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Omicidio Faucitano, il Riesame: “Alfano, Adini e Rizzo resteranno in carcere”

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Scafati. Omicidio Faucitano: l’accusa regge, confermato l’arresto per Carmine Alfano, Marcello Adini e Pasquale Rizzo. I giudici del Tribunale del Riesame di Salerno hanno rigetto il ricorso del collegio difensivo dei tre indagati arrestati per omicidio in concorso a gennaio scorso. Secondo i giudici del Riesame che hanno valutato le tesi difensive degli avvocati difensori, le accuse contestate dalla Dda di Salerno e avallate dal Gip Maria Zambrano nella sua ordinanza sono fondate come fondata è l’ordinanza cautelare emessa per cui la misura da applicare non può che essere quella del carcere.
Carmine Alfano è ritenuto il mandante e l’esecutore, insieme a Marcello Adini, dell’omicidio di Armando Faucitano ucciso in piazza Falcone e Borsellino, il 26 aprile 2016. Mentre Pasquale Rizzo è accusato di essere la talpa che portò Faucitano ai killer e fece la soffiata che ne decretò la condanna a morte. Duplice il movente, secondo gli inquirenti, che portò mandanti e killer ad uccidere Faucitano, pregiudicato agli arresti domiciliari per detenzione e spaccio di stupefacenti. L’uomo, secondo quanto raccontano alcuni collaboratori di giustizia, sarebbe stato un confidente delle forze dell’ordine e tra le ‘spiate’ vi sarebbe anche quella contro Alfano, ritenuto il gestore delle piazze di spaccio di Scafati, con legami con Michele Matrone, figlio del boss, e il clan Aquino-Annunziata. Inoltre, proprio con Alfano, Faucitano avrebbe avuto un debito per acquisti di stupefacenti.
Tanto bastò per decidere la sua uccisione, plateale, in Piazzetta Genova, il 26 aprile del 2016.

Cronache della Campania@2018


‘Non è lui’, ma gli avevano già sparato: i pentiti parlano delle vittime innocenti della terza faida di Scampia

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Napoli.Due agguati, tre morti di cui due vittime per errore. Accade durante la terza faida di Scampia e Secondigliano del 2012 che fece seguito a quella dei “girati” del 2007 e a quella delle Vele del 2004. I pentiti degli Amato-Pagano prima, della Vanella Grassi poi, sono tutti concordi sulla ricostruzione che ha dato impulso alle indagini svolte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli. Cinque arresti tra mandanti ed esecutori materiali dell’agguato costato la vita a Salvatore Barbato, che era il reale destinatario del raid ordinato dagli Abbinante-Abete-Notturno e di Luigi Russo, un uomo che si era fermato a parlare con la vittima predestinata. Era il 9 ottobre del 2012 quando, secondo il racconto di decine di collaboratori di giustizia, i cugini Gennaro Abbinante, figlio di Guido, e Arcangelo, figlio di Antonio, uscirono dall’abitacolo di un’auto guidata da Giovanni Carriello, soprannominato ‘o muorto scarcerato da poche settimane. I due erano armati di pistole e fecero fuoco, poi Arcangelo si accorse dell’errore e urlo’ al cugino: “Non e’ lui”. Tre colpi di pistola avevano gia’ centrato Russo, cui fu risparmiato il colpo finale, ovvero il proiettile sparato dietro la nuca, come invece fece Arcangelo Abbinante con Barbato, come si legge in un verbale allegato nell’ordinanza di custodia cautelare del giudice Saverio Vertuccio. Luigi Russo mori’ dopo due mesi di agonia, il 9 dicembre del 2012.

Cronache della Campania@2018

Camorra, ecco come gli Amato Pagano fecero piazza pulita: 5 omicidi per il controllo delle piazze di spaccio di Arzano e Secondigliano

