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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Presidente Napoli sotterranea accusato di abusi sessuali, la difesa: “Quel giorno era a chilometri di distanza”. Oggi prima udienza

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Napoli. Accusato di violenza sessuale ai danni di una sua ex dipendente si difende e spiega che il giorno in cui sarebbe accaduto l’episodio era lontano chilometri dal centro storico. E’ iniziato con una strenua difesa il processo a Vincenzo Albertini, presidente dell’associazione Napoli Sottorranea, accusato di violenza sessuale ai danni di una ex collaboratrice che lo ha denunciato. Il processo si sta celebrando dinanzi alla V sezione penale del Tribunale di Napoli dopo che a luglio scorso l’imputato era stato rinviato a giudizio dal Gup Anna Tirone accogliendo la richiesta del pm Stella Castaldo. Stamane gli avvocati di Albertini, i penalisti Maurizio Zuccaro, Sergio Pisani e Ilaria Grumetto, hanno depositato i tabulati telefonici del presidente dell’associazione “che dimostrano che nel giorno e nell’ora del presunto abuso era a chilometri di distanza dal centro storico di Napoli. La lettura dei tabulati rende del tutto incompatibile la ricostruzione dei fatti denunciati dalla vittima presunta di abusi sessuali”. L’avvocato Alessandro D’Alterio, che difende la ragazza, parla invece di un ‘buco’ nei tabulati proprio nella fascia oraria in cui sarebbe stato commesso l’abuso. Albertini si è sempre dichiarato innocente.

Cronache della Campania@2018


Telefonino trovato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, il Sappe chiede un incontro al prefetto di Caserta

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L’altra notte nell’Istituto Penitenziario di Santa Maria Capua Vetere gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno effettuato una brillante operazione. Nel Reparto Volturno durante la notte è stato rinvenuto e sequestrato a mezzo di un’accurata perquisizione un telefonino funzionante. Tale apparecchio telefonico era stato abilmente occultato da un
detenuto magrebino in parti intime ma la professionalità dei Poliziotti ivi in servizio ha garantito il rinvenimento dell’oggetto non consentito. La Polizia Penitenziaria in servizio presso l’Istituto Sammaritano pur lavorando in
numeri ridotti riesce a garantire l’ordine e la sicurezza dell’Istituto per cui il SAPPE chiede il potenziamento del contingente del Corpo in forza al locale Comando, al fine di rispondere anche ad una visione più ampia di contrasto
della criminalità organizzata del nostro territorio e a garantire altresì tutti i ompiti istituzionali attribuiti. La carenza di organico riscontrabile in ambito nazionale – e riconducibile anche a livello locale – impone di intervenire ed
adeguare alle reali necessità le unità di Polizia Penitenziaria, come misura urgente e prioritaria in un contesto quale quello Sammaritano e Casertano, caratterizzato da un elevato indice di micro e macro criminalità. Negli ultimi mesi si sono registrati numerosi rinvenimenti di cellulari e sostanze stupefacenti in una Struttura ove bisogna potenziare oltre agli organici, adeguati circuiti di sicurezza come video sorveglianza e sistemi di anti scavalcamento ed antintrusione in considerazione di varie tipologie di detenuti presenti compresi un gran numero di soggetti ad alta sicurezza, per
una popolazione detenuta di circa 1000 unità, ospitati tutti in una Struttura ricadente in un territorio ad alto indice di criminalità organizzata. La Segreteria Nazionale del Sappe chiederà in tempi brevi un incontro con il Prefetto di Caserta al quale verranno rappresentate tutte le criticità della Casa Circondariale di Santa Maria, carente di risorse umane e strutturali relative alla garanzia dell’ordine e sicurezza.

Cronache della Campania@2018

Napoli, la banda della spaccata dopo i colpi mandava la refurtiva in auto pulite. IL VIDEO

