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Così intascavano milioni di euro con ‘nafta agricola’: 89 indagati. TUTTI I NOMI

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Sono per ora sette le persone arrestate dai militari dalla Guardia di Finanza di Taranto per una truffa ai danni dello stato di milioni di euro messa in piedi da aziende agricole per far circolare in nero nafta agricola. Coinvolte sette regioni, sono 89 gli indagati e molti anche della zona vesuviana tra cui piccoli imprenditori di Torre Annunziata, Torre del Greco, Gragnano, Castellammare di Stabie e Sant’Antonio Abate. Nei giorni scorsi i militari di Taranto, titolari dell’indagine insieme al tribunale jonico, hanno applicato sette misure di custodia cautelare. I provvedimenti riguardano sei persone che risiedono nel tarantino e una che vive nell’avellinese. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla sottrazione di prodotti petroliferi all’accertamento ed al pagamento dell’accisa, truffa e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. L’operazione è stata denominata ‘Oro blu’. Sono stati sequestrati anche beni e prodotti per un valore di 58 milioni di euro. Le Fiamme Gialle e l’Ufficio delle Dogane di Taranto hanno accertato l’operatività di una consolidata organizzazione criminale nel territorio jonico, la quale acquisiva la disponibilità di ingenti quantitativi di gasolio agricolo, proveniente da vari depositi ubicati anche fuori dal territorio regionale (prevalentemente in Campania, Taranto e nel Lazio), utilizzando falsa documentazione dalla quale risultava che il prodotto era destinato a soggetti legittimati a riceverlo. In realtà, il prodotto, complessivamente 81 milioni e 500 mila litri, finiva sul ‘mercato nero’ alimentato dalla incessante domanda di gasolio che i vertici dell’associazione ricevevano da un consistente bacino di clienti. Uno degli autoarticolati utilizzati per il traffico illecito, già sequestrato a dicembre 2015, è risultato indicato in epoca successiva nei documenti di accompagnamento. Questo, secondo gli inquirenti, a riprova di come il sodalizio falsificasse i documenti e le annotazioni riportate sui registri di carico e scarico dei carburanti al fine di impedirne la tracciabilità. L’attività investigativa, durata due anni, è consistita in pedinamenti, osservazioni, accertamenti bancari, analisi documentali che hanno permesso di intercettare 5 distinti trasporti illeciti di prodotto energetico con accisa agevolata e di sequestrare 5 motrici con rimorchio che trasportavano 79 mila litri di gasolio agricolo.Nella attività risultano coinvolte 6 imprese operanti nel settore del commercio di prodotti petroliferi, due delle quali con sede a Palagiano, 20 imprese di autotrasporti, con sedi in Puglia, Campania, Basilicata e Calabria, nonché altre 82 persone, tra intermediari di commercio nel settore dei prodotti petroliferi e autotrasportatori. Tra i più attivi nel commercio vi erano i fratelli Antonio e  Giuseppe Coticelli di Gragnano “traditi” da un improvviso lusso nel loro tenore di vita. Ma anche un altro gragnanese come Antonino Dllo Ioio, lo stabiese Vincenzo Roberto, Matteo Civale  di Torre Annunziata e Franco Visiello di Boscoreaale. Nei confronti degli indagati sono stati ipotizzati i reati di truffa e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Inoltre è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni e prodotti finanziari nella disponibilità delle persone arrestate e di 58 denunciati, fino alla concorrenza dell’importo complessivo di 53 milioni e 260 mila euro, di cui: 39 milioni e 151 mila euro relativi all’importo delle accise evase; 14 milioni e 109 mila euro relativi all’indebito risparmio dell’Iva.Nel novero dei beni figurano 6 depositi commerciali di oli minerali siti a Palagiano, Scanzano Jonico (Matera), Aliano (Caserta), Somma Vesuviana e Torre Annunziata (Napoli) e Fiumicino (Roma); 25 motrici e 16 rimorchi impiegati per gli illeciti trasporti di prodotti petroliferi. Ecco i nomi delle persone indagate:
Antonino Dello Ioio, 56 anni di Gragnano;
Vincenzo Roberto, 58 anni di Castellammare di Stabia;
Antonino Cotticelli, 45 anni di Gragnano;
Giuseppe Cotticelli, 44 anni di Gragnano;
Matteo Civaie, 27 anni di Torre Annunziata;
Emilio Visiello, 47 anni di Boscoreale;
Giuseppe Alfano, 52 anni di Sant’Antonio Abate;
Pasquale Iervolino, 42 anni di San Giuseppe Vesuviano;
Michele Imbimbo, 29 anni di Torre del Greco;
Massimo Tonini, 51 anni di Torre del Greco;
Mario Russomanno, 65 anni di Trecase;
Luigi Tarantino, 36 anni di Crotone;
Natale Tarantino; 48 anni di Taranto;
Valentino Tasca, 49 anni di Reggio Emilia;
Giuseppe Semerano, 36 anni di Traranto;
Graziano Semerano, 41 anni di Brindisi;
Pietro Semeraro, 40 anni di Taranto;
Valerio Rossi, 39 anni di Taranto;
Oreste Ruffo, 52 anni di Taranto;
Domenico Ressa, 59 anni di Taranto;
Vincenzo Ressa, 33 anni di Taranto;
Vittorio Ressa, 28 anni di Taranto;
Giancarlo Riposati, 75 anni di Roma;
Felice Mattielli, 41 anni, di Portici;
Ciro Cascone, 45 anni di Ercolano;
Pietro Montano, 45 anni di Portici;
Pasquale Nappo, 56 anni di Napoli;
Genesio Paraggio, 60 anni di Avellino;
Giuseppe Parisi, 42 anni di Marigliano;
Antonio Rega, 57 anni di Cercola;
Giuseppe Siviello, 56 anni di Casalnuovo;
Giovanni Testa, 41 anni di Volla;
Patrizio Turi, 53 anni di Taranto;
Vito Spada, 28 anni di Taranto;
Giuseppe Pedone, 50 anni di Bari;
Angelo Piccoli, 67 anni di Bari;
Gennaro Pisa, 36 anni di San Giorgio a Cremano;
Sabato Rago, 41 anni di Eboli;
Mario Raiolo, 53 anni di Crotone;
Michele Poli, 44 anni di Taranto;
Paolo Esposito, 35 anni di San Giovanni Rotondo;
Antonio Guglielmo, 42 anni di Avellino;
Alberto Aiello, 30 anni di Ischia;
Giuseppe Alaia, 52 anni di Napoli;
Luca Amato, 41 anni di Napoli;
Luigi Aprile, 49 anni di Taranto;
Pasquale Arena, 40 anni di Napoli;
Luciano Attolico, 42 anni di Fasano;
Luca Azzone, 42 anni di Taranto;
Francesco Berardesca, 51 anni di Marigliano;
Giuseppe Bisconte, 34 anni di Salerno;
Pietro Poli, 48 anni di Taranto;
Francesco D’Avino, 53 anni di Cercola;
Biagio Iorio, 34 anni di Cercola;
Angelo Izzo, 37 anni di Volla;
Aniello Izzo, 41 anni di Napoli;
Biagio La Torraca, 55 anni di Cosenza;
Luigi Laezza, 45 anni di Afragola;
Demetrio Laperuta, 39 anni di Casalnuovo;
Giuseppe Laperuta, 40 anni di Casalnuovo;
Elvira Riccardi, 44 anni di Battipaglia;
Francesco Lippolis, 30 anni di Taranto;
Gerardo Lordi, 51 anni di Salerno;
Claudio Marcelli, 40 anni di Tivoli;
Domenico Marinuzzi, 59 anni di Taranto;
Giovanni Mazzoccoli, 46 anni di Casoria;
Domenico Montanaro, 56 anni di Bari;
Luca Delli Gatti, 31 anni di Nusco;
Nicola Dentice, 43 anni di Taranto;
Eduardo Di Natale, 42 anni di Napoli;
Luigi Esposito, 48 anni di Napoli;
Pasquale Esposito, 34 anni di Sant’Anastasia;
Sergio Bove, 51 anni di Taranto;
Antonino Bruzzesi, 45 anni di Reggio Calabria;
Giancarlo Cairo, 41 anni di Casoria;
Domenico Capasso, 41 anni di Marigliano;
Enrico Capece, 65 anni di Napoli;
Antonio Caramia, 56 anni di Taranto;
Giacomo Caramia, 57 anni di Taranto;
Massimo Cassese, 41 anni di Brindisi;
Eligio Castellana, 50 anni di Taranto;
Martino Castellana, 54 anni di Taranto;
Giovanni Castronovi, 49 anni di Taranto;
Antonio Cerbo, 28 anni di Caserta;
Patrizio Cipiccia, 62 anni di Terni;
Pietro Coppola, 52 anni di Salerno.