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Arzano era una piazza di droga alla quale il clan degli scissionisti di Secondigliano, gli Amato-Pagano, non volevano affatto rinunciare. La faida di Scampia era da poco conclusa con la vittoria sui Di Lauro, e Arzano non poteva essere ceduta. Cosi’ si decise di uccidere i due capozona che la gestivano per conto dei figlio di Paolo Di Lauro, detenuto al carcere duro. Il 3 giugno 2006, Renato Napoleone e Marco Hudelka, insieme ad altri due affiliati per i quali il giudice ha rigettato la misura, partirono all’inseguimento dei due fratelli Girardi che viaggiavano in sella di una moto. I killer erano in auto, una Ford che era stata rubata poco prima, e speronarono le vittime, poi armati di fucili e mitra le uccisero. E’ stato invece il boss Cesare Pagano, con il nipote Carmine e il killer fidato Oreste Sparano, a organizzare il duplice omicidio di Marco Maisto e Giovanni Irollo, avvenuto il 17 giugno 2007, nel quartiere di Secondigliano. Con loro c’erano anche Luigi Magnetti e Giuseppe Grassi (a loro volta uccisi dalla camorra, il primo il 27 settembre 2007 e il secondo il 21 marzo 2008). Anche questo agguato fu dettato dalla necessita’ per Pagano di controllare il territorio di Arzano, passato ancora una volta ai Di Lauro. Quando il commando dei killer incrociarono le vittime esplose contro di loro quasi cinquanta colpi di pistola. Antonio Matrullo, infine fu punito perche’ si lamentava troppo della gestione degli affari del clan Amato-Pagano e in particolare quella del Lotto P, detto anche la ‘casa dei puffi’, una delle piazze piu’ fruttuose per la camorra napoletana. Matrullo aveva anche il ruolo di killer e per la paura che potesse pentirsi una volta arrestato, fu ucciso. L’ordine arrivo’ da Cesare Pagano, ad ucciderlo ci pensarono Biagio Esposito e Luca Menna; con loro c’erano anche Francesco Attrice e Antonino D’Ando’, uccisi a loro volta il 12 agosto 2010 e il 22 febbraio 2011. Matrullo fu fatto salire su uno scooter e Attrice che era in sella gli sparo’ alle spalle un colpo alla nuca.

Cronache della Campania@2018

Napoli, i ‘retroscena familiari ‘dietro gli spari contro la casa del boss Ciro Mariano

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Napoli. C’è un retroscena molto familiare dietro la sparatoria contro il portone d’ingresso della casa dello storico boss dei Quartieri Spagnoli, Ciro Mariano in vico Colonne ai Cariati della scorsa settimana. La protesta inscenata dai capifamiglia di quelli che erano una volta legati alla ‘galassia’ dei Picuozzi con una vera e manifestazione sotto casa del boss nascono dalla decisione di Ciro Mariano di accettare in casa la figlia maggiore del fratello pentito Marco con il quale lo stesso Ciro nel corso degli ultimi due anni è entrato in forte contrasto. Molti di quelli che sono stati tirati in ballo dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia hanno preso la cosa come un affronto. Una sorta di segnale di resa da parte dell’ex padrino, sorvegliato speciale dopo 30 anni di carcere e che sembra voglia pensare solo alla famiglia e agli studi. Non ci sono contrasti con le giovani leve che- secondo l’immaginario collettivo- avrebbero voluto ‘cacciare’ il capo dei Picuozzi dalla sua storica dimora ma bensì i vecchi padrini e in maniera particolare quelli legati alla famiglia di Enrico Ricci detto Giacomino ‘e fraulella. Ma c’è di più perché la settimana scorsa l’affittuario del basso (un pizzaiolo) che occupa la casa di Patrizia Cinque, la moglie del pentito Marco Mariano ( condannata a 4 anni di carcere e che si trova sotto protezione in località segreta ) è stato avvisato che entro fine marzo dovrà lasciare il basso. A chi servirà e perché? Voci di quartiere parlano di un clamoroso ritorno con l’ok dello stesso Ciro Mariano. Le fibrillazioni attorno alla famiglia sono tantissime anche perché in molti sembrano voler colpire Ciro Mariano per il pentimento del fratello.
Altre voci parlano di vecchi rancori e addirittura di un probabile ritorno nella scena criminale napoletana dell’anziano padrino che ha resistito 30 anni in carcere senza battere ciglio. Ma sembrano più leggende metropolitane che verità storiche.

i.

Cronache della Campania@2018

Diffuse via chat la foto nuda dell’amica: condannato a un anno di carcere

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Diffusione di materiale pornografico su minori è l’accusa che ha determinato la condanna a un anno di reclusionie con sospensione condizionale della pena, per un ragazzo di ventiquattro anni. Il giovane è accusato di avere distribuito attraverso Whatsapp le immagini di una compagna di scuola (all’epoca minorenne) che si era ritratta nuda e gli aveva inviato due sue fotografie.
Tutto accade nel 2014 in un Liceo statale di Nola, frequentato da una ragazza che all’epoca  aveva 15 anni. La ragazza a scuola aveva conosciuto uno studente appena maggiorenne incontrato ai corsi di recupero. Il ragazzo, come riporta Il Mattino, chiese alla sua amica di mandargli delle foto di nudo. Lei accettò, senza pensare alle conseguenze. L’invio delle foto avvenne attraverso la chat di Facebook di un profilo che la ragazza aveva creato con un falso nome. Il ragazzo dopo quell’episodio non ha più avuto contatti con la ragazzina. Alcuni mesi dopo una cugina di lei, che frequentava lo stesso istituto, avvertì la ragazza che sui gruppi di WhatsApp di vari studenti del Liceo, giravano proprio quelle due foto di nudo scattate alcuni mesi prima. La ragazza per paura e per vergogna in un primo momento si chiuse nel silenzio e non riferì nulla ai genitori. Poi si decise a raccontare tutto. Il giorno dopo la ragazza si presentò insieme al padre e alla madre al commissariato di Polizia di Nola per sporgere formale denuncia contro il giovane. A condurre le indagini, il pubblico ministero della Procura di Napoli Luigi Santulli, il quale ordinò degli accertamenti tecnici per chiarire le strade informatiche attraverso cui passarono le foto. La tesi difensiva, non accolta dai magistrati, ha sostenuto in dibattimento come non ci fosse alcuna prova del fatto che fosse stato proprio l’imputato ad immettere sulle chat le foto della ragazza. Ma al termine del dibattimento i magistrati hanno stabilito che il giovane dovrà pagare una multa di duemila euro e risarcire la ragazza dei danni subiti.

