Quantcast
Channel: Cronaca – Cronache della Campania
Viewing all 52133 articles
Browse latest View live

Miano: padre e figlio eliminati dallo stesso commando. Il giallo dello scooter di Aniello Di Napoli

$
0
0

omicidio di napoli padre e figlio

Padre e figlio: Aniello e Vincenzo Di Napoli potrebbero essere stati uccisi dallo stesso gruppo di fuoco e anche dalla stessa arma. I due legati alla famiglia Lo Russo hanno pagato col sangue l’appartenenza ai “capitoni” nella cruenta guerra di camorra che si è scatenata lungo l’asse Miano e rione Sanità. Nessuno dei due aveva precedenti per associazione camorristica ma il padre secondo gli investigatori gestiva una piazza di spaccio nella zona di San Gaetano. L’inchiesta sull’omicidio di Aniello di Napoli tra l’altro si condisce di un giallo. Ieri mattina infatti nel corso dei controlli della polizia in tutta la zona di Miano e della don Guanella uno scooter con un uomo e una donna in sella no si è fermato all’alt. Ne è nato un inseguimento ma i due sono riusciti a fare perdere le tracce. Un agente di polizia però è riuscito a segnare il numero di targa che  è risultato intestato proprio ad Aniello di Napoli, la vittima dell’altra sera. Ora gli investigatori stanno cercando di capire chi erano i due e perché viaggiavano sullo scooter della vittima. Le indagini sull’omicidio si concentrano sul gruppo dei Mallo e sui loro alleati della zona frattese. Le analogie tra i due agguati il padre e il figlio Vincenzo ucciso il 9 dicembre del 2015 tra via Miano e piazza Tafuri, sono tante e per questo che gli investigatori ritengono che sia stati eliminati dallo stesso gruppo di fuoco.

(nella foto l’auto con il corpo di Aniello di Napoli , nel riquadro a sinistra e in quello a destra il figlio Vincenzo)


La piccola Fortuna fu uccisa perché rifiutò l’ennesima violenza sessuale. Il Procuratore: “Omertosa indifferenza”

$
0
0

Fortuna-Loffredo

Il 24 giugno 2014 Raimondo Caputo, arrestato per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avrebbe costretto la bambina a salire sul terrazzo all’ottavo piano dello stabile del Parco Verde di Caivano nel quale entrambi abitavano. Da qui l’avrebbe lanciata nel vuoto, probabilmente a seguito del rifiuto della minore di subire l’ennesima violenza sessuale. E’ questa l’ipotesi della Procura di Napoli Nord che ha indagato sull’omicidio della bimba di 6 anni e che ha portato questa mattina all’esecuzione, da parte dei Carabinieri di Casoria, di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Raimondo Caputo, compagno di Marianna Fabozzi, vicina di casa della famiglia della bambina. Caputo, secondo gli investigatori, avrebbe costretto Fortuna a subire ripetuti atti sessuali; inoltre avrebbe abusato sessualmente di altre due minori, una delle quali compagna di gioco di Fortuna. Nell’ambito della stessa indagine sia Caputo che Fabozzi sono stati già raggiunti da provvedimenti cautelari personali per violenza sessuale aggravata nei confronti di una bambina di 12 anni. Inoltre Marianna Fabozzi è la madre di Antonio Giglio, bimbo di 3 anni morto in circostanze simili a quelle di Fortuna, circa un anno prima. Caputo ha ricevuto la notifica dell’ordinanza in carcere.  La svolta nelle indagini é arrivata dai racconti di altre piccole vittime di abusi sessuali. A riferirlo gli inquirenti, incontrando la stampa. Tre minori, infatti, durante questo lungo lavoro investigativo, sono stati allontanati dal contesto familiare e, assistiti da personale qualificato, hanno iniziato a riferire particolari diventati la “chiave di lettura” delle indagini, che già attraverso le intercettazioni avevano tracciato un quadro molto grave di attivita’ di pedofili nel Parco Verde di Caivano.  “Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta”. Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre figli minorenni della donna che si trova ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale, e il cui compagno è stato arrestato per la morte di Fortuna. Airoma ha parlato di “omertosa indifferenza e colpevole connivenza” riscontrate da parte degli adulti. L’indagine sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo “svela un quadro preoccupante in alcuni quartieri dell’area a nord di Napoli, dove l’infanzia non è tutelata, non si consente ai giovani di avere un normale personeo di crescita”. Così il procuratore capo di Napoli nord, Francesco Greco, durante la conferenza stampa sulle indagini. “E’ un problema di cui tutti dobbiamo farci carico, penso alla scuola, alla chiesa, al comune, ai servizi sociali”, ha sottolineato Greco.

