca e l’agguato che si sono succeduti a Melito il 13 e il 14 marzo 2014. Vittima di una sparizione che probabilmente cela un omicidio con distruzione di cadavere, Antonio Ruggiero, che non e’ piu’ tornato nella sua abitazione dal 13 marzo di 4 anni fa. Il giorno dopo, in un agguato, venne ferito Andrea Castello che era in compagnia del nipote dell’uomo, Castrese Ruggiero, rimasto illeso. Nella ricostruzione della degli inquirenti, i due delitti maturarono all’interno del clan Amato-Pagano, di cui le vittime facevano parte, dopo l’arresto alla fine di una lunga latitanza di Mariano Riccio, reggente del clan e genero del boss Cesare Pagano. Da quel momento parti’ una sorta di epurazione da parte dei fedelissimi degli Amato, che erano rimasti nell’ombra durante la reggenza di Riccio, nei confronti di quelli dei Pagano.

Cronache della Campania@2018


Maxi blitz contro la banda di napoletani e rumeni specializzata nei furti nelle case: 15 arresti

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I Carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a una un’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal GIP di Torre Annunziata a carico di 15 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata ai furti, alla ricettazione e al riciclaggio.I Carabinieri hanno scoperto l’esistenza di un gruppo criminale composto da cittadini italiani e rumeni specializzato nella commissione di furti in abitazioni tra le province di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino.

Le indagini li inquadrano e stigmatizzano il loro modus operandi a partire dai sopralluoghi che eseguivano per studiare la “pericolosità” delle case da svaligiare per poi organizzarsi in batterie da 4 o 5 e partire su macchine con targa straniera a far razzia di gioielli, denaro, televisori o attrezzature agricole che poi portavano in depositi indicati dallo “zio”, il vero e proprio capo del gruppo, un 46enne che decideva tutto e a cui tutti portavano “rispetto”: era lui che decideva definitivamente gli obiettivi da colpire, la data del furto e le batterie partecipanti, avvalendosi della nipote 34enne.Scoperta e sgominata anche la rete dei ricettatori ove lo zio indirizzava il provento delle ruberie.

Cronache della Campania@2018

Napoli: spunta il tariffario per vincere i concorsi nelle forze armate

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Napoli. C’era un vero e proprio “tariffario” per superare i concorsi pubblici nelle forze armate. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza nel corso dell’indagine che ieri ha portato all’emissione di 15 ordinanze cautelari (1 in carcere e 14 ai domiciliari). I prezzi erano i seguenti:

25.000 euro per un posto da allievo finanziere (dopo il superamento dei quiz);
40.000 euro per un posto da allievo maresciallo della Guardia di Finanza (dopo il superamento dei quiz);
20.000 euro per un posto in accademia militare (dopo il superamento dei quiz);
4.000 euro per un posto in marina (vfp1);
10.000 euro per un posto in marina (vfp4), in questo caso dopo il superamento del quiz iniziale.
700 euro per la patente nautica
500 euro per ottenere un brevetto di assistente bagnante.

Il tariffario è stato sequestrato a casa di Giuseppe Zarrillo, dipendente civile del Ministero della Difesa, l’unico dei 15 finito in carcere, perché nonostante fosse ai domiciliari dal mese di agosto ha continuato a tenere i rapporti con gli altri componenti della cricca. Ad incastrarlo oltre ai pizzini e alla documentazione rinvenuta nella sua abitazione anche una serie di intercettazioni telefoniche i cui lo stesso Zarrillo parla tra l’altro di un ispettore capo della Dia di Napoli, “un amico mio che aveva un nipote da sistemare”. Ma su questo punto dell’inchiesta le indagini sono ancora in corso.