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 Infrangevano le vetrine degli esercizi commerciali per rubare. I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli hanno dato esecuzione a una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip partenopeo per furto aggravato nei confronti di 8 indagati, ritenuti responsabili di numerosi furti con ‘spaccata’ ai danni di negozi di abbigliamento di lusso e tabaccai. I ‘colpi’ sono stati messi a segno tra luglio 2017 e gennaio 2018, nel Napoletano e nel Casertano. Fondamentali per le indagini sono state le denunce delle vittime, l’analisi delle immagini estratte dai sistemi di sorveglianza e l’attività tecnica. Durante gli accertamenti, il 19 marzo 2018, alcuni componenti della banda furono arrestati in flagranza dopo un furto in un negozio di abbigliamento a Qualiano; in quella circostanza i militari dell’Arma recuperarono anche la refurtiva, del valore di 30.000 euro, riconsegnandola al proprietario.La banda, dicono le indagini, si organizzava in squadrette o gruppi operativi autonomi nella fase della ricerca degli obiettivi, nei sopralluoghi e nel colpo. Motorini e auto erano lo strumento di cui si servivano per frantumare le vetrine e portare via la merce anche dall’interno del negozio. In azione, 4 o 6 persone per volta, ciascuno con un compito ben preciso in base alle sue capacita’ di azione, compreso quello di fare il palo e di avvertire di eventuali interventi custodi o forze dell’ordine. La refurtiva veniva portata via su un veicolo ritenuto ‘pulito’, cioè mai controllato in precedenza da polizia o vigili urbani, alla guida una sola persona, mentre gli altri componenti della paranza viaggiavano su altre vetture fino al luogo di in cui veniva custodita la merce rubata.

Cronache della Campania@2018

Il Procuratore De Raho: ‘Ndrangheta, camorra, Cosa nostra, spesso gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti insieme, pro quota’

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Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, parlando a margine del premio “Civitas in Europa” a Nocera Inferiore, nel Salernitano; “’Ndrangheta, camorra, Cosa nostra, spesso gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti insieme, pro quota”.
Nocera. «’Ndrangheta, camorra, Cosa nostra, spesso gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti insieme, pro quota. A volte, comprano partite di tonnellate che, poi, dividono in percentuale tra di loro, quasi come se l’acquisto all’ingrosso consentisse l’abbattimento dei costi». Lo ricorda il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, parlando a margine del premio “Civitas in Europa” a Nocera Inferiore, nel Salernitano. «D’altro canto – aggiunge il capo della Dna – che le organizzazioni criminali comincino a lavorare insieme lo si rileva non solo nelle attività criminose, ma nelle stesse attività di reinvestimento, di reimpiego di denaro che proviene dall’attività criminosa».
Cafiero de Raho sottolinea che «il lavoro di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti è enorme» e che «c’è un ritorno all’eroina, ma la cocaina è lo stupefacente molto più diffuso e consente ai trafficanti un guadagno enorme». «Basti pensare alle tonnellate di cocaina che si stanno sequestrando su tutta la fascia tirrenica – esemplifica – di volta in volta la droga viene scaricata non più solo a Gioia Tauro, ma anche a Livorno, a Genova, in Spagna, come a Napoli e a Salerno». Per il procuratore, «il circuito che viene seguito dai trafficanti di droga si amplia sempre più proprio per sottrarsi ai controlli». E chiarisce: «Laddove i controlli sono più intensi, è là che i trafficanti pensano di cambiare rotta; quindi, di volta in volta, ci sono porti che vengono utilizzati di meno, ma basta calare il livello di attenzione perché quei porti tornino a essere luoghi di approdo».

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Docente di Scafati indagato per terrorismo, la Cassazione nega dissequestro

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Contatti con presunti affiliati ad una cellula terroristica, la Cassazione conferma il sequestro di materiale informatico, libri tra cui uno scritto in arabo e una sim card ad un professore di Scafati, di 54 anni, coinvolto in un’indagine per partecipazione ad un’associazione terroristica della procura di Bari.
L’uomo aveva presentato ricorso alla Suprema Corte per riottenere il materiale acquisito dai magistrati della Direzione distrettuale di Bari nell’ambito dell’operazione che, nel marzo di un anno fa, ha portato all’arresto del 59enne M.E.M.O.A.R. , egiziano, presidente di un’associazione culturale islamica. Nel ricorso, l’avvocato aveva spiegato che il Tribunale del Riesame di Bari non aveva sufficientemente motivato il sequestro, limitandosi a scopi “esplorativi”, perchè nel caso di specie non sarebbero emersi elementi preesistenti che potessero giustificare l’attività delle forze dell’ordine. Il ricorso aveva poi sostenuto che l’uomo non si fosse mai convertito all’Islam, nè che vi fossero rapporti di parentela con uno degli indagati. Il nome del docente era uscito grazie ad una telefonata intercettata tra due indagati dell’inchiesta, poi con un gruppo Whatsapp denominato “ragazze di famiglia” che, secondo la tesi portata avanti dal docente, sarebbe stato utilizzato solo per comunicazioni tra parenti. Per la Cassazione, invece, in quella conversazione fu pubblicato anche un video poi censurato da uno dei partecipanti. Il ricorso è stato respinto, in quanto il Riesame di Bari – per i giudici di Roma – aveva evidenziato «l’obiettiva sussistenza di elementi indizianti preesistenti e spiegando anche la diretta funzionalità del sequestro per l’accertamento dei fatti». Il professore, residente in Emilia Romagna, sarebbe stato in contatto con l’uomo arrestato a Foggia per il reato di partecipazione ad associazione terroristica. La conversazione finita al centro dell’indagine fa riferimento, tra l’altro, ad Ibn Taymiyya, teologo diventato ispirazione per molti gruppi di matrice jihadista.

