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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Detenuto tenta di evadere da Poggioreale nascondendosi nel bustone della spazzatura

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 Stamane un detenuto di origini russe di venti anni , soggetto ristretto del circuito alta sicurezza “AS3”, del carcere di Poggioreale ha tentato di evadere nascondendosi accuratamente in bustone dell’immondizia, approfittando del giro della raccolta rifiuti, con la complicità dei compagni di camera. Il soggetto era ubicato al terzo piano del reparto “Milano” ristretto nella sezione di cui all’art.32 dell’ordinamento penitenziario (REMS-psichiatrici). Per agevolare la propria evasione, ritardando l’allarme che sarebbe scattato dopo il suo mancato accertamento numerico. Il ristretto aveva anche “inscenato” la propria permanenza nella camera, facendo un fantoccio all’interno delle coperte, in modo da trarre in inganno il personale di polizia. Tuttavia gli agenti hanno notato qualcosa di strano, sventando di fatti l’evasione. nonostante le difficoltà operative di ogni giorni Grazie alla professionalità dei colleghi si è visto che il detenuto si era anche organizzato per la sagoma fatta a letto per eludere il collega di turno, nonostante le difficoltà operative quotidiane. A dare la notizia è il Segretario Generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che aggiunge: “L’episodio è di una gravità assoluta alla luce del precedente tentativo di evasione messo in atto una settimana fa da un senegalese di 25anni sempre dello stesso reparto:in quell’occasione è riuscito a scavalcare il muro durante l’ora dei passeggi e grazie ai monitor e telecamere si è riusciti a bloccare il ristretto nell’intercinta nascosto sotto le scale d’ingresso di altro reparto.”

La cronica e vistosa carenza di organico per oltre 200 unità di poliziotti penitenziari e il sovraffollamento per oltre mille detenuti rispetto alla capienza regolamentare di 1600 detenuti a fronte dell’attuale presenza di 2500 circa con due reparti in ristrutturazione hanno messo il carcere di Poggioreale in ginocchio e con grosse difficoltà si è evitato sino ad oggi la peggio.Con questi numeri parlare di Sicurezza è pura demagogia, e continuare così è grave e pericoloso per Tutti.  Prosegue Beneduci: “La cronica e vistosa carenza di organico per oltre 200 unità di poliziotti penitenziari e il sovraffollamento per oltre mille detenuti rispetto alla capienza regolamentare di 1600 detenuti a fronte dell’attuale presenza di 2500 circa con due reparti in ristrutturazione hanno messo il carcere di Poggioreale in ginocchio e con grosse difficoltà si è evitato sino ad oggi la peggio. Con questi numeri parlare di Sicurezza è pura demagogia, e continuare così è grave e pericoloso per la società”.

Cronache della Campania@2018


Napoli, parte l’ abbattimento della Vela Verde a Scampia: il quartiere cambia volto

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Sono stati realizzati tra la fine degli anni ’60 e gli anni 70 del secolo scorso sulla base di un progetto all’epoca giudicato all’avanguardia. Sette edifici a forma di Vela, con un’altezza anche di 15 piani, ognuno con il nome del colore della facciata, furono costruiti nella periferia nord di NAPOLI, in un’area individuata per lo sviluppo dell’edilizia economica e popolare. Ma in pochi anni l’abbandono ha avuto la meglio e per 1400 famiglie la vita e’ diventata un inferno. Nella mattinata di oggi e’ stato consegnato il cantiere per l’abbattimento di uno degli edifici – la Vela Verde – che via via, nel corso degli anni, sono stati svuotati mentre gli occupanti hanno trovato alloggio in nuove costruzioni realizzate nella stesso quartiere. Al momento devono essere sistemate le ultime trecento famiglie. Delle sette Vele tre sono state demolite negli anni passati (dal 1995 al 2003) mentre una sola sara’ recuperata sia per nuovi alloggi che per uffici pubblici. E’ stato cosi’ avviato il piano “Restart Scampia”, approvato due anni fa dal Comune di NAPOLI che prevede un impegno finanziario di ben 27 milioni di euro, in parte stanziati dall’Ue con il Pon metro1420 dell’Ue. Per il sindaco di NAPOLI, Luigi de Magistris, con la demolizione della Vela Verde “e’ la citta’ di NAPOLI che vince” e “sono queste le ruspe che ci piacciono”. Il primo cittadino di NAPOLI dopo aver pubblicato un post sui social con la notizia dell’avvio delle operazioni di abbattimento ha ricevuto anche una telefonata del ministro Barbara Lezzi “che mi ha detto che il governo e’ pronto a mettere risorse aggiuntive”. L’edificio sara’ raso al suolo in 180 giorni e al suo posto trovera’ posto uno spazio per i cittadini del quartiere. De Magistris ha ricordato che “per arrivare a questo risultato abbiano dovuto interloquire con governi differenti e diffidenti. I confronti ci sono stati e la strada e’ ancora lunga. Ma bisogna dare atto che quando NAPOLI si muove in questo modo e’ credibile”. Dell’abbattimento o del recupero delle Vele, con esperti ed urbanisti che si sono divisi, sono quasi trent’anni che si discute. Edifici che sono diventati noti anche perche’ all’interno di uno di essi sono state girate diverse scene di “Gomorra”, la serie tv ispirata al romanzo di Roberto Saviano. “Ha vinto anche la voglia di abbattere quell’immagine che qui era gomorra e camorra”, ha concluso de Magistris.

Cronache della Campania@2018

Ferimento di Noemi, De Luca: ‘La sanità campana è assoluta eccellenza’

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“Veniamo da una vicenda che ha confermato, ancora una volta, che abbiamo nella nostra sanità in Campania realtà di assoluta eccellenza. Quello che è accaduto al Santobono, una bambina operata alle tre di notte in condizioni disperate, ha testimoniato, ancora una volta, cha abbiamo dei presidi ospedalieri davvero di qualità straordinari”. Così il governatore campano, Vincenzo De Luca, a margine della cerimonia del giuramento di Ippocrate di giovani medici a Napoli. “Oggi giurano centinaia di ragazze e di ragazzi che si laureano in medicina e mai come questa volta abbiamo un interesse comune: loro ad avviare la professione, noi a immettere nel sistema sanitario giovani. Ormai – ha aggiunto il presidente della Regione – abbiamo una carenza di figure mediche che è diventata drammatica in tutta Italia. Penso in modo particolare ai medici dell’emergenza. Si fanno concorsi pubblici per i pronto soccorsi e ci sono medici che, ormai, non partecipano per i livelli di tensione, di sovraccarico di lavoro che abbiamo in queste realtà. Dunque abbiamo davvero necessità di immettere forze fresche”. De Luca non lesina, poi, critiche all’esecutivo Conte: “L’ultima decisione presa dal Governo su Quota 100 è un’autentica imbecillità perché – ha concluso – ha spinto verso il pensionamento decine e decine di primari e di medici, aggravando la difficoltà della sanità pubblica. Dobbiamo fare in modo che si facciano rapidamente corsi di specializzazione per utilizzare al meglio figure mediche giovani nel nostro sistema”.