Cronache della Campania@2018


La nuova vita di Pasquale il baby calciatore di Gragnano: è festa grande in casa Inter

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Pasquale Carlino, il baby calciatore dell’Inter, ha vinto la sua partita più importante. Inizia la sua nuova vita dopo il terribile incidente avvenuto in una notte di luglio. La giovanissima promessa neroazzura era in sella ad uno scooter quando, insieme ad un amico, si scontrarono contro un’auto in sosta a Santa Maria la Carità. Ad avere la peggio proprio il centrocampista le cui condizioni sono apparse, fin dal primo momento, gravi. Per due settimane il giovane ha combattuto nella sala di Rianimazione dell’ospedale di Nocera Inferiore prima di essere trasferito in una struttura medica in Lombardia. Pasquale è tornato come prima, anzi è rinato. Insieme alla famiglia, agli amici e alla società ha festeggiato questo suo ritorno sul prato verde. Alla festa hanno partecipato i dirigenti, staff, compagni di squadra ed allenatori del settore giovanile con Roberto Samaden, Francesco Toldo e Cristian Chivu. Un momento importante e di ulteriore vicinanza della società alla famiglia, a Pasquale è stata dedicata anche una puntata speciale di “Club Inter” su Inter TV. “Recuperare l’incidente – dice Pasquale – per me è stata una vittoria perché tutti dicevano che ci voleva tanto tempo e invece in due mesi e mezzo ce l’ho fatta a recuperare tutto”. Tanta la gioia dei compagni di squadra nel rivedere Pasquale sorridere e con la voglia di ritornare a giocare. “La società ci è stata vicina tanto – afferma la madre di Pasquale – perché appena ha saputo di Pasquale ci ha chiamato, è venuta a Nocera Inferiore. In ospedale sono venuti i dirigenti con il dottore che l’ha visitato, ci hanno sostenuto. Sono stati sempre presenti e vicini a noi famiglia”.

Cronache della Campania@2018

Confermata la condanna al poliziotto stalker che fece andare via Quagliarella dal Napoli

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Napoli Stalking a Fabio Quagliarella e Guido Lembo: confermata anche in Appello la condanna al poliziotto ‘finto amico’ dei vip. Raffaele Piccolo, ex ispettore in servizio presso la Postale di Napoli, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Piccolo è stato inoltre interdetto per 5 anni dai pubblici uffici. Personaggi famosi, e noti professionisti stabiesi, si vedevano recapitare a casa presunte lettere minatorie o ricevevano sms con minacce. Poi – secondo l’accusa – il poliziotto si fingeva loro amico, offrendo a tutti la sua collaborazione per risolvere il caso.

Tra le “vittime” illustri di Piccolo, anche l’ex attaccante del Napoli e della Nazionale di calcio, Fabio Quagliarella. Il centravanti stabiese, costituitosi parte civile in tribunale e difeso dall’avvocato Gennaro Bartolino, aveva inoltre chiesto al giudice un maxi-risarcimento di 500mila euro per danno all’immagine. L’attaccante, infatti, nel corso del processo aveva confessato: “Sono stato costretto a lasciare il Napoli proprio per quelle lettere spedite in sede, a Castelvolturno. Lettere che parlavano di miei presunti festini con la camorra e di pedofilia”. Risarcimento che, così come per lo chansonnier di Capri, Guido Lembo, verrà disposto in separate sede. L’attaccante della Sampdoria ha cosi commentato la sentenza:  “Soddisfatto. La sentenza fa giustizia soprattutto per quello che ho subito a Napoli”.