Cronache della Campania@2018

Cartello di clan per gestire il traffico di droga nel Salernitano. I NOMI DEGLI ARRESTATI

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Un cartello tra gruppi criminali storicamente contrapposti per il controllo del traffico e dello spaccio in provincia di Salerno. Un fiume di droga che attraversava le città di Salerno, Battipaglia, Pontecagnano Faiano, Bellizzi, Acerno, Montecorvino Pugliano, Cava de’ Tirreni, fino a Lanciano, sotto gli occhi dei clan De Feo e Pecoraro Renna. Trentasette le persone finite in manette nell’ambito della maxi inchiesta condotta dalla polizia e dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno. Trenta sono finiti in carcere e sette agli arresti domiciliari. Un giro d’affari di migliaia di euro che, per la sola piazza di spaccio di Pontecagnano Faiano, è stato quantificato in circa 60mila euro a settimana.

GLI ARRESTATI
Michele Bisogni, Marika Cancellu, Luca Cataldo, Vito De Feo, Sabato Di Lascio, Giuseppe Di Mauro, Gianluca Esposito, Marco Ferraiolo, Vincenzo Gorga, Carmine Longobardi, Francesco Marotta, Giuseppe Maria Munno, Saveria Francesca Orilia, Fiorenzo Parotti, Alessio Pennasilico, Maurizio junior Pepe, Adelchi Quaranta, Carmine Quaranta, Carlo Vitale, Domenico Vitale, Giovanni Esposito (alias Zi Giovanni o Zio) Richard De Jesus De Yan Gonzalez (alias fratello nero o pelle scura), Lucia Trotta, Luigi Bifulco, Luca Bifulco (alias Lucariello), Luigi Orilia (alias quello con gli occhiali), Gianpaolo D’Alessio, Riccardo Ronga, Matteo D’Alessio, Armando Faiella, Adriano Grimaldi, Michele Cavallo, Nello Diodato (alias il figlio di Carmine) Luca Cribari, Andrea Faruolo, Antonio Adriatico, Eduardo Gallo, Salvatore Sannino.
Un gruppo finito al centro delle indagini già dal 2017. Nell’ottobre di quell’anno uno degli indagati fu sorpreso con 52mila euro in contanti. In un’altra circostanza uno degli indagati, sentendosi braccato dalla polizia, aveva cercato di disfarsi di un ingente quantitativo di droga, prima provando a incendiarlo e poi lanciandolo in un fiumiciattolo. Ma il tentativo fu vanificato dall’intervento degli agenti che riuscirono a sequestrare lo stupefacente. La base operativa era nel salernitano ma l’organizzazione aveva ramificazioni anche nel napoletano e nel Lazio con il coinvolgimento anche di colombiani. Una organizzazione forte grazie all’unione di due gruppi criminali, non più in guerra tra loro ma soci in affari. Sottoposti a sequestro circa 8 chilogrammi di cocaina, 15 kg di hashish ma anche due pistole, un fucile a canne mozze e varie munizioni. «In questa circostanza – ha affermato il procuratore della Repubblica vicario, Luca Masini – il business non divide ma unisce le organizzazioni criminali. E il giro d’affari, in questo caso, era ingente».