Cronache della Campania@2018

Per volere di Zagaria: volevano eliminare Della Volpe perché si era messo “in proprio”. Il pm ha chiesto tre ergastoli

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Dell’Aversano, Conte e Virgilio accusati dell’omicidio di Nicola Villano e del tentato delitto del ras Della Volpe
Un doppio agguato. Il commando prima cercò di uccidere il ras Raffaele Della Volpe, capozona dei Casalesi su Aversa, che riuscì a salvarsi per la presenza in auto della moglie e della figlia di pochi mesi. Poi contro un suo uomo di fiducia, Nicola Villano, detto zeppetella, ucciso in un autolavaggio a San Marcellino. Era il 20 luglio del 2001 ed oggi, a 18 anni dai fatti, il pubblico ministero della Dda Alessandro D’Alessio ha chiesto il carcere a vita per 3 dei presunti responsabili del raid di camorra. Il pm dell’Antimafia, nel corso della sua requisitoria pronunciata nel corso del processo con abbreviato che si sta celebrando dinanzi al giudice Di Palma del tribunale di Napoli, ha invocato l’ergastolo per Cristofaro Dell’Aversano, Vincenzo Conte, detto nas ‘e cane, e Claudio Giuseppe Virgilio, ritenuto lo specchiettista di quel raid di morte. Adesso la parola passa ai difensori, gli avvocati Angelo Raucci, Alfonso Quarto e Paolo Caterino.
L’indagine, avviata nel 2016, anche a seguito di alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia quali Antonio Iovine, Bruno Lanza, Giuseppe Misso e Salvatore Orabona, ha consentito attraverso di far luce sui delitti.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli allora latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria avevano stabilito che Raffaele Della Volpe, capo zona su Aversa, doveva essere eliminato poiché aveva costituito un suo gruppo criminale che aveva cominciato a muoversi in autonomia, omettendo di versare al clan dei Casalesi il provento delle estorsioni. In tale contesto, venne organizzato un gruppo di fuoco che, il 20 luglio 2001, dopo aver incrociato ad Aversa l’auto su cui viaggiava Della Volpe, aprì il fuoco, ma la vittima riuscì a scampare all’attentato anche perché i killers non proseguirono nell’azione in quanto notarono la presenza in macchina della moglie e della figlia di pochi mesi.
Dopo poco il gruppo criminale, avendo riconosciuto Nicola Villano (ritenuto vicino a Della Volpe) in un autolavaggio di San Marcellino, durante il tragitto di ritorno verso San Cipriano d’Aversa, esplose nei suoi confronti numerosi colpi di arma da fuoco, uccidendolo.
Dalle attività investigative è quindi emerso che i mandanti dell’evento delittuoso sono stati Antonio Iovine e Michele Zagaria (che ha scelto il rito ordinario); gli esecutori materiali sono stati Cristofaro Dell’Aversano e Vincenzo Conte, mentre Claudio Giuseppe Virgilio avrebbe avuto il compito di agevolare negli spostamenti i componenti del gruppo di fuoco.

Cronache della Campania@2018

Napoli, giardinetti di via Cardarelli in preda al degrado. Verdi: ‘Vergogna nell’ospedale, qualcuno ha rubato le nuove piante’

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“A distanza di soli tre mesi dalla bonifica che riuscimmo ad ottenere in seguito alle nostre denunce i giardinetti di fronte l’ingresso principale dell’ospedale Cardarelli, lungo l’omonima strada, sono nuovamente ridotti ad una discarica a cielo aperto. La spazzatura è ovunque, l’inciviltà impera e l’area continua ad essere frequentata dai senzatetto, per i quali bisognerebbe trovare delle soluzioni più dignitose. Abbiamo sollecitato l’Asia ad effettuare una nuova pulizia. Non è accettabile che dei giardini pubblici siano ridotti in tali condizioni”. La denuncia arriva dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e dal consigliere comunale del Sole che Ride Marco Gaudini. “La zona, tra l’altro, continua ad essere ostaggio dei parcheggiatori abusivi che fanno affari d’oro con coloro che sono diretti all’ospedale. Abbiamo inviato una nuova segnalazione a polizia municipale e forze dell’ordine chiedendo di intervenire a stretto giro per allontanare gli estorsori della sosta dallo spiazzo antistante l’ospedale. I fenomeni di inciviltà, in ogni caso, non sono circoscritti all’area esterna. Anche l’interno della struttura è interessato da atti vergognosi. L’ultimo si è consumato pochi giorni fa: qualcuno ha pensato bene di rubare le piantine appena piantumate nelle aiuole esterne. Un gesto vergognoso e inqualificabile che conferma quanto il senso civico e il rispetto dei beni pubblici siano un optional per alcuni individui”.  

Cronache della Campania@2018

Vomero: dopo tre settimane ancora ferme le scale im…mobili

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            “ Fuori servizio oramai da oltre tre settimane le scale mobili, poste in via Morghen al Vomero, stanno suscitando rabbia e proteste, specialmente da parte delle numerose persone che devono raggiungere l’area di San Martino, principalmente anziani e massaie, sovente con pesanti borse della spesa ma anche tanti turisti che si recano ad ammirare le bellezze della zona, che, con l’impianto fermo, devono salire le non agevoli scale di piperno – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da anni sta conducendo delle vere e proprie battaglie per comprendere i motivi per i quali le tre scale mobili del sistema intermodale di collegamento, tra le funicolari e il metrò collinare, funzionano a singhiozzo -. Purtroppo pare che bisognerà attendere ancora per rivederle in funzione “.