Due calciatori Under della Turris nella baby gang che terrorizzava la città. Rinchiusi in una comunità

$
0
0

polizia

Giocatori di una squadra juniores di calcio di giorno, di notte bulli di una baby gang che il gip per minori di Napoli Marina Ferrero descrive con toni duri: “capaci di essere altre persone di notte, quando chi e’ malato dentro puo’ liberare tutta la sua malignita’ in azioni delittuose disgustose”. Due calciatori della under 18 della Turris sono in comunita’ dopo una indagine del commissariato di Torre del Greco, legata a una tentata rapina del 17 gennaio scorso nella quale un adolescente fu selvaggiamente picchiato, riportando lesioni. Una aggressione a opera di una baby gang di cinque persone (tre componenti sono ancora da identificare), apparentemente per una Vespa 50 Pk, in realta’, “per futili motivi”, scrive il gip, un bottino “esiguo” se diviso.  Uno dei due destinatari del provvedimento cautelare ha compiuto 18 anni da un mese, l’altro ne ha 17. Alla vittima, incrociata nel tardo pomeriggio, il branco chiese con toni minacciosi il ciclomotore e denaro; poi i baby bulli la spintonarono fino a che cadde’ a terra, e infierirono su di lui a calci e pugni. Non ne ricavarono nulla, dato che il ragazzo non aveva soldi nelle tasche, e la Vespa non partiva. Alla polizia arrivo’ una denuncia dettagliata anche perche’ la vittima aveva riconosciuto uno dei suoi aggressori, proprio perche’ giocava nella squadra di calcio giovanile da lui seguita; attraverso Facebook, l’identificazione dell’altro destinatario del provvedimento restrittivo, pure riconosciuto formalmente dalla vittima.

Boscotrecase: i carabinieri scoprono armi e droga nascoste in via Sepolcri

$
0
0

carabinieri secondigliano

Una pistola, un ordigno esplosivo rudimentale, munizioni e droga sono stati trovati a ridosso delle palazzine residenziali di via Sepolcri a Boscotrecase  nel corso di controlli del carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata con il supporto del Reggimento Campania e del nucleo cinofili di Sarno  I militari hanno perquisito diversi appartamenti. Nel terreno di fronte all’insediamento popolare sono state trovati una pistola mitragliatrice “Scorpion” con 36 colpi nel caricatore; un ordigno artigianale contenente 200 grammi circa di sostanza esplosiva mischiata a chiodi; 28 cartucce calibro 380 automatico ed 8 cartucce calibro 357 magnum. Inoltre sono stati trovati circa 230 grammi di cocaina e 110 grammi circa di sostanza da taglio. Sul posto sono intervenuti anche gli artificieri del Comando provinciale di Napoli che hanno fatto brillare l’ordigno.

Bomba molotov contro la casa della casa dell’orco del parco Verde

$
0
0

parco verde caivano

Una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro l’abitazione nella quale è agli arresti domiciliari Marianna Fabozzi, compagna del presunto omicida di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni uccisa il 24 giugno 2014 nel Parco Verde a Caivano. Il fatto è accaduto oggi a mezzogiorno. La molotov ha causato leggeri danni a una finestra. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri.