Le indagini che hanno portato al blitz di ieri sono state condotte dai finanzieri del Nucleo polizia economico finanziaria di Napoli e coordinate dalla procura della Repubblica partenopea. I destinatari dei provvedimenti sono soprattutto appartenenti o ex appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia, “quotidianamente impegnati nel favorire il buon esito dei Concorsi” da parte di giovani candidati, a fronte di “un’illecita elargizione di denaro” da parte dei partecipanti o dei loro congiunti. L’accusa è associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e altri reati commessi in relazione alle procedure relative al reclutamento di 2.013 volontari in Ferma prefissata quadriennale per il 2016 nelle forze armate, articolato in due immissioni. In particolare, le attività investigative hanno fatto emergere “l’ideazione da parte di Claudio Testa (ingegnere informatico e responsabile della società incaricata di predisporre i questionari della prova scritta di cultura generale prevista dalla procedura reclutativa) e di Stefano Cuomo (capo di classe, della Capitaneria di porto) di un articolato meccanismo fraudolento”. Il funzionamento del meccanismo truffaldino – ricostruisce una nota delle Fiamme Gialle – divulgato da Cuomo e da Fabio Ametrano (militare della Marina militare), dietro compenso, alcuni giorni prima dell’inizio della prova selettiva e oggetto di successiva compravendita da parte di alcuni personaggi-chiave coinvolti a vario titolo nell’indagine, operanti talora attraverso lo schermo di scuole di formazione (tra cui, Ciro Auricchio, Rocco D’Amelia, Giuseppe Claudio Fastampa, Ciro Fiore, Luigi Masiello, Raffaele Russo, Sabato Vacchiano e Giuseppe Zarrillo), ha consentito a un numero cospicuo di concorrenti (sia della prima che della seconda immissione) di superare la prova di cultura generale.

Cronache della Campania@2018

Falsi incidenti: restano tutti in cella, e l’organizzatore fa le prime ammissioni davanti al gip

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Il giudice per le indagini preliminari conferma i domiciliari per i 14 arrestati nell’ambito dell’inchiesta sui falsi incidenti. Intanto spuntano le prime ammissioni nel gruppo che faceva capo a Salvatore Verde, il consulente di Boscoreale. Lui però ha deciso di non rispondere alla domande optando per le dichiarazioni spontanee per trovarsi a difendere.
“Nessuna associazione a delinquere – ha detto Verde – ma confermo di essere stato contattato per l’organizzazione di alcuni falsi incidenti. Di questi però, non ho saputo più niente”. Raffaele Celentano, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Verde ha rimandato alle prossime settimane la risposta a tutto ciò che gli viene contestato. In merito ai fasi incidenti, almeno una 30ina, la Procura di Torre Annunziata ipotizza accuse che vanno dall’Associazione per delinquere, sostituzione di persona, falsa testimonianza, falso ideologico che riguardano oltre 110 indagati a vario titolo coinvolti nel presunto sistema gestito da Verde nello studio di Boscoreale proprio dove i finanzieri avevano piazzato una cimice che aveva registrato, per mesi, incontri e anche l’intervento dei due finanzieri di Torre Annunziata che arrivarono da Verde per trovare le cimici e disattivarle. Per loro e per l’avvocato Varcaccio Garofalo è arrivato l’arresto per favoreggiamento a Verde. Sia l’avvocato che Verde sono in carcere da tre settimane perché coinvolti anche nell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma sulla corruzione dei giudici che avrebbero incassato delle mazzette per l’emanazione di sentenze, risarcimento danni verso avvocati appartenenti al “sistema”. Secondo quanto stabilito dagli inquirenti si trattava di un giro d’affari di circa 30mila euro al mese. Tutto il sistema ruotava, secondo l’accusa, intorno al magistrato Antonio Ianniello. Per questa inchiesta sono stati firmate 5 ordinanze di detenzione domiciliare e 18 in carcere. Il Tribunale del Riesame ha trasmesso gli atti a Salerno ritenendo che per 12 imputati la competenza territoriale sia proprio Salerno.