            ” Ma sui tempi necessari per il ripristino dell’importante impianto di risalita non c’è alcuna certezza – puntualizza Capodanno-. Anche la telefonata che ho effettuato in data odierna al numero verde del contact center dell’ANM non ha prodotto al riguardo alcun risultato “.

“ L’unica cosa certa è che sono in corso lavori di manutenzione che riguardano l’intero impianto elettrico   – prosegue Capodanno –. Al termine dei lavori poi occorrerà che vengano effettuate le operazioni di verifica per il rilascio del nulla osta da parte dell’USTIF, l’ ufficio speciale trasporti a impianti fissi, al quale è demandata la vigilanza sulla sicurezza di esercizio dei trasporti anche di questo tipo d’impianti “.

” In verità non è la prima volta che l’impianto si ferma e per un lungo periodo – ricorda Capodanno -. Dopo l’inaugurazione avvenuta, in pompa magna, il 16 ottobre del 2002, con lavori durati circa due anni e con una spesa di circa quattro miliardi delle vecchie lire, per il sistema intermodale di collegamento tra le funicolari e la stazione del metrò collinare di piazza Vanvitelli, costituito da tre scale mobili, due in via Scarlatti e una in via Cimarosa, si sono verificate numerose occasioni nelle quali almeno una delle tre rampe è stata posta fuori servizio, Al punto che sono state ironicamente ribattezzate le “scale im…mobili” “.

Cronache della Campania@2018

Omicidio ‘dello zainetto’ il gip: ‘Se è morto solo Luigi Mignano è stato solo un caso…il killer voleva uccidere tutti, anche il piccolo’

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Napoli. “La circostanza, dunque, che sia stato ucciso solo Luigi Mignano è dipesa, certamente, esclusivamente dal caso”. La drammatica frase scritta dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei sette esponenti del clan D’Amico-Mazzarella di san Giovanni a Teduccio autori dell’omicidio di Luigi Mignano, cognato del boss Ciro Rinaldi mauè avvenuto al rione Villa il 4 aprile scorso, è la testimonianza ulteriore, ove mai ve ne fosse ancora bisogno, che le “belve” della camorra di ultima generazione non si fermano davanti a niente neanche ai bambini, come è successo per la piccola Noemi il 3 maggio per “l’uomo nero” in piazza Plebiscito e come stava per accadere il 4 aprile al rione Villa. Il fato ha voluto che questa volta non ci sono stati morti innocenti da piangere. Ne nel caso di Noemi che continua migliorare ne nel caso del nipote di Luigi Mignano che aveva come unica “colpa” quella di trovarsi col nonno e col padre quella maledetta mattina. Il killer Ciro Rosario Terracciano, che compirà 27 anni a fine mese mese, non ha avuto alcuna esitazione nel continuare a sparare nonostante avesse capito che l’obiettivo del radi ovvero Luigi Mignano era già morto. Non a caso scrive il gip: “.. al fine di ritenere configurabile il reato contestato, nessun dubbio può sussistere sull’esistenza dell’elemento oggettivo, costituito dalle lesioni riportate da Pasquale Mignano (il figlio della vittima e papà del piccolo), dalla pluralità e direzione dei colpi, dall’idoneità dell’arma e alla condotta degli indagati pregressa e successiva che rendono ipotizzabile anche il tentativo nei confronti del piccolo …”. Dopo aver colpito la vittima, che dalla ricostruzione effettuata anche attraverso l’ambientale negli uffici della Questura risulta aver ricevuto il primo colpo al petto, nonostante l’obiettivo fosse stato raggiunto, tanto che successivamente Luigi Mignano si è accasciato al suolo, i killer hanno continuato a sparare ulteriori 11 colpi, tutti ad altezza uomo, alcuni dei quali hanno centrato l’auto del figlio Pasquale infrangendo il lunotto posteriore e all’interno della quale si trovava già, nascosto sotto il sedile passeggero davanti, il piccolo. Scrive ancora il gip: “Appare evidente che sia gli indagati addetti al servizio di osservazione sia i killer abbiano notato tutti i movimenti di Luigi Mignano, del figlio Pasquale e del nipote e si siano, perciò resi conto, non solo della presenza del secondo ma anche che insieme a loro si trovasse il piccolo che aveva trovato riparo nel veicolo”.Anche gli stessi commenti dei familiari che hanno assistito all’agguato o ne hanno appreso i dettagli dal loro congiunto Pasquale, evidenziano che le modalità di esecuzione e le volontà dei killer fossero tali da far ritenere che avessero intenzione di colpire tutti i presenti. “Più volte, infatti, nella conversazione intercettata scrive sempre il gip- in ambientale negli Uffici della Questura, gli interlocutori si soffermano sulla circostanza che nonostante il bambino avesse trovato rifugio all’interno del veicolo, avesse rischiato di essere ucciso in considerazione della direzione dei colpi esplosi successivamente a quello che aveva già attinto mortalmente Luigi Mignano….Maggiore attenzione merita, invece, l’elemento soggettivo che può essere ricavato solo a un’approfondita analisi della dinamica dei fatti, con particolare riguardo alle modalità dell’agguato, al mezzo utilizzato, alla condotta degli indagati prima e dopo il fatto. Ebbene, come emerge dagli accertamenti espletati sul luogo teatro degli eventi, dalla numerosità e direzione dei colpi appare chiaro che se l’unico obiettivo fosse stato Luigi Mignano, dopo averlo colpito con il primo colpo i killer si sarebbero fermati.Dalla stessa condotta posta in essere risulta con chiarezza che gli autori hanno agito con dolo diretto, al massimo nella forma del dolo alternativo. Ed invero, se si considera il contesto nel quale l’evento si è verificato e si analizzano in concreto tutti gli elementi acquisiti appare chiaro che gli esecutori materiali abbiano agito, indifferentemente, allo scopo di uccidere una o più persone soprattutto in considerazione della qualità delle stesse, tutte appartenenti alla famiglia Rinaldi, in contrasto con il clan Mazzarella”.

