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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Omicidio dell’ex pentito a Genova: amore, tradimenti e soldi dietro il delitto. Arrestato un 50enne

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“Ormai la palla al piede te l’ho tolta e tu non hai più bisogno di me?”: l’assassino di Orazio Pino, l’ex collaboratore di giustizia ucciso il 23 aprile a Chiavari incastrato da una telefonata all’ex amante che aveva avuto proprio con il gioielliere ucciso in un parcheggio una relazione alcuni anni fa. Dietro l’omicidio di Pino ci sono una questioni di amore, tradimenti e soldi. Pino, ex killer di mafia, in Liguria era diventato un ricco gioielliere, amante della bella vita e delle belle donne. A sparargli con una pistola calibro 357, secondo la polizia di Stato, sarebbe stato Sergio Tiscornia, operaio edile di 50 anni, abitante a Cogorno, vicino Chiavari, arrestato stamane. Tiscornia, sposato e padre di due figli, è l’amante di Adriana Hernandez Escobar che negli anni scorsi aveva avuto con la vittima una relazione sentimentale intrecciata con degli affari. Secondo la polizia, che non ha preso al momento provvedimenti nei confronti della donna, questa si sentiva “oppressa e minacciata” dall’ex. Non è ancora stabilito se Tiscornia abbia agito di sua iniziativa o sia stato spinto a farlo da qualcun altro. Il 50enne era finito sulle cronache dei giornali nel 2012 perché all’epoca era risultato l’amante di Maria Doros, una donna moldava di 45 anni sparita nel nulla dal Tigullio, il caso non è stato ancora chiuso. Nella complessa indagine sull’omicidio di Chiavari sono state utili una consulenza fornita da una associazione di sordomuti per leggere il labiale del presunto omicida, che spiega di avere usato un solo colpo di pistola, tracce di polvere da sparo sull’auto di una amica, complice forse involontaria dell’omicidio, e l’impronta di una scarpa sul luogo del delitto, oltre alle immagini delle telecamere e alle intercettazioni telefoniche. Tanti gli elementi raccolti dagli investigatori della squadra mobile di Genova, agli ordini del primo dirigente Marco Calì, e del servizio di polizia scientifica di Roma e del capoluogo ligure, coordinati dal pubblico ministero Silvia Saracino. Per gli inquirenti l’omicidio è stato premeditato. E’ emerso che dal 2018, Pino viene seguito e pedinato dall’operaio, tanto che la vittima inizia a temere per la propria vita e gira armato di coltello. Il giorno dell’omicidio, l’operaio lascia il suo furgone a Cogorno, si fa accompagnare da una amica a Chiavari, uccide Orazio Pino con un colpo di pistola alla testa e si fa riaccompagnare a casa. “Ormai la palla al piede te l’ho tolta… e tu non hai più bisogno di me? Io ti ho aiutato, ma a te della mia vicinanza non ti importa nulla” dice all’amante al telefono dopo il delitto. Per gli inquirenti è una confessione che ha aperto a Tiscornia le porte del carcere.

Cronache della Campania@2019


Serra di marijuana nel garage di casa: arrestato un 23enne di Pomigliano d’Arco a Marigliano

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Marigliano. Gli agenti del commissariato di Nola sono intervenuti nel tardo pomeriggio di ieri in Via Vespucci a Marigliano, dove hanno arrestato Alessio Ricci, 23enne originario di Pomigliano d’Arco, per il reato di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.  Il giovane è stato notato dai poliziotti mentre stava chiudendo il box di pertinenza della sua abitazione con in mano quattro bottiglie d’acqua vuote.nGli agenti hanno accertato che il 23enne aveva appena “dato da bere” alle sue sei piante di marijuana che stavano crescendo all’interno della serra allestita nel garage. In casa i poliziotti hanno trovato e sequestrato un bilancino di precisione e 56 dosi di marijuana già pronte per la messa in vendita. Il giovane è stato arrestato.

Cronache della Campania@2019

Clan Pagnozzi, la Cassazione annulla la sentenza per Maglione e D’Angelo condannati per estorsione e usura

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Benevento. Clan Pagnozzi, annullata la sentenza per Antonio Maglione e Carlo D’Angelo, condannati condannati rispettivamente a sette anni di reclusione per estorsione ed usura. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Dario Vannetiello, Francesco Perone e Vittorio Fucci ed ha annullato con rinvio la sentenza confermata il 22 marzo del 2018 dalla corte d’Appello di Napoli, dopo il giudizio di primo grado del Tribunale di Benevento. I due erano stati condannati sulla scorta delle dichiarazioni della persona offesa, Luigi Di Martino, e da intercettazioni telefoniche disposte nell’inchiesta nei confronti del clan Pagnozzi ramificatosi fino a Roma come emerso nella recente inchiesta denominata “ camorra capitale”. Il verdetto, però, è stato completamente annullato dalla Corte di Cassazione. Infatti, la sesta sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Tronci e che ha visto come relatore il giudice Costanzo, a fronte della richiesta del Procuratore Generale  De Masellis che aveva concluso per il rigetto del ricorso di Maglione e l’accoglimento del ricorso di D’Angelo, ha accolto in toto le argomentazioni formulate dal collegio difensivo dei due imputati, difesi dagli avvocati Dario Vannetiello, Francesco Perone e Vittorio Fucci, giungendo ad  annullare in toto la sentenza di condanna. Dovrà  quindi procedersi ad un nuovo giudizio in sede di rinvio innanzi a diversa sezione della Corte di appello di Napoli. Appare probabile che tale procedimento verrà riunito a quello che vedrà,  sempre in sede di giudizio di rinvio, alla sbarra  il boss Pagnozzi Domenico il quale, sempre in accoglimento di un ricorso redatto dall’avvocato Dario Vannetiello, solo pochi giorni fa, precisamente in data 12.06.19, ha ottenuto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a 16 anni di reclusione per il delitto di associazione di stampo mafioso e violazione alla legge armi. 