Nola, autista tenta di corrompere agenti per evitare multa:denunciato

$
0
0

controlli-polizia

Stamattina sull’autostrada A30 – area di servizio Tre Ponti est, gli agenti del distaccamento polizia stradale di Nola, nell’ambito dei servizi predisposti e tesi alla prevenzione e repressione degli illeciti in materia di autotrasporto, durante il servizio di ‘Centro Mobile di Revisione’ in dotazione a personale della M.C.T.C., ha proceduto al controllo di un complesso veicolare (autoarticolato) con targa olandese. Durante la fase di verifica della documentazione del veicolo e del conducente, è stato accertato che nell’apparecchiatura cronotachigrafo posta all’interno del mezzo (dispositivo elettronico che registra la velocità, i tempi di guida e di riposo degli autisti) era registrata una persona diversa dal conducente controllato. Quest’ultimo, resosi conto delle pesanti conseguenze cui sarebbe andato incontro per le violazioni commesse, ha offerto agli agenti 50 euro. I poliziotti hanno quindi provveduto a sequestrare la banconota e informare l’autorità giudiziaria competente che ha subito disposto la denuncia in stato di libertà dell’autista per il reato di tentata corruzione. Lo straniero sperava di evitare una onerosa sanzione amministrativa che avrebbe comportato il pagamento immediato di una somma di 848 euro e la sospensione della patente di guida.

Secondigliano: per la morte di Fabio Giannone spunta la pista della spedizione punitiva andata male

$
0
0

giannone combo

Una inquietante ipotesi si sta facendo strada nelle indagini sulla morte di Fabio Giannone il ragazzo di 21 anni trovato morto sotto un’auto la mattina del 10 aprile scorso in via Vittorio Emanuele III a Secondigliano. Il pm Maria Sepe ha aperto un fascicolo di indagine con l’accusa di omicidio stradale. La cosa inquietante e che con molta probabilità si tratta di qualcosa di diverso dall’omicidio stradale perché il giovane, che non aveva precedenti penali, sarebbe stato ucciso nel corso di una spedizione punitiva andata male tra giovani borderline nei clan di Secondigliano. Il padre della vittima è uno dei tanti morti ammazzati negli anni Novanta nella prima faida di camorra a Secondigliano, lo zio Claudio, gestiva invece una piazza di spaccio alle Case Celesti ed è in carcere per scontare una condanna a 4 anni e 8 mesi di carcere. La pista che stanno seguendo gli investigatori è di una spedizione punitiva perché sarebbe stato compiuto un raid nei confronti di una attività commerciale di un parente di un boss dei Di Lauro. In questo contesto si inserisce la spedizione punitiva finita male e in cui  Fabio Giannone sarebbe rimasto vittima.

Capri: bloccata la funicolare, turisti e pendolari dovevano raggiungere l’aliscafo

$
0
0

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

Capri. Bloccata la funicolare di Capri, con i passeggeri a bordo, in gran parte pendolari e turisti che dovevano prendere l’aliscafo di ritorno. Il guasto – di cui i motivi non sono ancora stati accertati – ha portato allo stop delle due piccole vetture che trasportano circa cento passeggeri. Poco prima delle 17, all’improvviso i due vagoncini si sono fermati sulle rotaie, uno in prossimità della stazione di Marina Grande e l’altro a pochi passi dalla celebre piazzetta. I passeggeri sono stati fatti scendere dalle scalette che costeggiano le rotaie e sono riusciti a raggiungere a piedi la stazione di arrivo. Al momento non si sa quando il guasto potrà essere riparato.


Giugliano: la Dda chiede circa 200 anni di carcere per il clan Mallardo

$
0
0

o-malato-clan-mallardo-660x330

Si è tenuta stamattina, davanti al gip Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli, la requisitoria per coloro che sono imputati nell’operazione eseguita lo scorso gennaio contro il clan Mallardo. Il pm della Dda Maria Cristina Ribera ha formulato le richieste di condanna che vanno dai 3 anni ai 20 chiesti per il boss Vincenzo ‘o Malato. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono: associazione di stampo mafioso, estorsione, truffa, ricettazione, violenza privata, minaccia, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, turbativa d’asta. Nel mirino degli uomini del Gico, Gruppo investigazione criminalità organizzata, l’ala “militare” del clan, che per gli inquirenti era capeggiata da Vincenzo D’Alterio, Giuseppe Ciccarelli e Giuliano Pianese (quest’ultimo formalmente dipendente della Asl Napoli 2 Nord), che, “mediante l’intimidazione mafiosa, avrebbero controllato il territorio sulla fascia costiera dell’area settentrionale di Napoli (Varcaturo, Lago Patria e Licola)”. Alcuni degli arrestati sono tutt’ora in carcere, mentre altri, tra cui il medico dell’Asl Perrino, fu scarcerato dal Riesame.