Cronache della Campania@2018

Napoli, a San Giovanni il clan D’Amico minaccia chi ha parlato contro la camorra

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Napoli. Chi pensava che i clan della camorra della zona orientale arretrassero dopo le visite del presidente della Repubblica e di quello della Camera e dopo la reazione dei cittadini si sbagliava di grosso. Già nella tarda mattinata di oggi il rione Villa e via nuova Villa a san Giovanni a Teduccio sono di nuovo diventate ‘terre di nessuno’. Anzi è accaduto qualcosa di grave, di molto grave che è stato già segnalato alle forze dell’ordine. Gli emissari del clan D’Amico “Gennarella” hanno fatto il giro del quartiere minacciando quelle persone che si sono esposte in prima persona in questi giorni manifestando la propria avversione alla camorra. Hanno imposto di togliere dai profili social tutti i post contro la camorra e i like agli articoli giornalistici di questi giorni che hanno invogliato alla rivolta morale e sociale il quartiere delle stese contro la prepotenza della camorra. Una situazione gravissima portata all’attenzione degli agenti del commissariato San Giovanni-Barra che stanno raccogliendo le informazioni per risalire ai responsabili. In maniera particolare alle donne del clan che sono le più ‘agguerrite’.

Cronache della Campania@2018

Mamma e due gemellini morti: i consulenti della difesa non si presentano e vengono multati

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Gricignano. Si è svolto ieri il processo per l’omicidio colposo della povera Francesca Oliva e di due gemellini: tutti i consulenti della difesa citati hanno giustificato l’assenza per l’ennesima volta e il giudice Carotenuto li ha sanzionati con 500 euro cadauno in favore della cassa delle ammende. L’udienza è stata rinviata al 3 giugno 2019 alle ore 10.00 disponendo, su richiesta del pm dottoressa Cozzolino e degli avvocati delle parti civili Raffaele Costanzo e Francesco Lettieri, la citazione da parte della procura della Repubblica di tutti i testi e consulenti della difesa.
Con l’accusa di omicidio colposo aggravato, sono 14 i medici di due strutture ospedaliere (l’ospedale “San Giuliano” di Giugliano e la clinica “Pineta Grande” di Castel Volturno) imputati per la morte di Francesca Oliva, la 29enne di Gricignano deceduta nel maggio 2014, insieme a due dei tre gemelli che portava in grembo, durante il parto avvenuto nella clinica del litorale domizio.
Accusati del reato di omicidio colposo aggravato sono sotto processo sono i medici: Stefano Addeo, Renato Brembo, Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Giuseppe Delle Donne, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone ed Antonio Russo.

Cronache della Campania@2018


Violenza sessuale di gruppo su 18enne dopo serata in discoteca: arrestati in tre

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Reggio Calabria. Tre ventenni sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su una ragazza coetanea. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la notte di San Lorenzo, in una località del basso Ionio reggino, i tre approfittando dello stato di ebbrezza di una ragazza poco più che diciottenne l’avrebbero condotta fuori dalla discoteca e avrebbero abusato di lei a turno in spiaggia. Gli arresti sono arrivati al termine di complesse e articolate indagini coordinate dalla procura di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, e sono stati eseguiti dalla Sezione Reati contro la persona, in danno di minori e reati sessuali della Squadra Mobile. In manette sono finiti due ventenni e un ventunenne. Dalla ricostruzione dei fatti degli investigatori della Squadra Mobile è emerso che la diciottenne aveva subito violenza sessuale da almeno tre giovani sulla spiaggia libera, all’esterno di una discoteca dove stavano trascorrendo la notte di San Lorenzo. L’allarme dei presunti abusi sessuali subiti dalla ragazza era stato dato da alcuni passanti al personale della Polizia in servizio di ordine pubblico fuori dal locale. La giovane era stata poi condotta in ospedale da un’ambulanza per le cure del caso e per essere sottoposta al protocollo sanitario previsto per le vittime di violenza sessuale. Le attività investigative sono state condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria con sofisticate intercettazioni telefoniche e ambientali, attività di monitoraggio attraverso sistemi di videosorveglianza, l’acquisizione di dichiarazioni rese da persone informate sui fatti e con l’analisi, effettuata da personale medico specializzato, dei profili genetici degli indagati comparati con quelli prelevati alla vittima in occasione del protocollo eseguito in ospedale dopo la violenza. Sulla base delle risultanze investigative acquisite dalla Squadra Mobile nel corso delle indagini, i magistrati della locale Procura della Repubblica, titolari dell’inchiesta, hanno chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare della custodia in carcere a carico dei tre autori della violenza sessuale di gruppo, i quali risultano indagati anche per atti osceni, avendo compiuto lo stupro sulla spiaggia nelle immediate vicinanze del locale pubblico, frequentato anche da minorenni. Uno dei due ventenni dovrà rispondere anche del reato di violenza o minaccia volta a costringere qualcuno a commettere un reato, avendo minacciato una teste oculare, a poche ore dalla consumazione del reato, affinché non riferisse agli inquirenti ciò che sapeva, suggerendole quel che avrebbe dovuto dichiarare qualora fosse stata sentita dalle forze dell’ordine. Contestualmente il gip ha emesso la misura cautelare della presentazione alla Polizia Giudiziaria a carico di altri due ventenni e di un 19enne per favoreggiamento personale nei confronti degli autori della violenza sessuale di gruppo. I tre infatti non hanno riferito agli inquirenti ciò che sapevano in merito alla violenza e agli autori del fatto. Gli arrestati, dopo le formalità di rito in questura connesse all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono stati condotti presso la locale casa circondariale, a disposizione della competente autorità giudiziaria.