(nella foto il luogo dell’agguato con la vittima a terra e nel riquadro a sinistra, in quello a destra il killer Ciro Rosario Terracciano)

Cronache della Campania@2018

Il sindaco delle ‘fritture’ e il suo successore eletti grazie ai voti del clan Marotta. Alfieri: “Cielo sereno”, gli avversari attaccano

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Agropoli. Scambio di voto politico mafioso: questa l’accusa che ha portato all’emissione dei decreti di perquisizione e al contestuale avviso di garanzia nei confronti dell’ex sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, oggi in corsa per la poltrona di primo cittadino a Capaccio Paestum, e del suo successore Adamo Coppola. I militari della Dia di Salerno, coordinati dal colonnello Giulio Pini, hanno perquisito – su disposizione del pm della Dia Vincenzo Montemurro – hanno perquisito le abitazioni e gli uffici di Adamo Coppola e dell’ex primo cittadino Franco Alfieri, attualmente consigliere politico del presidente della Regione Campania assurto alle cronache come ‘il sindaco delle fritture di pesce’ dopo che in un audio reso pubblico il presidente della Campania Vincenzo De Luca lo invitava ironicamente a raccogliere voti anche offrendo “fritture di pesce”. Alfieri e Coppola sono coinvolti in un’indagine su un presunto scambio elettorale politico-mafioso relativo alle elezioni amministrative del 2017 nel comune di Agropoli. Oltre alle abitazioni, nei comuni di Agropoli e Torchiara, gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia hanno perquisito anche lo studio legale di Alfieri e l’ufficio del sindaco. Nel corso degli accertamenti sono stati sequestrati vari documenti. L’inchiesta è scaturita dalle recenti indagini che hanno riguardato il clan Marotta, la potente e ricca cosca di Agropoli di origine rom, dedita ad usura, estorsioni e spaccio di stupefacenti, più volte colpita da provvedimenti giudiziari e sequestri patrimoniali. “Stamattina il mio studio legale ad Agropoli, e la mia abitazione a Torchiara, sono stati oggetto di una perquisizione da parte della Dia di Salerno. Mi dispiace che queste attività investigative abbiano luogo nel pieno della campagna elettorale”. Ha scritto sul suo profilo Facebook Alfieri commentando la perquisizione ricevuta oggi. Il messaggio è preceduto dalla testatina ‘Cielo sereno non teme tempesta’. “Nell’esprimere – prosegue Alfieri – come sempre, la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura, vado avanti a testa alta perché la forza di un uomo è anche quella di reagire alle difficoltà e mettere ancora più energia e determinazione nel lavoro quotidiano”. La notizia dell’indagine a carico dei due politici ha suscitato le reazioni degli avversari politici. Mario Gianrusso, senatore del M5S e capogruppo della commissione parlamentare antimafia ha detto: “Il sindaco di Agropoli Adamo Coppola e il suo predecessore Franco Alfieri sono indagati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno per voto di scambio politico-mafioso. Non un’accusa qualunque, si tratta di uno dei reati più gravi che possa essere commesso in una democrazia. Alfieri è una vecchia conoscenza: è l’uomo a cui, in vista del referendum costituzionale di Renzi, il presidente della Campania De Luca chiedeva di organizzare una ‘clientela scientifica, come Cristo comanda’, anche a costo di ricorrere a una frittura di pesce o a una visita sugli yacht. Prima o poi i nodi vengono sempre al pettine. Anche per contrastare queste condotte che demoliscono i pilastri della legalità, fra poche ore verrà approvata una nuova legge del Movimento 5 Stelle che colpirà come merita il voto di scambio politico-mafioso. Le pene saranno esemplari e accompagnate dal daspo a vita, inoltre sarà più facile individuare i politici e i mafiosi che fanno patti impresentabili e l’oggetto del loro scambio. Per noi mafie e corruzione sono nemici giurati e vogliamo combatterli con la massima fermezza”. Lo afferma in una nota il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, capogruppo nella commissione parlamentare Antimafia.

Cronache della Campania@2018


Napoli, nuova preghiera per Noemi in piazza Nazionale dei ‘battenti’ della Madonna dell’Arco

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Alcune decine di persone, poco meno di un centinaio, si sono raccolte in preghiera stasera a Napoli in prossimità del bar di Piazza Nazionale dove lo scorso 3 maggio è rimasta ferita in un agguato di matrice camorristica la piccola Noemi. A rispondere all’invito – che si è propagato via social – sono stati i fedeli di diverse associazioni devote alla Madonna dell’Arco. Tra loro numerosi bambini, diversi i coetanei di Noemi. Sono stati intonati canti ed è stato recitato il Rosario. Sono giunti da vari quartieri della città ma anche da realtà della provincia di Napoli e Caserta, come Pozzuoli e Aversa. Un ò’ di pioggia, caduta a partire dalle 22, non li ha dissuasi dal proseguire la preghiera. “Vogliamo dire ai napoletani – spiega Emanuele, seminarista nel quartiere di Pianura – che noi ci saremo sempre e non solo per la piccola Noemi ma anche per tutti gli altri. Non bisogna avere paura di denunciare e di pregare. Il nostro e’ un gruppo di preghiera nato sulla scorta di questo episodio. Ora non ci vogliamo fermare – prosegue – e abbiamo creato un cenacolo di preghiera per andare ovunque ci sarà bisogno delle nostre invocazioni”. Dopo il momento di riflessione, i fedeli hanno dato vita ad una fiaccolata. Sulle magliette bianche indossate da alcuni di loro, accanto all’effigie della Madonna, un adesivo impresso recita “Noemi, Dio è con te”. Molti dei partecipanti avevano preso parte ad un analogo momento di preghiera, assieme a centinaia di persone, la settimana scorsa davanti all’ospedale Santobono dove è ricoverata in prognosi riservata la piccola Noemi.

Cronache della Campania@2018

Napoli, il raid di piazza Nazionale nato per vendicare il pestaggio del figlio del boss

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Napoli. Sussistono “gravi indizi di colpevolezza”. Non solo. “Deve ritenersi sufficientemente dimostrato che alla guida del Benelli rubato (usato per l’agguato, ndr) vi fosse Armando Del Re”: restano in carcere Armando e Antonio Del Re, i fratelli di 28 e 18 anni ritenuti dalla Procura di Napoli coloro che lo scorso 3 maggio hanno organizzato e attuato il tentato omicidio del 32enne Salvatore Nurcaro, in piazza Nazionale, durante il quale é stata gravemente ferita la piccola Noemi, di appena 4 anni. A deciderlo sono stati il gip Alessandro Buccino Grimaldi, del Tribunale di Siena, e il gip di Nola, Daniela Critelli. Il gip di Siena, come anche quello di Nola, ha disposto la misura cautelare ritenendo sussistenti nei riguardi di Armando Del Re e del fratello Antonio, “gravissimi indizi di colpevolezza”. Nell’ordinanza di convalida affiora anche quello che potrebbe essere il movente, riconducibile, forse, a un pestaggio subito a metà aprile da Stanislao Marigliano figlio del boss Armando del quartiere San Giovanni a Teduccio. Le attività investigative interforze coordinate dalla Procura di Napoli intanto proseguono. L’obiettivo è incamerare quanto più materiale probatorio e blindare l’accusa di tentato omicidio premeditato di Nurcaro portato a termine con tipiche modalità mafiose. Al lavoro anche i legali dei due indagati, gli avvocati Claudio Davino (per Armando) e Leopoldo Perone e Antonietta Genovino (per Antonio).