ECCO TUTTI I NOMI DEGLI IMPUTATI

1. Vincenzo D’Alterio residente a Giugliano – detenuto – (difeso dall’avvocato Alfonso Palumbo) chiesti 20 anni

2. Davide Barbato residente a Giugliano – ai domiciliari – (difeso dall’avvocato Antonio Russo)

3. Giuseppina Basile residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Giovanni Guariniello)  chiesti 5 anni

4. Marco Carrella residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Libero Mancuso e Francesco Casillo) chiesti 12anni 

5. Ernesto Cecere residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Domenico Pennacchio)

6. Gaetano Cecere residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Luigi Canta)  chiesti 6 anni

7. Assunta Ciccarelli residente a Giugliano (difesa dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) chiesti 6 anni

8. Francesco Ciccarelli residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) chiesti 8 anni

9. Giuseppe Ciccarelli residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Paolo Trofino e Marco Sepe) chiesti 18 anni

10. Silvestro Ciccarelli residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Gennaro Lepre e Marco Guaglianone) chiesti 8 anni

11. Biagio D’Alterio residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano)

12. Giovanna D’Alterio residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo)  chiesti 8 anni

13. Giuseppe D’Alterio del 1960 residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano)  chiesti 16 anni

14. Giuseppe D’Alterio del 1974 residente a Giugliano – detenuto – (difeso dagli avvocati Alfonso Palumbo e Claudio Botti)

15. Umberto D’Alterio residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Matteo Casertano)

16. Isabella Damiano residente a Pozzuoli (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo)  chiesti 6anni

17. Monica De Carlo residente a Napoli (difesa dall’avvocato Lello Della Pietra)

18. Salvatore De Carlo residente a Pozzuoli (difeso dagli avvocati Anna Catapano e Lello Della Pietra)

19. Domenico di Lorenzo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

20. Giuliano Di Lorenzo residente a Napoli – detenuto – (difeso dagli avvocati Anna Catapano e Lello Della Pietra) chiesti 18 anni

21. Giuseppina Di Lorenzo domiciliata a Giugliano (difesa dall’avvocato Anna Savanelli)  chiesti 3 anni

22. Teresa di Lorenzo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Anna Savanelli)  chiesti 5 anni

23. Francesco Di Nardo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Antonio Dell’Aquila)  chiesti 3 anni

24. Luigi Felace residente a Mugnano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

25. Michele Felace residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

26. Teresa Felace residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Alfonso Palumbo)  chiesti 8 anni

27. Anna Galluccio residente a Villaricca (difesa dall’avvocato Bibiana Marsilia)  chiesti 5 anni

28. Antonietta Granata residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Salvatore Cacciapuoti)

29. Felice Granata residente a Giugliano – ai domiciliari – (difeso dall’avvocato Antonio G. Russo)

30. Stefania Granata residente a Giugliano (difesa dall’avvocato Salvatore Cacciapuoti)

31. Anna Incarnato residente a Brusciano (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

32. Raffaele Incarnato residente a Napoli (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

33. Aureliano Iovine residente a Napoli (difeso dall’avvocato Carla Maruzzelli)

34. Sabrina Iovine residente a Mogliano Veneto (difeso dall’avvocato Marco Muscariello)

35. Marco La Volla residente a Villaricca (difeso dall’avvocato Antonio Dell’Aquila)  chiesti 12 anni

36. Luigi Mauriello residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Nunzio Mallardo)  chiesti 8 anni

37. Antonio Morrone residente a Castelvolturno (difeso dall’avvocato Giuseppe Pirozzi)

38. Pasquale Parisi residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Pasquale Pianese)

39. Gennaro Perrino residente a Vico Equense (difeso dagli avvocati Arturo Frojo e Errico Frojo)

40. Antonio Pianese residente a Giugliano (difeso dagli avvocati Guastavo Pansini e Antonio Dell’Aquila)  chiesti 12 anni