Cronache della Campania@2019

Hashish in valigia, condannato a 4 anni il 35enne napoletano arrestato a Chieti

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Il giudice del Tribunale di Chieti Isabella Maria Allieri ha condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione e 20 mila euro di multa Antonio Capuozzo, 35 anni di Napoli, per detenzione a fine di spaccio di stupefacenti. L’uomo e la fidanzata, Veronica Fiaschetti, 23 anni di Latina, studentessa universitaria fuori sede, erano stati arrestati il 13 gennaio scorso dagli uomini della Sezione Narcotici della Squadra Mobile di Chieti. Sull’auto dei due all’interno di un borsone i poliziotti avevano trovato due chilogrammi di hashish mentre 54 grammi di cocaina erano stati trovati nell’abitazione della coppia a Chieti Scalo. La posizione della ragazza era stata stralciata e sarà processata a ottobre prossimo.

Cronache della Campania@2019

La camorra si spartiva anche gli ospedali di Napoli: appalti, affiliati feriti, visite e truffe gestiti dagli ‘infermieri’ dell’Alleanza

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“Diglielo sono la nipote di Angelo… mi devo fare l’emocromo”: ospedale usato come un centro di ‘famiglia’ quella malavitosa del clan Contini. Il San Giovanni Bosco era l’ospedale di riferimento della cosca dell’Alleanza di Secondigliano, a due passi dal ‘Rione amicizia’ dove i Contini avevano tutto sotto controllo. Esami diagnostici, visite specialistiche, la gestione dei ‘morti’ e delle ambulanze, i parcheggi, le pulizie e finanche i sindacalisti e i vertici amministrativi: tutto era sotto controllo. Con ‘infermieri’ – così vengono chiamati i referenti della cosca che lavorano come portantini o nella ditta di pulizie – pronti a far fronte ad ogni emergenza. Il centro di prenotazione ‘privato’ per aggirare lunghe liste di attesa e il pagamento delle prestazioni non urgente era affidato ad Angelo Botta, dipendente della ditta di pulizie, spesso veicolato dal nipote Vincenzo ‘il nano’, titolare di una rosticceria nel Rione amicizia, entrambi arrestati nel blitz di oggi. Dal pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco uscivano finanche certificati medici fasulli per mettere a segno truffe assicurative, con la compiacenza di alcuni medici al ‘servizio’ del clan. Ma nella legge della criminalità i cosiddetti ‘piaceri’ erano reciproci. Alla bisogna – emerge dalle intercettazioni telefoniche – i medici del pronto soccorso chiedevano l’aiuto del ras del quartiere quando si sentivano minacciati e in pericolo da parenti di degenti o da utenti ‘arrabbiati’. Gli esponenti del clan Contini e Botta, secondo quanto emerge dall’ordinanza, hanno anche un “illegittimo accesso anche ai farmaci dell’ospedale”. Botta si mette a disposizione quando si tratta di recuperare medicine presenti nella struttura ospedaliera. Quanto emerso nelle indagini ha trovato ‘perfetta corrispondenza’ come scrive il gip nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, con un controllo economico e gestionale – il bar e il ristorante erano gestiti dal clan Contini – della struttura ospedaliera inclusa nel Rione amicizia. Ma vie è di più. I pentiti parlano di una vera e propria spartizione degli ospedali napoletani, in mano ai diversi clan che si sono spartiti il territorio. Il pentito Mario Lo Russo parla di una vera e propria spartizione: “L’ospedale San Giovanni Bosco è in mano ai Contini, come impresa di pulizia, forniture, lavanderia; come lo facevamo noi nelle nostre zone, al Policlinico, e Cimmino ai Cardarelli, così lo facevano loro nelle loro zone; già tanti anni fa avvenne questa divisione degli ospedali tra i clan, secondo il controllo territoriale camorristico. Se noi avevamo bisogno di qualcosa dal San Giovanni Bosco bastava chiamare Ettore Bosti e lui chiamava chi di dovere e tutti si mettevano a disposizione … “.
Per quanto riguarda l’ospedale del Rione amicizia, Teodoro e Giuseppe De Rosa, già esponenti del clan Contini, vicini ai capi con ruoli di elevata fiducia e gestori del bar e del ristorante del San Giovanni tracciano con le loro dichiarazioni – scrive il gip – “una desolante mappa di controllo camorristico del nosocomio pubblico, che va dall’utilizzo del medesimo come luogo di incontri mafiosi o di ricezione di pagamenti usurari ed estorsivi, al controllo delle visite mediche e degli interventi chirurgici, con la compiacenza o la sottomissione del personale, in violazione di qualsivoglia regola interna; dai favoritismi illeciti al clan per false perizie o falsi referti al controllo del clan sulle ditte esterne appaltatrici di servizi vari, primo dei quali quello di pulizia”. Dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe De Rosa emerge che uno dei sodali all’Alleanza, ad esempio, era un “portantino dell’ospedale San Giovanni Bosco” che gestiva le “aperture di reparti” oppure “interveniva sui sindacati”. Avvenivano inoltre “assunzioni solo formali” nella ditta delle pulizie per avere “un legame” tra il clan e l’ospedale e non certo per fare le pulizie. Un collaboratore di giustizia, addetto alle pulizie, ha raccontato che il titolare della ditta faceva capo a lui per “le relazioni con il clan Contini e tutto ciò che serviva a tenere buoni rapporti tra il clan e la vita dell’ospedale. La mano del clan era in tutta la vita dell’ospedale”.
“I direttori sanitari – riferiva Teodoro De Rosa – sono sempre stati a disposizione del clan perché altrimenti rischiavano… e anche i medici e l’ufficio amministrativo”. In particolare erano presenti medici nel nosocomio che “hanno prestato la propria opera per feriti da arma da fuoco del clan che non dovevano passare in ospedale”. “Si tratta di un do ut des in cui da parte del clan è assicurata protezione, anche fisica, a coloro che ne facciano richiesta – scrive il Gip – ricevendone in cambio la messa a disposizione (in favore di membri del sodalizio) di strutture e professionalità, accessibili secondo canali privilegiati e non istituzionali, certamente non consentiti alla collettività generalmente considerata”.