Cronache della Campania@2018

‘Chi non rispetta mio fratello lo uccido’, il colloquio intercettato in carcere tra Achille Piccolo e Antonio Letizia

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Marcianise. “Chi non rispetta mio fratello lo uccido”. La frase choc intercettata in carcere. “Allora sta mio fratello fuori, chi non mi rispetta a mio fratello io lo uccido. Non tengo nulla a che vedere con nessuno. Chi non rispetta a mio fratello lo uccido”. E’ la drammatica frase intercettata in carcere durante un colloquio tra il boss Achille Piccolo ed Antonio Letizia, che commentano l’atteggiamento di Pasquale Piccolo volto ad ‘esautorare’ Andrea Letizia dalle attività dell’organizzazione, fatto questo ritenuto gravemente oltraggioso per l’onorabilità del clan Piccolo/Letizia. Il dialogo è agli atti dell’inchiesta che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di 30 persone tra Marcianise e l’hinterland.

Cronache della Campania@2018

Napoli, dalle telecamere la verità sulla bomba di Chiaia: motivo passionale o contrasto tra i clan?

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Napoli. le immagini della telecamera della zona potrebbero aver immortalato i ‘bombaroli’ che due notti fa sono entrati in azione a Chiaia. Gli investigatori stanno controllando e cercando frame utili alle indagini. Un forte boato nel cuore della notte, tra domenica e lunedì a Chiaia, ha fatto svegliare i residenti. Siamo a via Riviera di Chiaia nei pressi del consolato degli Stati Uniti d’America in una zona dove risiede la “Napoli bene” che ospita anche un drappello dell’esercito Italiano. Nonostante ciò è stato posizionato un pacco contenente una bomba carta artigianale che, fortunatamente, non ha coinvolto alcuna persona. La deflagrazione è stata potente ed è stata avvertita anche a lunga distanza. Decine le telefonate alle forze dell’ordine, sul posto sono intervenuti i militari del 112 e i vigili del fuoco. In un primo momento non si era ben compreso cosa sarebbe esploso, c’è chi ha pensato anche ad una bombola di gas e addirittura chi ha parlato, per la potenza dell’esplosione, di due ordigni. A poca distanza dal palazzo dove è stato fatto esplodere l’ordino risiedono alcuni componenti delle famiglie Frizziero e Piccirillo, l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti è quella che vede l’esplosione legata a fatti di camorra. Già nelle scorse settimane l’area è stata oggetto di raid armati e fibrillazioni tra pregiudicati della zona. Sembrerebbe che tra Mergellina e la Torretta persone vicine al clan Contini e Licciardi vorrebbero rilevare alcune attività commerciali da utilizzare per i loro affari. C’è anche un’altra ipotesi che viene presa in considerazione: dietro l’esplosione ci sarebbe un movente passionale.

Cronache della Campania@2018

Arrestati un tenente colonnello della Dia e un carabiniere: erano le ‘talpe’ del super boss Matteo Messina Denaro

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Due investigatori, il tenente colonnello Marco Zappalà, carabiniere in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta, e Giuseppe Barcellona, un appuntato in forza alla Compagnia di Castelvetrano, sono stati arrestati con l’accusa di favoreggiamento alla mafia e accesso abusivo al sistema informatico. Per la Procura di Palermo hanno passato informazioni su inchieste in corso a carico del boss latitante Matteo Messina Denaro. In carcere anche l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino.