Cronache della Campania@2018

Camorra, sgominato il clan Batti nella zona Vesuviana: 11 arresti. I NOMI

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Colpo alla camorra della zona Vesuviana e in particolare al clan Batti con 11 arresti.
In data odierna i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito del medesimo procedimento dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 11 soggetti (nei confronti di nove dei quali il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, gli altri due disponendone gli arresti domiciliari) ritenuti promotori o affiliati o agevolatori di una nuova associazione mafiosa armata, il cd. clan Batti, operante nei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno e zone limitrofe.  Gli 11 soggetti risultano indagati, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di arma da fuoco, estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo mafioso e dallo scopo di favorire il clan Batti.
La prima ordinanza di custodia cautelare trae origine da un’attività di indagine svolta tra la fine del 2013 e la fine del 2014 dal Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e focalizzata sull’esistenza e operatività del nuovo clan, dedito, prevalentemente, al commercio di stupefacenti (cocaina, marijuana ed hashish) e strutturato intorno alla famiglia Batti, in particolare ai fratelli Batti Alfredo, Luigi e Alan Cristian, detti “i milanesi”, la cui storica estrazione criminale deriva dal padre Batti Salvatore, ucciso in un agguato di stampo mafioso nel dicembre 1990.
Le attività di indagine hanno preso spunto dai tentati omicidi di AVINO Luigi (avvenuto a Terzigno il 28.04.2013) e di FABBROCINI Mario Nunzio (avvenuto a San Giuseppe Vesuviano il 27.09.2013), in un’area tradizionalmente controllata dal clan Fabbrocino, inducendo a ritenere che fosse in atto una fase di alterazione degli equilibri criminali su quel territorio. In merito, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia avevano rivelato che già nel 2008 i BATTI erano stati autorizzati dal clan Fabbrocino a spacciare stupefacenti a San Giuseppe Vesuviano, dietro versamento di una quota di proventi allo stesso clan Fabbrocino. L’avvio delle indagini ha rivelato che la nuova compagine criminale si era nel frattempo affrancata dall’obbligo di versare una quota dei proventi delle attività di spaccio, acquisendo autonomi spazi di operatività.
Nel corso delle indagini è emerso come il clan si imponesse sul territorio attraverso azioni punitive e ritorsive nei confronti di terzi entrati in contrasto per il mancato pagamento delle forniture o per sconfinamenti territoriali. Il contrasto alle forze dell’ordine era attuato attraverso il monitoraggio del territorio (così da scongiurarne l’eventuale intervento), l’utilizzo di canali di comunicazione dedicati (i cd. “telefoni della fatica”), la realizzazione di appositi locali ove nascondere armi e stupefacenti accessibili soltanto attraverso apposita strumentazione, la dotazione di un vasto parco di autovetture utilizzate in via esclusiva per gli affari illeciti ed il continuo cambio di utenze degli indagati, per lo più intestate a stranieri o a terzi estranei ai fatti o a nomi di fantasia. Ulteriori precauzioni erano adottate dal capo clan, BATTI Alfredo, soggetto di particolare ferocia anche nei confronti dei suoi sodali, il quale non veniva quasi mai contattato telefonicamente dagli altri indagati, ma effettuava la maggior parte delle comunicazioni attraverso FABBROCINI Mario Nunzio, sua longa manus, che riportava il suo volere agli altri soggetti e viceversa.

Le attività di indagine hanno consentito di individuare in BATTI Alfredo il capo indiscusso dell’associazione, mentre i fratelli BATTI Luigi e BATTI Alan Cristian, ai quali era stato demandato il controllo delle attività di spaccio in Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, svolgevano una funzione di raccordo tra lo stesso BATTI Alfredo e gli altri; FABBROCINI Mario Nunzio, CAMPANILE Ferdinando ed AMBROSIO Salvatore erano invece referenti, portavoce ed esecutori delle singole azioni criminose.

Nel corso delle indagini svolte dai Carabinieri, sono stati effettuati anche alcuni interventi a riscontro delle attività intercettive :

–   in data 14 febbraio 2014, a Ottaviano, è stato trovato in arresto SABBATINO Felice, trovato in possesso di nr. 54 dosi di stupefacente, per un peso di 19,5 grammi cocaina;

–   in data 28 febbraio 2014, a Ottaviano, è stato tratto in arresto TUFANO Michele, in quanto trovato in possesso di 120 dosi di stupefacenti, pari a 60 grammi di cocaina;

–   in data 12 settembre 2014 veniva tratto in arresto BOCCIA Giuseppe (nato a Terzigno il 10.07.1959) in quanto trovato in possesso di nr. 6 fucili, illecitamente detenuti;

–   in data 10 settembre 2014 venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro circa 450.000 euro in contanti, suddivisi in svariati pacchi di cellophane sottovuoto e sotterrati all’interno di una cantina, ritenuti essere una piccola parte del denaro ricavato da BATTI Alfredo mediante i traffici illeciti di stupefacente. Lo stesso BATTI Alfredo, nel commentare telefonicamente il sequestro subito, affermava che si trattava di “un poco di perdenza” e che gli erano stati presi soltanto “gli spiccioli”, a dimostrazione delle ingenti somme di denaro di cui disponeva il clan.
Contestualmente all’esecuzione delle citate misure cautelari i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno provveduto – nelle provincie di Napoli, Roma ed a Montesarchio (BN) – all’esecuzione di specifico decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – DDA, relativo a beni mobili, immobili, società e rapporti finanziari per un valore complessivo pari ad €. 7.500.000,00 così suddivisi:

–       5 società (una ditta di facchinaggio, 3 rivendite di autoveicoli, 1 cartoleria) per un valore pari ad €. 6.000.000,00;

–       1 immobile per un valore pari ad €. 700.000,00;

