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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Camorra e rifiuti, chiesto oltre mezzo secolo di carcere

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Diciotto anni di carcere per Cipriano Chianese. Questa la pena richiesta dal procuratore generale nel corso della sua requisitoria nell’ambito del processo per l’inquinamento della discarica Resit tra Parete e Giugliano, gestita, secondo la Procura Antimafia, dal clan dei Casalesi.
Stamattina il pg ha chiesto la rideterminazione delle pene per alcuni degli imputati tra cui proprio Chianese, condannato in primo grado a 20 anni, per l’ex sub commissario di governo per l’emergenza in Campania Giulio Facchi la richiesta è stata di 4 anni e mezzo a fronte dei 5 anni e mezzo del primo grado. Pena in aumento per Gaetano Cerci con la richiesta di 18 anni a fronte dei 16 del primi grado. Chiesta la conferma delle pene tra i 5 ed i 6 anni per i fratelli Elio, Generoso e Raffaele Roma, imprenditori del settore.
Il processo si concluderà alla fine di novembre. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Emilio Martino e Giuseppe Stellato. Tra le parti civili costituite al processo l’avvocato Gianni Zara

Cronache della Campania@2018


Napoli, Climeni era uomo dei Licciardi: che succede a Secondigliano?

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L’omicidio di Francesco Climeni, uno dei pezzi da ‘novanta’ del clan Licciardi della Masseria Cardone, trovato crivellato di proiettili nella sua Smart on via Altair apre scenari inquietanti anche per gli investigatori. L’agguato in cui e’ stato ucciso l’uomo  é avvenuto in una strada che porta a un parco pubblico; si trova nel cuore del territorio controllato fino ai primi anni 2000 dal clan Di Lauro, che con il tempo si sono indeboliti dopo arresti e condanne, e dopo la scissione degli Amato-Pagano, che diede vita alla cosiddetta prima faida di Secondigliano con piu’ di 80 morti in pochi mesi. Il corpo senza vita era in una Smart e ad avvisare la polizia é stato un passante che ha visto il cadavere.Francesco Climeni, pregiudicato di 55 anni, in passato legato al clan Licciardi della Masseria Cardone, uno dei piu’ potenti dell’area Nord di Napoli e a capo della cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Potrebbe trattarsi di una punizione per uno sgarro nell’ambito di traffici di droga che nella zona sono il maggior introito per tutte le cosche che controllano l’area. In particolare per gli Amato, i Pagano, la Vanella Grassi, gli Abete-Abbinante e i Di Lauro. La zona tra Secondigliano e Scampia é ancora un’area tra le più fruttuose per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti.

Era stato condannato in primo grado per associazione camorristica la aveva potuto lasciare il carcere per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Sarebbe trascorso troppo tempo tra il primo e il secondo grado di giudizio. Il 20 giugno del 2012, la quarta sezione penale del tribunale di Napoli aveva emesso la sentenza di condanna a otto anni di reclusione per associazione camorristica. Ma le Le motivazioni della sentenza di condanna  erano state depositate a dicembre 2012, dopo la richiesta di proroga del termine iniziale di 90 giorni chiesta dal collegio in considerazione della complessità del procedimento. Poi si è dovuta attendere la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello. E così su richiesta degli avvocati  Climeni era potuto tornare in libertà. ma  Questa sera insieme alla sua libertà è finita anche la sua vitta sotto i colpi di sei proiettili.

Cronache della Campania@2018

Evasione fiscale, colpo di scena al processo per il re delle farmacie: il giudice non può decidere

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Torre Annunziata. Nessuna sentenza per il re delle farmacie Nazario Matachione: il colpo di scena è arrivato dopo 5 ore di camera di consiglio, quando il giudice monocratico Riccardo De Sena che avrebbe dovuto valutare le risultanze del processo a carico del farmacista, ha deciso che non c’erano le condizioni per decidere. Non ci sono prove certe e evidenti per decidere su una condanna, così come chiesto dai pubblici nel corso dell’ultima udienza. A fronte di una richiesta di pena di 3 anni di reclusione, il giudice De Sea ha pronunciato un’ordinanza con la quale ha rimesso la causa sul ruolo per l’udienza del 7 novembre al fine di poter nominare un super perito che sciogliesse alcuni nodi cruciali dell’intricata vicenda processuale che ha portato Nazario Matachione e i due amministratore a giudizio per una maxi evasione fiscale.
Di fatto, dunque, si tratta di una prima vittoria della difesa, rappresentata dagli avvocati Elio D’Aquino e Pasquale Coppola per Matachione e dagli avvocati Marco Imbimbo e Francesco Maria Morelli per gli imputati Teresa De Martino e Vincenzo Coppola.
È stata proprio la Difesa infatti prima della chiusura dell’istruttoria dibattimentale ad avanzare richieste ai sensi dell’art. 507 con particolare riferimento all’acquisizione di nuove documentazioni e ulteriori approfondimenti peritali.
La eccezionale decisione del Giudice si colloca in un particolare contesto normativo che propone nuovi approfondimenti istruttori quando la causa non è sufficientemente istruita.
È evidente dunque che l’accusa non è stata in grado di offrire un quadro indiziario sufficiente per giungere ad una sentenza di condanna e che, a contrario, la difesa è riuscita a ribaltare un quadro presuntivo che solo apparentemente si presentava sfavorevole all’imputato. Alla sbarra, assieme al “re delle farmacie” del Vesuviano e dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Riccardo De Sena, ci sono anche Teresa Di Martino, di Gragnano, e lo stabiese Vincenzo Coppola.
Entrambi, in qualità di amministratori di due farmacie del “Gruppo Matachione”, avrebbero infatti presentato dichiarazioni societarie dei redditi infedeli, contribuendo così a mascherare al fisco l’effettivo imponibile complessivo (pari a circa 18,8 milioni di euro) dell’imprenditore originario di Torre del Greco.
L’accusa – rappresentata dai pm Sergio Raimondi e Silvio Pavia, contestava ai tre imputati di aver nascosto al fisco – tra il 2010 ed il 2013 – un attivo patrimoniale pari a circa 16 milioni di euro. Da qui, le 4 presunte maxi-evasioni Irpef contestate: 743mila euro per l’anno fiscale 2009. E ancora, 2 milioni e 300mila euro per il 2010, 1 milione 870mila per il 2011, fino al milione e 600mila euro, evaso dall’imprenditore con la dichiarazione dei redditi presentata il 30 settembre 2013.
Stamane, era attesa la sentenza, ma la decisione del giudice ha ribaltato ogni previsione e la decisione di acquisire ulteriori chiarimenti sostiene – di fatto – la tesi della difesa. (r.f.)