Cronache della Campania@2019

Napoli, la denuncia dei Verdi: ‘Molti parcheggiatori abusivi hanno il reddito di cittadinanza’

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Napoli. Francesco Emilio Borrelli, consigliere dei Verdi della Regione Campania, è intervenuto a Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente, per parlare del contrasto ai parcheggiatori abusivi dopo l’approvazione del decreto sicurezza che prevede anche l’arresto. “Il fenomeno dei parcheggiatori abusivi da quando c’è il ministro Salvini al governo – lamenta – a Napoli è aumentato del 20%. Il decreto sicurezza è una cialtronata. Mi sapete dire in quale paese d’Italia hanno arrestato in questi mesi un parcheggiatore abusivo? Non sono stati fatti i decreti attuativi, gli atti in cui si spiegava alle forze dell’ordine, alla magistratura come attuare la norma che prevede l’arresto dei parcheggiatori abusivi. Per contrastare il fenomeno vengono utilizzati i Daspo, inseriti nella vecchia legge Minniti. E’ tutta propaganda. E lo dico con dispiacere perché io sono un fautore della legge per l’arresto. Ma se tu fai la legge e le forze dell’ordine e la magistratura non possono arrestare nessuno è evidente che i criminali sguazzano felici perché pensano: ‘E’ tutto una finta, il ministro Salvini voleva solo scherzare’. Quindi invece di ridursi, grazie anche al contributo cialtronesco di Salvini, il fenomeno è aumentato”. “I parcheggiatori abusivi sono un disco rotto. Dicono che non c’è lavoro, che devono mantenere la famiglia, che muoiono di fame. Non è così. Cialtronate, queste persone a Napoli sono diventate ricche. Guadagnano mediamente dai mille e cinquecento ai seimila euro al mese. In molti casi si tratta di spacciatori e vedette della camorra. Soggetti che fanno un’attività delinquenziale ma accedono paradossalmente a tutti i benefit dello Stato, risultano nullatenenti e non pagano le multe che gli fanno. Eppure ricevono dallo Stato tutti i benefit rivolti alle persone prive di reddito. Alcuni di loro stanno percependo anche il reddito di cittadinanza. Sono dei poverelli che fanno l’attività estorsiva”. “La maggior parte dei parcheggiatori abusivi che stanno percependo il reddito di cittadinanza verrà individuata ma questo è quello che succederà: per un anno i parcheggiatori percepiranno 800 euro al mese, diciamo una cifra standard, e guadagneranno diecimila euro in un anno. Lo Stato gli chiederà indietro questi soldi ma i parcheggiatori gli risponderanno che non li hanno. E alla fine non pagheranno nulla. Ogni occasione è buona per questi delinquenti per fregare lo Stato, per vivere sulle spalle degli altri”, conclude Borrelli.

Cronache della Campania@2019

Ritrovato morto sui monti Picentini l’anziano scomparso ieri nel Salernitano

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Il cadavere di un uomo di 79 anni è stato recuperato intorno alle 7 di questa mattina nella zona di Montevetrano di San Cipriano Picentino, nel Salernitano. L’allarme è scattato dopo la mezzanotte di ieri, quando polizia e carabinieri hanno allertato il Soccorso alpino e speleologico della Campania e i vigili del fuoco del comando provinciale di Salerno. Le operazioni di ricerca di tecnici e sanitari, partite dal luogo in cui era l’auto del 79enne, nei pressi del cementificio di Salerno, si sono concluse all’alba di oggi con il ritrovamento del corpo senza vita. Sul posto, anche il soccorso montano di Giffoni Valle Piana. Constatato il decesso, ottenuta l’autorizzazione del magistrato ed effettuati i rilievi della polizia scientifica, il cadavere è stato trasportato e consegnato alle onoranze funebri. Non sono ancora chiare le cause che hanno portato alla morte, ne’ i motivi che hanno spinto l’uomo a lasciare la propria auto in una zona periferica e ad allontanarsi.