Cronache della Campania@2018

Rimborsi gonfiati per le scorte ai politici: condannati 6 poliziotti

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Arrivano sei condanne per i poliziotti preposti alle scorte dei politici. Si conclude così l’indagine che risale ad episodi registrati dal 2011 al 2012. Gli agenti sono stati condannati per truffa aggravata ad un anno e otto mesi Maurizio Aloia, un anno e sei mesi Salvatore Ingaldi, un anno e tre mesi Alessandro Melisi, un anno e un mese a Nino Bruno Voto, un anno e due mesi a Toni Intorcia e Angelo Gatta. Tutti i condannati hanno beneficiato della sospensione della pena. Il magistrato ha assolto gli imputati dall’accusa di falso e per uno degli imputati l’accusa di calunnia. Secondo l’accusa gli agenti hanno dichiarato falsamente di aver pernottato in una struttura romana nell’esercizio delle proprie funzioni, registrando e farsi rimborsare spese mai sostenute. Le indagini sono partite perché l’addetto alla contabilità aveva notato una differenza tra le spese presentate da alcuni addetti rispetto a quelle degli altri. E così sono partiti gli accertamenti che hanno portato gli agenti in un’aula di tribunale.

Cronache della Campania@2018

Truffe assicurazioni, ‘Tieni tante pratiche che non ti ricordi? 2200 iscritte a ruolo. Azz, numeri da industria…’. LE INTERCETTAZIONI

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Napoli. Ogni mattina, all’ingresso degli uffici dei giudici di pace, si riunivano gli aspiranti falsi testimoni che si offrivano di imparare e recitare bene la parte per 100 euro, a volte anche per 50. chi “doveva fare la spesa” e c’era anche chi “aggia pavà o’ padrone e’ casa”. Tutti i falsi testimoni venivano impiegati a turno in modo da evitare di destare sospetti. Era questa la perfetta “macchina da guerra” messa in piedi da Vincenzo Cocozza gestore dall’agenzia di pratiche assicurative Assiservice sas con sede al Centro direzionale. Lui e il fratello Umberto con interessi a Malta e la passione per le Ferrari si definivano “una squadra” e parlavano degli avvocati dicendo  “Quelli sono una paranza”. A proposito dìi Vincenzo Cocozza scrive il gip nelle 800 pagine dell’ordinanza cautelare: “Da una ri­cerca attraverso la banca dati IVASS (quella dei sinistri, ndr) aggiornata per difetto, effettuata con il codice fiscale di Vincenzo Cocozza sono emerse 127 istanze di risarcimento, nelle quali in 117 casi ha avuto il ruolo di danneggiato e tutti i sinistri sono patrocinati da le­gali coinvolti nei fatti oggetto del presente provvedimento”. Non a caso in un intercettazione con un degli avvocati finito ai domiciliari i due si dicono: Avvocato: “Ok Enzo… nien­temeno tieni tante di quelle pratiche che non te le ricordi più!!!”. Vincenzo Cocozza: “Ciao totale 2800 sinistri con 2200 iscritte a ruolo”. Avvocato: “Azz, numeri da industria”. Ma que­sta intercettazione non è l’unica a dare l’idea di quanto attiva fosse l’organizzazione. Il 25 maggio del 2015, per esempio, Cocozza conversa con Salvatore Di Vicino,detto o’ pirata, il faccendiere che gli procura clienti e che è il cognato di Mariano Ba­cio Terracino, assassinato nel 2009 davanti a una telecame­ra. Il titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche in­siste sull’importanza di avere collaboratori affidabili e “danni buoni”: poi si posso­no chiedere risarcimenti a vo­lontà.
Cocozza: “Noi dobbiamo lavorare bene sempre… Ne puoi fa’ pure cento, a me nu ce stann problem”.
Di Vicino: “Ho tre pratiche da fare, tre motorini e una macchina”.
Cocozza: “Salvato’ fai cheli che vuo tu, dice hai carta bian­ca però lavoriamo bene, noi siamo una squadra; chi dà fa­stidio li dobbiamo cacciare, se sono buoni me li prendo quanti ne vuoi”.
Di Vicino: “Se tu hai pro­blemi li ho pure io se faccio, se fai passare qualcuno”.
Cocozza: “Basta che so tutt buon”.

