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”Ho avuto paura che lo ammazzassero”, il racconto choc di un testimone dell’aggressione al figlio di Sandokan

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“Ho avuto paura che lo ammazzassero. Quel ragazzo era solo e loro continuavano a colpirlo, lui non reagiva. A un certo punto si è alzato, ma barcollava ed è andato a sbattere contro un tavolino. Non so come abbia fatto a uscire dal locale, in giro c’erano gruppi di ragazzi che si picchiavano, il caos più totale, e lui era tra quelli ridotti peggio”.
Sono le dichiarazioni fatte al quotidiano Il Mattino da uno dei giovani che erano presenti la notte della rissa nella discoteca di Carinaro, la notte in cui un gruppo di ragazzi ha pestato Ivanhoe Schiavone, il figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan ex capo dei Casalesi.
Il testimone ha anche spiegato: “Non credo che quelli che lo picchiavano sapessero chi fosse, tutto penso sia iniziato per ragioni banali, forse un’occhiataccia”. La vicenda diventata di dominio pubblico per la pubblicazione del filmato della rissa sui social network.
E quando si è appresa la notizia su chi fosse il ferito è scoppiato il panico. I carabinieri hanno identificato già una cinquantina di partecipanti a quella rissa. C’era anche un nipote dei Nuvoletta di Marano. Un giovane incensurato che  sarebbe stato uno dei più attivi nell’aggressione a Schiavone junior. Sono state aperte due inchieste da parte della Procura di Napoli Nord e dalla Dda di Napoli.
Si temono violente rappresaglie visto i trascorsi storici tra i Nuvoletta e i Casalesi protagonisti negli anni Novanta dell’omicidio di Ciro Nuvoletta, fratello del defunto padrino Lorenzo. Il giovane Nuvoletta coinvolto nel pestaggio risulta incensurato così come lo è diventato Ivanhoe Schiavone, uscito assolto dall’unico processo che lo ha avuto imputato, incentrato su una storia di imposizioni di gadget di Natale in quel dell’Agro-aversano.
C’è grande attenzione degli investigatori sulla vicenda sulla quale invece in stile tipicamente mafioso è calato il silenzio sui social nonostante i coinvolti risultino molto attivi nelle attività sul web come lo stesso Schiavone junior che ama postare sue foto sul profilo facebook.

 

 

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Camorra, stesa nella notte a san Giovanni a Teduccio

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Colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi nella notte contro uno stabile al corso San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Una ‘stesa’  che ha lasciato 6 bossoli calibro 22.
Gli uomini della sezione Scientifica della Polizia hanno trovato tre fori nella vetrata del portone e due nella parete in ferro di accesso allo stabile. Dieci le famiglie che abitano nell’immobile preso di mira.
Al momento, non risultano alla Polizia presenti pregiudicati.

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Napoli, a 15 anni terrorizzava i coetanei minacciandoli di morte: rinchiuso nel carcere minorile

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Un ragazzo di 15 anni e’ accusato di aver compiuto due rapine a minorenni a Napoli prendendo come bottino il loro smartphone. I carabinieri della stazione Capodimonte lo hanno bloccato eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale per i minorenni di Napoli. Il giovane rapinatore, gia’ noto alle forze dell’ordine, risulta domiciliato nel campo nomadi di via Cupa Perillo a Napoli.
Le prove raccolte dai militari, in un quadro condiviso dall’autorita’ giudiziaria, come sottolineano i carabinieri, hanno portato a individuarlo come l’autore di due rapine commesse nella zona dei Colli Aminei insieme a complici in via di identificazione.
Il 16 settembre scorso, lungo via Cupa Orefici, in quattro accerchiarono e bloccarono un 17enne minacciandolo con dei coltelli e rapinandolo di 30 euro e smartphone. Pochi giorni dopo, il 22, l’arrestato e un complice avvicinarono un 15enne lungo il viale Colli Aminei, lo bloccarono spalle al muro e, minacciandolo di morte, lo costrinsero a consegnare il suo cellulare.
I carabinieri che hanno ricevuto le denunce hanno in breve individuato chi potesse essere uno degli autori di quei ‘colpi’, sottoponendo alle due vittime diverse foto segnaletiche; tra quelle i ragazzi hanno riconosciuto il loro rapinatore che, arrestato, e’ stato accompagnato nell’istituto penale minorile di Nisida.