Cronache della Campania@2019

Napoli, 26enne accoltellato in piazza Carlo III dopo una lite per futili motivi

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Napoli. Un 26enne incensurato a Napoli è stato aggredito e ferito a colpi di coltello dopo una lite. Il ragazzo alle 2 di questa notte è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare e ha raccontato alle forze dell’ordine che aveva poco prima parcheggiato lo scooter in piazza Carlo III quando ha avuto un diverbio con una persona per motivi futili. Quest’ultimo pero’ avrebbe chiamato i ‘rinforzi’, e il 26enne è stato accerchiato e preso a calci e pugni. Qualcuno del gruppo di aggressori ha poi utilizzato un coltello per colpirlo al torace e a una spalla. I medici del Loreto Mare che lo hanno medicato hanno giudicato il 26enne guaribile in 10 giorni. Le forze dell’ordine indagano sulla vicenda  e stanno verificando la versione dei fatti fornita dal giovane ferito.

Cronache della Campania@2019


Napoli, accoltellarono un 29enne per rapinarlo: arrestati un pregiudicato di Ponticelli e un ragazzo di 16 anni

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Napoli. Nel quartiere Ponticelli, a Napoli, due persone, Salvatore Gallia, 41enne (già noto alle forze dell’ordine) e un 16enne, sono state arrestate per il tentato omicidio avvenuto lo scorso 6 aprile quando hanno accoltellato e colpito con un casco un 29enne. L’ordinanza di custodia è stata eseguita dai carabinieri del nucleo operativo di Poggioreale ed emessa dal Tribunale Ordinario di Napoli e dal Tribunale per i Minorenni partenopeo, nei confronti dei due soggetti entrambi di Casalnuovo, nel napoletano. L’uomo, accoltellato in più parti del corpo, fu colpito ripetutamente alla testa con un casco da motociclista e rapinato del telefono cellulare e delle chiavi dell’auto. Il 41enne è stato condotto al carcere di Poggioreale, mentre il minorenne è stato portato nel Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei.

Cronache della Campania@2019

Producevano e smerciavano soldi falsi: 8 condanne

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Nella giornata di ieri, 26 giugno 2019, è stata pronunciata dal Giudice per le Udienze Preliminari presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell’ambito di un procedimento definito nelle forme del rito abbreviato, una sentenza di condanna nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e all’introduzione, nella rete di spendita del territorio nazionale ed estero, di banconote false.
Il suddetto provvedimento giudiziario rappresenta la definizione processuale di un’articolata attività investigativa, condotta dal mese di novembre del 2017 a quello di marzo del 2018, che ha consentito di accertare incontrovertibilmente la sussistenza di un’associazione criminale dedita ad assicurare, in modo particolarmente spregiudicato ed efficiente, la produzione e lo smercio di banconote contraffatte, del valore nominale di € 20, 50, 100 e 500, dalla Campania verso altre località del territorio nazionale ed estero (Francia).
I soggetti condannati sono:
– FRESEGNA Raffaele, anni 8 mesi 1 giorni 10 di reclusione ed € 1333 di multa;
– DE MARTINO Enrico, anni 7 mesi 6 giorni 20 di reclusione ed € 1889 di multa;
– DE MARTINO Vincenzo, anni 4 mesi 5 giorni 10 di reclusione;
– VERRILLO Tommaso, anni 5 mesi 1 giorni 10 di reclusione ed € 1045 di multa;
– MASTROPASQUA Vincenzo, anni 6 mesi 2 giorni 20 di reclusione ed € 933 di multa;
– GALDI Raffaele, anni 2 mesi 10 di reclusione ed € 733 di multa;
Altri due imputati – TODINI Romolo e VAZZA Pasquale – sono stati condannati a pene detentive superiori ai 3 anni a seguito della definizione del procedimento attraverso sentenze di patteggiamento. Nel corso delle indagini, condotte con l’ausilio di attività tecniche, corroborate da servizi di osservazione, controllo e pedinamento, sono stati sottoposti a sequestro:
– circa € 100.000,00 di banconote contraffatte, realizzate con grande maestria ed idonee ad ingannare la pubblica fede;
– materiale vario, composto da stampanti, toner, barattoli di vernice, colori, telai per serigrafia e conta banconote, ritenuto idoneo per la produzione di banconote false;

Cronache della Campania@2019

L’allarme del sindacato polizia penitenziari: ‘I 100 arresti dell’Alleanza di Secondigliano destinati ad avere ripercussioni anche nelle carceri’