 

(nella foto da sinistra i quattro protagonisti principali dell’inchiesta: Vincenzo Cocozza, Umberto Cocozza, Marco Megna, salvatore Di Vicino o’ pirata)

Cronache della Campania@2018

Giovani spacciatori alle falde del Vesuvio: uno finisce ai domiciliari

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A Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio scoperti due giovanissimi spacciatori. E’ finito in manette, Vincenzo Palandro, 19 anni, di Massa di Somma, incensurato trovato dai carabinieri in possesso di 25 grammi di marijuana, materiale per il confezionamento in dosi e di 80 euro ritenuti provento di attività illecita. L’arrestato è stato trasferito ai domiciliari.
A San Sebastiano al Vesuvio è stato invece denunciato un 18enne incensurato che a seguito di perquisizione sul suo veicolo è stato trovato in possesso di un manganello telescopico e di 12 grammi circa di marijuana.

Cronache della Campania@2018

Denunciato dottore in servizio alla guardia medica: era alla guida senza patente

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Sala Consilina. Dottore della guardia medica e si mette alla guida della sua auto pur essendo senza patente: è stato denunciato dai carabinieri il medico in servizio presso la guardia medica di un comune del Vallo di Diano per interruzione di pubblico servizio. I carabinieri della compagnia di Sala Consilina lo hanno sorpreso di notte, mentre si accingeva a prendere servizio, alla guida della propria auto privo della patente di guida essendogli stata sospesa dallo scorso mese di gennaio. Al professionista sono state elevate contravvenzioni per guida con patente sospesa mentre la sua auto è stata sottoposta a fermo amministrativo. Nelle prossime ore nei suoi confronti potrebbe essere emesso, da parte dell’Asl competente, un provvedimento di sospensione dalle funzioni di funzionario di guardia medica.

Cronache della Campania@2018


Napoletani scomparsi in Messico, l’avvocato: ‘Il Governo non fa valere la sua forza’

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Napoli. “Fino ad oggi le autorita’ italiane non hanno fatto valere la loro forza nei rapporti con il governo messicano e quanto meno non siamo informati di quelle che e’ lo stato delle indagini”. Lo ha detto l’avvocato Luigi Ferrandino, che ieri ha accompagnato i familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico dal console del Messico a Napoli. “Al rappresentante diplomatico – ha detto ancora Ferrandino – ho fornito ulteriori chiarimenti sulla vicenda. Il console del Messico, infatti, oggi ha un appuntamento telefonico con l’ambasciatore del Messico al quale chiedera’ chiarimenti e informazioni, a stretto giro, sulle attivita’ di indagine”. Intanto il caso dei tre napoletani scomparsi in Messico approda in Spagna. A parlarne, a Salamanca, in occasione del quinto Foro dei giuristi Ibero Americano, sara’ l’avvocato, Claudio Falleti, che assiste le famiglie Russo e Cimmino. All’appuntamento dedicato al tema dei diritti umani e’ presente anche una delegazione messicana. “Le sparizioni forzate degli italiani in Messico, come quella di Raffaele, Antonio e Vincenzo, – dice Falleti – sono un crimine contro l’umanita’. Non solo: le indagini e la cooperazione con questo Paese sono sempre piu’ difficoltosi. Mancano gli strumenti o la volonta’?”.