 

Cronache della Campania@2018

Ctp: mentre la politica studia la cura, il dipendente finisce in ospedale con la testa rotta

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Ennesimo atto di violenza stasera a bordo del bus di Ctp, precisamente sulla linea M1 che da piazzale Tecchio era diretto a Mondragone. Intorno alle 19.30 di ieri nei pressi del villaggio Coppola l’autista alla guida del mezzo, che era in compagnia del controllore, alla salita di alcuni extracomunitari hanno richiesto il titolo di viaggio.
A tale richiesta hanno prima aggredito il verificatore G.M. con pugni e schiaffi, per poi scagliarsi senza motivo contro l’operatore che guidava, colpendolo con estrema violenza con un corpo contundente, provocandogli un taglio alla testa. È stato subito trasportato alla clinica Pinetagrande dove gli hanno dato 4 punti di sutura e giudicato  guaribile in 10 giorni.
“La situazione è diventata insostenibile -dichiara Monaco Domenico, della segreteria regionale Faisa Confail Campania- non basta la tensione che sta provocando la proprietà dell’azienda ancora silente sulla problematica stipendi dei 700 dipendenti, non basta il forte senso di responsabilità dei lavoratori nel lavorare ancora gratis in attesa di sviluppi che ancora oggi tardano a venire, ci si mette anche il dover combattere contro le continue aggressioni da parte di balordi. La tensione ormai si taglia con il coltello, persone ormai ridotte a subire mortificazioni quotidiane per mancanza di soldi nelle famiglie, il totale fallimento della politica. Oltre il danno anche la beffa. La Faisa Confail Campania – continua Monaco, continuerà a stare al fianco dei lavoratori, invitando i colleghi di Ctp a non commettere atti estremi, ed invita il sindaco di Napoli ad una attenta e responsabile riflessione su quanto sta ancora accadendo nei vari impianti di Ctp”.

Cronache della Campania@2018

Addio ai pini del panorama di Napoli: abbattuti causa parassita

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Decine di pini mediterranei sono stati abbattuti ed altri lo saranno nei prossimi giorni a causa di un parassita che ha infestato le piante sulle strade panoramiche della collina di Napoli. Gli alberi sono stati attaccate dalla cosiddetta Cocciniglia Tartaruga che, a dispetto del nome simpatico, e’ letale per i pini da sempre presenti, come un’icona, sulle cartoline che ritraggono il golfo partenopeo. Le operazioni riguardano, per ora, le strade a ridosso del parco Virgiliano ma tutte le piante sono sotto osservazione. I residenti, oltre a patire i disagi per i mezzi impegnati nell’abbattimento e la rimozione dei tronchi, lamentano decenni di mancato controllo delle piante lasciate senza cura. ”E’ un disastro – ha commentato una signora osservando i monconi di tronco rimasti ai lati dei viali – vedere abbattere queste piante fa un pena al cuore ma questo e’ il risultato che si ottiene quando non si sanno amministrare i nostri tesori. senza gli alberi d’estete sara’ come camminare nel deserto. Un inferno”.

Cronache della Campania@2018

Estorsioni nel casertano, maxi sconto di pena per il boss Mazzara: da 20 a 9 anni

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Caserta. Era a capo di un nuovo clan dedito alle estorsioni, lui boss della vecchia guardia della ‘Nuova famiglia’ ormai anziano, uscito dal carcere pensò bene di riorganizzarsi ma fu arrestato e condannato a 20 anni di reclusione. Per Amedeo Mazzara, boss di Casa, è arrivata la condanna ma con mxi sconto di pena rispetto ai 20 anni incassati in primo grado. La Corte di Cassazione – seconda sezione penale -, presieduta dalla dott. Cervadoro, relatore Pardo, in accoglimento delle diffuse argomentazioni formulate in aula dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Alesci, ha ridotto la pena di anni 20 inflitta ad Amedeo Mazzara dai giudici partenopei in quella di soli anni 9. Già ai tempi di Antonio Bardellino, l’oramai settantenne Amedeo Mazzara era un uomo di punta della criminalità organizzata in Campania come accertato dalla Autorità Giudiziaria.
Dopo aver scontato la pena, una volta rimesso in libertà, nel 2005, strinse uno storico accordo con l’allora capo del clan dei casalesi Francesco Schiavone, il famigerato “Sandokan”, per la spartizione dei profitti illeciti nella provincia di Caserta. Così nacque, anche grazie alle esperienze delinquenziali maturate da Amedeo Mazzara nella sua ventennale militanza nella organizzazione camorristica denominata “Nuova famiglia”, una autonoma organizzazione camorristica. Un clan forte, quello dei Mazzara, grazie alla sua composizione verticistica, tutta di natura familiare, avendo al comando i tre fratelli, Amedeo, Nicola e Giovanni.
Cosi la direzione distrettuale antimafia dedica una articolata inchiesta al gruppo che come base ha il comune di Cesa, inchiesta che porta a condanne pesanti inflitte dai giudici di merito, prima dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere, poi dalla Corte di appello nel 2016. Molti optarono per il rito abbreviato e le condanne alcuni anni fa sono divenute irrevocabili.
I tre capoclan e due degli affiliati, viceversa, seguirono la strada del rito ordinario. Le accuse erano quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso, plurime estorsione e violazioni alla legge armi, tutto aggravato dalla recidiva reiterata e specifica di chi, come Amedeo Mazzara, ha segnato pagine importanti della storia giudiziaria in Campania. All’esito del giudizio, la pena più alta inflitta proprio ad Amedeo Mazzara per il quale furono irrogati anni 20, anni 18 a Mazzara Nicola, anni 15 e mesi 3 a Mazzara Giovanni, anni 13 a Scaranno Giovanni, infine anni 9 a Duilio Giuseppe. Giunti al terzo grado di giudizio, le pene inflitte sono divenute tutte definitive essendo stati rigettati i ricorsi proposti dalle difese, con una unica eccezione: la pena inflitta a Amedeo Mazzara. Infatti, il boss prima ha ottenuto un provvedimento di separazione della sua posizione, poi, nonostante il Pg Molino avesse invocato la inammissibilità della impugnazione proposta nel suo interesse, si è visto sorprendentemente ridurre la pena dai giudici di legittimità di ben 11 anni, circostanza questa veramente eccezionale, in quanto, come è noto, solo in casi rarissimi la Suprema Corte effettua direttamente riduzioni della pena, in questo caso anche di particolare consistenza. La condanna definitiva è stata quindi di nove anni.