Cronache della Campania@2018

Processo Aliberti, rinviata la testimonianza del teste chiave. Si torna in aula a novembre

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Scafati. E’ ancora attesa per la testimonianza di uno dei testi chiave nel processo all’ex sindaco Pasquale Aliberti. Il capitano Fausto Iannaccone verrà sentito nella prossima udienza già in programma per il 5 novembre prossimo. E quella che doveva essere un’udienza fiume si è rivelata velocissima. E’ ritornato per il controesame uno degli investigatori della Dia che ha seguito le indagini sui tabulati telefonici, Domenico Rinaldi, per alcune precisazioni dell’avvocato Ciro Giordano. Poche domande a chiarimento e il presidente del collegio giudicante – Raffaele Donnarumma – ha aggiornato alla prossima udienza il procedimento. Anche stamane erano in aula tutti gli imputati, a partire dall’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, con la moglie – il consigliere regionale – Monica Paolino, Nello Maurizio Aliberti, Giovanni Cozzolino, Roberto Barchiesi, Ciro Petrucci, assente Andrea Ridosso, accusati a vario titolo di scambio di voto, violenza privata e abuso d’ufficio, con il pubblico delle ‘grandi occasioni’ a far da cornice. La grande attesa per la testimonianza del capitano Iannaccone della Dia di Salerno, che ha seguito le indagini fin dalla prima ora, non finisce. Il prossimo 5 novembre è previsto esame e controesame di uno dei testi chiave per l’accusa, rappresentata dal pm della Dda Vincenzo Montemurro. (r.f.)

Cronache della Campania@2018

Violenza sessuale su altri due minori, torna in carcere il fisioterapista di Posillipo

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Napoli. Violenza sessuale e pornografia minorile: torna in carcere il 54enne noto fisioterapista, dipendente di un centro di fisiokinesiterapia di Posillipo, estraneo all’inchiesta. Ad agosto era stato arrestato per violenza sessuale ai danni di due bambine una di 4 anni e l’altra di 8 con problemi di autismo. In quell’occasione era stato arrestato in flagranza di reato. Stamane, il personale della Squadra Mobile di Napoli e quello del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni, a seguito di attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, nei confronti dell’uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di due pazienti minorenni, nonché del reato di pornografia minorile.
Il terapista napoletano era stato già arrestato ad agosto scorso dagli agenti della Squadra mobile e poi sottoposto agli arresti domiciliari.
Gli approfondimenti investigativi svolti in questi mesi hanno consentito di documentare altri due casi di violenza sessuale e pornografia.
L’analisi effettuata sul cellulare in uso all’arrestato ha permesso di scoprire i siti ricercati dal terapista su Google, molti dei quali rimandavano ad immagini pedopornografiche. È stata anche individuata un’applicazione utilizzata per nascondere e custodire file con immagini compromettenti, visibili solo attraverso un sistema criptato di password.

Cronache della Campania@2018

Maxi sequestro a Di Nardi: sotto chiave case, negozi e conti correnti per 4 milioni

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La Guardia di Finanza non molla la presa sull’imprenditore casertano Alberto Di Nardi. Sono stati sequestrati in queste ore altri beni (case, negozi e conti correnti) per un valore complessivo di 4 milioni di euro nei confronti dell’ex manager della Dhi, la società che si occupa della raccolta rifiuti in diversi comuni della provincia di Caserta. Di Nardi è stato l’imprenditore che ha permesso con le sue dichiarazioni di svelare i rapporti corruttivi esistenti tra alcuni imprenditori, sindaci e funzionari pubblici.

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha completato l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di beni per oltre 4 milioni di euro emesso dal G.1.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – su richiesta di questa Procura – avente per oggetto disponibilità finanziarie della “OHI DI NARDI HOLDING INDUSTRIALE S.p.A.”, esercente l’attività di “raccolta dei rifiuti solidi non pericolosi” con sede in Pastorano, nonché il patrimonio personale dei rappresentanti legali pro-tempore. L’adozione della presente misura cautelare, che fa seguito ad altri due sequestri operati nel 2017, sempre nei confronti della medesima società per precedenti analoghi reati tributari, è intervenuta a seguito dell’esecuzione di specifiche indagini delegate alla Guardia di Finanza, che hanno consentito di accertare che la società aveva omesso il prescritto versamento di ritenute fiscali certificate nonché dell’IVA anche per gli anni di imposta dal 2014 al 2016, in attuazione di un disegno criminoso che ha determinato nel tempo un’ingente evasione fiscale. Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti nel corso dell’attività investigativa, questa Procura -in virtù della normativa che prevede la possibilità di applicazione della “confisca per equivalente”- ha quindi nuovamente avanzato richiesta di sequestro dei beni fino all’ammontare delle imposte evase, al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dall’evasione. Da ultimo, il G.I.P., aderendo alla predetta richiesta, ha disposto il sequestro preventivo delle disponibilità liquide della società e, per equivalente, dei beni nella disponibilità del suoi amministratori pro-tempore fino al valore delle imposte complessivamente evase (tra la parte di ritenute IRPEF operate in capo ai dipendenti e l’IVA a debito della società poi non versate) stimato in oltre 4 milioni di euro.