Cronache della Campania@2018

Il tariffario della gang dei ‘cavalli di ritorno’: per una Panda 1500 euro, per i Suv anche 18mila. TUTTI I NOMI

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Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, il ras del rione Salicelle di Afragola, Salvatore Palmentieri, detto o’ pucuraro, nonostante fosse agli arresti domiciliari aveva trasformato la sua abitazione “in una sorta di caserma dei carabinieri e commissariato di polizia dove si portavano notizie di reato imbasciate-quotidiane, ma non per indagini, ma solo per lucrare”. Era lui al vertice della cosca dei cavalli di ritorno sgominata ieri dai carabinieri con 31 ordinanze du custodia cautelare emesse dalla Procura di napoli Nord, di cui diciotto sono finite in carcere, nove ai domiciliari, una è stata sottoposta all’obbligo di dimora, tre a quello della firma presso la polizia giudiziaria. L’organizzazione di Palmentieri aveva un vero e proprio tariffario dei ‘cavali di ritorno’ diviso in tre fasce di prezzo per il riscatto. Si partiva da un prezzo di ‘favore’ per le vecchie auto dal valore di mercato dell’usato inferiore o pari a quattromila euro: in questo caso il cavallo di ritorno costava alle vittime, al massimo quattrocento euro. Nella seconda fascia invece vi erano le auto con meno di cinque anni e i furgoni commerciali: queste invece costavano tra i tre e i cinquemila euro. Per le Panda bisognava pagare 1500 euro. Poi si andava alla gamma cosiddetta top ovvero i Suv, i fuoristrada e le auto di lusso. Per questo il prezzo era superiore anche ai diecimila euro a secondo del ‘cliente’. La richiesta massima era arrivata a 18mila euro ma ci si accordava anche per 12mila. Nel blitz sono finiti in carcere il ras Salvatore Palmentieri, 48 anni, detto ‘o pucuraro residente nel rione Speranza di corso Meridionale e ritenuto il capo della holding; Salvatore Angelino, 50 anni, di Caivano, Gennaro Bassolino (34 anni), Giovanni Bassolino (29 anni), Fabio Capone (40anni), Carmine D’Agostino (51 anni), Gennaro Esposito (43 anni), Giuseppe Garofalo (43anni), Andrea Giacco (38 anni), Alessandro Laezza (42 anni), Antonio Rosmino (43 anni), detto Lacertiell, Benito Sepe (35 anni), Gaetano Setola (51 anni), Domenico Taddeo (43 anni), Antonio Tessitore (53 anni), Umberto Tessitore (51 anni), Antonio Tornatelli (45 anni), Mariano Tuppo (39 anni)detto Masaniello: tutti di Afragola. Ai domiciliari, invece, sono finiti Pasquale Barone, 44 anni di Napoli, Felice Facciuto (30 anni), Domenico Giacco (33 anni), Anastasia Lista (43 anni) moglie di Palmentieri, Salvatore Marrone (44 anni), Giovanni Palmitano (28 anni), Vincenzo Setola (38 anni), Daniele Tortora (20 anni), Raffaele Vitale (36annianni): tutti di Afragola. L’ordinanza obbligo di dimora è stato imposto a Salvatore Castaldo, mentre l’obbligo di firma è scattato per Domenica Rosmino, 24 anni, Marco Salzano (47anni) e Nunziata Tornatelli (62 anni).

Cronache della Campania@2018

Docente salernitano muore dopo un’intervento di riduzione della massa grassa: aperta un’inchiesta

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E’ morto tre giorni dopo l’intervento di riduzione di massa grassa. E’ quanto accaduto a Giovanni Netta, docente, con problemi di obesità operato all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento e poi trasferito all’ospedale Ruggi di Salerno dove il 50enne è arrivato in condizioni disperate. Sembrava essere andato tutto per il verso giusto alcuni giorni fa quando l’uomo si sottopose all’intervento il cui decorso post operatorio sembrava procedere secondo i programmi. Dopo circa tre giorni l’uomo non si sente bene e i familiari decidono di portarlo a Benevento, di lì viene trasferito all’ospedale Ruggi di Salerno dove arriva in condizioni gravi e lì morirà. Non si sanno ancora con precisione le cause del decesso, sarà l’autopsia sul corpo dell’uomo a fare chiarezza sui fatti. Tra le ipotesi del decesso, però, si è pensato ad un diffuso e grave stato settico. Sono state poste sotto sequestro le cartelle cliniche dei due ospedali dai carabinieri che stanno indagando sul caso dopo la denuncia dei familiari.