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“L’operazione che ha portato all’arresto in tutta Italia di oltre 100 esponenti della cosiddetta Alleanza di Secondigliano è destinata ad avere ripercussioni pesanti che, pertanto, non sono affatto da sottovalutare, “dentro” le carceri prima di tutto campane e “fuori”. A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziari a Aldo Di Giacomo che spiega: “dentro” le carceri si rafforzerà il co ntrollo dei capi clan ed affiliati che hanno già da anni sostituito il controllo dello Stato; “fuori” si scatenerà la guerra alla successione dei capi clan con uccisioni spietate e faidetra clan. Solo nelle settimane scorse abbiamo avuto modo di commentar e l’affermazione del procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, secondo cui i detenuti ‘ndranghetisti controllano il carcere di Cosenza. La verità è che lo Stato, nell’indifferenza generale, ha perso il controllo di gran parte degli istituti penitenziari del centro sud come testimoniano 750 telefonini e sim trovati, in un anno, 11 chili di droga, e una trentina di reati al giorno commessi in carceri senza considerare le violenze tra detenuti (violenze sessuali, fisiche ecc.) sui quali i dati sono non pervenuti. I capi clan di ‘ndrangheta, mafia, camorra continuano ad impartire ordini dalle celle agli uomini sui territori oltre che attraverso telefonini con il più tradizionale sistema dei “pizzini” che – dice Di Giacomo – sono fondamentali nella guerra scatenata per la successione dei boss in carcere. Ci preoccupa dunque la reazione delle giovanissime nuove leve della camorra napoletana che pur di “emergere” sono protagonisti dei più efferati casi di criminalità. Sono i protagonisti della “Paranza dei bambini” che, sfuggiti al controllo degli adulti, seguono le orme dei loro miti dei film e delle fiction televisive. Tutto questo denota l’assenza della politica e dell’Amministrazione Penitenziaria entrambe semplicemente incapaci solo di pensare cosa fare se non gridare ai quattro venti soddisfazione per i nuovi arresti ignorando che a gestire la situazione sono sempre gli agenti penitenziari. Come se bastasse aumentare gli arresti per risolvere ogni problema chiudendo gli occhi sulle carenze infrastrutturali e di personale. Quest’estate dopo le rivolte e le violenze nei padiglioni – continua il segretario del S.PP. – ci riserverà ancora casi da fronteggiare in un clima di propaganda e demagogia”.

Cronache della Campania@2019

Detenuto massacrato di botte da altri detenuti nel carcere di Avellino, due agenti penitenziari feriti alla testa

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La Segreteria Nazionale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, nella persona del  segretario nazionale Emilio Fattorello, comunica che non era ancora terminata l’eco delle violenze fra detenuti ed aggressioni al Personale della Polizia Penitenziaria nella Casa Circondariale di Avellino denunciate dalla scrivente che giunge notizia di ulteriori aggressioni tra detenuti ed al Personale della Polizia Penitenziaria in servizio. L’altro giorno in un Reparto detentivo a custodia aperta si è consumata in una cella altra “spedizione punitiva” che ha visto soccombere un detenuto di origine italiana definitivo per reati comuni con fine pena 2023. La vittima di tale violenta aggressione è stata ricoverata, per le gravi lesioni subite, al reparto Chirurgia Maxillo- Facciale dell’Ospedale Rummo di Benevento. Le dinamiche e le motivazioni di detto evento critico sono al vaglio dell’Autorità che procede ad un indagine interna. Episodio ancora più grave si è verificato nella giornata di ieri quando un detenuto di origine romana per futili motivi ha colpito alla testa con un crocifisso l’Ispettore di servizio “Sorveglianza Generale”. Il pronto intervento di altri colleghi ha evitato il peggio ma nella colluttazione sono rimasti contusi altri due Assistenti che successivamente unitamente all’Ispettore avente la testa rotta hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari presso il locale Nosocomio ove sono stati tutti medicati e refertati con diverse prognosi. L’Ispettore in particolare è stato suturato per la ferita riportata alla testa. Il SAPPE dice “BASTA” a queste escalation di violenza che si registra nella Casa Circondariale di Avellino ove a riportare la peggio sono gli appartenenti al Corpo. Il regime di custodia aperta non è più compatibile con gli eventi critici ormai quotidiani pertanto si invita la Direzione e la linea di Comando del Reparto di Polizia Penitenziaria di assumere responsabilmente i consequenziali provvedimenti nei Reparti laddove si sono manifestati tumulti e violenze. Consentire l’apertura delle celle solo ai detenuti che la meritano con un comportamento irreprensibile come è avvenuta per analoghe situazioni nell’Istituto Penitenziario di Salerno ed Ariano Irpino ove, a fronte di intemperanze, i Reparti coinvolti sono stati chiusi.Occorre quanto prima ristabilire l’ordine, la sicurezza e la legalità all’interno dell’Istituto di Bellizzi Irpino e ridare autorevolezza al Personale della Polizia Penitenziaria che opera tra mille difficoltà e sottoposto a stress incredibile.La scrivente O.S., qualora le criticità denunciate dovessero perdurare si attiverà per metter in campo tutte le azioni sindacali che il caso impone anche con richiesta di udienza al Prefetto e al Procuratore della Repubblica al fine di garantire la giusta incolumità in servizio degli Agenti e salvaguardare l’immagine e la professionalità del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Cronache della Campania@2019

Napoli, l’Asl: “Le piscine del Pareo Park non erano balneabili”

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Giugliano In un comunicato diffuso oggi l’Asl Napoli 2 Nord ha diffuso i risultati dell’analisi effettuate dai suoi tecnici nelle acque del Pareo Park a Giugliano in Campania. La rilevazione ha evidenziato la presenza di batteri e inquinanti chimici che impediscono la balneazione. Tutti i prelievi delle acque sono stati effettuati alla presenza della controparte nella giornata di lunedi’ mattina. Il dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria Napoli 2 Nord ha trasmesso il proprio parere tecnico al sindaco di Giugliano in Campania e alle autorita’ competenti, chiedendo la chiusura della struttura in attesa dei risultati di nuovi prelievi che saranno immediatamente effettuati. La problematica si è evidenziata in tutte le piscine della struttura e anche nei condotti di approvvigionamento. Il personale dell’Asl Napoli 2 Nord ha fatto sapere di essere impegnato sin dal pomeriggio di domenica nella gestione della vicenda sia da un punto di vista della gestione dei soccorsi ai bambini, sia da un punto di vista delle analisi delle acque. Gia’ nella serata di domenica i tecnici del Servizio Igiene e Ambiente dell’Asl avevano effettuato sopralluoghi e verbalizzato le dichiarazioni dei gestori circa la corretta gestione dell’impianto.