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Napoli, la polizia ritrova 10 proiettili al rione Sanità

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Nell’ambito dei servizi di prevenzione e controllo del territorio nel Rione Sanità, gli agenti della sezione “Volanti” dell’U.P.G., nella tarda serata di ieri, ha rinvenuto e sequestrato 10 proiettili calibro 7,65.
I proiettili erano stati occultati, all’interno di un piccolo sacchetto di plastica, in un anfratto di un muro perimetrale presente tra Via Villari e Gradini San Nicandro.
Non si esclude che il possessore dei proiettili, notato le varie pattuglie della Polizia di Stato presenti nel Rione Sanità, aveva pensato di disfarsene momentaneamente, per poi ritornare sul posto per recuperarli.

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Napoli, una vendetta per vecchie ruggini dietro l’agguato a Giuliano junior

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Non convince la versione di Raffaele Giuliano, ultimo figlio del pentito di Forcella Salvatore ‘o montone, rimasto ferito alla gola l’altra notte all’esterno di una discoteca di Coroglio. Solo un caso ha voluto che il fendente non abbia reciso la giugulare. E in quel caso il colpo sarebbe stato mortale.
Gli investigatori sono convinti che l’autore dell’aggressione abbia colpito per uccidere  e che dietro il fatto ci sia qualcosa di molto più grave di una banale lite in discoteca. Il giovane, che dopo essersi fatto medicare in ospedale è voluto tornare a casa, continua a ribadire di non conoscere l’aggressore ne sa spiegare il motivo.
Intanto  l’amico che si trovava con lui, colpito alla testa da pugni, è sparito prima dell’arrivo della polizia. Ha detto di chiamarsi Rosario e di abitare in vico Zite al Lavinaio, ma non è stato identificato ufficialmente.
Dal punto di vista investigativo ci sono alcuni particolari che non quadrano. Anzi più di uno. In primo luogo la polizia poco dopo l’aggressione è andata nella discoteca di Coroglio indicata da Giuliano trovandola chiusa. È la stessa in cui trascorse la serata Carmine Pipolo, 29enne di San Giorgio a Cremano, ucciso poche ore dopo in un pub di Chiaia.
Ora gli investigatori stanno cercando i filmati delle telecamere di sorveglianza del locale per capire cosa è accaduto e se  c’è stato qualcosa all’interno e non fuori come ha raccontato il ferito. Si stanno guardando anche i filmati degli altri locali della zona e di quelle pubbliche e private per carpire qualche frame utile alle indagini. Si scava nella vita privata e nel recente passato del giovane. Tra i suoi contatti e le sue amicizie.
Gli inquirenti non stanno tralasciando niente. E quindi ritorna alla mente la tremenda sparatoria del 31 dicembre 2015 in piazza Calenda costata la vita all’innocente Maikol Russo aveva come obiettivo proprio lui.
A suo carico c’è soltanto una denuncia per guida senza patente e un’indagine per un tentato omicidio avvenuto il 24 settembre 2012 al corso Garibaldi, dopo una lite per motivi di viabilità, vicenda per la quale Giuliano non ha avuto conseguenze giudiziarie.
Viene escluso che l’accoltellamento possa essere collegato al pentimento del padre. Troppo il tempo tra-scorso dall’epoca in cui il “padrino” decise di passare dalla parte dello Stato.Così come viene escluso, anche se non del tutto la pista che porta a Forcella e il fatto che Raffaele Giuliano non si sia mai schierato con i giovanissimi cugini protagonisti della  stagione della “Paranza dei Bimbi” e della sanguinosa faida con i Buonerba e i Mazzarella

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Napoli, controlli nella Movida del Vomero: multe e denunce

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Un’attivita’ di controllo da parte degli agenti dell’unita’ operativa Vomero della Polizia municipale di Napoli, guidati dal capitano Frattini, ha consentito il presidio della zona dei ‘baretti’ di Via Aniello Falcone, dell’area dello Stadio Collana e del Largo Martusciello.
In tutto sono stati elevati 137 verbali per varie violazioni al Codice della Strada. Le attivita’ di controllo sono proseguite fino alle a notte inoltrata in via Aniello Falcone, dislocando alcune pattuglie del pronto intervento della Centrale Operativa della Municipale che hanno operato fino alle 3 del mattino, elevando ulteriori 30 verbali per la sosta vietata.
In via Merliani e via Bernini sono stati sanzionati sette titolari di attivita’ per occupazione abusiva di suolo pubblico. Alcuni di loro occupavano in eccedenza o in maniera difforme rispetto al titolo concessorio. L’ammontare complessivo delle sanzioni irrogate nelle varie operazioni e’ di circa 21.000 euro.