Cronache della Campania@2018

Cooperazione internazionale tra polizia: a Napoli conferenza tra dirigenti, prefetti e magistrati

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Questa mattina si è tenuta presso l’Aula Magna Storica dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” la conferenza regionale sulla cooperazione internazionale di Polizia, presieduta dal Vice Direttore generale della Pubblica Sicurezza- Direttore Centrale della Polizia Criminale, Prefetto Nicolò Marcello D’Angelo, alla presenza delle Autorita’ Giudiziarie e delle massime Autorità di Pubblica Sicurezza della Regione Campania.
L’evento è stato aperto dal saluto del Prorettore dell’Università degli studi di Napoli, Professore Arturo De Vivo, e del Questore di Napoli Dr. Antonio De Iesu.
Sono intervenuti il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Luigi Riello, il Prefetto di Napoli, Carmela Pagano, il Generale di Brigata dei Carabinieri, Giuseppe Spina, Direttore del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, il I° Dirigente della Polizia di Stato Daniela Mengoni, responsabile del sevizio Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione della Forze di Polizia.
Il Procuratore Capo della Repubblica presso il Trinumale di Napoli, Giovanni Melillo, ha disquisito sul ruolo di Eurojust, sull’ordine d’indagine Europeo e sulle squadre investigative comuni.
Lorenzo Salazar, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli, ha illustrato l’attività della Corte d’Appello e l’arresto provvisorio ai fini estradizionali e le prassi operative e buone pratiche.
Lo scopo della conferenza è stato quello di aggiornare e trasmettere agli operatori gli strumenti, le linee guida e le migliori pratiche della cooperazione internazionale di polizia.
Di fatto, gli arresti di latitanti effettuati in paesi esteri e le numerose operazioni transnazionali di polizia, che hanno smantellato diverse articolazioni della Camorra, hanno evidenziato l’affidabilità del “Sistema Italia”, ovvero del supporto sinergico del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e di tutte le sue articolazioni (Divisioni: Interpol, Europol, S.I.Re.N.E. – Supplementary Information at the National Entries) con le forze dell’ordine operanti a livello locale.
Come sottolineato dal Vice Capo D’Angelo “la strategia di contrasto al crimine organizzato non è solo un problema italiano, ma è diventato da tempo transnazionale.
Pertanto la collaborazione con le law enforcement dei vari paesi attraverso la rete degli Esperti per la Sicurezza dislocati in tutto il mondo e lo SCIP è divenuta prassi consolidata del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, ed ha portato a risultati investigativi rilevanti”.

Cronache della Campania@2018

Stop alla metro di Piazza Plebiscito, De Luca: “I lavori devono andare avanti”

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Napoli. Stop del Mica all’apertura delle grate per le camere di ventilazione della metro di Piazza Plebiscito: il presidente della Regione Vincenzo De Luca lancia un appello alla tutela della piazza e al proseguimento dei lavori. “La metro deve andare avanti e piazza Plebiscito dev’essere tutelata pienamente”. Ha detto De Luca commentando il no del Mibac. Il governatore ha ricordato che “Piazza del Plebiscito è un bene storico-monumentale a livello mondiale, ed è un problema delicato, dobbiamo trovare un punto di equilibrio perchè fare le grate così come era previsto dal progetto obiettivamente mi pare insostenibile, non credo che possiamo mettere al centro di piazza del Plebiscito una grata per l’aerazione cinque metri per quattro”. “Mi pare difficile – ha aggiunto De Luca – che non si trovino soluzioni tecniche in grado di tutelare pienamente la piazza e di rispondere anche alle esigenze di sicurezza che richiede una stazione della metropolitana. Credo che la Regione si farà parte attiva per spingere verso una soluzione equilibrata”.

Cronache della Campania@2018


Camorra, a San Giovanni ‘Più saperi, meno spari’: arrivano le ‘stese di poesia’

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Napoli. ‘Stese di poesia’ contro quelle della camorra. Gli abitanti della VI Municipalità del comune di Napoli, tornano a manifestare contro la camorra, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Lunedi’ 29 ottobre alle 10 a piazza Capri nel Rione nuova Villa si terrà ‘Più Saperi, Meno Spari’, una manifestazione organizzata dalla rete Napoli Zeta in collaborazione con la VI Municipalità, assessorato alla Cultura, le scuole e la parrocchia di S. Giuseppe e Madonna di Lourdes. L’evento, si svolgerà nello spazio antistante la chiesa e sarà suddiviso in due momenti con performance teatrali a cura di Francesco Di Leva e della compagnia Nest, d esibizioni delle scuole Vittorino da Feltre, Scialoja Cortese e Sarria Monti. Il quartiere ha deciso di rispondere così alle stese di camorra che imperversano negli ultimo anni, con stese di poesia. Protagonisti della manifestazione saranno i ragazzini, divisi in tre squadre, che regaleranno agli abitanti del quartiere messaggi e poesie scritte da loro, regalandole ai passanti, “stendendole” da palazzo a palazzo e lasciandone testimonianza sul territorio. I lavori dei ragazzi sono frutto di un percorso svolto nelle ultime settimane all’interno delle scuole da parte delle associazioni del territorio. In particolare: alla Vittorino da Feltre dalla cooperativa Sepofa’, Agisco e Studenti Contro la Camorra; alla Scialoja Cortese da Terra di Confine e Figli in Famiglia; alla Sarria Monti dall’associazione Gioco, Immagine e Parole e associazione Aurora. “Dopo la manifestazione dell’aprile scorso – hanno spiegato i referenti della Rete Zeta -, abbiamo continuato a lavorare sul territorio cercando un’interlocuzione con Prefettura e Comune, chiedendo loro di fare la propria parte. A distanza di 6 mesi le stese sono continuate. E’ di due giorni fa la notizia di un innocente incensurato preso di striscio da uno sparo sul corso principale, alle sette di sera, e di un gambizzato, sempre nello stesso locale. L’obiettivo di ‘Piu’ Saperi, Meno Spari’ è quello di contrapporre alla spartizione del territorio da parte dei clan quella dello stesso territorio da parte dei ragazzi attraverso messaggi positivi da lasciare in maniera permanente sul territorio”.