Cronache della Campania@2019

Annullamento bis della Cassazione in favore del “Re dei  Migranti”

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La Sesta Sezione della Suprema Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso degli Avvocati Vittorio Fucci e Pietro Farina, ha annullato per la seconda volta l’Ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli che aveva confermato la validità dell’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Benevento,  che aveva portato all’arresto di Paolo Di Donato in relazione alle Indagini sui 12 centri di accoglienza  dei migranti allocati nel Sannio .Già mesi orsono la Suprema Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso degli Avvocati Fucci e Farina , aveva annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, con rinvio al Tribunale di Napoli, il quale, però, aveva reiterato l’Ordinanza di conferma della custodia cautelare disposta dal GIP di Benevento. Contro questo secondo provvedimento era stato proposto ricorso innanzi alla Suprema Corte di Cassazione che ha annullato nuovamente l’Ordinanza del Tribunale del Riesame senza rinvio. Come si ricorderà nella vicenda fu coinvolto anche il Brigadiere Salvatore Ruta, assistito dall’Avv. Vittorio Fucci, per il quale  la Suprema Corte di Cassazione aveva annullato, come per Di Donato, l’Ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava quella degli arresti emessa dal GIP di Benevento. Per il Ruta, però, il nuovo Riesame si era adeguato al pronunciamento della Suprema Corte ed annullava  l’ordinanza in favore del Ruta . Già prima della celebrazione del primo processo in Cassazione il Di Donato ed il Ruta avevano ottenuto la rimessione in libertà. La vicenda che coinvolse Paolo Di Donato, come si ricorderà   aveva assunto ampio rilievo nazionale. La vicenda, in questa fase, si chiude con l’importante annullamento senza rinvio, e quindi senza celebrazione di un nuovo Riesame, in favore di Paolo Di Donato.

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Castellammare, una lite con un operatore ecologico dietro il raid punitivo al chiosco di via Bonito

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Castellammare. E’ un vero e proprio raid punitivo quello avvenuto ieri al chiosco in via Bonito di fronte a Piazza Orologio. Un gruppo di giovani armati di mazze ha aggredito il titolare dell’attività commerciale e distrutto tutto ciò che si trovava davanti. Secondo una prima ricostruzione dei fatti il raid sarebbe avvenuto dopo che il titolare avrebbe avuto un’accesa discussione, che non si è limitata alle sole parole, con un operatore ecologico che si sarebbe rifiutato, per motivi ancora da accertare, di ritirare l’umido. Dopo alcuni minuti un gruppo di almeno sei ragazzi, tra cui sembrerebbe figurare anche un diretto parente del netturbino, si è recato al chiosco distruggendo tutto. Sulla vicenda indagano le forze dell’ordine che hanno ascoltato la versione dell’imprenditore, sotto choc, ed acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza cittadino. Ieri sul posto anche una volante della polizia, arrivata troppo tardi. Infatti il gruppo, composto da almeno sei giovani, si era già dileguato nei vicoli del centro Antico

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Arzano, chiesta la rimozione da dirigente scolastico dell’ex sindaca sciolta per camorra

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Arzano. “Ora intervenga l’ufficio Regionale scolastico”.   Lettera aperta al Direttore Generale Luisa Franzese per chiedere  la rimozione da dirigente scolastico locale dell’ex sindaca Fiorella Esposito  dopo lo scioglimento per camorra. “Lo scioglimento del Comune di Arzano per camorra pone un serio problema etico, di immagine e anche di opportunità all’Ufficio Regionale Scolastico, già da noi investito mesi fa per la inopportuna gestione ed organizzazione “politica” di un convegno antimafia all’interno della struttura scolastica, di cui è dirigente l’ex sindaco Fiorella Esposito, che alla luce di quanto poi accaduto in seguito nella nostra città, ossia con il decreto di scioglimento dell’ente locale per camorra, certificato in Gazzetta Ufficiale a firma del Presidente Mattarella, rende necessario una valutazione da parte degli organi regionali scolastici preposti per le valutazioni di merito, affinché si prenda anche in seria considerazione l’ipotesi di un trasferimento del dirigente in questione fuori dai confini della città, mettendo in tal modo un muro invalicabile che segni la linea di confine tra la “Scuola” pubblica, apolitica ed apartitica, oggi “macchiata” nella città di Arzano dall’immagine di un dirigente, che oltre ad essere stato in palese conflitto di interesse nel doppio ruolo svolto sullo stesso territorio, ha contribuito con la sua mala gestione comunale, certificata dallo STATO, anche a danni di immagine di riflesso di tutto l’ambito scolastico arzanese”, denunciano dal social Arzano News. “Uno scontro tra una dirigente scolastica, che tuttora “veste” con panni politici (usa ancora abusivamente il profilo social da sindaco per rivolgersi alla città) e che addirittura si è scontrata solo una settimana fa con la Commissione Prefettizia per l’organizzazione di un campo scuola illegittimo, all’interno di una struttura, la “sua” scuola, dotata di palestra inagibile, e che fino a quando era in carica ne era stato inibito l’uso a chiunque e che ora, in violazione di massima sicurezza e di rispetto dimnorme interne (è rivolta alla platea scolastica interna? Sono state sottoscritte le polizze assicurative? Gli eventuali introiti sono a bilancio della scuola?) , allestisce forzatamente un campo scuola all’ingresso, davanti ale scale, con grave rischio per i partecipanti, sotto la calura di queste giornate, affidandolo tra l’altro ad una associazione sportiva “privata”, che fa riferimento ad un politico della sua ex maggioranza Situazioni allucinanti e intollerabili per il buon nome della SCUOLA, che ora si pongono all’attenzione dell’Ufficio Regionale Scolastico (al quale invieremo anche il decreto di scioglimento del Comune di Arzano)..E questo senza contare lo scontro con altre scuole e dirigenti durante il suo mandato da sindaco. Basterebbe una ispezione in loco con interrogatori di dirigenti, docenti, bidelli, personale ATA per verificare la situazione in questa città e misurare anche il clima di odio e di insofferenza che c’è. (Nelle prime due foto ecco cosa diceva l’ex sindaco della sicurezza e della agibilità delle strutture nel 2018, nella terza e quarta foto lo scontro con la Commissione Prefettizia per i campi scuola)”. (g.c.)