41. Giuliano Pianese residente a Villaricca (difeso degli avvocati Gustavo Pansini e Antonio Dell’Aquila)

42. Marilena Pianese residente a Villaricca (difeso degli avvocati Gustavo Pansini e Antonio Dell’Aquila)  chiesti 10 anni

43. Luigi Puca residente a Sant’Antimo (difeso dall’avvocato Giovanni Guariniello)

44. Claudio Radente residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Giuseppe Pellegrino)  chiesti 8 anni

45. Raffaele Sebillo residente a Quarto (difeso dall’avvocato Davide Valenziano)

46. Gaetano Stanzione residente a Pozzuoli (difeso dall’avvocato Angelo Vignola)

47. Anna Taglialatela Scafati residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Umberto Perga)

48. Ciro Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Antonio Piantadosi)

49. Giovanni Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Angelo Vignola e Antonio Piantadoti)

50. Maria Teresa Topo residente a Giugliano (difeso dall’avvocato Salvatore Impradice)

(fonte teleclubitalia.it)

Sequestrano l’autista di un Tir e lo rapinano: arrestati in 4. Sono di Marano, Melito, Casoria e Secondigliano

$
0
0

carabiniri rapina tir

Questa mattina, gli agenti del compartimento della polizia stradale per la Campania ed il Molise, hanno arrestato G. G. (quarantenne di Marano), G. R. (44enne di Melito), F. V. (48enne di Casoria) e G. P. (24enne di Secondigliano), quest’ultimo accusato di ricettazione, mentre gli altri tre sono ritenuti responsabili del reato di rapina e sequestro di persona. . I tre malviventi, poco prima, armati ed a bordo di una Lancia Y, avevano rapinato a Marano di Napoli, un autocarro adibito al trasporto di generi alimentari e sequestrato l’autista costringendolo a seguirli. Entrambi i mezzi sono stati però intercettati dai poliziotti a Mugnano di Napoli mentre sulla Strada Provinciale 1 si dirigevano verso Melito. Inseguiti sino ad un deposito di bibite sono stati raggiunti.In tre sono stati sorpresi mentre scaricavano la merce dall’autocarro all’interno del deposito di proprietà di uno di loro. Il quarto invece è stato sorpreso all’interno della Lancia con l’autista dell’autocarro trattenuto sotto la minaccia di una pistola, successivamente rivelatasi un revolver giocattolo priva di tappo rosso. I quattro malviventi sono stati pertanto arrestati e subito condotti alla Casa Circondariale di Napoli – Poggioreale. La pistola è stata posta sotto sequestro e tutta la merce rapinata, costituita da generi alimentari vari, bibite, olii e detergenti per la casa, è stata invece restituita al legittimo proprietario.

Morte al Ruggi, il reperto ‘chiave’è stato incenerito: nuove accuse per medici e infermieri coinvolti