–       4 quote relative a terreni pari ad €. 300.000,00;

–       2  terreni/vigneti per un valore pari ad €. 200.000,00;

–       2 motocicli e 3 autovetture per un valore complessivo pari ad €. 150.000,00;

–       vari rapporti finanziari per un valore pari ad €. 150.000,00.
Ad alcuni soggetti destinatari del provvedimento di sequestro preventivo (BATTI Omar, BATTI Giuseppina, CARBONE Davide, TUFANO Michele, CHIRICO Giovanni), benché non colpiti da provvedimenti cautelari personali, è stata riconosciuta la gravità indiziaria per i reati contestati, poiché ritenuti intranei all’organizzazione criminale.
L’analisi della capacità reddituale dei singoli indagati e dei propri nuclei familiari presentava una evidente sperequazione tra il valore dei beni acquistati ed i redditi dichiarati, frutto del reimpiego degli illeciti profitti scaturiti dalle molteplici attività delittuose messe in atto dagli indagati, contestualmente alla loro partecipazione al sodalizio criminoso localmente denominato “clan Batti”, ovvero rispettivamente commesse avvalendosi del metodo camorristico.
I provvedimenti reali cristallizzano l’effettiva e perdurante esistenza nonché la penetrante operatività dell’associazione camorristica menzionata, ed in particolare evidenzia la specifica vocazione dell’organizzazione al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

La seconda ordinanza di custodia cautelare deriva da un’ ulteriore attività investigativa svolta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno sotto la conduzione della locale D.D.A. – successivamente trasmessa per competenza al paritetico organo distrettuale di Napoli – e ha evidenziato la capacità del sodalizio criminale di approvvigionarsi di considerevoli quantità di droga.

In tale contesto è stato dimostrato come nelle operazioni di approvvigionamento illecite siano stati  coinvolti finanche operatori portuali di Salerno, incaricati dal gruppo camorristico nel gennaio 2015 di agevolare l’uscita da quel porto di un container frigo proveniente dall’Ecuador con un carico di banane, che però celava all’interno del vano motore un grosso carico di stupefacente. In quell’occasione due dipendenti di una società di spedizione non sono riusciti a recuperare la sostanza stupefacente a causa di inaspettate complicazioni burocratiche e il container, svuotato delle sole banane, è stato reimbarcato su una nave diretta a Rotterdam. Una volta giunta nel porto olandese, la nave veniva sottoposta a perquisizione grazie ad apposita segnalazione dei Finanzieri del GICO di Salerno, consentendo così di rinvenire e sottoporre a sequestro, ancora occultati nel vano motore, 40 chili di cocaina per un valore stimato di circa € 1.200.000,00.

  La perdita dell’ingente carico generava la reazione adirata di Alfredo Batti, che pretendeva di essere risarcito da tutti i soggetti ritenuti responsabili del mancato recupero della sostanza stupefacente. Le successive pressioni e minacce – perpetrate sia attraverso pestaggi, sia con l’esplosione di colpi d’arma da fuoco – costringevano uno degli indagati a vendere la propria abitazione per consegnare al capo dell’organizzazione il denaro perso.
Un ulteriore sequestro di droga è stato effettuato nel mese di maggio 2015 in provincia di Padova, allorquando le Fiamme gialle padovane intercettavano 40 chili di marijuana occultati in un autoarticolato proveniente dalla Spagna, arrestando due soggetti in flagranza di reato.
Oltre al traffico di sostanze stupefacenti, l’organizzazione ha posto in essere anche numerosi tentativi di contrabbando di sigarette provenienti dal Nord Africa coinvolgendo ulteriori soggetti in tutto il territorio nazionale, per i quali si è proceduto separatamente.
L’attività investigativa, durata quasi due anni, è stata sviluppata non senza difficoltà, dovute anche ai continui accorgimenti e alle precauzioni adottate dagli indagati: incontri de visu in aree ad alta densità criminale, frequenti cambi di utenze telefoniche (intestate a nominativi di fantasia) e di apparecchi cellulari, utilizzo di un linguaggio estremamente criptico sono alcuni degli ostacoli che gli investigatori hanno dovuto superare per ricostruite le dinamiche delle trattative poste in essere dal sodalizio.
Nel medesimo contesto operativo, i Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro, fino ad un valore di circa € 2.500.000, finalizzato alla confisca di beni mobili e immobili riconducibili agli indagati, in capo ai quali è emersa una notevole sproporzione tra i redditi dichiarati e l’effettiva situazione patrimoniale, ricostruita con il supporto del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza.

Nomi degli arrestati

1.   AMBROSIO Salvatore, nato a San Giuseppe Vesuviano (NA) il 08.07.1995;

2.   BATTI Alan Cristian, nato a Milano il 17.06.1987;

3.   BATTI Alfredo, nato a Milano il 14.01.1984;

4.   BATTI Luigi, nato a Milano il 10.08.1977;

5.   BUONO Gaetano, nato a Pompei (NA) il 18.05.1972;

6.   CAMPANILE Ferdinando, nato a San Giuseppe Vesuviano (NA) il 25.11.1985;

7.   CHIRICO Giovanni, nato a Pompei (NA) il 23.07.1966;

8.   FABBROCINI Mario Nunzio, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 09.07.1986;

9.   GUASTAFIERRO Vincenzo, nato a Pompei (NA) il 21.10.1971;

10.    IZZO Gennaro, nato a Scafati (SA) il 20.10.1963;

11.    SORRENTINO Cristian, nato a Pompei (NA) il 19.08.1993.

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Corruzione nei comuni del Cilento: 4 arresti

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E’ in corso una operazione dei carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania per eseguire 4 misure cautelari per istigazione alla corruzione, che riguarderebbero 3 responsabili di uffici tecnici e un imprenditore nei comuni di Torchiara, Castellabate, Cannalonga e Santa Marina. Dettagli dell’indagine in una conferenza stampa in Procura alle 11.