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Napoli, pusher preso nella Movida di Piazza Bellini: due ore dopo arrestato anche colui che lo aveva ‘rimpiazzato’

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Una fiorente “piazza di spaccio” come quella nella zona della movida di Piazza Bellini, fa comprendere con quale rapidità, a seguito di un arresto, vi sia subito pronta la sostituzione di uno spacciatore.
Nella tarda serata di ieri, infatti, gli agenti della sezione “Volanti” dell’U.P.G., in circostanze diverse, ma per il medesimo reato, hanno arrestato due cittadini gambiani, entrambi 22enni.
I poliziotti, nell’ambito dei servizi di controllo appiedati, in virtù della movida in Piazza Bellini, hanno arrestato Abdou Kamara e Sannith Ebrahim.
In ordine temporale, il primo arresto è avvenuto tra Via San Sebastiano e Via S. Pietro a Majella, allorquando una pattuglia di poliziotti, nel transitare in Piazza Bellini, è stata contattata da alcuni cittadini che segnalavano un giovane extracomunitario intento a spacciare droga.
Gli agenti, al fine di accertare la veridicità della segnalazione, si sono diretti in Via San Sebastiano ove, già da lontano, individuavano la persona che era stata segnalata, proprio mentre intascava una banconota da €.5,00 dietro cessione di un piccolo involucro.
All’Alt Polizia, sia lo spacciatore che l’acquirente, fuggivano in direzioni opposte, pertanto i poliziotti inseguivano il cittadino gambiano, bloccandolo poco distante.
All’interno degli slip che indossava, sequestrate 6 dosi di marijuana, motivo per il quale Abdou Kamara, pluripregiudicato per reati specifici, nonché colpito da provvedimento di divieto di dimora nel comune di Napoli, è stato arrestato, in quanto responsabile del reato di spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Dopo neanche due ore dal primo arresto, i poliziotti che vigilavano la zona, si sono imbattuti in un altro spacciatore, che aveva sostituito quello arrestato.
Gli agenti, infatti, hanno notato Sannith EBRAHIM, anch’egli pluripregiudicato per reati specifici, mentre stazionava tra Via San Sebastiano e Via Porta Alba.
Lo spacciatore, in più circostanze, veniva avvicinato da alcuni giovani e, in maniera inequivocabile, i poliziotti notavano mentre cedeva una stecchetta di hashish ad un occasionale acquirente, dietro compenso di una banconota da €.5,00.
Anche in questa circostanza, all’Alt Polizia, sia lo spacciatore che l’acquirente fuggivano in direzioni diverse.
EBRAHIM, inseguito per pochi metri, è stato bloccato e trovato in possesso di 2 involucri contenenti marijuana ed uno contenente hashish, oltre alla somma di €.25,00.
Il 22 enne è stato arrestato e condotto alla camere di sicurezza della Questura, in attesa d’esser processato nella giornata di domani, con rito per direttissima.

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Camorra, nuova stesa contro un ras del clan Mazzarella

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Un botta e risposta in meno di 24 ore tra uomini del clan Rinaldi e quelli dei Mazzarella di San Giovanni a Teduccio. Due stese di camorra sulle quali stanno indagando gli uomini della squadra mobile e quelli del commissariato San Giovanni-Barra.
La prima stesa nella notte di sabato contro uno stabile al corso San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Gli uomini della sezione Scientifica della Polizia hanno trovato tre fori nella vetrata del portone e due nella parete in ferro di accesso allo stabile del civico 862. Dieci le famiglie che abitano nell’immobile preso di mira.  La polizia ha sentito gli abitanti dell’edificio.
Nessuno risulta legato in maniera diretta ai clan. Ma il segnale è stato ben chiaro. Il destinatario è qualcuno che abita nel palazzo. La zona è priva di telecamere e quindi difficile risalire agli autori della stesa. Nel pomeriggio di ieri invece la seconda stesa a poca distanza ma nel comune di san Giorgio a Cremano. Alcuni colpi di pistola sono stati esplosi da sconosciuti all’indirizzo dell’abitazione di un ras del clan Mazzarella. Lo scontro tra le due famiglie camorristiche è di nuovo ripreso dopo qualche mese di tregua.
Ad inizio mese gli spari, per la seconda volta nell’anno da quando è uscito dal carcere, contro l’abitazione del boss Ciro Rinaldi a cui ha fatto seguito dopo qualche giorno una stesa nella zona di piazza Mercato contro l’abitazione di Ciro Mazzarella attuale reggente del clan. E nel week end di nuovo altri spari. Gli investigatori stanno valutando le nuove tensioni tra le due famiglie camorristiche visto che una decina di giorni fa, ad ulteriore testimonianza, è stata trovata una pistola carica in via Figurelle, zona di competenza del clan Reale, alleati dei Rinaldi.

 

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Facevano prostituire minorenni: tre arresti in provincia di Avellino

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I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Avellino hanno arrestato tre persone tra il capoluogo irpino ed alcuni comuni della provincia con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione ai danni di alcune minorenni del luogo e violazioni della legge “Merlin” sulla prostituzione. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura di Napoli.