$
0
0

palmina casanova

SALERNO. E’ finito nei rifiuti speciali e incenerito il ‘sigma’ prelevato a Palmina Casanova, la 56enne di Atrani, morta per un sospetto caso di malasanità. La prova ‘madre’ per accertare se vi è stata negligenza dei medici nel corso dell’intervento chirurgico per cisti ovarica, fatto con la tecnica della laparoscopia, non esiste più. Lo hanno scoperto gli uomini del Nas del Capitano Gianfranco Di Sario, nel corso delle indagini delegate dal sostituto procuratore Elena Guarino. E quindi per coloro che ‘volontariamente’ o con ‘dolo’ hanno inviato il reperto presso la ditta che si occupa di smaltimento dei rifiuti speciali dell’ospedale si profila l’accusa di favoreggiamento. Un fascicolo parallelo a quella per la morte di Palmina Casanova è stata aperto dal magistrato che – grazie alle indagini del Nas – ha ricostruito i passaggi che hanno portato alla distruzione del reperto, uscito dalla sala operatoria nel corso dell’intervento chirurgico in extremis per salvare la donna, ed è stato consegnato ad un infermiere per essere archiviato in attesa di essere consegnato ai periti. Il pm ha anche fatto acquisire l’atto con il quale il commissario dell’azienda ospedaliera, Nicola Cantone, ha motivato la decisione di revocare dall’incarico il primario del Reparto di Rianimazione. Accertato che il reperto è stato già incenerito, i carabinieri del Nas cercano di ricostruire quanto accaduto tra il primo intervento in laparoscopia e la morte di Palmina Casanova, attraverso l’analisi delle cartelle cliniche sia del Ruggi che dell’ospedale Castiglione di Ravello dove la donna è transitata, venerdì scorso, prima di essere trasportata a Salerno dove è morta. La notifica degli avvisi di garanzia è iniziata ieri pomeriggio, per consentire agli inizi della prossima settimana l’esecuzione dell’autopsia. 

Gragnano, lancia pietre dal balcone in strada: oltre 20 auto colpite, denunciato 40enne

$
0
0

carabinieri

In preda a un improvviso raptus di follia di mette al balcone di casa e lancia sassi contro le auto e le moto in transito in strada. E’ successo ieri a Gragnano dove un 40 enne è stato bloccato e denunciato dai carabi ieri dopo che aveva cercato di colpire anche l’auto dei militari arrivati sul posto perché avvertirti dai passanti.L’episodio si è verificato lunga la strada provinciale 366 per Agerola. Oltre 20 autovetture sono state colpite dai sassi lanciati dall’uomo. Solo per in caso fortuito non ci sono stati feriti.

 

Aniello Di Napoli voleva vendicare il figlio ucciso ed era finito nella “black list” dei Mallo

$
0
0

di napolipadreefiglio

Aniello Di Napoli  voleva vendicare la morte del figlio Vincenzo ucciso il 9 dicembre scorso in via Miano. E per questo che era finito nella black list del gruppo Mallo-Spina-Esposito. del resto l’omicidio di suo figlio è stato il primo del gruppo degli emergenti “mianesi”in risposta a quello del boss Pierino Esposito avvenuto lo scorso anno alla Sanità. Aniello di Napoli non si dava pace e aveva cominciato fare troppe domande in giro. Cosa questa che ha pagato anche lui a caro prezzo due sere fa quando è stato avvistato dal commando di sicari mentre tornava a casa in via Janfolla. Sapeva di essere in pericolo soprattutto dopo gli ultimi fatti di sangue dell’ultima settimana,era particolarmente attento. Ma aveva deciso di non chiudersi in casa proprio perché voleva vendicarsi. Ma i nemici lo hanno anticipato.

 

Latitante del clan Beneduce scovato a Capodrise nel Casertano

$
0
0

arresto-carabinieri-606x300

Steso sul divano nel soggiorno del “compare” di Capodrise, sonnecchiava davanti alla tv il ricercato Antonio Ferro, 35enne di Quarto, ritenuto affiliato di spicco al clan “Longobardi – Beneduce”, operante per il controllo degli affari illeciti nel territorio di Pozzuoli e zone limitrofe. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Pozzuoli, che lo cercavano da tempo, hanno fatto irruzione nella casa che lo ospitava insieme ai colleghi della compagnia di Marcianise e l’hanno sorpreso e catturato. Irreperibile e ricercato dal luglio 2015, era destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli e dovra’ espiare un anno e otto mesi di reclusione per trasferimento fraudolento di beni aggravato da finalita’ mafiose. Denunciato in stato di liberta’ il 58enne che l’aveva ospitato nella sua abitazione. L’arrestato e’ stato condotto nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Furto alla scuola “Russo e Montale” di Materdei: arrestati 4 minorenni