Nel corso dell’esecuzione del predetto decreto sono state inizialmente sequestrate le risorse finanziarie liquide presenti nei conti bancari societari per oltre 380.000 euro e successivamente sono stati aggrediti i beni personali degli indagati. In particolare nei confronti di DI NARDI Alberto (cl. 1980) – rappresentante legale della “OHI DI NARDI HOLDING INDUSTRIALE S.p.A.” fino al 7 marzo 2016 – sono stati sequestrati anche i beni immobili che lo stesso aveva conferito nel 2015 nel trust “BLACK HOLE”, avente quale beneficiario il proprio figlio e quale trustee (ossia amministratore del trust) il Presidente del Collegio Sindacale della OHI DI NARDI HOLDING INDUSTRIALE S.p.A.. In particolare, gli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza hanno consentito di dimostrare un evidente abuso dello strumento giuridico del trust, atteso- che i beni conferiti sono rimasti comunque nella disponibilità di fatto del settlor (disponente) DI NARDI, che in questo modo aveva solo formalmente trasferito nel trust i beni personali con l’evidente scopo di schermare, mediante un soggetto interposto, il suo patrimonio proprio al fine di eludere l’esecuzione delle misure cautelari reali che avrebbero potuto essere emesse a suo carico a fronte dei reati tributari per cui era stato ed è tutt’ora indagato.
La GdF ha altresì sequestrato i beni nella disponibilità dei rappresentanti legali che sono subentrati a DI NARDI Alberto, ovvero di LAGNESE Pasquale, cl. 81, (con riferimento al periodo di imposta 2015) e di DI NARDI Alessandro, cl. 52, padre di Alberto (con riferimento al periodo di imposta 2016). Pertanto, sulla base di tale provvedimento, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caserta ha sottoposto a vincolo cautelare tre appartamenti, un !oc-aie commerciale, un ufficio, un’autovettura, pacchetti azionari di due società e rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 1.800.000 euro. Gli esiti della presente attività d’indagine costituiscono l’ennesima testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Procura, in stretta sinergia con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, per la repressione del grave fenomeno dell’evasione fiscale e per l’individuazione dei patrimoni schermati e occultati al fisco e alla giustizia, attraverso anche la disarticolazione e l’annullamento degli strumenti giuridici utilizzati fraudolentemente per l’elusione delle conseguenti azioni ablatorie.

Cronache della Campania@2018

I Casalesi ai sindaci: ‘Vi dovete dimettere’, il racconto del pentito

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Pronti ad usare le armi per vendicare l’affronto subito. “Volevamo rispondere a questa offesa con un’azione di fuoco” rileva il pentito Giuseppe Misso di San Cipriano, per anni membro della fazione dei Casalesi, vicino al gruppo Schiavone. Davanti ai magistrati della Dda, nello scorso mese di maggio, il collaboratore di giustizia racconta quella che stava per diventare una nuova faida tra le fazioni dei Casalesi.
Tutto ebbe inizio nell’ultima parte dell’estate del 2004, quando un ingegnere che lavorava presso il Comune di Castel Volturno fu preso a schiaffi nel regno di Francesco Bidognetti. Un’azione che i fedelissimi del boss, ed in particolare Luigi Guida detto ‘Gigino o’ drink’, reputarono come un attacco dell’altra fazione dei Casalesi per avere qualche favore sul Comune di Castel Volturno. Fu proprio Guida, secondo il racconto di Misso, ad organizzare la controffensiva. “Organizzò una spedizione punitiva nei comuni di San Cipriano e Casal di Principe per minacciare i sindaci intimando loro di dimettersi. Il gesto fu eclatante e vennero scelti i sindaci di questi comuni perché era come se fossimo stati intimiditi noi del clan”. La stessa minaccia, racconta il collaboratore, dopo qualche giorno arriva anche al sindaco di Casapesenna, “diretta espressione di Michele Zagaria”.
E qui il pericolo di una guerra nel clan è diventato fortissimo. Al punto che fu convocata un summit tra boss per decidere il dà farsi. C’era chi, come lo stesso Misso ed Nicola Panaro, erano per “usare le armi”, mentre Michele Zagaria ed Antonio Iovine decisero di tentare la strada del dialogo. E fu proprio grazie agli incontri con Guida che la situazione “fu ricomposta” evitando un altro bagno di sangue.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Napoli, vigilante salva anziano che si era perso nel centro storico

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Napoli.Una storia da catalogare nella sempre più rara categoria delle buone notizie. Bella anche da raccontare. Anziano lascia la sua casa nel centro storico di Napoli e si perde vagabondando per strada di notte con tutti i rischi del caso. Ma trova un… angelo di nome Giuseppe, che si ferma, lo fa salire in auto e lo conduce dai parenti, salvandolo. E’ accaduto ieri sera e adesso la famiglia del pensionato vuole ringraziare pubblicamente chi non ha tirato diritto, chi ha dato un calcio all’indifferenza generale, aiutando una persona in difficoltà. I fatti. Gennaro de Crescenzo abita nei pressi del Corso Umberto a Napoli, Soffre di una patologia che talvolta lo porta a trovarsi in stato confusionale, diciamo così. Le amorevoli cure del figlio e di tutta la famiglia lo aiutano molto. Frequenta anche un Centro specializzato e fisicamente è più in forma di un cinquantenne. Così è partito, con la volontà di andare a trovare i suoi genitori, ovviamente deceduti da decenni, nel 1980 e nel 1989.