Cronache della Campania@2018

Camorra: chiesti in Appello tre secoli di carcere per il clan Orlando. TUTTE LE RICHIESTE

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Napoli. Il procuratore generale Maria Di Monte della VI sezione della Corte di Appello di Napoli ha chiesto la conferma delle condanne ai 27 imputati appartenenti al clan Orlando nel processo di secondo grado. Quasi tre secoli di carcere come era avvenuto nel novembre del 2017 per la richiesta in primo grado. Solo che in quel processo ci furono ben 12 assoluzioni eccellenti. Alle richieste della Dda il giudice per le udienze preliminari Antonio Tarallo nel processo che si era svolto con rito abbreviato aveva emesso condanne per 115 anni di carcere ai 15 imputati condannati mentre altri undici sono stati assolti. Nel processo non compare il nome del capo clan Antonio Orlando detto mazzulillo arrestato solo nel novembre scorso dopo 15 anni di latitanza ininterrotta. L’inchiesta e il processo nato dal blitz del 2016 aveva fatto luce sul clan Orlando che negli ultimi anni aveva preso il predominio su Marano e i comuni limitrofi estromettendo i Polverino e assoggettando Nuvoletta e grazie a vincoli familiari aveva creato clan satelliti con i quali controllava anche i comuni di Mugnano, Calvizzano e Quarto.Un clan articolato in più livelli, militarizzato, in grado di imporre il pagamento del ‘pizzo’ a tappeto sul territorio, forte anche di ‘innesti’ della famiglia Novoletta, un tempo l’unica federata con la mafia siciliana.
Il nuovo gruppo criminale avrebbe esteso i propri tentacoli su settori specifici del territorio: mercato ortofrutticolo, edilizia ed appalti pubblici, gestione del ciclo integrato dei rifiuti, cimitero e macchina amministrativa. Con la latitanza di Antonio la famiglia malavitosa era guidata dai fratello Gaetano e Raffaele detto papele e dal cugino Angelo detto ‘o malomm.
La cosca aveva inglobato alcuni esponenti dei Nuvoletta di Marano e  si era estesa nel territorio limitrofo era strutturata in almeno quattro livelli.
Al vertice del gruppo, detto anche dei Carrisi, i fratelli Orlando, roccaforte tra Marano e Quarto; poi, al secondo livello, Armando Lubrano, nipote del boss Antonio, insieme a Lorenzo Nuvoletta, figlio di Ciro, elemento di vertice dell’omonimo clan ucciso in un agguato, e Angelo Orlando, ‘portavoce’ dei boss; al terzo livello, i ‘responsabili di zona’ come Gennaro Sarappo, che si occupa di Quarto, e Raffaele Lubrano, attivo a Calvizzano, insieme all’addetto al controllo, Celeste Carbone; al quarto livello, gli esecutori degli ordini. 

TUTTE LE RICHIESTE DI CONDANNA

ORLANDO ANGELO 18 ANNI

DI MARO ANGELO 16 ANNI

RUGGIERO SALVATORE 14 ANNI

LUBRANO ARMANDO 12 ANNI

ORLANDO RAFFAELE 12 ANNI

SARAPPO GENNARO 10 ANNI

LUBRANO VINCENZO 10 ANNI

LUBRANO RAFFAELE 8 ANNI

SARAPPO MARIO 6 ANNI

CINCINNATO FRANCESCO 4 ANNI

ESPOSITO VINCENZO 4 ANNI

CARPUTO RAFFAELE 4 ANNI

ORLANDO ANGELO 3 ANNI

AIELLO SALVATORE 2 ANNI

GAGLIANO MARIA 2 ANNI

AMITRANO MARIO 11 ANNI

SCHIATTARELLA ANIELLO  4 ANNI E 8 MESI

LUCCI PASQUALE  15 ANNI

BAIANO LUIGI  14 ANNI

CARBONE CELESTINO  10 ANNI

ORLANDO GAETANO  18 ANNI

DI LANNO CIRO 14 ANNI

VISCONTI CLAUDIO  9 ANNI

NUVOLETTA LORENZO  18 ANNI

POLVERINO CRESCENZO  9 ANNI

VECCIA RAFFAELE  12 ANNI

Cronache della Campania@2018


Napoli, rubano uno scooter in centro e nella fuga si schiantano contro una volante della polizia: arrestati