Cronache della Campania@2018

Centinaia di donazioni da tutta Italia per il piccolo Alex e sabato il camper in piazza a Napoli

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Il padre del piccolo Alessandro Montresor l’ha definito ‘uno tsunami’, ed effettivamente la solidarieta’ per il bimbo, che cerca un donatore per un trapianto di midollo, si e’ estesa su tutta l’Italia. Sono centinaia in ogni regione i giovani che si sono messi in fila nelle iniziative organizzate o che spontaneamente si sono informati su come iscriversi al registro dei donatori. Una gara di solidarieta’ da Milano, dove gia’ ieri si e’ registrato un afflusso massiccio a Napoli, che deve continuare, sottolinea Pietro Montresor, per Alex ma anche per tutti gli altri pazienti. A fare il punto sulla mobilitazione e’ la presidente dell’Admo Rita Malavolta. “E’ presto per dare dei numeri precisi, ma sappiamo – spiega – che in tutte le regioni oggi ci sono state centinaia di richieste. In Emilia Romagna, ad esempio, in 200 si sono iscritti e altrettanti hanno chiamato per avere informazioni. L’ordine di grandezza e’ questo ovunque. Se si pensa che in tutto lo scorso anno ci sono state 29mila iscrizioni, si capisce che c’e’ una forte impennata. Noi siamo contenti ovviamente, anche se vogliamo ricordare che una volta entrati nel registro si diventa donatori per tutti i malati, non solo per il piccolo Alessandro. Ogni anno in Italia servono circa 2mila trapianti, per lo piu’ a bambini”. Lo stesso appello e’ stato ribadito da Pietro Montresor, che ha ricordato come, anche se sono arrivate alcune notizie di sacche che potrebbero essere compatibili, la ricerca continua. “E’ importante che chi puo’ continui a iscriversi ai registri dei donatori di midollo, non lo dico per mio figlio ma per tutti i pazienti che sono in attesa. Chi diventa donatore lo fa per tutti i malati”. A dare la notizia della possibilita’ di una sacca da una donazione di cordone e’ stato ieri un comunicato del Centro Nazionale Trapianti, del Centro Nazionale Sangue e del registro nazionale italiano Ibmdr. “Se e’ vero e’ comunque un risultato preliminare, serviranno altri esami prima di sapere se c’e’ compatibilita’. La nostra vicenda – ribadisce il papa’ di Alex – ha generato uno tsunami e a questo punto e’ importante che continui a beneficio di tutti. Sarebbe bello che da una nascita venisse la speranza per nostro figlio, ma aspettiamo”. Nato a Londra da papa’ veronese e mamma napoletana, Alex non ha ancora trovato nei registri mondiali dei donatori di midollo alcuna compatibilita’ con il raro antigene di cui e’ portatore. Il piccolo e’ affetto da Hlh (linfoistiocitosi emofagocitica): una malattia genetica molto rara che priva chi ne soffre della perforina, la proteina che consente al sistema immunitario di identificare e combattere batteri e virus. Al momento Alex e’ sottoposto a una terapia sperimentale a Londra, ma gli effetti sono destinati a scemare e solo un trapianto puo’ salvare il bimbo, che ha 18 mesi. Alcune iniziative per l’iscrizione previste per i prossimi giorni sono indicate sulla pagina Facebook aperta dal papa’ di Alex, ma ci si puo’ iscrivere in qualunque centro trasfusionale o chiedendo alle associazioni dei donatori, ricorda Malavolta, a patto di essere in buona salute e di avere tra i 18 e i 35 anni.

Cronache della Campania@2018

Clan Belforte e Piccolo: in 19 vogliono l’abbreviato, 4 vogliono patteggiare. I NOMI DEI 42 IMPUTATI

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Iniziata questa mattina davanti al giudice per le udienze preliminari Anna Imparato del tribunale di Santa Maria Capua Vetere la discussione per i 42 indagati per spaccio di droga tra Marcianise, Capodrise e Maddaloni coinvolti in una maxi inchiesta della scorsa primavera condotta dalla Dda che svelò un accordo tra persone vicine ai clan Piccolo e Belforte. Questa mattina sono state avanzate richieste di rito abbreviato da parte di Salvatore Allegretta, Amedeo Belvisto, Aniello Bruno, Pasquale Buttone, Antonio Di Fuccia, Generoso Di Sivo, Filippo Lasco, Pasquale Lasco, Alessandro Mandarino, Francesco Martone, Andrea Nocera, Francesco Piccirillo, Giovanni Pontillo, Pasquale Regino, Fabio Romano, Rosario Valenti, Marco Viciglione, Nicola Viciglione, Alessandro Zampella. Hanno invece chiesto il patteggiamento Gennaro Barca, Francesco Stellato, Caterina e Nunzia De Matteis.
Nell’inchiesta rimasero coinvolti Salvatore Allegretta, 26 anni di Marcianise; Gennaro Barca, 33 anni di Marcianise; Amedeo Belvisto, 56 anni di Marcianise; Andrea Bizzarro, 36 anni di Marcianise; Aniello Bruno, 35 anni di Marcianise; Pasquale Buttone, 50 anni di Capodrise; Giulio Ciano, 43 anni di Marcianise; Simmaco Coppola, 27 anni di Marcianise; Raffaele Corvino; 39 anni di Marcianise; Enrico De Biase; 40 anni di Marcianise; Caterina De Matteis, 27 anni di Marcianise; Francesco De Matteis, 41 anni di Marcianise; Nunzia De Matteis, 37 anni di Marcianise; Antonio Di Fuccia, 37 anni di Marcianise; Nicola Di Giovanni, 61 anni di Marcianise; Generoso Di Sivo, 35 anni di Marcianise; Iniane El Kahf, 27 anni di Torino; Giglio Onelio Francini, 37 anni residente a Rivalta di Torino; Giuseppe Grillo, 36 anni di Marcianise; Filippo Lasco, 36 anni di Marcianise; Maria Giuseppa Lasco, 54 anni di Marcianise; Pasquale Lasco, 46 anni di Marcianise; Primo Letizia, 34 anni di Marcianise; Alessandro Mandarino, 36 anni di Marcianise; Antonio Marasco, 30 anni di Torino; Francesco Martone, 35 anni di Marcianise; Andrea Nocera, 29 anni di Marcianise; Francesco Persico, 36 anni di Marcianise; Francesco Piccirillo, 27 anni di Marcianise; Giovanni Pontillo, 59 anni di Marcianise; Tommaso Ragazzino, 32 anni di Marcianise; Gregorio Raucci, 26 anni di Marcianise; Pasquale Regino, 36 anni di Caserta; Fabio Romano, 28 anni di Maddaloni; Tommaso Smeragliuolo, 34 anni di Marcianise; Francesco Stellato, 25 anni di Marcianise; Raffaele Tartaglione, 30 anni; Rosario Valenti, 27 anni di Marcianise; Marco Viciglione, 33 anni di Marcianise; Nicola Viciglione, 35 anni di Marcianise; Alessandro Zampella, 25 anni di Maddaloni; Carmine Zarrillo, 24 anni di Marcianise.
Le accuse, a vario titolo per gli indagati, sono l’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope con le aggravanti dell’utilizzo del metodo mafioso, dell’impiego della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo dei clan “Belforte” e “Piccolo-Letizia”. L’indagine, denominata “UNRRA CASAS” espletata dal mese di settembre 2014 al mese di maggio 2015, ha permesso di contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nei comuni di Marcianise, Capodrise e Maddaloni e di accertare la commissione di plurime cessioni di sostanza stupefacente, operate in regime di monopolio avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e omertà tipiche dell’associazione camorristica e per agevolare le organizzazioni camorristiche denominate “Belforte” e “Piccolo-Letizia”. Ad una serie di attività di riscontro, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Marcianise riuscirono ad individuare, per la prima volta, l’esistenza di un accordo tra i due clan operanti nel comune di Marcianise, i clan Belforte, detto dei Mazzacane, e il clan Piccolo-Letizia, detto dei Quaqquaroni, storicamente nemici e la cui rivalità ha prodotto tra la fine degli anni ‘90 e metà degli anni 2000 svariate decine di omicidi, con il quale veniva sancita un’alleanza per la gestione dell’attività illecita dello spaccio di sostanze stupefacenti, con diversi avvicendamenti tra le due famiglie.
Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Nicola Musone, Nello Sgambato, Giuseppe Foglia, Angelo Raucci, Giacomo Tartaglione, Michele Ferraro, Mirella Baldascino, Federico Simoncelli e Mariano Omarto.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Caso Materazzo, la vedova in aula: ‘Ho riconosciuto Vittorio a terra dai vestiti’