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Pregiudicato di Pozzuoli arrestato con oltre un chilo di droga tra hashish e cocaina

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 Pozzuoli. Nell’ambito della costante attività di controllo economico del territorio e del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti di sostanze stupefacenti, i finanzieri del Comando Provinciale Napoli hanno sequestrato oltre 1 kg di hashish, alcune dosi di cocaina e piante di canapa, arrestando un pregiudicato di Pozzuoli per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Più in particolare, le Fiamme Gialle della Compagnia di Pozzuoli, nel corso di un’autonoma attività info-investigativa e di controllo economico del territorio, hanno notato la frequente ed anomala movimentazione di persone all’interno di un appartamento. Gli operanti, pertanto, insospettiti hanno effettuato un controllo all’interno dello stabile ed in particolare ad un cittadino ivi residente, il quale, già nel corso dei preliminari accertamenti documentali dimostrava una ingiustificata insofferenza ed agitazione. 

L’accurata perquisizione consentiva di scoprire, ben occultata all’interno di alcuni pneumatici, sostanza stupefacente di varie tipologie: in particolare sono stati rinvenuti 11 panetti di hashish del peso complessivo di oltre 1,1 kg, 15 grammi circa di cocaina e 3 piante di canapa indiana in vaso. L’ingente quantitativo era stato appositamente confezionato in involucri di cellophane, risultando, quindi, già pronto per essere rivenduto a pusher attivi nelle piazze di spaccio dell’area flegrea ed avrebbe fruttato circa 30.000 euro. I militari, inoltre, hanno sequestrato un bilancino di precisione e la sostanza da taglio (mannitolo) utilizzata per la suddivisione in dosi dello stupefacente.  Il responsabile, gravato da precedenti specifici, è stato tratto in arresto e condotto presso la casa circondariale di Napoli-Poggioreale, a disposizione della competente Procura della Repubblica di Napoli Nord. 

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La camorra infiltrata nella ricostruzione del Ponte di Genova

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La Dia di Genova ha notificato un’interdittiva antimafia, emessa dal Prefetto, nei confronti dell’impresa Tecnodem s.r.l. Unipersonale, con sede a Napoli. La ditta è impegnata nelle attività connesse alla ricostruzione del “ponte Morandi” ed è ritenuta, secondo gli inquirenti, “permeabile ed esposta al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso. La Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, nel febbraio scorso é stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a 100.000 euro. Il committente è la Fratelli Omini S.p.a. Amministratrice e socio unico della Tecnodem s.r.l., secondo quanto reso noto dagli inquirenti, e’ Consiglia Marigliano. La donna, che sarebbe priva di titoli o esperienze professionali di settore, e’ consuocera di Ferdinando Varlese, 65enne di Napoli, noto alle forze dell’ordine e domiciliato a Rapallo, in Liguria, dipendente della Tecnodem s.r.l.. Tra le condanne riportate da Varlese, sottolinea la Dia, emerge quella emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel 1986 per associazione per delinquere. Tra i coimputati c’erano presunti affiliati al clan “Misso-Mazzarella-Sarno”, già appartenente all’organizzazione camorristica denominata “Nuova Famiglia”, i cui boss di riferimento erano Michele Zaza e suo nipote Ciro Mazzarella. Un’altra sentenza è quella della Corte d’Appello di Napoli del 2006 per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose, da cui sarebbero emersi i legami di Varlese con il sodalizio camorristico “D’Amico”, a cui risulterebbe legato da rapporti di parentela. La Prefettura di Genova ha quindi ritenuto che questi elementi pongano l’impresa “in una condizione di potenziale asservimento – o comunque di condizionamento – rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo camorristico”. L’operazione, spiega la Dia, si inserisce nel quadro delle “Disposizioni urgenti per la città di Genova”, che ha individuato la Direzione investigativa antimafia “come punto di snodo di tutti gli accertamenti antimafia”. Fino ad oggi sono stati eseguiti controlli, con la collaborazione delle forze di polizia territoriali, su 92 società e 4.062 persone fisiche impegnate nella ricostruzione del ponte Morandi.

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Salerno: si accascia e muore mentre era in sella al motorino

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Salerno. Uomo è morto stamane a Torrione, in via Farina probabilmente a causa di un infarto mentre era in sella al suo scooter: indagano i Carabinieri. Da una prima ricostruzione, si apprende che l’uomo, in sella del proprio motorino, avrebbe accusato un malore e se ne sarebbe reso conto. Ha tolto i guanti, ha accostato lo scooter al marciapiede e poi è caduto sull’asfalto. Sul posto i mezzi di primo soccorso ma non c’è stato nulla da fare.

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Centomila firme per far liberare Cutolo, la protesta di Annamaria Torre: ‘Sveli i suoi segreti e collabori con lo Stato’

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Cutolo continua a far parlare di sé. Dopo l’ap­pello dell’ex deputata dei radicali Bernardini, che aveva sollevato il caso sullo stato di salute del professore, c’è il caso di una interpellanza lanciata dal criminologo savianese, Francesco Franzese. La petizione, on line da alcuni anni sulla piat­taforma change.org, si è chiusa con la raccolta di centomila firme: centomila adesioni per chiedere il trasferimento del superboss della Nco, Raffaele Cutolo dal carcere ai domici­liari. Pentito davanti a Dio, ma irriducibile davanti allo Stato, alla legge e agli uomini, il padrino di Ottaviano è in carcere da più di 55 anni, 25 dei quali passati in regime di 41bis. Si è più volte detto depositario di segreti “in­confessabili”, custode di documenti che, a suo dire, farebbero luce su un periodo che va dalla fine degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta, lasso di tempo in cui avvengono, giu­sto per ricordare un paio di episodi da consi­derarsi “epocali”, il rapimento e la liberazione di Ciro Cirillo, e l’omicidio dell’onorevole Aldo Moro. Non ha mai taciuto “il professore” con la licenza elementare (così ribattezzato per il fatto che portasse gli occhiali e scrivesse un pò meglio del resto dei carcerati), di essere a co­noscenza e di aver giocato un ruolo di media­tore tra certi “apparati dello Stato”, politica, criminalità organizzata e estremismo nero e rosso. Nei fatti, oltre ad alcune verità emerse da inchieste della magistratura e avallate da sentenze – ci riferiamo soprattutto al caso Ci­rillo – i “misteri” continuano ad essere tali da più di 40 anni.Perché, non essendo un collaboratore di giu­stizia, Raffaele Cutolo non ha potuto mai dare serio sostegno a risolvere detti misteri Che se è vero, è in condizioni precarie di salute, aggra­vatesi alla fine del 2017 è altrettanto vero che è stato a capo di una organizzazione criminale che ha contribuito a spargere sangue sul no­stro territorio. Sulla notizia della petizione per la scarcerazione del boss di Ottaviano, è inter­venuta Annamaria Torre (referente provin­ciale per la memoria di Libera Salerno), figlia del sindaco di Pagani, assassinato l’undici di­cembre del 1980 su ordine di Raffaele Cutolo, sul suo profilo Facebook. “Scusatemi se invado con questo post mentre c’è Noemi che com­batte tra la vita e la morte, ma sento il bisogno d’intervenire senza essere giustizialista o altro, essendo costui il mandante dell’omicidio di mio padre… come da sentenza del 2001 con­fermata in Cassazione nel 2002, chiedo solo la Resurrezione della verità per tutte le sue vit­time… la giustizia riparativa è possibile se si ammettono i propri errori e si collabora con la Legge”, scrive Annamaria Torre.