Cronache della Campania@2019

Napoli, 26enne preso mentre cerca di rubare uno scooter

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Napoli. Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Poggioreale hanno arrestato Gaspare Ragosta, napoletano 26enne, per il reato di furto aggravato.
I poliziotti sono intervenuti poco dopo le 20.00 di ieri sera in Via Vicinale Cupa San Severino dove era stato segnalato al 113 un ladro in azione nei pressi di un garage.
Prontamente gli agenti hanno raggiunto il box accertando che, poco prima, il 26enne insieme ad un complice, approfittando della distrazione della vittima, aveva rotto il bloccasterzo del motociclo Honda SH e a mano lo stavano asportando.
L’uomo è stato arrestato mentre il complice è riuscito a darsi alla fuga.
Il motociclo restituito alla vittima.

Cronache della Campania@2019

Napoli, la sede stradale di Via Marina invasa dalla merce esposta da un esercizio commerciale, traffico rallentato. Verdi: ‘Addirittura una piscina gonfiabile sulla carreggiata, siamo senza parole’

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“Ci è stata segnalata una scena assurda: un esercizio commerciale di via Marina si è letteralmente impadronito non solo del marciapiedi ma anche della sede stradale. Addirittura hanno esposto una piscina gonfiabile lungo la sede stradale, contornandola di sedie a sdraio. Ovviamente il tutto avviene in maniera assolutamente abusiva visto che non è possibile autorizzare l’allestimento di merce in esposizione lungo la carreggiata”. Lo affermano il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il portavoce del Sole che Ride in Campania Vincenzo Peretti. “Abbiamo inviato una nota alla polizia municipale chiedendo di intervenire. Tra l’altro l’esposizione della merce in questo modo rappresenta anche un pericolo, oltre che un vero e proprio sconcio. Da tempo abbiamo iniziato una battaglia di civiltà per liberare i pezzi di città occupati in maniera abusiva sia dagli esercizi commerciali che dai privati cittadini e non ci fermeremo fino a quando persisteranno fenomeni del genere”.

Cronache della Campania@2019

Napoli: arriva l’orario estivo per il trasporto pubblico

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“ Come oramai avviene da diversi anni a questa parte – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato per il trasporto pubblico e del Comitato Valori collinari – a Napoli, dagli inizi del mese di luglio, quando ancora pochissimi residenti si allontanano per le ferie, la cui fruizione fuori città, notoriamente, si è oramai ridotta essenzialmente, escludendo i fine settimana, al periodo di ferragosto, permanendo dunque anche d’estate gli endemici problemi per la circolazione veicolare, verranno attivati i nuovi orari per il servizio su ferro e su gomma dell’ANM e, in particolare, per la linea 1 della metropolitana “.
“ Come si legge sul sito ufficiale dell’Azienda Napoletana Mobilità, – sottolinea Capodanno – per la linea 1 della metropolitana, a partire dal 1 luglio entra in vigore l’orario estivo 2019 che si articola in due fasi così scadenzate: ” Dal 1 luglio al 2 agosto e dal 2 settembre all’8 settembre è in vigore l’orario festivo con una frequenza media nella fascia mattinale di 10’ e pomeridiana di 12’; dal 3 agosto al 1 settembre i treni circolano secondo una “fascia oraria unica” dalle ore 6.00 alle ore 23.02 con una frequenza corse di 14 minuti, valida tutti i giorni, feriali e festivi. “. Una sgradita sorpresa che certamente non sarà molto gradita dalle migliaia di utenti che quotidianamente utilizzano il fondamentale mezzo di trasporto su ferro, specialmente per spostamenti dovuti a motivi di lavoro “.
“ Ma, non basta – prosegue Capodanno -. sullo stesso sito si legge: ” Le II° uscite delle stazioni di Rione Alto II (via D’Antona), Montedonzelli via dell’Erba e Montecalvario (stazione Toledo) restano chiuse al pubblico dal 22 giugno all’ 08 settembre “. Sempre per quanto riguarda il trasporto su ferro, la funicolare di Mergellina dal 30 giugno al 1 settembre resterà chiusa al pubblico “.
” Non va meglio per il trasporto di superficie – puntualizza Capodanno – per il quale, sempre dal primo luglio, viene indicata la sospensione temporanea di una ventina di linee alle quali, a partire dal 21 luglio, se ne aggiungeranno anche altre, come meglio specificato sempre sul sito dell’ANM “.
“ Mezzi del trasporto pubblico, dunque – conclude Capodanno -, con attese ancora più lunghe del solito, in particolare per il metrò collinare e per i mezzi su gomma “.
Capodanno auspica che l’orario possa essere rivisitato, ripristinando le normali frequenze dei passaggi della linea 1 della metropolitana, con particolare riferimento al mese di luglio, estendendo il funzionamento dei mezzi di trasporto su ferro, metropolitane e funicolari anche negli orari notturni, per non penalizzare i tanti napoletani che rimangono in città, ma anche i turisti presenti numerosi in questo periodo dell’anno, garantendo altresì, anche durante il periodo estivo, l’apertura delle seconde uscite di Montecalvario, di Montedonzelli e del Rione Alto.