Cronache della Campania@2018

Napoli, la polizia presenta il fumetto del ‘Commissario Mascherpa’

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Oggi alle 10.30  presso la Basilica di San Giovanni Maggiore si svolgerà la presentazione de La rosa d’argento, un’indagine del Commissario Mascherpa, il primo poliziotto a fumetti ideato della Polizia di Stato. L’incontro organizzato da Poliziamodena, la rivista ufficiale della Polizia, in collaborazione con la Questura di Napoli, si rivolge agli studenti delle scuole secondarie di primo grado e vede la partecipazione del direttore della rivista Annalisa Bucchieri e del dirigente del Commissariato di Scampia Bruno Mandato.

Mascherpa, che è nato da un’idea di Poliziamoderna per cercare di avvicinare i giovani al valore e al rispetto delle regole, è sceneggiato da Luca Scornaienchi, responsabile artistico del Museo del fumetto di Cosenza, e viene creato dalle matite di fumettisti professionisti: per la prima indagine Jonathan Fara e per la seconda, in via di pubblicazione, di uno dei disegnatori storici di Dylan Dog Daniele Bigliardo. Per il secondo anno consecutivo il Commissario Mascherpa è stato eletto testimonial e fonte d’ispirazione per i lavori degli studenti che partecipano al Progetto: “PretenDiamo legalità, a scuola con il Commissario Mascherpa”, promosso dalla Polizia di Stato, in collaborazione col MIUR, e finalizzato alla promozione, tra i giovani, della cultura della legalità. Nel corso della manifestazione verrà eseguito un live painting a cura della Scuola italiana Comix di Napoli.

Cronache della Campania@2018

Napoli, la Finanza sequestra 5 scuolabus abusivi in servizio a Pianura e Piazza Carlo III

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Cinque pullmini adibiti al trasporto scolastico sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Napoli nel corso di un’operazione di controllo condotta nell’area di piazza Nazionale e piazza Carlo III, e nel quartiere di Pianura. 15 i pullmini “Scuolabus” controllati dai finanzieri, 10 dei quali sono risultati non in regola. Due patenti di guida e 6 carte di circolazione sono state sequestrate ai conducenti, 20 i verbali di contravvenzione elevati. Tra le infrazioni rilevate il trasporto di passeggeri in sovrannumero e la mancanza delle prescritte autorizzazioni comunali. Alcuni veicoli erano già stati sottoposti a fermo amministrativo oppure non erano assicurati. In alcuni casi ai mezzi erano state apportate modifiche strutturali per aumentarne la capienza senza rispettare i requisiti di sicurezza.  Nel quadro della costante attività di controllo economico del territorio e di polizia economico-finanziaria posta in essere dalla Guardia di Finanza sul territorio, le fiamme gialle del Comando Provinciale di Napoli hanno effettuato numerosi interventi nei pressi di diversi istituti scolastici cittadini, sottoponendo a controllo autoveicoli, riconducibili a soggetti privati, adibiti ad uso scuolabus, rilevando, oltre all’esercizio abusivo della professione completamente “a nero”, plurime violazioni al codice della strada ed alla specifica normativa comunale che regola il trasporto scolastico. On particolare, i militari del I Gruppo Napoli, a seguito di un’approfondita analisi del fenomeno del trasporto abusivo di studenti, hanno individuato, nelle immediate adiacenze di alcuni plessi scolastici, siti nei pressi di piazza Nazionale, piazza Carlo III e nel quartiere “Pianura”, la presenza di scuolabus intenti a scaricare giovanissimi studenti, di età compresa tra i 6 ed i 10 anni.