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Valzer di nomine e movimenti alla Questura di Napoli

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Sabato 4 maggio si è ufficialmente insediato il nuovo Dirigente della Squadra Mobile, Primo Dirigente della Polizia di Stato dr. Antonio SALVAGO, proveniente dalla Questura di Catania.Dalla Questura di Caltanissetta venerdì 10 maggio è giunto il Primo Dirigente della Polizia di Stato dr. Marco GIAMBRA, che ricoprirà l’incarico di Vicario del Questore.

Inoltre sono stati disposti i movimenti di alcuni Funzionari.Il Vice Questore della Polizia di Stato dr. Gaetano RINALDI, proveniente dal Commissariato Posillipo, ha assunto l’incarico di  vice capo di Gabinetto. Il Commissario Capo della Polizia di Stato Sabatino FIORILLO, gia’ vice dirigente della Squadra Mobile di Salerno, assume la vice dirigenza del Commissariato di Giugliano Villaricca, e prende il posto del  Vice Questore Aggiunto dr. Pasquale LAMITELLA, trasferito  all’Ufficio di Gabinetto. Il Commissario Capo Andrea CANCIANI va dall’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico al Commissariato San Paolo ed il Commissario Isaia GUARDASCIONE all’Ufficio di Gabinetto.  La Questura di Napoli augura buon lavoro ai nuovi dirigenti!

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Napoli. Riaperto il cantiere di Porta Capuana, de Magistris fa visita agli operai

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Napoli. Visita del sindaco di Napoli Luigi de Magistris nel cantiere Unesco di Porta Capuana abbandonato dal titolare della ditta dopo una richiesta di pizzo e minacce ricevute dai lavoratori, e poi riaperto proprio dopo un incontro del primo cittadino con i responsabili della ditta “Spinosa”. A ricevere il sindaco nell’area dl cantiere, dove già da ieri gli operai hanno ricominciato i lavori, Antonio Ricci, rappresentante della ditta. “Ora i lavori nel cantiere devono procedere celermente. I lavori di restyling rilanceranno l’intera zona – ha detto il sindaco durante la visita – qui apriranno attività ed uffici pubblici facendo confluire in questa parte di citta’ migliaia di persone”. Contento per la riapertura anche il rappresentante della ditta: “Quello delle minacce e’ stato solo uno sgradevole episodio ora superato. Qui a Napoli si lavora meglio che in altri luoghi sia per quanto riguarda la competenza degli addetti ai lavori sia nel rapporto con la cittadinanza”.

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Furto di una pistola ad un imprenditore: arrestata la figlia e due complici

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Nuova svolta giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta della Squadra Mobile di Caserta sul furto di una pistola ai danni di un noto imprenditore del Capoluogo. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha presentato appello per ottenere l’arresto dei cinque indagati ed ha ottenuto il via libera per tre ordinanze da parte del Riesame, che nei giorni scorsi sono state anche notificate dopo che la Cassazione ha respinto i ricorsi dei difensori. Ai domiciliari sono finite due donne, Virginia A., figlia dell’imprenditore derubato, e Amelia T. di Capodrise; peggio è andata a Michele I. che è finito in carcere L’indagine è nata dopo la denuncia della scomparsa della pistola da parte dell’imprenditore di Caserta avvenuta agli inizi del mese di novembre del 2018: scattano le indagini e cinque persone, tra cui la figlia, vengono iscritti nel registro degli indagati accusati, a vario titolo, di detenzione illegale di arma da fuoco e ricettazione, oltre che del furto stesso. La Procura aveva chiesto subito l’arresto, ma scattarono solo due provvedimenti di obbligo di dimora; il magistrato ha presentato appello al Riesame, ottenendo il via libera per l’arresto di tre persone. A mettere la parola fine (per ora) alla delicata vicenda delle ordinanze cautelare ci ha pensato la Cassazione che ha respinto gli ultimi ricorsi presentati, dando il via libera agli arresti.

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Mazzette a funzionari pubblici, arresti nel Cilento

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L’indagine parte dalla denuncia di un funzionario pubblico del comune di Pollica contattato da un imprenditore che avrebbe chiesto l’aggiudicazione a suo favore della gara per il rifacimento della rete fognaria suggerendo, per facilitare l’aggiudicazione, la nomina di tre funzionari compiacenti. I tre, consapevoli della proposta corruttiva dell’imprenditore, erano funzionari pubblici degli uffici tecnici dei comuni di Cannalonga, Castellabate, Santa Marina e Torchiara
Istigazione alla corruzione. È questa l’accusa che pende sul capo di tre responsabili di uffici tecnici comunali e un imprenditore del Cilento, arrestati questa mattina nel corso di una operazione dei carabinieri della Compagnia di Vallo della Lucania. Le misure cautelari sono state eseguite nei comuni di Torchiara, Castellabate, Cannalonga e Santa Marina.
I funzionari pubblici sono ritenuti responsabili tra di loro di “istigazione alla corruzione”.
Stando a quanto trapela, pare che l’indagine sia partita dalla denuncia del responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Pollica. L’uomo avrebbe riferito ai Carabinieri di essere stato contattato da un imprenditore che avrebbe chiesto l’aggiudicazione a suo favore della gara per il rifacimento della rete fognaria suggerendo, per facilitare l’aggiudicazione, la nomina di tre funzionari compiacenti. Per la nomina dei commissari sarebbe stato promesso un compenso di 10mila euro. I tre, mostratisi pienamente consapevoli della proposta corruttiva dell’imprenditore, rivestivano il ruolo di funzionari pubblici nell’ambito di uffici tecnici dei comuni di Cannalonga, Castellabate, Santa Marina e Torchiara.

Cronache della Campania@2018

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