Cronache della Campania@2019

Camorra, un avvocato suicida nel 2014 perché aveva ‘dilapidato’ i soldi del clan Contini che minacciava di morte il figlio. LE INTERCETTAZIONI

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Emerge anche la triste storia di un avvocato civilista con sede in via Chiatamone a Napoli che accetta di riciclare i soldi del clan Contini e alla fine si toglie la vita dalle indagini sull’Alleanza di Secondigliano a cui ieri magistratura e forze dell’ordine hanno assestato un duro colpo. La vicenda si conclude con il suicidio del civilista, avvenuto nel 2014, dopo reiterate minacce da parte della camorra. Il professionista si era reso disponibile a riciclare una ingente somma nella disponibilità di Ciro Di Carluccio (destinatario di una misura cautelare) nel settore immobiliare. Dopo avere preso i soldi, il professionista, invece di usarli per gli investimenti promessi, li spende tutti per altro, scatenando l’ira di Di Carluccio che, attraverso uno dei suoi uomini, inizia a fare pressioni fino a minacciare di morte sia l’avvocato che il figlio, ora 17enne. Prima gli fa arrivare una lettera dal carcere nella quale gli chiede  10mila euro al mese per il sostentamento della sua famiglia poi arrivano  una serie di drammatiche telefonate, tra l’avvocato e una delle persone delegate a recuperare le somme, risalenti all’ottobre del 2013, emergono le pressioni e anche il cinismo del clan: “ho lo sfratto da sette mesi per morosità…sfratto per morosità di casa mia … sono sette mesi che non pago i fitti di casa per di riuscire a tenere avanti lo studio per portare avanti quella merda di cosa per riuscire a portare avanti tutto! sette mesi, !.sette mesi!! .. I miei figli non gli ho comprato le scarpette di calcio per far fare le partite di calcio perché non avevo soldi e non ho  potuto più chiedere niente  ai miei fratelli … che mi hanno dato tutto quello che potevano.. tutto l’aiuto di questo mondo. io sto tirando avanti la vita soltanto per il lavoro … lo studio … per riuscire a risolvere .. L’ingegner …. altri due mesi, mi farà l’azione esecutiva e caccerà i miei figli da casa!! Io non so più… non le voglio raccontare queste cose!! E devono morire tutti e due i miei figli di cancro, ..mi sono venduto la catenina e il braccialetto per pagare l’Enel…se uno mi vuole uccidere, mi uccide…però non minacciare i miei figli perche’ sto impazzendo…”. L’avvocato  aveva avuto mandato di investire i soldi di Francesco Esposito, Carlo Piscopo e Ciro Di Carluccio in operazioni mobiliari ed immobiliari. Al professionista erano state affidate cifre enormi e questi le aveva di fatto sottratte alla destinazione originaria, causando un ammanco nelle casse dei finanziatori. Successivamente nel corso di una perquisizione a casa di Piscopo fu trovata una missiva risalente al 2012 con carta intestata dello “Studio Legale omissis”, indirizzata a Ciro Di carluccio ed a firma dell’avvocato omissis, nella quale il professionista implorava perdono per aver “utilizzato in modo arbitrario le somme che mi ha fatto pervenire tramite il comune amico Carlo Piscopo destinate ad un’operazione commerciale, e, cosa più grave, anche le somme ugualmente ricevute per conto di sua nuora, signora omissis per saldare una transazione con la BNL.
La missiva, datata 10 settembre 2012 retrodatava, quindi, nel tempo l’origine dei rapporti tra il legale, Carlo Piscopo e Ciro Di Carluccio  confermava quanto emerso dalle intercettazioni circa il fatto che la somma fosse stata distratta dalla sua destinazione originaria e che il legale stesse cercando, senza riuscirci, di risolvere la situazione. In particolare, relativamente ali’ “operazione commerciale” indicata nella missiva. Il legale, infatti, scriveva che non essendo riuscito a rispettare i termini prescritti per portare a termine le operazioni ed avendo irrimediabilmente distratto il denaro ricevuto era “fuggito da Napoli per il “timore di subire una punizione troppo grave” e, cosa ancor più grave, chiedeva al DI Carluccio il “permesso” di poter tornare, al fine di riprendere in mano le sue attività e di rimediare alla difficile situazione. Alla fine, preso dalla disperazione, nei primi mesi del 2014, si suicida.

Rosaria Federico

Cronache della Campania@2019

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