E’ notte ormai, in giro non c’è nessuno. Lo incrocia una vettura. A bordo una guardia giurata appena smontata dal servizio, Giuseppe Alviti, noto sindacalista e da anni impegnato nel sociale. L’uomo nota la stranezza di questo ‘giovanotto’ vicino al secolo di vita da solo, al buio. Si ferma e chiede se c’è bisogno di aiuto: ‘Mi sembrava spaesato, confuso, non potevo lasciarlo lì – racconta la guardia giurata –. Ho pensato a mio nonno, la mia coscienza e il mio cuore mi suggerivano di fare qualcosa. Voleva andare a Firenze dai suoi genitori, alla loro vecchia casa.. Durante il tragitto parlava, il mio obiettivo era tranquillizzarlo. Siamo arrivati in piazza Garibaldi, stavo per avvertire i carabinieri quando abbiamo incontrato una signora che lo ha riconosciuto, quindi è stato un lampo avvertire uno dei figli che abita proprio in quella zona. Un gesto che mi ha donato soddisfazione interiore». Un gesto che non è passato inosservato alla famiglia. «Vogliamo ringraziare Giuseppe per quello che ha fatto, poteva non fermarsi, come tutti, chissà cosa sarebbe potuto accadere. poteva finire nelle grinfie di qualche malintenzionato, oppure cadere, ferirsi. Le brave persone esistono ancora’.

Cronache della Campania@2018


Turista inglese, tornano a casa i cinque indagati

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Il Tribunale del Riesame di Napoli ha concesso gli arresti domiciliari ai cinque ex dipendenti dell’Hotel Alimuri di Meta di Sorrento accusati di avere droga e poi stuprato una turista inglese, nel 2016, negli spazi della struttura alberghiera dove lavoravano. I giudici hanno accolto la richiesta avanzata dagli avvocati Francesco Tiriolo, Mauro Amendola e Mariorosario Romaniello. I cinque indagati attenderanno, dunque, l’apertura del processo dalle loro abitazioni: quattro, nell’interrogatorio di garanzia, ammisero di aver avuto rapporti sessuali con la donna ma sostennero che la turista fosse consenziente; un altro indagato si e’ invece professato innocente. Il dibattimento prendera’ inizio a fine novembre e si svolgera’ dinanzi ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata. La turista non dovra’ deporre, perche’ la sua testimonianza e’ stata gia’ cristallizzata nel corso dell’incidente probatorio.

Cronache della Campania@2018

L’inaugurazione dei nuovi uffici fa saltare la decisione per 83 indagati. TUTTI I NOMI

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Nomine, incarichi, promozioni. Lo scandalo del Consorzio Unico di Bacino, per il quale è in corso l’udienza preliminare, subisce un’altro stop. Dopo il rinvio per le repliche del pm, dopo le discussioni, stavolta a far saltare il processo è stata la sospensione di tutte le attività degli uffici Gip e Gup per il trasferimento alla nuova sede di Palazzo San Carlo, inaugurata stamattina.
Se ne riparlerà a dicembre quando il gup Nicoletta Campanaro dovrà decidere sulle sorti di circa 83 indagati. La prescrizione, però, ha iniziato a fare i suoi effetti e sono 59 le richieste di rinvio a giudizio formalizzate dal pubblico ministero con un taglio netto nel capo d’accusa che passa dalle 106 imputazioni iniziali alle 64 sopravvissute. Tra gli imputati per cui è stato chiesto il non luogo a procedere per prescrizione figura anche Nicola Cosentino. Rito abbreviato, invece, per l’imprenditore Francesco Iavazzi, la cui posizione è stata stralciata.
Le accuse vanno a vario titolo dalla truffa all’abuso di ufficio, passando per il peculato ed il voto di scambio. Secondo la procura al Consorzio si era arrivato a falsificare anche gli atti del protocollo per permettere nomine, conferimento di incarichi e promozioni che hanno pesato (e non poco) sulle casse del Consorzio Unico dei rifiuti di Caserta. Il Consorzio rifiuti era stretto dai debiti, al punto da non riuscire a pagare gli stipendi, ma capace di sfornare incarichi e promozioni per gli ‘amici’ dei pezzi grossi. Tra le svariate contestazioni, spiccano quelle a carico di Enrico Fabozzi (ex consigliere regionale Pd e sindaco di Villa Literno), Antonio Scialdone (ex direttore generale di Vitulazio) e Giuseppe Venditto (esponente del Pd Caserta) che fanno emergere un quadro davvero nebuloso sulla gestione del Consorzio.
Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Vincenzo Iorio, Mirella Baldascino, Paolo Falco, Alessandro Diana, Paolo Raimondo, Ida Sagnelli, Giuseppe Stellato, Renato Jappelli, Nicola Russo, Marco Monaco, Gabriele Amodio, Gennaro Iannotti e Giuseppe Foglia.
L’ELENCO DELLE PERSONE PER CUI E’ STATO CHIESTO IL GIUDIZIO
1) Antonio Scialdone, 48 anni di Vitulazio
2) Enrico Fabozzi, 60 anni di Villa Literno
3) Giuseppe Venditto, 75 anni di Caserta
4) Lagnena Giuseppe, 42 anni di Casagiove
5) Francesco Goglia, 60 anni di Casal di Principe
6) Gianfranco Tortorano, 51 anni di Napoli
7) Domenico Pirozzi, 78 anni di Lacco Ameno
8) Mario Pirozzi, 48 anni di San Cipriano d’Aversa
9) Luigi Caprio, 50 anni di Sessa Aurunca
10) Mario Santilli, 57 anni di Caserta
11) Francesco Caprio, 48 anni di San Nicola la Strada
12) Gianluca Natale, 38 anni di San Nicola la Strada
13) Michele Benincasa, 33 anni di Vitulazio
14) Giovanna Lina Scialdone, 42 anni di Vitulazio
15) Angelo Grillo, 68 annni di Marcianise
16) Giovanni Cavallero, 63 anni di Caserta
17) Angelo Morcone, 46 anni di Vitulazio
18) Giorgio Montanaro, 57 anni di Vitulazio
19) Michela Pontillo, 32 anni di Capodrise
20) Carmine Scialdone, 55 anni di Vitulazio
21) Edgardo Ursomando, 49 anni di San Nicola la Strada
22) Francesco Griffo, 49 anni di San Marcellino
23) Francesco Guida, 42 anni di Arienzo
24) Elpidio Martucci, 53 anni di Casagiove
25) Alessio Pannone, 32 anni di Casagiove
26) Gaetano Pannone, 42 anni di Casagiove
27) Marco Parente, 35 anni di Grazzanise
28) Francesco Di Guida, 52 anni di Grazzanise
29) Paolo Bosco, 31 anni di Grazzanise
30) Marco Alfieri, 32 anni di Grazzanise
31) Mario Tessitore, 62 anni di Grazzanise
32) Nicola Vitolo, 32 anni di Grazzanise
33) Giovanni Berti, 49 anni di Grazzanise
34) Salvatore Cepparulo, 37 anni di Santa Maria la Fossa
35) Antonio Ianneo, 66 anni di Roma
36) Gennaro Ianneo, 37 anni di Maddaloni
37) Michelangelo De Rosa, 53 anni di San Nicola la Strada
38) Giovanna Scialla, 51 anni di San Nicola la Strada
39) Anna Maria Del Vecchio, 52 anni di San Potito Sannitico
40) Angelina Zeoli, 51 anni di Mondragone
41) Giovanni Campochiaro, 62 anni di Santa Maria Capua Vetere
42) Augusto Tedeschi, 72 anni di Caserta
43) Alessandro Diana, 70 anni di Casal di Principe
44) Gaetano Farina Briamonte, 74 anni di Caserta
45) Giuseppe Cicala, 58 anni di Capodrise
46) Ciro Di Perna, 49 anni di San Giorgio a Cremano
47) Alessandro Fiorillo, 59 anni di Caserta
48) Antonio Caparco, 70 anni di Calvi Risorta
49) Sergio Santillo, 55 anni di Calvi Risorta
50) Ciro Romano, 56 anni di Cercola
51) Luciano Sorbo, 41 anni di Casapulla
52) Lorenzo Di Domenico, 51 anni di Napoli
53) Antonio Fasulo, 59 anni di Cicciano
54) Viviana Barbizzi, 63 anni di Offida
55) Antonio Corsitore, 65 anni di Afragola
56) Antonio Limatola, 65 anni di Caserta
57) Francesco Cundari, 72 anni di Caserta
58) Isodoro Orabona, 71 anni di Aversa
59) Nicola Arrichiello, 29 anni di Napoli