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“Dopo la morte di Vittorio avevamo tutti paura di Luca”. Lo ha detto Elena Grande, vedova di Vittorio Materazzo, l’Ingegnere ucciso con decine di coltellate, davanti la sua abitazione, a Napoli, il 28 novembre del 2016, al processo per l’assassinio del marito di e’ accusato il fratello minore della vittima, Luca Materazzo. Elena Grande definisce “surreale” la situazione che si era venuta a creare dopo la morte del marito. La vedova ricorda anche che Luca torno’ “molto alterato dall’interrogatorio sostenuto in Questura. Qualcuno non voleva neppure farlo entrare in casa, quel giorno. Mi accuso’ di avere rilasciato una intervista e mi chiese ‘chi ha reso nota la vicenda dell’aggressione a Vittorio’. Continuava ad alterarsi e io me ne andai”. Nel corso dell’udienza la vedova ha spiegato, rispondendo alle domande del pm De Renzis, I rapporti familiari, le vicende ereditarie, la morte del suocero e I dubbi che il marito nutriva sull’accaduto. “Dopo la morte di Vittorio pensai di andare via di casa – ha detto ancora Elena Grande – non volevo vedere quei volti indifferenti, ma sarebbe stato un ulteriore trauma per I nostri due figli”. Ha voluto far capire a tutti chi era il marito Elena Grande, vedova dell’Ingegnere Vittorio Materazzo, ucciso sotto la sua abitazione di Napoli, il 28 novembre del 2016, con decine di fendenti sferrati con estrema violenza dal suo assassino, armato di due coltelli da sub. Un uomo autorevole, che aveva un rapporto simbiotico con il padre Lucio, impegnato nella sua azienda e in quella del genitore, l’unico che si occupava dei beni di famiglia e proprio per questo, come sottolineo’ di suo pugno in una lettera, il figlio che avrebbe dovuto portare avanti l’impresa. Ma il momento piu’ doloroso per Elena Grande e’ stato l’inzio della deposizione, quando le e’ stato chiesto di ricordare la tragica sera in cui perse il marito. “Sentii in vociare in strada – ha detto al pm De Renzis – mi affacciai e vidi una persona a terra in strada…c’era sangue, una persona di spalle gli stava sopra, era il salumiere, non riuscivo a capire chi fosse poi ho riconosciuto i vestiti: era Vittorio”. Durante l’udienza nell’aula 115 del palazzo di giustizia partenopeo, la signora Grande, ha anche ricordato di avere visto arrivare Luca, quella sera, con un abbigliamento inusuale: “insossava pantaloni e giubotto larghi, una taglia piu’ abbondante della sua; e non aveva i calzini e gli occhiali. Lo notai mentre camminava nel corridoio della Questura, prima di essere ascoltati dalla polizia. Di solito era sempre molto attento all’aspetto”. La vedova di Vittorio ha anche spiegato delle vicende familiari, molte delle quali apprese dal marito, i contrasti sorti in merito alla questione dell’eredita’ e anche dei dubbi che nutriva circa la morte del genitore. Proprio per accertare quest’aspetto Vittorio rusci’ ad ottenere, dopo una lunga battaglia legale, la riesumazione del cadavere. Ma l’esame sulla salma non evidenzio’ segni di violenza. Vittorio, iniziamente, ha spiegato la signora Grande, temeva che il padre fosse stato vittima dell’aggressione dei ladri che in quel periodo avevano gia’ messo a segno alcuni furti nella palazzina di via Maria Cristina di Savoia. Poi, dalle evasive risposte che riceveva da Luca e dalla compagna di suo padre, Scintilla, comincio’ a sospettare che fosse morto al termine di una lite con il figlio piu’ piccolo il quale, in quel periodo, era sempre piu’ pressante con le richieste di denaro. Solo ipotesi pero’, senza alcuna sostegno probatorio. La morte di Lucio Materazzo, infatti, ebbe forti ripercussioni sul tenore di vita di Luca che fino a quel momento conduceva uno stile di vita “agiato” proprio grazie al sostentamento del genitore. Un tenore di vita che Luca voleva mantenere anche dopo essere rimasto orfano e che vedeva Vittorio fortemente contrario perche’, sosteneva il fratello maggiore, “era ormai arrivato il momento per lui di prendersi le sue responsabilita’”. Oltre ad Elena Grande oggi e’ stato ascoltato anche Egidio Paolucci, avvocato e amico di Vittorio, con il quale la vittima si confidava e a cui chiedeva consiglio quando nutriva qualche dubbio. All’amico avvocato riferi’ di avere dei sospetti sulla morte del padre. A Paolucci Vittorio consegno’ la lettera con cui il padre spiegava le sue volonta’ e che l’Ingegnere tento’ senza riuscirvi, di farle attribuire valore testamentario. Infine, la vedova di Vittorio, ha voluto ricordare il suo grande dolore quando la famiglia decise di mettere in liquidazione la ditta del padre, che presentava una situazione debitoria di una certa importanza: “un gesto che avrebbe messo fine a 50 anni di lavoro del padre e 30 anni del suo”. L’imputato ha revocato l’incarico all’avvocato Generoso Paolo Roca, nominato nel corso del processo e intervenuto solo nella scorsa udienza. A difenderlo rimane l’avvocato Nicola Giovanni Saetta che ha chiesto al presidente Provitera, ricevendo un diniego, il permesso di far sedere Luca al suo fianco.