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Gli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico hanno arrestato Vincenzo Giuseppe Lo Russo, diciotto anni, e L. P., diciassette anni, entrambi napoletani, per il reato di rapina e lesioni a pubblico ufficiale. Poco dopo le 22.00 di ieri sera una pattuglia dei Nibbio ha notato transitare ad altissima velocità uno scooter in Piazza Bovio direzione via Mezzocannone, che era stato appena rapinato in via Marchese Campodisola. Pochi istanti dopo i due rapinatori perdevano il controllo dello scooter andando a impattare prima contro uno stabile in Piazza San Domenico Maggiore, per poi finire la loro corsa sulla volante della Polizia impegnata nel controllo del territorio.

I due giovani, prontamente bloccati, sono stati trovati in possesso di due pistole, un passamontagna e uno scalda collo. I poliziotti hanno accertato che poco prima una coppia di fidanzati mentre percorreva in sella del loro scooter, un honda SH300, via Marchese Campodisola, era stata affiancata da un altro scooter con tre persone che li costringevano a fermarsi. Due dei tre rapinatori, impugnando delle pistole li costringevano a consegnare loro lo scooter e, una volta saliti in sella, scappavano in direzione di Piazza Bovio, dove venivano intercettati dai Nibbio. Dai controlli effettuati, le due pistole sono risultate repliche in metallo private del tappo rosso di quelle in dotazione alle forze dell’ordine.

Il minore, dopo essere stato medicato con una prognosi di quattro giorni per contusioni, è stato condotto presso il centro di prima accoglienza dei Colli Aminei, mentre per il diciottenne si sono aperte le porte del carcere di Poggioreale dopo essere stato medicato con una prognosi di sette giorni.

Cronache della Campania@2018

‘Devi pagare agli amici di Somma’ e picchiano l’imprenditore, lui li denuncia: arrestati in due

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I carabinieri di Somma Vesuviana, su richiesta della Dda, hanno stretto le manette ai polsi di due persone con l’accusa di estorsione e rapina aggravati dal metodo mafioso. Si tratta di Luigi ed Enrico Mirra. La vittima è un commerciante della zona. L’indagine è partita proprio dalla denuncia di quest’ultimo, piccolo imprenditore locale oggetto di intimidazioni e violenze, culminate con l’aggressione fisica. I due si sono presentati come appartenenti al gruppo camorristico di coloro che “stanno a Somma”, per costringerlo a consegnare denaro. Le indagini hanno trovato conferma anche nelle immagini acquisite da sistemi di videosorveglianza installati nel luogo dove si era svolta parte dell’aggressione. La misura cautelare segue altri provvedimenti giudiziari recenti che hanno perseguito, anche attraverso dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le attività camorristiche sui territori di Somma Vesuviana e delle zone limitrofe.
Le dinamiche criminali hanno visto conflitti fra gruppi contrapposti e hanno tra l’altro riguardato uno degli odierni indagati, Enrico Mirra, recentemente destinatario di una misura cautelare per tentato omicidio nei confronti di Antonio Amato.

Cronache della Campania@2018

Napoli, i rapina Rolex del rione Sanità incastrati dalle telecamere: presi in due

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Napoli Gli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno eseguito un’Ordinanza di Applicazione della misura cautelare coercitiva nei confronti di R.S. di 36 anni ed R.P. di 22 anni, responsabili in concorso di reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate. I fatti risalgono a maggio dello scorso anno quando i due uomini, in sella ad uno scooter, si avvicinarono ad un uomo che percorreva via Santa Teresa degli Scalzi rapinandogli con violenza un orologio. Quindi la fuga.

Fondamentali per le indagini sono state le immagini estrapolate dal sistema di video sorveglianza delle telecamere di sicurezza istallate nel quartiere Sanità, che hanno consentito ai poliziotti di incastrare i due rapinatori e di permettere all’Autorità Giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo. Stamattina i poliziotti hanno eseguito l’Ordinanza emessa dall’Ufficio del GIP del Tribunale di Napoli conducendo il 36enne presso la Casa Circondariale di Poggioreale ed il 22enne agli arresti domiciliari.