Cronache della Campania@2018

L’allarme del procuratore antimafia: “Mafia e corruzione dilagano: politici distratti, editori collusi”

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Roma. “Mafia e corruzione dilagano”: l’allarme è stato lanciato dal procuratore antimafia Federico Cafiero De Rato alla presentazione del rapporto Liberaidee su mafia e corruzione. “La politica pospone questi problemi a tanti altri ma quando ci sono corruzione e mafia l’economia va a fondo: la nostra zavorra sono mafia e corruzione, quest’ultima dilaga. Ma è come se non si andasse in linea e quella voce viene sopita, non viene raccolta da nessuno. Questo è il peggiore aspetto che si coglie in questo momento nel Paese, non vi è attenzione per questi fenomeni emergenziali”. Ha detto nel corso dell’incontro De Raho. E poi ha aggiunto: “Bisogna essere consapevoli di una situazione che è di patologia in Italia: non prendiamocela quando nelle classifiche internazionali veniamo posti tra i paesi corrotti”. Poi ha proseguito proseguito: “In Italia la corruzione dilaga anche perchè vi è una mafia che esercita un controllo anche sulla politica molto preoccupante e non c’è una selezione, non c’è attenzione su questi fenomeni, non sento parlare della necessità di contrastare mafia e corruzione: sembra sia un problema di associazioni, Anac e magistratura. Mi ha sorpreso negativamente che il campione intervistato dal Rapporto pensa che il primo responsabile della situazione è il mondo politico. Costoro affermano di non aver fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura, e questo nonostante vi sia un forte impegno di entrambi. Certo, non dobbiamo assumere la comoda posizione di chi dice: ‘è una cattiva percezione’. Vi sono una serie di episodi in cui sono sono coinvolti gli uni e gli altri, vi sono poi silenzi, e quando all’interno degli organismi che dovrebbero segnare il primo contrasto non c’è una voce forte o ci sono episodi che gettano discredito, ben si capisce il perché di questi risultati”. De Raho si è soffermato anche sul caso degli “editori collusi, e questo fa sì che si comincia ad avere sfiducia anche nel giornalismo” e ha ricordato che “ad un anno dall’omicidio della giornalista maltese Dafne Galizia non c’è piena luce sull’omicidio, è molto grave, stiamo parlando di un attentato avvenuto in Europa”. “Dalla politica deve partire un ordine fermo: stop alla corruzione, chi denuncia deve essere difeso, la mafia deve essere sterminata. Su alcuni aspetti lo stato non deve indietreggiare: la giornalista Federica Angeli qualche giorno fa ha chiesto protezione per i figli, per ora c’è solo per lei, serve attenzione”, ha concluso il procuratore.