 

Cronache della Campania@2018

Napoli, bomba a Secondigliano contro una pasticceria, torna l’incubo racket

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Napoli. Torna l’incubo racket con l’avvicinarsi delle feste natalizie.  Una bomba carta infatti è esplosa poco dopo le 22 di ieri davanti a una pasticceria sul corso Secondigliano. La deflegrazione ha causato danni alla saracinesca e all’ingresso del locale danneggiando anche alcune auto parcheggiate. Paura per gli abitanti che hanno avvertito le forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione locale per i rilievi del caso. Il titolare della pasticceria sentito dai militari a sommarie informazioni ha riferito di non aver mai ricevuto ne minacce ne richieste estorsive. Gli investigatori non escludono che la bomba rientri in un disegno criminale tra i vari clan della zona anche alla luce dell’omicidio avvenuto due sere fa del pregiudicato Francesco Climeni.

Cronache della Campania@2018

Castellammare, si costituisce a Frosinone l’ex consigliere comunale Massimiliano De Iulio

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Castellammare. Si è costituito nella giornata di ieri nel carcere di Frosinone, l’ex consigliere comunale di Castellammare, Massimiliano De Iulio. Deve scontare una condanna a tre anni di carcere diventata definitiva il 15 ottobre scorso per estorsione aggravata nei confronti di alcune vittime di usura per conto del boss pentito di Scafati, Romolo Ridosso ma stabiese di origine. Le accuse nei suoi confronti erano emerse nel corso dell’inchiesta contro il clan Loreto-Ridosso di Scafati e nata dalle dichiarazioni dei pentiti. In particolare Alfonso Loreto, figlio dell’ex boss Pasqualino (pure lui pentito da anni) nell’aprile del 2016 aveva raccontato alla Dda:”Ricordo che Luigi Ridosso di Romolo residente in Castellammare ci portò Massimo Di Iulio in quanto doveva re­cuperare dei soldi per un lavoro non eseguito. Tutti noi del gruppo ci interessammo facendo delle pressioni e costui in seguito pagò la somma di 6.000/7.000 euro nelle nostre mani. Risolto il problema, De Iulio si sarebbe voluto “disobbligare” riconoscendo ai Loreto-Ridosso una quo­ta della cifra recuperata. Allorché il De Iulio voleva compensarci con 2.500 euro, noi gli dicemmo che non volevamo i soldi ma che poteva m andarli a Di Martino Luigi per il mantenimento in carcere. Successivamente ho avuto modo di incontrare Luigi Di Martino alla presenza di Fiorentino Di Maio (altro presunto affiliato ai Cesa­rano coinvolto nell’ultima inchiesta ndr) e in quella occasione Di Martino negò di aver mai ricevuto quella somma”. Con la sentenza definitiva Massimiliano De Iulio, ieri ha preferito costituirsi per evitare l’onta dell’arresto e delle manette a casa davanti ai figli. Stessa sorte anche per l’altro stabiese coinvolto nel processo e condannato per gli stessi reati a tre anni di carcere: l’imprenditore Carmine Di Vuolo.

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Meta, tangente mensile al sindaco: a giudizio Tito

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Meta di Sorrento. Nella giornata di ieri l’attuale sindaco di Meta Giuseppe Tito, nonché consigliere della Città Metropolitana di Napoli, è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Torre Annunziata. Il reato ipotizzato dalla Procura per il quale dovrà rispondere il politico è corruzione. Il processo prenderà il via il prossimo febbraio, rinviati a giudizio anche i dirigenti comunali Paola De Maio, Rocco Borrelli, Rina Paolotti, oltre che gli imprenditori Nunzio Lardaro, Carmela Izzo, Aniello Donnarumma e Antonino Staiano. A vario titolo i pm contestano i reati di corruzione, peculato, appropriazione indebita, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia e illeciti tributari.
Al centro dell’indagine ci sono gli affidamenti di tre servizi: quello del parcheggio in spiaggia per il 2012 che sarebbe avvenuto sulla basa di un accordo tra Tito, all’epoca dei fatti assessore, e il socio fondatore della cooperativa San Michele Antonino Staiano. Sotto la lente di ingrandimento anche il servizio per il trasporto scolastico per l’anno scolastico 2014/15 che sarebbe finito alla ditta Amps nonostante l’impresa fosse carente dei requisiti previsti dalla legge per effettuare tale servizio e l’appalto per le luci natalizie nel Natale 2014 che sarebbe stato assegnato alla Tecnoservice. Da questo anche il coinvolgimento dei funzionari pubblici e referenti delle società. Secondo la Procura Tito avrebbe intascato una tangente di 2mila e 500 euro al mese per circa sei mesi per far si che l’appalto per il servizio di parking sulla spiaggia fosse aggiudicato dalla cooperativa San Michele. Il sindaco Tito dovrà quindi rispondere di, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, peculato, omessa denuncia, corruzione e falso.