Cronache della Campania@2018

Trovato ad Anzio il il corpo dello skipper scomparso a Capri

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Il corpo Doron Nahshoni, lo skipper 62enne scomparso dalla baia di Marina Piccola tra il 10 e 11 ottobre, pare sia stato ritrovato ad Anzio. L’uomo, un israeliano, era in crociera con un gruppo di persone. Avevano fittato delle imbarcazioni a vela sull’isola di Procida. Doron si era allontanato a bordo della piccola imbarcazione per recarsi da amici che si trovavano su un’imbarcazione ormeggiata a poche centinaia di metri di distanza. Solo che da quel momento l’uomo è scomparso, scomparsi anche i remi e l’imbarcazione. Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia del ritrovamento di un cadavere ad Anzio, lungo il litorale laziale. Il corpo dell’uomo potrebbe quindi essere quello del 62enne ma saranno gli ulteriori accertamenti a confermarlo. A lanciare la notizia sono stati alcuni portali israeliani che scrivevano che “il Ministero degli Esteri Israeliano annunciava che il corpo di un uomo era stato ritrovato in acque italiane in una zona lontana da quelle in cui era scomparso all’inizio di questo mese un loro connazionale. Il Ministero, secondo i colleghi de il “Times of Israel”, comunicava anche che per scoprire l’identità dell’uomo annegato e ritrovato verrà effettuato il test del dna per verificare la sua identità e scoprire se si tratta effettivamente del 62enne scomparso nelle acque di Capri il 10 ottobre. Nella settimana scorsa anche l’ambasciata israeliana contribuì alle ricerche impiegando uomini e tecnologie quali droni, mezzi aerei e navali. Tra Capri ed Anzio ci sono circa 150 miglia di navigazioni. Le barche sulle quali ormeggiavano si trovavano a versante Sud, quindi verso il Golfo di Salerno, Anzio e quindi il Lazio si trovano a versante Nord. Ora sarà importante capire come ci sia arrivato lì, ammesso che sia il corpo del 62enne, fino ad Anzio. Secondo delle prime ricostruzioni l’uomo avrebbe potuto accusare un malore e la sua piccola imbarcazione avrebbe continuato il percorso, trascinata dalle correnti, fino al litorale laziale. Restano comunque ipotesi, fondamentale sarà l’analisi del dna anche se fonti israeliane danno per certo che il cadavere trovato ad Anzio sia proprio quello dello skipper.