$
0
0

scuola russo emontale

Quattro minorenni sono stati sorpresi a rubare in una scuola ed arrestati dai Carabinieri questa notte nella scuola d’ infanzia “Russo e Montale”, al Vico S. Maria a Fonseca nel quartiere di Materdei. I militari della Compagnia Stella sono intervenuti dopo la segnalazione di un cittadino che aveva avvertito rumori sospetti nell’ istituto scolastico. I 4 minorenni, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, sono stati trovati al terzo piano dell’ edificio, nascosti sotto i tavoli. Avevano sottratto circa 70 euro da un distributore automatico di bevande e snack e stavano vandalizzando gli arredi della scuola alla ricerca delle chiavi della cassaforte, che contiene apparati informatici. I minorenni si erano introdotti nella scuola dopo aver forzato una porta con attrezzi da scasso, che sono stati sequestrati. Danneggiato anche l’ impianto di videosorveglianza dell’ Istituto. Sono accusati di concorso in danneggiamento e furto.


Polfer salva gattini alla stazione di Napoli, applausi dai passeggeri

$
0
0

polfer

Alcuni gattini nati da poco che si erano rifugiati sotto un treno alla Stazione Centrale di Napoli sono stati salvati dagli agenti della Polizia Ferroviaria, dopo una segnalazione di alcuni viaggiatori e prima della partenza del treno. I gattini avevano trovato riparo nella parte sottostante del treno regionale 2410, in partenza da Napoli Centrale alle 20:45. Probabilmente infreddoliti, molto piccoli e bisognosi ancora della mamma, i gattini erano riusciti a raggiungere il vano portafiltri, adiacente ai motori, collocato nella parte sottostante del locomotore. Gli animali sono stati affidati successivamente ad alcuni viaggiatori che ne avevano fatto richiesta di adozione. Il treno regionale 2410 è partito in ritardo, ma senza lamentele dei viaggiatori, che hanno applaudito i poliziotti.

Calvizzano: bimba di tre anni muore schiacciata da un cancello

$
0
0

news_img1_76708_ambulanza

– Una bimba di tre anni è morta in ospedale a Giugliano in Campania dove è stata portata dopo essere stata schiacciata da un cancello di una villetta di via Scarlatti, nella vicina Calvizzano. La bimba è scesa da un’auto per aprire con un parente il cancello quanto quest’ultimo è uscito dai binari ed è caduto addosso alla piccola schiacciandola. La piccola è stata subito portata in ospedale dove però è spirata. Sull’accaduto indagano i carabinieri.

Camorra:indagini anche sul finanziamento di una rassegna a S.Maria C.V.