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Camorra, fine pena mai per il boss Cesare Pagano e i killer del clan Lo Russo

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Quattro ergastoli, due in meno della richiesta della Dda di Napoli  per il duplice omicidio di Massimo Frascogna detto “Massimino o’ niro”, e Lazzaro Ruggiero “o’ Caccone” ( i due ras del clan Amato-pagano a Mugnano) uccisi in una sala giochi a Miano il 26 luglio del 2007.
Il gup Luisa Toscano ha condannato al massimo della pena  Cesare Pagano, capo degli scissionisti, per Oscar Pecorelli ‘o malomm e Raffaele Perfetto “muss ‘e scigna” e Rito Calzone. Venti anni di carcere invece per il boss di Boscoreale, Giuseppe Gallo e Mario dell’Aquila, uomo del clan Lo Russo.
Diciotto anni di carcere invece per i collaboratori di giustizia Antonio Lo Russo e Biagio Esposito, rispetto ai venti richieste. Il processo si è svolto con rito abbreviato.
Grazie al racconto dei pentiti gli inquirenti hanno ricostruito i ruoli degli indagati con precisione. e in particolare Cesare Pagano e Antonio Lo Russo (figlio di Salvatore “Capitone”) sono accusati di essere i mandanti; Oscar Pecorelli e Raffaele Perfetto avrebbero sparato mentre Dell’Aquila, Gallo, Esposito, Cipolletta e Mansi avrebbero ripulito la sala biliardo di Miano in cui avvenne l’agguato, procurato e nascosto le armi per poi occultare i cadaveri.
Ad attirare in trappola “O’ Niro” e “o’ Caccone” con una scusa fu, secondo la procura antimafia, Rito Calzone. Il quale riferì a Massimo Frascogna e Lazzaro Ruggiero che Cesare Pagano stava giocando a carte e voleva incontrarli, facendo intendere che li avrebbe pagati per il lavoro svolto per il clan.
Invece, appena entrati nel circoletto, furono trucidati con colpi alla testa. I due cadaveri furono fatti sparire e sotterrati in un terreno da parte degli uomini d el clan Lo Russo. Recentemente Antonio Lo Russo, che con il suo pentimento ha contribuito a fare luce sull’agguato, ha anche raccontato che inconseguenza del pentimento del padre e temendo che Oscar Pecorelli facesse altrettanto ordinò a Vincenzo Bonavolta “Cenzore” di far sparire definitivamente i corpi che furono sciolti nell’acido.
Cosa che fece con la complicità di Luciano Pompeo (insieme al quale è stato raggiunto da una nuova ordinanza la scorsa settimana per un altro duplice omicidio, quello di Salvatore “Totoriello” Scognamiglio e Salvatore Paolillo), Salvatore Silvestri e Mario Dell’Aquila.

(nella foto da sinistra il boss Cesare Pagano, Antonio Lo Russo, i mandanti e poi le due vittime Lazzaro Ruggiero e Massimo Frascogna; in basso Oscar Pecorelli, Raffaele Perfetto, Rito Calzone e Giuseppe Gallo)

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Bimbo si incendia i vestiti con un ritorno di fiamma e si lancia dal primo piano

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Baiano. Nella giornata di ieri si è sfiorata la tragedia. Erano poco prima delle 18 quando un 12enne si è lanciato dal primo piano della sua abitazione, facendo un volo di circa quattro metri.
E’ successo dopo che è rimasto coinvolto in un incidente domestico. Era a casa solo con la sua sorellina quando ha deciso di accendere una stufa a legna. Avrebbe usato dell’alcol e al “ritorno di fiamma” il fuoco l’ha rapidamente avvolto. Ha visto come unica ancora di salvezza il balcone e si è lanciato.
Le urla del ragazzino e della piccola avrebbero suscitato l’attenzione dei vicini di casa. Una caduta dal primo piano per il ragazzino che è finito direttamente sul selciato di via Santissimi Apostoli. Sul posto sono giunti i medici del 118 e i carabinieri. Dopo aver trasportato il piccolo a Nola, ad Avellino poi, attualmente è ricoverato al Santobono di Napoli.
Le sue condizioni non sono gravi. Il dodicenne ha riportato ustioni al torace e diverse fratture, i sanitari lo tengono sotto stretta osservazione ed in prognosi riservata. Anche la madre, vedendo il figlio disteso sul selciato della strada, ha accusato un malore ed è stata anch’essa soccorsa.

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Droga per la discoteca, controlli e sequestri a Vallo della Lucania

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Vallo della Lucania. Le Fiamme Gialle di Vallo della Lucania, hanno effettuato controlli, con finalità di prevenzione, nelle vicinanze di una discoteca. Durante i controlli sono stati sequestrati 3,5 grammi di marijuana e 1,5 grammi di hashish e segnalati all’Autorità Prefettizia tre ragazzi ventenni, per detenzione e uso personale di sostanze stupefacenti.