Cronache della Campania@2018

Napoletano morto in Messico, salma bloccata alla Dogana: salta il funerale

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Da oltre sette ore e’ bloccata nella dogana di Napoli la salma di Salvatore De Stefano, l’imprenditore napoletano assassinato lo scorso 4 aprile in Messico, e il suo funerale, previsto per oggi, non si potra’ piu’ celebrare. L’intoppo sarebbe riconducibile a problemi riscontrati dalla Dogana di Napoli sui certificati sanitari: la salma di Salvatore, partita venerdi’ scorso da Citta’ del Messico, ha fatto scalo a Monaco ed e’ giunta ieri in Italia. Le esequie erano previste per stamattina. “Mio fratello non e’ un pacco postale, – dice addolorata Rossella, sorella di Salvatore, assistita dall’avvocato Gennaro Demetrio Paipais che e’ in contatto con la Farnesina – oltre al dolore dobbiamo ora sopportare anche la mortificazione. Sono indignata per questo trattamento che ci ha obbligato a rinviare le esequie”. Per risolvere la questione si sono attivati anche il console italiano in Messico e lo stesso ministero. Cadrebbero su un italiano i sospetti degli inquirenti che stanno indagando sull’omicidio di Salvatore De Stefano, l’imprenditore napoletano assassinato lo scorso 4 aprile in un ristorante in Messico. Secondo quanto si apprende il movente dell’omicidio eseguito a colpi di pistola sarebbe riconducibile a una vendetta, forse legata alle attivita’ imprenditoriali della vittima. “Non risulterebbe nessuna relazione tra l’omicidio del trentacinquenne napoletano e le paventate truffe dei generatori”, dice l’avvocato Gennaro Demetrio Paipais, legale della famiglia che segue la vicenda tenendosi in stretto contatto con la Farnesina. “Le indagini impongono riservatezza, – aggiunge il legale – posso limitarmi ad escludere, secondo quanto emerso dalle indagini difensive, ogni riconducibilita’ ad ipotesi di vendita di generatori a danno di narcotraffici”.

Cronache della Campania@2018


I rapporti d’affari e le amicizie tra dirigenti di Ferrovie e clan dei Casalesi: vacanze a Positano e costosi regali

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I rapporti d’affari e le amicizie tra dirigenti di Ferrovie e clan dei Casalesi: oltre a ingenti tangenti le vacanze ed i costosi regali. Se la spassavano all’Hotel San Pietro, in costiera amalfitana. Coccolati dal personale dell’albergo più bello e costoso al mondo. Massima attenzione e discrezione per gli illustri ospiti distesi e rilassati. Gli ospiti del San Pietro sono due signori finiti al centro dell’inchiesta della procura antimafia di Napoli che rimette in relazione una azienda pubblica (RFI, rete ferroviaria italiana) e un clan della camorra, la cosca dei casalesi. Le vacanze a Positano tra l’imprenditore del clan dei casalesi e il dirigente di RFI .
I due dei soggetti finiti al centro dell’inchiesta sui vertici della Rete ferroviaria italiana sono Massimo Iorani, dirigente romano dell’area tecnico-commerciale; e Nicola Schiavone, braccio imprenditoriale e finanziario della potente cosca mafiosa casertana. Era l’8 settembre quando i carabinieri che seguono i due soggetti (anche i carabinieri alloggiano nel San Pietro per pedinarli) registrano Schiavone che salda il conto del soggiorno di Iorani (pagamento in contanti). La distinta del pagamento effettuato (acquisita ovviamente dagli investigatori dell’Arma) tra le spese effettuate annotano anche la gita in barca. Tutto filmato, fotografato e intercettato: materiale investigativo, probatorio, di grande interesse. Tutto consegnato dai carabinieri ai pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede, che sotto il coordinamento dell’aggiunto Luigi Frunzio, conducono questa inchiesta delicata (l’ennesima) dell’infestazione delle imprese pubbliche dalle mafie che si insinuano negli appalti. I carabinieri sono andati poi negli uffici romani di RFI di piazza della Croce rossa. Hanno acquisito atti relativi ad appalti per decine di milioni di euro. Un decreto di perquisizione è stato notificato nei confronti di un altro dirigente della Rfi, vale a dire Pierfrancesco Bellotti, manager del reparto di tecnologia, sempre in relazione ad alcuni contatti con Schiavone. Quello che si vuole capire è dove il clan dei casalesi ha inserito sue ditte nella costruzione di opere ferroviarie in Italia. Quali appalti si sono aggiudicati. E come hanno superato i controlli e le norme antimafia che pure presidiano questo settore delle opere pubbliche.