Cronache della Campania@2018

Salerno, minaccia di uccidere la ex davanti alla figlia minore: arrestato pregiudicato

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Salerno. Gli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Prevenzione Generale – Sezione Volanti hanno arrestato Z.D., salernitano, pregiudicato, per il reato di stalking e violenza privata nei confronti della sua ex fidanzata. Nelle primissime ore della mattina di ieri, 5 febbraio, giungeva sul numero unico di emergenza 112, una telefonata di una donna che, terrorizzata, chiedeva aiuto in quanto, il suo ex convivente stava colpendo a calci e pugni la porta delle sua abitazione, in cui si trovava anche la figlia minore di lei, cercando di entrare all’interno e proferendo nel frattempo minacce di morte. Prontamente una pattuglia della Sezione Volanti giungeva sul posto riuscendo, a fermare l’uomo che nel frattempo continuava a colpire la porta fino a quasi sfondarla. A carico dell’uomo già pendeva un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare su segnalazione della Polizia di Stato. Ciò nonostante, l’ex fidanzato, non rassegnandosi alla fine della storia, continuava con le sue condotte moleste nei confronti della donna. In seguito alla ricostruzione della vicenda, anche tramite dei testimoni, è emerso che l’uomo recentemente aveva ripreso con maggiore insistenza il suo comportamento violento, specie nelle ore notturne, in cui si era reso protagonista di condotte persecutorie a danno della sua ex convivente. L’uomo avrebbe minacciato di “dare fuoco” alla donna ed anche in altre situazioni avrebbe espresso la volontà di ucciderla. Pertanto, dopo le formalità di rito, lo stalker è stato arrestato e tradotto presso il carcere di Salerno – Fuorni a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa del giudizio di convalida.

Cronache della Campania@2018

Napoli, distributori erogavano ‘aria’ invece di benzina: due sequestri

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Napoli. Più che benzina in due distributori nel pieno centro di Napoli gli automobilisti, nel loro serbatoio, facevano il ‘pieno’ di aria. E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza che ha posto i sigilli a due impianti. Sequestrate nel centro di Napoli due stazioni di servizio tra via Marina e via De Gasperi, una “pompa bianca” e un Total Erg.Il sistema funzionava cosi’. Su una colonnina di distribuzione e’ stato rinvenuto, ben nascosto, un particolare apparato radio, attivato dall’operatore del distributore tramite un telecomando il quale bloccava, al bisogno, l’erogazione del carburante, ma non anche il totalizzatore del prezzo che, al contrario, scorreva a gran velocità. Su un’altra colonnina e’ stata rinvenuta una minuscola leva, posizionata in un tombino sotterraneo “occulto” che faceva “girare a vuoto”, senza soluzione di continuità, il totalizzatore del prezzo sin dal momento in cui la pistola erogatrice veniva estratta dalla colonnina facendo pagare all’ignaro cliente l’aria al prezzo del carburante. In un altro distributore, invece, è stato scoperto l’utilizzo di “piombi amovibili” ai misuratori del carburante, utilizzati dai gestori per rimuovere i sigilli senza alcuna autorizzazione al fine di manipolare a piacimento i totalizzatori del prodotto. in tal modo era possibile “scalare” il contatore dei litri sulla colonnina senza far transitare in contabilità i corrispondenti quantitativi di carburante venduto.

Cronache della Campania@2018

Napoli, il comune presenta “Circuba”, show dal 14 febbraio all’Edenlandia

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Sarà presentato domani alle 11 nella Sala della Giunta di Palazzo San Giacomo, alla presenza dell’Assessore ai Giovani e al Patrimonio Alessandra Clemente, lo spettacolo intitolato “CirCuba”. Lo show è patrocinato dal Comune di Napoli e dal 14 febbraio al 24 marzo approda per la prima volta a Napoli all’interno dell’Edenlandia. “Circuba” è uno spettacolo che coinvolge diversi artisti tra acrobati, musicisti, ballerini e cantanti provenienti dalle accademie di Cuba in accordo con il Ministero della Cultura di Cuba. Alla presentazione di domani interverranno Heidi e Sabine Zoppis produttori dello show, Gianluca Vorzillo, amministratore unico di New Edenlandia srl, Diego Civitillo, Presidente della Municipalità 10 e Francesco Puglisi, presentatore dello spettacolo. Grazie alla sinergia che si è sviluppata con l’Amministrazione Comunale, nel corso della conferenza saranno presentati due progetti sociali che prevedono l’esibizione degli artisti del circo in due appuntamenti pubblici a Forcella e a San Giovanni a Teduccio in occasione del carnevale e l’ingresso gratuito agli spettacoli per più di 1000 bambini individuati dal Comune di Napoli.

Cronache della Campania@2018

Primario del Cardarelli arrestato per camorra, il legale: ‘Fiducia nei magistrati, chiarirà la sua posizione’