Cronache della Campania@2018

Napoli, Climeni attirato in una trappola: ipotesi pista interna

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Napoli. Si rafforza sempre di più la pista interna ovvero quello del clan Licciardi di Masseria Cardone per trovare una spiegazione al movente e dare un nome un volto ad esecutori e mandanti dell’omicidio di Francesco Climeni detto o’ recchiolone. Il 55 pregiudicato transitato prima nel gruppo Stabile, e poi con i Sarno prima di arrivare ai Licciardi sarebbe stato ucciso per una epurazione interna. Una decisione dettata dal fatto che Climeni avrebbe deciso di vendere ‘fuori mano’ la droga senza pagare la quota al clan. La sua eliminazione sarebbe anche un messaggio ben preciso, da parte della potente cosca fondatrice dell’Alleanza di Secondigliano, a tutti gli affiliati: nessuno può permettersi di ‘sgarrare’ nemmeno uno ‘quasi di famiglia’ come Climeni visti i suoi rapporti con Eduardo Marano, cognato dei Licciardi. Gli investigatori hanno ascoltato a lungo nella serata dell’altro ieri e nella giornata di ieri i familiari e, gli amici e i conoscenti di Climeni ma soprattutto hanno setacciato il suo smartpohone con tutti i suoi contatti, telefonate, chat e messaggi. La vittima l’altra sera è stato attirato in una trappola da qualcuno che conosceva e di cui si fidava e per questo che era andato all’appuntamento senza prendere alcuna precauzione, proprio lui che secondo gli investigatori sarebbe stato un killer in passato. L’ex pentito Antonio De Carlo, che poi ritrattò tutte le dichiarazioni, lo indicò come l’esecutore materiale insieme con Ciro Stabile dell’omicidio di Giovanni Schisano, ordinato da Gaetano Stabile. Ma Climeni era stato coinvolto nell’omicidio dell’infermiere Franco Di Giorgio, il cui cadavere fu rinvenuto il 22 settembre del 1993, sul sedile posteriore di una Fiat Regata, in Via San Francesco, a Miano.

Cronache della Campania@2018

Scafati, si appropriava dei soldi della scuola, sequestro beni al direttore amministrativo del ‘Pacinotti’

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Scafati. Su disposizione della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore i finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente nei confronti del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi deli” Istituto Tecnico Statale “Pacinotti A.”. di Scafati. In particolare, le Fiamme Gialle della Compagnia di Scafati hanno accertato che il dirigente scolastico era riuscito ad appropriarsi indebitamente di oltre 13.000 curo. ponendo in essere una serie di artifizi contabili. Ed infatti. dovendo restituire al Ministero del Tesoro alcune somme di denaro per dei progetti scolastici non adeguatamente rendicontati, aveva falsamente predisposto un mandato di pagamento per 10.000 euro. formalmente intestato al Dicastero. il quale tuttavoa riportava il codice Iban. dell’associazione sportiva dilettantistica nella quale egli stesso ricopriva la carica di Presidente. Inoltre, analizzando le operazioni di gestione contabile e amministrativa. i finanzieri hanno accertato ulteriori ammanchi dalle casse dell’Istituto scolastico: attraverso la predisposizione di falsi mandati di pagamento, il Direttore aveva attestato la liquidazione di pagamenti ad alcuni fornitori dell’Istituto. in realtà mai avvenuti; quelle somme erano state. invece, accreditate sul conto corrente della donna a lui legata affettivamente.Entrambi sono stati così denunciati per il reato di truffa ai danni dello Stato.
Al dirigente. inoltre, è stata applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici per la durata di 4 mesi.

Cronache della Campania@2018

Operazione ‘Svapo’, scoperta maxi evasione fiscale con le sigarette elettroniche

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All’esito di una complessa attività investigativa eseguita nel settore del mercato delle “sigarette elettroniche” e dei “liquidi da svapo”, i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno fermato un rilevante traffico illecito di nicotina liquida “di contrabbando” proveniente da non meglio identificati laboratori cinesi. L’imposta di consumo sottratta all’Erario sarebbe di oltre 1 milione di euro.
Il settore è quello delle “e-cig” (le sigarette elettroniche), sottoposto in Italia a una rigorosa normativa fiscale riguardante i cosiddetti “prodotti da inalazione senza combustione”, commercializzati nella classica confezione da 10 ml contenente sostanze liquide e nicotina, “svapata” tramite dispositivi elettronici. Per ogni ml di prodotto, in diverse concentrazioni, l’imposta sulla produzione e sui consumi da versare all’erario è pari a 0,3976 euro. Ed è proprio la nicotina, principio attivo indispensabile a rendere lo svapo simile alla sigaretta tradizionale, a essere di difficile reperimento sul mercato e di elevato valore di acquisto. Il suo prezzo si aggira normalmente attorno a circa 500/600 euro al litro. L’attività investigativa, rivolta a contrastare le più rilevanti ed innovative forme di evasione, grazie ad una capillare attività di intelligence e di controllo economico del territorio, ha permesso alle Fiamme Gialle partenopee di scoprire un ngegnoso e fraudolento meccanismo di acquisto della nicotina liquida pura e di rivendita del prodotto finito che – partendo da due opifici di Melito di Napoli, di cui uno “occulto” e addirittura sprovvisto della licenza doganale prevista per la lavorazione dei prodotti liquidi da svapo con ben 26 lavoratori completamente “in nero” – era destinato a tutto il mercato europeo. Al fine di aggirare i controlli doganali, la sostanza potenzialmente tossica – in totale circa 36 litri utili a produrre almeno 200.000 boccette di prodotto – veniva acquistata dalla Cina a circa 50/60 euro al litro con falsa documentazione riportante l’indicazione di prodotti diversi (generici “olii essenziali”) dalla materia prima in questione. La nicotina in “contrabbando”, oltre ad essere utilizzata per produrre i comuni liquidi direttamente svapabili, veniva elusivamente impiegata per produrre un nuovo composto chimico contenente acqua e nicotina, denominato “Nico H2O”, con diverse concentrazioni. Il prodotto era così proposto ai consumatori unitamente a ulteriori flaconcini contenenti sostanze (glicole propilenico, glicerolo vegetale e aromi) da miscelare a cura dell’utente seguendo un foglietto di istruzioni in tutto e per tutto simile al bugiardino dei medicinali. Tra le precauzioni da adottare era indicata quella di utilizzare guanti in lattice – data la pericolosità della nicotina per la salute umana – per evitare di venire in contatto con tale sostanza. Al termine delle attività sono stati segnalati all’A.G. due soggetti per reati riguardanti sia il Testo Unico Accise che il Testo Unico sulle Leggi Doganali e sequestrati oltre 1250 litri di prodotto per svapo contenuti in circa 87.000 flaconi, pronti ad essere immessi in consumo in un vero e proprio fiorente mercato parallelo “in nero” ed in totale evasione d’imposta.
L’attività di servizio svolta dalla Guardia di Finanza di Napoli testimonia l’incessante impegno del Corpo a tutela della legalità e della salute pubblica, unitamente alla salvaguardia del bilancio dello Stato attraverso la lotta all’evasione fiscale.