I regali costosi dell’imprenditore vicino al clan dei casalesi ai dirigenti di RFI. Dai suoi uffici di piazza dei Martiri e di viale Gramsci, Nicola Schiavone avrebbe esercitato pressioni per veicolare affidi diretti ad aziende amiche, ma anche per rimuovere funzionari poco graditi, all’interno del colosso di piazza Croce Rossa. Appostamenti, fotografie e intercettazioni, dunque. Siamo a settembre del 2018, quando Schiavone viene fotografato in piazza Vittoria, mentre si reca ad acquistare cravatte e foulard dallo stilista Marinella. Sono regali. Regali portati a Positano, dove l’imprenditore-affarista incontra Iorani. Scrivono gli inquirenti: “Si nota, dalle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza, che Schiavone estrae una busta con banconote da cinquanta euro”. Poi agli atti dell’inchiesta depositati e dunque pubblici c’è una conversazione del 12 settembre, quando ormai il dirigente ha lasciato l’hotel San Pietro.
Le attenzioni di Schiavone per l’ing. Iorani ospitato a Positano, a Sorrento e…
Schiavone chiama un dipendente del San Pietro per informarsi sulla permanenza del presunto ospite e ottiene questa risposta: “L’ingegner Iorani ha riferito che è stato benissimo e che si è rilassato tantissimo e che sarebbe andato verso Sorrento”. Scatta una seconda attività investigativa, che porterà Schiavone (e gli stessi militari) nell’Hotel Bellevue Syrene, sempre a caccia di elementi in grado di spiegare il rapporto tra il dirigente RFI e l’affarista di Casal di Principe. È del tutto evidente che queste attività di indagine dei carabinieri sono fonti di prova contro gli indagati ma non una sentenza di condanna. Gli indagati avranno evidentemente diritto di difendersi e di poter dimostrare (come spesso accade) che non sempre l’accusa è brava nel dimostrare che una persona ha commesso un reato aldilà di ogni ragionevole dubbio. E infatti le tesi dei difensori, tra cui gli avvocati Carlo Fabbozzo, Giovanni Esposito Fariello, Alfredo Sorge.

Gustavo Gentile

Cronache della Campania@2018

Choc in Penisola Sorrentina: bambina rapita in una casa famiglia a Meta

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Choc in Penisola Sorrentina. Una bambina è stata rapita dalla mamma poco dopo le 10 di stamane. L’allarme è stato dato dalla casa famiglia Miriam dove era stata messa in affidamento la piccola di etnia rom. I carabinieri che sono stati allertati hanno bloccato tutte le strade d’ingresso e di uscita del paese e stanno pattugliando la città palmo palmo. La donna in mattinata era andata a far visita alla piccola nella struttura che si trova in via Colombo a Meta e approfittando di un momento di distrazione degli educatori della casa famiglia l’ha portata via. Ha fatto perdere velocemente le sue tracce. E ora è ricercata in tutta la zona. I militari sono anche andati dai familiari della donna ma fino ad ora di lei nessuna traccia.

Cronache della Campania@2018

Napoli, paura per un incendio nel centro storico: mamma e due figli salvati dalle fiamme

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Napoli. Momenti di paura nella tarda mattinata di oggi nel centro storico. Una mamma e i suoi due figlioletti sono stati salvati dall’incendio dell’appartamento in un vecchio edificio di salita Pontenuovo. Le fiamme si sono sviluppate a causa di un corto circuito della lavatrice che era in funzione. Le fiamme si sono estese brevemente alla casa. I vicini hanno chiamato i soccorsi e sul posto sono arrivati due autobotti dei vigili del fuoco insieme con una volante della polizia. Mamma e i due figli piccoli insieme con il cagnolino sono stati portati in salvo dai vigili che poi hanno domato le fiamme che si erano estese anche all’abitazione del piano superiore.

Cronache della Campania@2018

Napoli: la salma di Salvatore De Stefano supera dogana, solo ritardato il rito funebre

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L’intervento delle autorita’ ha permesso di superare l’impasse alla Dogana di Napoli che stamattina aveva bloccato la salma di Salvatore De Stefano, l’imprenditore partenopeo assassinato il 4 aprile in Messico, impedendo lo svolgimento del rito funebre in programma stamattina. Il corpo dell’uomo, partito venerdi’ da Citta’ del Messico, dopo uno scalo a Monaco era giunto ieri in citta’. Le esequie, previste in mattinata, sono state dunque posposte nel pomeriggio.

Cronache della Campania@2018

Incurabili, Verdoliva: ‘Ci vorranno tanti anni e tanti milioni’

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“La situazione degli Incurabili e’ molto complessa, ci vogliono tante buone volonta’ da parte delle istituzioni che devono essere obbligatoriamente coinvolte in un intervento che richiedera’ anni e tanti milioni di euro”. Lo ha detto il commissario straordinario dell’Asl NAPOLI 1 Ciro Verdoliva. “Si tratta di un complesso monumentale difficile, articolato, che ha tante sfaccettature e problemi. Ci sono innanzitutto le famiglie sgomberate, poi i beni artistici, il complesso storico monumentale e la destinazione funzionale per attivita’ clinico-assistenziali voluta dalla fondatrice Maria Longo che va assolutamente rispettata”.

Cronache della Campania@2018

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