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“Il dottor Antropoli ha piena fiducia nel lavoro della magistratura e chiarira’ ogni aspetto della vicenda che lo riguarda nell’interrogatorio di garanzia che si terra’ venerdi’ 8 febbraio”. Lo ha dichiarato Mauro Iodice, legale dell’ex sindaco di Capua, noto medico-chirurgo dell’ospedale Cardarelli di Napoli dove e’ primario della terza Chirurgia Generale, in carcere dal 4 febbraio dopo l’arresto per concorso esterno in camorra nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli e dei carabinieri di Caserta. Il legale difende anche la compagna del professionista, Lucrezia Cicia, coinvolta in un’altea indagine della Dda che ieri ha portato a numerosi arresti a Caserta per voto di scambio politico-mafioso in relazione alle Regionali del 2015; la Cicia, esponente di Forza Italia come Antropoli, e’ indagata per voto di scambio senza l’aggravante mafiosa, ma Iodice non ci sta. “Si tratta di un reato gia’ prescritto – spiega l’avvocato – visto che tale fattispecie elettorale, come prevede la legge, si prescrive in due anni dal fatto; le Regionali si sono tenute nel 2015, per cui la prescrizione e’ scattata. Peraltro – prosegue Iodice – la Cicia e’ parte offesa nel procedimento, essendo stata minacciata da personaggi del clan Belforte, come altri esponenti politici, affinche’ si servisse per le affissioni di manifesti elettorali della ditta intestata alla moglie di Giovanni Capone (esponente del clan, ndr). Questa circostanza pero’ non e’ stata diffusa dalle autorita’, che hanno solo veicolato la notizia che fosse indagata. Ma ripeto, il reato che si contesta alla Cicia e’ prescritto da oltre un anno; le autorita’ risponderanno nelle sedi opportune”

Cronache della Campania@2018


Catacombe di San Gennaro, monsignor Ravasi: ‘Lavoriamo alla soluzione’

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“Stiamo lavorando con la diocesi di Napoli, tenendo conto che per la legge italiana le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso sono di competenza della Santa sede”. Parlando a margine di un incontro organizzato a Napoli dall’universita’ Federico II, il presidente del Pontificio consiglio della Cultura, Gianfranco Ravasi, lancia un messaggio chiaro sulla situazione del sito archeologico, che nei mesi scorsi e’ stato al centro di polemiche tra la Santa sede, la Curia di Napoli e la cooperativa sociale La Paranza. Il cardinale spiega di non avere in programma alcun incontro con i giovani della cooperativa, ne’ con l’arcivescovo Crescenzio Sepe. I due prelati si erano visti a novembre per discutere del rinnovo della convenzione per la gestione delle catacombe. “Questa volta non incontrero’ i ragazzi della cooperativa – spiega Ravasi – stiamo lavorando positivamente a riguardo con la diocesi di Napoli affinche’ l’esperienza continui secondo le regole, tenendo conto che le catacombe per la legge italiana, in particolare per il Concordato del 1984, sono di competenza della Santa sede”.

Cronache della Campania@2018

Napoli, restaurata la statua di Beethoven nel chiostro del conservatorio di S.Pietro a Majella

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L’imponente statua di Ludwig van Beethoven torna a splendere nel chiostro grande del Conservatorio napoletano di San Pietro a Majella. La presentazione del restauro si terrà sabato 9 febbraio alle ore 18 nella sede del Conservatorio. La risistemazione dell’opera di quasi 3 metri, incluso il basamento, realizzata in marmo e calcare agli inizi del Novecento dallo scultore Francesco Jerace, è il risultato della collaborazione tra il Conservatorio San Pietro a Majella e l’Accademia di Belle Arti di Napoli ed è stata effettuata sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle arti e paesaggio per il comune di Napoli. L’intervento, realizzato grazie al sostegno della società “Helena restauri”, è stato eseguito dall’allieva dell’Accademia Lorenza Cardone, con la direzione operativa di Luciana Festa dell’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dopo la presentazione, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, si terrà il concerto con le musiche del compositore tedesco diretto dal maestro Francesco Vizioli. Dopo i saluti del presidente e direttore del Conservatorio, Antonio Palma e Carmine Santaniello, e del presidente e direttore dell’Accademia Giulio Baffi e Giuseppe Gaeta, la professoressa Luciana Festa insieme a Lorenza Cardone e Jessica Scarpelli, amministratrice della “Helena restauri”, illustreranno la storia e le caratteristiche della risistemazione. “L’iniziativa – spiega Palma – rientra nel programma di ristrutturazione in corso del Conservatorio. Ci siamo affidati infatti alla competenza dell’Accademia di Belle Arti e alla professionalità dei suoi allievi per portare a termine un intervento importante e delicato che dà prestigio all’intera istituzione”. Santaniello sottolinea come la statua sia “un giusto tributo a Beethoven, che è stato un gigante e un rivoluzionario dalla grande forza compositiva. Le sue immortali sinfonie continuano infatti ad avvicinare alla musica classica anche chi non l’ha mai ascoltata”.