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Mafia, il boss ordina l’omicidio della figlia: “Tua sorella si è fatta sbirra”. Sedici arresti a Palermo

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Palermo. “Tua sorella si è fatta sbirra” il boss mafioso Pino Scaduto incitava il figlio ad uccidere la sorella perchè aveva una relazione con un carabiniere. E’ quello che è emerso dall’indagine che oggi ha portato all’arresto di 16 persone nell’ambito dell’operazione Nuova Alba, condotta dal comando dei carabinieri di Palermo che hanno ricostruito diverse estorsioni ai danni di imprenditori edili di Bagheria e Altavilla. “Tua sorella si è fatta sbirra”, diceva il boss al figlio. Ma il giovane, 30 anni, temeva di finire in carcere. “Io ho 30 anni e non mi consumo per lui”, diceva ad un amico intercettato dai carabinieri. Il gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata.
Nell’operazione denominata ‘Nuova alba’ sono stati impegnati oltre 100 carabinieri, con l’ausilio di unità cinofile e di un elicottero del 9° nucleo di Palermo. Le indagini hanno permesso di accertare l’appartenenza di alcuni soggetti all’organizzazione criminale denominata ‘Cosa Nostra’; documentare alcune estorsioni commesse da suoi affiliati ai danni di imprenditori operanti nel territorio di Bagheria e nei comuni limitrofi; ricostruire i mutevoli equilibri mafiosi del Mandamento di Bagheria, sempre capace di rigenerarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediato rimpiazzo dei soggetti arrestati.
Nell’ordinanza di custodia cautelare viene contestata ad alcuni indagati l’appartenenza alla famiglia mafiosa di Altavilla Milicia in provincia di Palermo, nel ruolo di soggetti preposti alla selezione delle vittime di estorsione e alla successiva riscossione delle somme di denaro, al sostentamento degli affiliati detenuti in carcere, nonché alla gestione monopolistica delle mediazioni immobiliari, imponendo provvigioni superiori a quelle di mercato.Inoltre, sono state accertate una pluralità di condotte estorsive compiute da esponenti apicali del Mandamento mafioso di Bagheria ai danni di imprenditori locali i quali, operanti nel settore edile e nella fornitura di acqua minerale, sono stati costretti a consegnare ingenti somme di denaro a titolo di ‘pizzo’, ovvero ad assumere soggetti contigui all’organizzazione mafiosa. Tra gli arrestati figura Giuseppe Scaduto, già arrestato nel 2008 nell’ambito dell’operazione Perseo, quando – al vertice del Mandamento mafioso di Bagheria – emergeva per il ruolo di promotore nella ricostruzione della Commissione Provinciale di Cosa Nostra e, dallo scorso aprile, tornato in libertà dopo un lungo periodo di detenzione.
Il provvedimento è stato notificato in carcere a Giacinto Di Salvo, altro esponente di spicco della consorteria mafiosa, già a capo del Mandamento mafioso di Bagheria dal 2011 fino al maggio 2013, quando venne arrestato nell’ambito dell’indagine denominata Argo. Le indagini avevano permesso di ricostruire l’ascesa del predetto da capo famiglia a quello di reggente e cassiere del Mandamento di Bagheria.
Nel medesimo contesto, è stato arrestato Giovanni Trapani ritenuto fino al 2010 a capo della famiglia mafiosa di Ficarazzi, destinatario di misura cautelare nell’ambito dell’operazione denominata ‘Iron men’. Colpiti dal provvedimento anche i vertici storici della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, come Franco Lombardo, ritenuto a capo della famiglia mafiosa tra il 2011 e l’ottobre 2012 e, per breve periodo, reggente del Mandamento di Bagheria, nonché Michele Modica, a capo della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia fino al giugno 2014 quando venne arrestato nell’ambito dell’indagine Reset. Per alcuni degli indagati, già detenuti, il provvedimento è stato notificato presso le Case circondariali di Palermo, Tolmezzo (UD) e Prato.
”Nel contesto delle illustri scarcerazioni, dopo il ritorno in carcere di Giulio Caporrimo, ora è stato il turno di un altro reggente, Pino Scaduto, uscito lo scorso aprile. Entrambi sono emersi alle cronache giudiziarie per aver tentato, dopo il capo dei capi, Toto’ Riina, a ricostruire forme alternative di un’organizzazione di vertice di cosa nostra”. Lo dice il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo. ”In particolare, negli anni 2007-2008, Scaduto, insieme a Benedetto Capizzi – continua Di Stasio – era stato il promotore del progetto di ricostituzione della commissione provinciale di Palermo. Mentre Caporrimo aveva organizzato, nel 2011, l’incontro di ‘Villa Pensabene’ riunendo tutti i capi mandamento del capoluogo siciliano. Ancora una volta, è risultata premiante la sinergia tra la Procura e i Carabinieri e la solerzia degli organi giudicanti. Una ulteriore conferma che lo Stato c’è”.