Cronache della Campania@2018

Catturato il casalese latitante che gestiva gli appalti per conto di Iovine

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Caserta. La Polizia di Stato di Caserta ha arrestato Vincenzo Della Volpe, 52enne di San Cipriano d’Aversa, pregiudicato, ritenuto affiliato al clan camorristico dei Casalesi, latitante dallo scorso mese di luglio in quanto colpito da un ordine di carcerazione a seguito di una condanna a 7 anni e 15 giorni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti e del commercio, aggravati dall’appartenenza ad associazione mafiosa. L’arresto è avvenuto nel pomeriggio di ieri, al termine di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caserta e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che hanno consentito di localizzarlo nel comune di Lucito, in provincia di Campobasso. Della Volpe è ritenuto stretto collaboratore e uomo di fiducia del capoclan Antonio Iovine, attuale collaboratore di giustizia. L’attività di osservazione e controllo e di pedinamento a distanza ha consentito di individuarlo a bordo di un veicolo, di proprietà di un suo familiare, sulla strada statale 647 bis a Lucito. Il rapido intervento del personale impegnato nelle attività di osservazione, in sinergia con gli agenti della Squadra Mobile di Campobasso, ha consentito di bloccare il mezzo e di arrestare il latitante. Della Volpe è stato portato nel carcere di Campobasso. La vicenda viene collocata da Iovine nei primi anni Duemila.
Iovine da pentito ha rilevato che Vincenzo della Volpe si occupò di lavori appaltati attraverso finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura per il rinfoltimento boschivo dell’alto casertano e Della Volpe Vincenzo ottenne di essere colui che avrebbe gestito per conto del clan i relativi appalti”. Della Volpe, secondo il pentito, “utilizzò anche imprese del napoletano, vivai che avevano le categorie giuste per accedere a questi finanziamenti. Se non sbaglio – ha aggiunto Iovine – questi finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro dell’Agricoltura era Alemanno e ricordo il particolare che il ministro venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale al cinema Faro su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anche lui impegnato in politica tanto che è stato candidato alle elezioni comunali e provinciali ed è stato anche sindaco di San Cipriano”.
La risposta di Alemanno: “I fatti a cui fa riferimento il pentito Antonio Iovine – scrive in una nota – risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero dell’Agricoltura. Infatti, i finanziamenti per la forestazione affidati alla ex Agensud – vigilata dal Ministero – furono previsti nella delibera Cipe 132 del 1999 e furono erogati dalla stessa Agensud nell’anno 2000, quindi prima del mio insediamento nel Dicastero avvenuto nel 2001. Al contrario la nostra Amministrazione ha avuto un ruolo decisivo nel portare alla luce e debellare lo scandalo noto con il nome di “Forestopoli”, denunciato nel 2002 in un rapporto del dirigente del Corpo Forestale dello Stato della Campania, dott. Antonio Spaguolo”.

Cronache della Campania@2018

Proteste per i napoletani scomparsi in Messico: denunciati due familiari

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Napoli .Due persone, tra i familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico, che stamattina hanno partecipato alla protesta nella stazione centrale di Napoli che ha bloccato la partenza di alcuni convogli sono state denunciate dalla Polizia di Stato con l’accusa di interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale. Gli investigatori stanno analizzando le immagini i sistemi di sorveglianza per identificare eventuali altri responsabili. Stamattina i familiari di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, hanno inscenato una vibrante protesta sui binari della stazione centrale di Napoli e bloccato la partenza di diversi convogli molti dei quali alla fine cancellati.
Una terza persona, tra i familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico che stamattina hanno partecipato alla protesta nella stazione centrale di Napoli bloccando la partenza di alcuni convogli e’ stata denunciata in serata dalla Polizia di Stato. Gli investigatori stanno continuando ad analizzare le immagini dei sistemi di sorveglianza per identificare eventuali altri responsabili.

Cronache della Campania@2018

Molestava le studentesse del liceo artistico di Avellino, processo per il prof 37enne di Benevento

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Avellino. Era finito agli arresti domiciliari per due episodi di violenza sessuale nei confronti di sue studentesse, entrambe minorenni e una delle quali anche disabile. Per un docente dell liceo artistico ‘De Luca’ di Avellino e’ stato chiesto e accordato il giudizio immediato. L’uomo, un 37enne di Benevento, dovra’ comparire di fronte al giudice il 9 gennaio prossimo per rispondere di violenza sessuale su minore. I fatti risalgono ad alcuni mesi fa, quando una studentessa con una disabilita’ psichica fu palpeggiata dal docente. Con l’aiuto di uno psicologo i carabinieri riuscirono a ricostruire i fatti denunciati dai genitori della ragazza, preoccupati per il brusco cambio di umore dell’adolescente. Il pm Paola Galdo ha chiesto il giudizio immediato anche in considerazione di un’altra indagine che pende sul professore, arrestato alcuni mesi fa per aver seguito e molestato su un autobus, all’uscita da scuola, un’altra studentessa 15enne. L’uomo fu indicato come molestatore anche da un compagno di scuola della ragazza che aveva assistito a tutta la scena e aveva accompagnato la studentessa dai carabinieri del comando provinciale di Avellino. Per questa vicenda il professore 37enne sara’ processato a dicembre prossimo con rito abbreviato.

Cronache della Campania@2018

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