Cronache della Campania@2018

Torre Annunziata, crollo di Rampa Nunziante: va a giudizio anche l’avvocato Lafranco

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Non poteva non sapere che i lavori nell’appartamento al secondo piano della palazzina di via Rampa Nunziante a Torre Annunziata, nel cui crollo avvenuto il 7 luglio di due anni fa morirono otto persone, avevano comportato danni ingenti all’intera stabilita’ dell’immobile. Per questo motivo oggi il gup Maria Concetta Criscuolo ha rinviato a giudizio con le accuse di crollo e omicidio colposo, l’avvocato Massimo Lafranco, proprietario dell’appartamento che stava vendendo a Gerardo Velotto, che a sua volta – secondo l’accusa – stava effettuando i lavori che avrebbero minato la stabilita’ della palazzina fino a procurarne il cedimento strutturale. Lafranco, gia’ rinviato a giudizio con l’accusa di falso, sara’ processato insieme agli altri imputati a partire dal prossimo 6 marzo (giudice Francesco Todisco). Il giudice non Ha tenuto conto di una sentenza di condanna per calunnia a carico di Minichini unico teste dell’accusa contro Lafranco, come sollevato dal suo difensore, l’avvocato Elio D’Aquino che aveva chiesto nuove indagini. Questa mattina oltre all’udienza di Lafranco, il giudice Francesco Todisco ha deciso di rinviare l’udienza che riguardava Roberto Cuomo, amministratore del condominio di via Rampa Nunziante, che aveva chiesto il giudizio immediato. Alla base della decisione il fatto che si tratta di un procedimento connesso con altri due processi – quello a Massimiliano Lafranco, oggi apparso dinanzi al gup Mariaconcetta Criscuolo, l’altro che vede gia’ gli altri imputati a giudizio il 28 febbraio con il giudice Luisa Crasta – che sono stati riuniti tutti con data 6 marzo. Il giudice ha accolto le richieste di costituzione di parte civile da parte dei familiari, dei proprietari dello stabile accanto a quello crollato e del Comune di Torre Annunziata.

Cronache della Campania@2018

Maddaloni, con un bastone picchia parente disabile per estorcergli la pensione: arrestato

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I carabinieri della Stazione di Santa Maria a Vico hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura coercitiva in carcere nei confronti di A.F., 34enne di Maddaloni, ritenuto gravemente indiziato dei delitti di maltrattamenti in famiglia e lesioni volontarie, consumati ai danni di un familiare, diversamente abile ed invalido civile per disabilità psichica. Le condotte consumate – aggravate dalla minorata difesa – si concretizzavano in continuate ingiurie, aggressioni fisiche, realizzate anche con un bastone, cagionanti lesioni personali, nonché in minacce volte a percepire somme di denaro tratte dalla pensione di invalidità del familiare
Le indagini erano originate dalla denuncia presentata dal padre il 12 gennaio scorso, il quale dettagliava i fatti e consentiva di ricostruire la vicenda criminale e, all’esito dei rapidissimi approfondimenti, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere formulava istanza coercitiva a cui faceva seguito la conforme ordinanza del gip.
La persona arrestata risultava peraltro sottoposta a diversa misura cautelare degli arresti domiciliari per altri fatti estorsivi consumati ai danni di locali esercenti. Espletate le formalità di rito, l’arrestato veniva associato presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

 Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Napoli, degente derubato della pensione di 800 euro durante il ricovero all’ospedale San Paolo

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Napoli. “Un uomo di 66 anni e’ stato derubato della sua pensione, circa 800 euro, durante il ricovero presso l’ospedale San Paolo di via Terracina. L’autore del furto ha agito mentre la vittima era sedata. I carabinieri sono al lavoro, speriamo che individuino il ladro quanto prima. Abbiamo chiesto l’avvio di un’inchiesta interna. Qualora l’autore del furto sia organico al personale dell’ospedale, ne chiederemo il licenziamento. Qualora si tratti di una persona entrata dall’esterno, dovranno spiegarci come possa essere possibile che nessuno sia intervenuto per fermarlo. Siamo di fronte ad un fatto di una gravita’ esponenziale, assolutamente inaccettabile”. La hanno denunciato il consigliere regionale dei Verdi e membro della commissione Sanita’, Francesco Emilio Borrelli, e il conduttore de “La Radiazza” su Radio Marte Gianni Simioli. “Mio cognato e’ malato di Sla – ha detto Giuseppe Liguori, un parente della vittima -. Domenica e’ stato trasportato in ambulanza all’ospedale San Paolo in seguito ad una crisi respiratoria. Una volta in corsia e’ stato sedato a causa del suo stato di agitazione. Quando alla moglie e’ stato concesso di assisterlo, si e’ trovata di fronte una scena assurda. Mio cognato era stato privato della parte inferiore della tuta che indossava al momento del ricovero. In pratica e’ stato lasciato in mutande sotto le coperte. Nella tasca erano conservati circa 800 euro, scomparsi insieme al pantalone. Siamo rimasti sconcertati e abbiamo denunciato il furto ai carabinieri. E’ inconcepibile che un malato sia vittima di un fatto del genere durante un ricovero ospedaliero”.

Cronache della Campania@2018

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