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Evasione dai domiciliari: arresto a Castellammare di Stabia

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Castellammare di Stabia. I carabinieri della stazione di Castellammare hanno arrestato un 51enne del luogo sorpreso in stato di evasione dagli arresti domiciliari ai quali era stato sottoposto per furto. Ora attende il rito direttissimo.

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Iraq e repressione contro i civili curdi, il fotoreporter Arkan Sharif pugnalato nella sua abitazione

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Iraq. Un fotoreporter curdo di una televisione che sostiene il leader della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani, è stato pugnalato a morte nella sua abitazione durante la notte nella contesa e ricca provincia petrolifera di Kirkuk. Lo ha detto oggi una fonte di sicurezza locale. Quattro uomini armati sono entrati nella casa di Arkan Sharif, un giornalista di 54 anni che lavorava per Kurdistan TV, alle 2:30 (00:30 italiane di oggi) nella zona di Daquq, a Sud della città di Kirkuk, ha detto la fonte. Sharif, padre di tre figli, è stato pugnalato cinque volte dopo che la sua famiglia era stata rinchiusa in un’altra stanza, ha aggiunto la fonte. Secondo uno dei famigliari delle vittime citato dalla tv satellitare curda Rudaw, “gli aggressori parlavano in turcomanno”, minoranza di origine turca che vive a Kirkuk.
A metà ottobre, le forze di sicurezza irachene sostenute dai paramilitari di al Hashed al-Shaabi (Alleanza di milizie sciite) hanno ripreso dai curdi il controllo della provincia di Kirkuk, a seguito di un voto di indipendenza curdo tenuto lo scorso settembre in aperta sfida a Baghdad. I media curdi accusano l’alleanza composta principalmente da milizie sciite di condurre una campagna di repressione contro i civili curdi. Ieri, il presidente della regione autonoma curda, Masoud Barzani, architetto del controverso referendum, ha annunciato le sue dimissioni.
Una situazione incandescente in Iraq, infatti, ieri sera un gruppo di manifestanti ha assaltato ieri sera la sede del parlamento della Regione del Kurdistan iracheno a Erbil, nel nord dell’Iraq, dopo l’annuncio delle dimissioni del presidente curdo Masoud Barzani per palesare il loro sostegno al leader curdo e alle milizie peshmerga nello scontro in corso con il governo centrale di Baghdad. Il gruppo di manifestanti, circa 60, è riuscito ad entrare nell’atrio del parlamento nonostante il dispiegamento di forze di sicurezza che per fermare l’assalto. I manifestanti hanno esternato la loro indignazione per le dichiarazioni di un deputato curdo, Rabun Maruf, secondo il quale quanto avvenuto nei giorni scorsi rappresenterebbe “il fallimento della politica di Barzani”.
Il presidente del parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Yousif Mohammed Sadiq, ha espresso in un messaggio inviato alle missioni diplomatiche di Stati Uniti e Unione Europea la sua preoccupazione per quella che viene definita “una purga” contro le istituzioni di Erbil. Sadiq ha denunciato le violenze avvenute in seguito alle dimissioni del presidente Massoud Barzani aizzate da alcuni esponenti del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) e dall’Unione patriottica del Kurdistan. “Siamo molto preoccupati per l’attacco contro il parlamento del Kurdistan da parte di un gruppo di rivoltosi senza alcun rispetto dei diritti umani e con l’incoraggiamento di un partito politico”, ha sottolineato Sadiq nel messaggio. “Questi gruppi che incoraggiano violenze e violazioni della legge, distruggono l’immagine della regione del Kurdistan nel mondo di fronte agli occhi dei nostri alleati. Queste persone sono responsabili dei danni arrecati a giornalisti, deputati e dipendenti del parlamento”, ha aggiunto Sadiq.