Cronache della Campania@2018

Salerno, il marito voleva costringerla ad abbandonare il neonato: ‘salvata’ dalla casa famiglia

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Salerno. Si è conclusa con un lieto finale la storia di una giovane donna incinta e massacrata di botte dal marito. E’ stata salvata dall’associazione Progetto famiglia affido di Salerno, nata nel 2012 proprio per supportare le famiglie in evidente stato di difficoltà. La giovane donna era scappata con l’altra figlia per poi essere raggiunta dal marito che non soltanto la convince a tornare a casa ma anche di abbandonare il neonato in ospedale dopo il parto. Lei non è d’accordo, vuole tenere il bambino ma le disastrose condizioni economiche in cui versa e, trovandosi completamente in balia di un marito padrone, firma per partorire in anonimato e rinunciare a suo figlio. Qui, per fortuna, interviene l’associazione che, lavorando di concerto con il tribunale per i minori e i servizi sociali, ha adottato la madre e i suoi bambini riuscendo a tenerli insieme anche quando i servizi sociali, considerate le condizioni ecoomiche della donna, volevano dare in affido entrambi i suoi figli.
La presidente dell’associazione, Rosanna Amoruso, da volontaria ha seguito l’intera vicenda, accompagnando la donna in sala parto, facendo da garante con i servizi sociali e occupandosi in prima persona di quella famiglia monogenitoriale riuscendo a trovare un lavoro stabile alla madre e assicurando un’istruzione ai due bambini di cinque e di tre anni, oggi, sono sereni e continuano ad essere supportati dall’associazione che si occupa di accompagnarli a scuola e di dargli assistenza quando sono malati e la madre è al lavoro. 
“Quando ho conosciuto quella giovane donna – ha raccontato Rosanna Amoruso all’edizione di Salerno del quotidiano Il Mattino – era in avanzato stato di gravidanza e non aveva mai fatto nemmeno un controllo medico. Avevo capito subito che voleva tenere il bambino e, insieme alle altre volontarie dell’associazione, ci siamo date da fare affinché facesse tutte le visite necessarie. Quando però il marito l’ha raggiunta, lei convinta di non farcela da sola, ha ceduto e ha firmato per partorire al Ruggi in anonimato e rinunciare al bambino. Mi ha chiamata di notte, si erano rotte le acque, era terrorizzata e non sapeva cosa fare. Sono andata a prenderla con altre due volontarie e l’abbiamo accompagnata in ospedale. Alle sei del mattino siamo entrate in sala parto; quando il piccolo è nato, la sua mamma aveva cambiato idea: non lo avrebbe mai abbandonato. Abbiamo convinto il padre del bambino a riconoscere il figlio che, oggi, come la sorellina porta il suo cognome. Nei mesi successivi i servizi sociali monitoravano costantemente la situazione e non c’è voluto molto a capire che il papà dei bambini non era cambiato e che la vita per quella donna ed i suoi figli era un inferno. È stato allontanato e, lei, si è trovata di nuovo da sola: senza un soldo, senza un lavoro, senza nessuno a parte noi. Per i bambini presto sarebbero partite le procedure per l’affido, così siamo nuovamente intervenuti con l’associazione e abbiamo fatto partire collette per tutto il necessario per il bambino, dando vita ad una vera e propria gara di solidarietà. Siamo riusciti anche a trovarle un lavoro che, assicurandole una busta paga dignitosa”.

Cronache della Campania@2018


Napoli, nuova stesa al Rione Villa sotto casa del boss Rinaldi

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Spari, la scorsa notte, in via Ravello a Napoli, alla periferia est della citta’: 13 i bossoli rivenuti nella strada del rione Villa. Secondo quanto al momento ricostruito dai carabinieri, i proiettili hanno colpito due abitazioni adiacenti dove vivono due pregiudicati che non risulterebbero legati a clan. Indagini sono in corso. Chi ha sparato, ha anche lasciato segni di ammaccatura da proiettili sulle verande di due balconi, 3 in uno al primo piano in cui abita un uomo con precedenti e un altro nel balcone accanto dove pure risiede la famiglia di un personaggio gia’ noto alle forze dell’ordine. Indagano i carabinieri. Quello di questa notte è solo ‘ennesimo atto della faida che vede coinvolti ci clan Mazzarella-D’Amico da una parte e i Rinaldi-Reale-Silenzio dall’altra.