Cronache della Campania@2018


Sorrento, suona l’allarme e va a casa: picchiato dai ladri

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Sorrento. Si è precipitato nella propria abitazione dopo aver ricevuto l’allarme di persone estranee presenti nella sua casa. Quando è entrato è stato aggredito da tre persone che hanno fatto poi perdere le proprie tracce. Il proprietario di casa che lavora in un albergo al suono del cellulare si è catapultato nella sua abitazione in via Fuorimura dove ha trovato tre malviventi che non hanno esitato ad aggredirlo e scappare via. L’uomo è stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale di Sorrento per una ferita al naso. I medici gli hanno dato una prognosi di sei giorni. Sul caso indagano gli agenti del commissariato di polizia coordinati dal vice questore Grassi.

Cronache della Campania@2018

Investito mentre porta a spasso il cane: perde la vita giovane casertano: feriti gravemente i tre occupanti dell’auto

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Santa Maria a Vico. È drammatico il bilancio dell’incidente avvenuto poco fa in via Nazionale Appia, nei pressi del panificio Cerreto: un morto e tre feriti gravi, tutti di Santa Maria a Vico.La vittima è Michele Petrone, 29 anni, figlio del professore Petrone, che era sceso a piedi da casa per portare a spasso il cane. Il giovane è stato preso in pieno ed è morto sul colpo. Gli altri feriti sono stati trasportati in ospedale e la prognosi resta riservata. Si tratta di S.N., 25 anni, che ora è in coma; E.D.N., 27 anni, politraumatizzato e G.P., 27 anni, politraumatizzato anch’esso. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Caserta, tre ambulanze e i Carabinieri di Maddaloni.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Circoncisione non riuscita, 24enne denuncia il medico: ‘Non posso più avere rapporti sessuali’

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Non può più avere rapporti sessuali il giovane di ventotto anni che è stato sentito dai giudici della prima sezione penale e ha raccontato tutte le sue vicissitudini, spiegando nei dettagli cosa gli era accaduto nel post operatorio. Un racconto preciso e minuzioso che – secondo le accuse del pm Elena Guarino – versa in una condizione di impossibilità a causa di una colpa medica, quella di un urologo in servizio presso una clinica privata di Salerno, ora a giudizio per lesioni colpose con l’aggravante di aver causato alla vittima una menomazione permanente.
Secondo la procura, come riporta Il Mattino, il medico è accusata di negligenza e imperizia nella gestione del post operatorio di un intervento di circoncisione e plastica di un pene palmato. In aula il giovane ragazzo ha riferito delle sue sofferenze, del suo dolore, dell’infezione che non passava. La pelle del suo organo ha perso elasticità impedendogli di poter aver una vita sessuale. I fatti risalgono al mese di giugno del 2014. Subito dopo l’operazione chirurgica, nel paziente insorse un edema penoscrotale e, secondo le perizie in possesso del pm Guarino, la dottoressa non avrebbe provveduto tempestivamente a revisionare la parte operata. In pratica vi era stato un rigonfiamento della scroto che protegge i testicoli. Dopo venti giorni circa un secondo intervento “riuscito”, a detta del medico: il ragazzo non avrebbe dovuto più avere problemi, era “clinicamente guarito”. Secondo la perizia della procura, invece, era ancora presente l’edema post lesionale e segni di infezione con ritardo di guarigione.

 

Cronache della Campania@2018

Camorra, torna libero per fine pena il boss Antonio Abbinante

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Napoli. C’è di nuovo tensione nel mondo della camorra tra Secondigliano e ditorni dopo l’omicidio di Francesco Climeni e la bomba piazzata davanti a una pasticceria si registrano due scarcerazioni eccellenti che potrebbero cambiare gli equilibri criminali in tutta l’area  a Nord di Napoli. Due pezzi da novanta del clan Abbinante con base nella zona del “Monterosa” sono tornati in libertà per fine pena. Si tratta di Antonio Abbinante, fratello dei più conosciuti Raffaele detto “Papele” e Guido, e Giovanni Carriello “’o brigante”. Antonio Abbinante era sasto libero già nel 2015, ma solo per un mese. Le dichiarazioni del boss pentito Rosario Pariante lo riportaono in carcere con una nuova ordinanza cautelare per associazione camorristica. Antonio Abbinante, originario di Marano ma residente a Scampia, è anche il papà di Arcangelo (che è tuttora in carcere), ritenuto uno dei killer più spietati della famiglia e del gruppo criminale. E’ sotto processo per il plateale agguato avvenuto sulla spiaggia di Terracina del boss Gaetano Marino o’ monkerino fratello di Gennaro o’ mecchei avvenuto nell’agosto del 2013. Gli Abbinante tra l’altro facevano parte insieme agli Abete, agli Aprea e agli Amato-Pagano del gruppo di famiglie che si ribellò ai Di Lauro dando vita alla faida. E tra l’altro dagli incartamenti processuali e dai racconti dei pentiti oltre che ai riscopntri degli investigatori gli Abbinante risultano essere grossi importatori di cocaina dalla Colombia.

Cronache della Campania@2018

Roccadaspide piange i due 18enni Vincenzo e Pasquale. Inchiesta sull’incidente

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Sarà l’inchiesta disposta dalla magistratura a stabilire le cause della morte dei dei diciottenni in un incidente stradale avvenuto la scorsa notte a Roccadaspide in provincia di Salerno, lungo la strada statale 166 degli Alburni. I ragazzi, Vincenzo Pepe e Pasquale D’Agosto entrambi residenti nel comune della provincia a sud di Salerno, viaggiavano a bordo di una Lancia Y che si e’ scontrata frontalmente con una Bmw. Entrambi sono morti sul colpo. Le due persone, marito e moglie, che viaggiavano nell’altra auto sono state trasportate all’ospedale di Battipaglia. Sull’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Agropoli, guidati dal comandante Francesco Manna.  Il magistrato ha disposto l’autopsia sui due corpi e ha effettuato i test di routine sui due feriti.  Si sta cercando ancora di stabilire la dinamica del violento impatto. Intanto nel piccolo comune dei Monti Alburni si piange la morte dei due giovanissimi.

Cronache della Campania@2018

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