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Fidanzati uccisi a Pordenone, la difesa: ”Ruotolo in carcere da innocente”. L’accusa ha chiesto l’ergastolo

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Pordenone. E’ il momento della difesa dopo la richiesta di ergastolo per Giosuè Ruotolo, il militare accusato di aver ucciso Teresa Costanza e Trifone Ragone il 17 marzo del 2015. Stamane è iniziata l’arringa difensiva dell’avvocato Giuseppe Esposito, nel processo che si sta celebrando dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Pordenone, nei confronti del militare di origini napoletane arrestato nel marzo del 2016.
“Il dolore non deve essere risarcito con un colpevole ma con la giustizia” e, tra i vari, c’è anche “il dolore di Ruotolo, detenuto innocente dal 7 marzo 2016”. Ha aperto con queste parole l’avvocato Esposito, l’arringa nel processo a carico del suo assistito Giosuè Ruotolo. “Voi avete il compito più ingrato, quello di dare giustizia”, ha detto rivolgendosi ai giudici della Corte d’Assise. “Non farò leva sul dolore. Oltre al dolore dei familiari delle vittime, c’è una terza famiglia che vive un enorme dolore.
E c’è il dolore di Ruotolo, detenuto innocente dal 7 marzo 2016”, ha aggiunto prima di addentrarsi nel dettaglio delle circostanze emerse nel dibattimento di un ‘processo indiziario’ in cui “son tante le cose da approfondire, ci sono da separare i dati oggettivi dalle suggestioni e dalle ricostruzioni immaginifiche, la prova scientifica dallo empirismo, il vero dal falso”.
L’arringa della difesa proseguirà oggi e domani, prima delle repliche, il 6 novembre.  Ergastolo con due anni di isolamento diurno: è questa la condanna chiesta dal pubblico ministero, Pier Umberto Vallerin, per Ruotolo, unico imputato per il duplice omicidio di Pordenone. Il pm ripercorrendo, attraverso un grafico temporale, il rapporto tra Ruotolo e le vittime Teresa Costanza, 30 anni, e Trifone Ragone, 28 aveva illustrato alla corte i motivi per i quali ha chiesto l’ergastolo. “Ruotolo ha commesso gli omicidi per salvare la sua carriera”, aveva affermato il 20 ottobre scorso il pm. “L’odio verso Trifone e la gelosia verso Teresa – ha aggiunto – lo avevano assalito già da tempo.
Togliendoli di mezzo sparivano due rivali, due minacce viventi, due persone verso cui covava odio già da tempo. E il suo futuro sarebbe tornato ad essere roseo”. Teresa e Trifone sono stati trovati senza vita nella loro auto la sera del 17 marzo 2015, nel parcheggio del palasport di Pordenone. I sei colpi di pistola calibro 7,65 – uno andato a vuoto – non hanno, ovviamente, lasciato scampo alla coppia.
La velocità dell’esecuzione non gli ha permesso neanche di reagire.  Tre colpi, due mortali e uno sparato a distanza ravvicinata – circa 5-10 centimetri – hanno raggiunto il capo di Trifone. Due i proiettili contro Teresa, uno frontale, probabilmente sparato mentre la 30enne si voltava verso il suo assassino.

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Camper antiviolenza della polizia domani a Scampia

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La Polizia di Stato, domani martedì 31 ottobre, sarà presente nel quartiere Scampia con il Camper rosa, iniziativa promossa contro la violenza nei confronti delle donne.
A bordo del Camper, come sempre, sarà presente una equipe di personale specializzato, tra cui personale femminile ed un medico della Polizia di Stato, abilitati nel trattare tale tipologia di reato.Quella del quartiere Scampia, è un’altra tappa importante del tour che il camper della Polizia di Stato sta effettuando nei vari quartieri della città, a partire da martedì 10 ottobre.
Lo scopo è quello di aiutare le donne in difficoltà, anche solo con una denuncia anonima, al fine di poter intervenire prima che sia troppo tardi.L’iniziativa, che si avvale anche dei rappresentanti delle varie associazioni antiviolenza, vuole offrire un supporto e mettere in guardia le donne, con consigli e procedure da adottare laddove si ritrovino vittime di comportamenti aggressivi e minacciosi che vengono letti, troppo spesso, come manifestazione di un amore possessivo ed esternazione di una gelosia morbosa.
Il Camper stazionerà è nei pressi della Municipalità di Scampia. Sarà presente la delegata alle pari opportunità del comune di Napoli, l’Associazione Dreamteam e rappresentanti del CAV della Municipalita’.

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Melito, arrestato il rapinatore serbo incubo dei cittadini

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Gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile hanno arrestato Dragan Ilic, cittadino serbo, di 36 anni. Dovrà espiare la pena di 5 anni di reclusione a seguito di un provvedimento di carcerazione emesso dalla Corte di Appello di Ancona per associazione a delinquere finalizzata a rapine in ville ed abitazioni, furto, ricettazione ed evasione.
A seguito di un’attività investigativa, i poliziotti hanno catturato il rom mentre era in compagnia di altri connazionali all’esterno di un esercizio commerciale di Melito in via Giulio Cesare. L’uomo faceva parte di una banda di rom particolarmente esperta in rapine in ville ed abitazioni spesso accompagnate al ricorso di violenza fisica sulle vittime. Ilic è stato arrestato e condotto presso la casa circondariale di Poggioreale.