Cronache della Campania@2018

Da Napoli a Pompei per fare razzie tra le auto del centro commerciale

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Pompei. Un 44enne è stato arrestato dai carabinieri per aver tentato di arraffare uno smartphone nel parcheggio di un supermercato I carabinieri della stazione di Pompei hanno arrestato Tullio Manfredini, un 44enne del Rione Amicizia già agli arresti domiciliari, in forza di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal g.i.p. del tribunale di Torre Annunziata per furto aggravato. il 1 febbraio si è reso responsabile del tentato furto di uno smartphone lasciato da una 46enne del luogo sul sedile dell’auto che aveva parcheggiato nel piazzale di un ipermercato della città.
La denuncia ha dato inizio alle indagini e, attraverso telecamere, testimoni e descrizioni, i militari hanno identificato l’uomo poi arrestandolo e portandolo in carcere.

Cronache della Campania@2018

Minacce al direttore del carcere, indagato il boss Michele Zagaria

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Nuove grane per l’ex boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria, a cui la Procura di Milano contesta episodi di violenza e minacce in carcere anche al direttore della struttura detentiva di Milano Opera. Durante un colloquio con un medico l’ex boss ha detto: “Il direttore lo paragono a una busta dell’immondizia e io l’immondizia la butto fuori”. Zagaria ha anche preso a bastonate, distruggendole, le telecamere che lo tenevano sotto controllo in cella, rivolto minacce anche agli psichiatri e preso a schiaffi agenti. Il boss Zagaria inoltre e’ accusato di avere preso a schiaffi un agente, procurandogli lesioni. Qualche mese dopo Zagaria e’ stato trasferito in un altro carcere, insieme con un altro detenuto scelto per avviare con lui un percorso di socialita’.
L’ex boss dei Casalesi Michele Zagaria e’ accusato anche di minacce rivolte agli psichiatri: “…come hanno fatto mettere a me la busta in testa, cosi’ posso fargliela mettere a loro”. La Procura della Repubblica di Milano ritiene l’ex primula rossa del clan dei Casalesi responsabile di 11 episodi, tutti avvenuti nello scorso mese di maggio. L’ex boss avrebbe anche tentato di costringere un agente a omettere particolari nel suo rapporto relativi ad azioni violente: “Se quel rapporto esce dalla sezione io prendo 15 giorni di isolamento…deve cancellare dal rapporto la parte dove io le dico di avvicinarsi di piu’ al cancello della cella per aggredirla, oppure deve strappare il foglio”.

Cronache della Campania@2018

Caso Picone, si cerca una donna misteriosa

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Si cerca una donna della quale si sono perse le tracce dopo che è stato ritrovato, senza vita, il corpo di Nicola Picone. L’uomo era morto in un’area di servizio ad Aversa all’interno di una Fiat Panza. La donna, 36 anni incensurata ma legata ad esponenti della criminalità organizzata di Miano sarebbe scappata per paura. Resta però da stabilire se la sua fuga sia legata alla tragica fine del 26enne. Gli investigatori ritengono che verso la mezzanotte di giovedì qualcuno ha chiamato al cellulare di Nicola Picone dandogli un appuntamento. Un appuntamento al quale lui si è presentato dove è poi stato ucciso. L’analisi dei tabulati telefonici stabilirà se l’ultima chiamata è partita dal cellulare della donna o da qualcun altro.
La donna viene da una famiglia di pregiudicati con due fratelli in carcere. Uno dei due fratelli era presso una comunità per tossicodipendenti ma quando furono uccisi due parenti scappò e solo dopo un po’ andò dai carabinieri a costituirsi. La donna intanto, già dall’anno scorso, pare aveva intrecciato una relazione con un uomo, non è da escludere che sia stato proprio Picone. Picone avrebbe dato droga e soldi da riciclare, tentando di scalare la gerarchia criminale. Un tentativo che fu bloccato dall’uccisione di due parenti. Probabilmente il suo essere spregiudicato l’ha condotto alla morte. Secondo alcuni collaboratori di giustizia il 26enne mandò un commando a sparare contro le finestre della donna del boss rivale. Un gesto che aprì un focolaio di guerra a Secondigliano. Proprio da Miano arriva a droga che si spaccia a Caserta e comuni limitrofi, dai napoletani Picone avrebbe avuto crediti e favori che non ha ricambiato anzi li avrebbe ripagati con sgarri di natura affaristica ma anche sentimentale. Di qui le minacce e l’agguato che gli è costato la vita sul quale sta cercando di fare luce la Dda.

 

Cronache della Campania@2018

Napoli, nascondevano ‘bionde’ in casa: nei guai due donne

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Napoli. Ieri pomeriggio gli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno arrestato Veronica Improta e Rosa D’andrea , napoletane, rispettivamente di 43 e 18 anni per il reato contrabbando di Tabacchi lavorati esteri. Le due donne sono state altresì  denunciate per violazione della privacy.I poliziotti , a seguito di un’indagine info investigativa, si sono recati in via Crispano e hanno fatto irruzione all’interno di un appartamento dove hanno trovato le due donne.A seguito di controllo gli agenti hanno rinvenuto , nei pressi dell’ingresso , nella camera da letto e sotto la zoccolatura della cucina 109,2 kg di tabacchi lavorati esteri di varie marche.  I poliziotti hanno altresì rinvenuto un sistema di videosorveglianza con una telecamera posta all’esterno del palazzo che inquadrava l’ingresso nello stabile di vico Crispano.

Un’altra telecamera è stata  trovata in casa con un impianto collegato ad un server della camera da letto , mentre sotto al letto gli agenti hanno rinvenuto un quaderno tipo contabile in cui erano segnate pagamenti e riscossioni con all’interno divisi per fogli svariate banconote per la somma complessiva di 1215 euro suddivisi in banconote di diverso taglio., sicuro provento dell’attività illecita. Le due donne sono state arrestate e sottoposte al regime degli arresti domiciliari, in attesa della celebrazione del rito per direttissima previsto per stamattina.

Cronache della Campania@2018

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