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Napoli, tentò di uccidere la seconda moglie dopo aver ucciso la prima: condannato a 14 anni di carcere

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E’ stato condannato a 14 anni di reclusione per duplice tentato omicidio della moglie e del compagno della moglie, Giuseppe Antonucci che il 12 gennaio scorso in preda un raptus di folle gelosia stava per compiere una strage al Centro Direzionale.
Il Gup Isabella Iaselli non ha riconosciuto la seminfermità mentale dell’uomo mentre ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione. Antonucci verso le ore 14 del 12 gennaio scorso scatenò la sua ira contro la ex moglie e il suo compagno. Ma dopo i primi tre colpi la pistola si inceppò. La donna Rosaria Montanello, di 40 anni, nonostante le ferite riuscì ad avvertire la Polizia.
Antonucci fu bloccato dopo circa un’ora dagli agenti di commissariato Ponticelli  nell’abitazione di una sua nipote, a Napoli. Con Rosaria Montanello rimase ferito anche il compagno Antonio Fevola.
Giuseppe Antonucci ha precedenti per ricettazione, violenza privata e per l’omicidio colposo della prima moglie Loredana Esposito assassinata a Napoli nel rione Luzzatti il 25 gennaio del 1991.

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Salerno, aggressione ai vigili: arrestati tre egiziani tra cui un minore

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Nella serata di ieri, personale della Polizia di Stato appartenente alla Questura di Salerno ed alla Polizia Municipale, ha arrestato due cittadini egiziani, identificati per Draz Radwan Abouzed Ali, 19enne, e Saad Makarious Khalil Nashed, 18enne, entrambi domiciliati a Cava de Tirreni per i reati, in concorso, di violenza, minacce, resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale, nonché per il rifiuto d’indicazioni sulla propria identità.
Per gli stessi reati, un minore, identificato per un cittadino egiziano, di anni 17, è stato deferito in stato di libertà e, su disposizione del Magistrato di turno del Tribunale dei Minorenni di Salerno, è stato affidato a personale di una Casa di Accoglienza per minori. In particolare, alle ore 18:00 circa di ieri, una pattuglia della Polizia Municipale notava, sul lungomare cittadino, due giovani extracomunitari che discutevano animatamente tra loro, di cui uno a torso nudo ed in evidente stato di ubriachezza.
Alla richiesta di documenti, i due extracomunitari, più un terzo straniero che si avvicinava alla vista delle divise, inveivano contro gli agenti della Polizia Municipale rifiutando di fornire le proprie generalità. I due soggetti nel tentativo di divincolarsi e darsi alla fuga cagionavano lievi lesioni ad uno dei
componenti della pattuglia della Polizia Municipale.
In breve tempo, gli agenti riuscivano ad intercettare uno dei due stranieri; grazie all’intervento della Volante della Polizia di Stato, intervenuta immediatamente sul posto, veniva bloccato anche l’altro soggetto datosi alla fuga. Nella circostanza, veniva bloccato anche il minorenne. Il DRAZ e il SAAD, pertanto, venivano arrestati, mentre il minore veniva deferito in stato di libertà.
Nel corso della stessa serata, inoltre, sempre sul Lungomare Trieste di Salerno, i poliziotti della Sezione Volanti della Questura hanno deferito all’Autorità Giudiziaria, tale A. D., cittadina marocchina, di anni 18, residente in Sarno, resasi responsabile dei reati di rifiuto di fornire le proprie generalità e resistenza a Pubblico Ufficiale.
In particolare, intorno alle ore 21.00, sul tratto pedonale del lungomare Trieste, nei pressi del bar Macondo, nell’area interessata poco prima dal precedente intervento, veniva controllata la straniera, in evidente stato di ebbrezza, che tuttavia rifiutava di fornire le proprie generalità. La ragazza, di età apparente di circa venti anni, con tratti somatici nordafricani, all’improvviso iniziava una fuga precipitosa, ma veniva raggiunta e bloccata dai poliziotti in prossimità del
sotto piazza di Piazza della Concordia.
La donna, sottoposta a foto segnalamento e rilievi foto dattiloscopici per la compiuta identificazione presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica, veniva compiutamente identificata e, dall’interrogazione alla banca dati, risultava avere un permesso di soggiorno, a tempo indeterminato un precedente di polizia risalente all’anno 2016 per rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio a Pubblico Ufficiale nei confronti di agenti della Polizia Ferroviaria, e un altro precedente per furto aggravato ai danni di un esercizio commerciale durante l’apertura al pubblico.

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