$
0
0

comune-santa-maria-cv

Non solo il restauro dell’antico Palazzo Teti Maffuccini, ma anche il finanziamento di una rassegna di eventi promozionali (“La Città Sotto la Città”), per il quale la Regione Campania stanziò un finanziamento con fondi europei di 247mila euro, è entrato nelle indagini della Dda di Napoli sugli appalti e le presunte collusioni con clan dei Casalesi a Santa Maria Capua Vetere. Un’inchiesta che ha portato nei giorni scorsi, tra l’altro, all’arresto dell’ex sindaco della città sammaritana, Biagio Di Muro nonché al coinvolgimento (per la sola vicenda del restauro del palazzo) del presidente del Pd Campania (autosospeso) e consigliere regionale Stefano Graziano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. E’ quanto emerge dal rapporto dei carabinieri di Caserta depositato agli atti dell’indagine dei magistrati dell’Antimafia partenopea. Per gli investigatori, gli interventi per favorire l’erogazione dei fondi da parte della Regione servono principalmente per documentare i rapporti, anche indiretti, del sindaco dell’epoca con Alessandro Zagaria, imprenditore ritenuto legato al clan dei Casalesi, finito in carcere nell’ambito della stessa inchiesta con l’accusa di 416 bis. Gli inquirenti evidenziano infatti in particolare i rapporti di Di Muro con una parente di Zagaria, Maria Rosaria Madonna (non indagata nell’inchiesta), destinata a ricoprire la carica di direttrice artistica della manifestazione. La donna è risultata “ben collegata con esponenti politici regionali, tra i quali l’ex assessore regionale al Turismo Pasquale Sommese (anch’egli non indagato, ndr), del Nuovo Centrodestra”. Dalle intercettazioni emerge che la donna “era stata già designata dal sindaco prima ancora della pubblicazione del bando di gara da parte del Comune (pubblicato nel settembre 2015)”. Madonna, sottolineano i carabinieri, “si era impegnata affinché la Regione concedesse il finanziamento interessando direttamente Sommese e fissando con questi un incontro al quale parteciperà, oltre che la stessa Madonna, Biagio Di Muro. Appare ovvio che dietro tale interessamento Madonna sarà ricompensata con la nomina a direttrice artistica della manifestazione”. Le intercettazioni documentano la contrarietà alla nomina da parte di un assessore e un geometra del Comune “ritenendola non scaturita da un accordo politico”. “Tuttavia entrambi – si legge nel rapporto dei carabinieri – convengono che la nomina sia avvenuta soltanto perché la donna è vicina al sindaco e quindi non possono far altro che condividerne la scelta anche se contrari”. Madonna, che per un breve periodo era stata sindaco di Casal di Principe e lo scorso anno si era candidata nella lista a sostegno di Caldoro presidente-Nuovo Psi, secondo quanto accertato dagli investigatori aveva perorato presso Sommese l’interessamento del Comune al finanziamento già nel settembre 2014. Prima quindi “della graduatoria di merito proposte dai comuni, il politico “de quo” le avrebbe assicurato l’esito favorevole di quanto richiesto, specificando di aver ottenuto il massimo del finanziamento”. Ciò verrebbe alla luce da una telefonata tra Madonna e Di Muro (del 10 settembre 2014) durante la quale la donna avverte il sindaco che “è tutto ok, è 1.12” spiegando che si devono prima vedere loro due e poi andare insieme da Pasquale dopo il 20 ottobre.

Faida di camorra: è in atto “l’esodo biblico” dei Lo Russo da Miano e dalla Don Guanella

$
0
0

Rione-don-Guanella

E’ come l’esodo biblico degli ebrei ai tempi di Erode: c’è la grande fuga da Miano e da via Janfolla di tutti gli esponenti di spicco del clan Lo Russo per sfuggire al nemico che non vuole fare prigionieri, ma solo morti. La guerra di camorra in atto con il gruppo dei Mallo-Esposito-Spina è di quelle cruente fatta di morti e  feriti, di “stese”, di agguati e di  minacce. E allora è meglio cambiare aria. Così come era avvenuto lo scorso anno dopo l’omicidio di Pietro Esposito alla Sanità con la cacciata dei “mianesi” ovvero i Mallo e sta avvenendo al contrario ora nella roccaforte storica dei “capitoni”.Il commando di sicari del gruppo degli emergenti composto da una mezza dozzina di giovani che provengono anche dalla zona frattese e che sono disposti a tutto. Sempre pronti ad entrare in azione per dimostrare la loro forza. Anche perché quello che viene indicato dagli investigatori come il capo ovvero Walter Mallo è scampato ad un agguato alcuni giorni fa rimanendo miracolosamente ferito solo all’avambraccio sinistro. Un affronto che va pagato con altro sangue. Perciò è arrivato subito l’omicidio di Aniello Di Napoli. Una risposta immediata per far capire ai nemici che non si scherza. E allora da due giorni molte delle case di via Janfolla degli affiliati ai “capitoni” si sono sfollate improvvisamente. La presenza massiccia e continua delle forze dell’ordine comunque non li ha fatto sentire al sicuro e per questo hanno deciso di allontanarsi. Con tutti i componenti della famiglia Lo Russo in carcere i “capitoni” ora si sentono allo sbando e in grave pericolo. L’offensiva del gruppo Mallo è determinata. Si teme lo spargimento di altro sangue.

Morte della piccola Fortuna: due inquiline indagate per false dichiarazioni. L’orco si difende: “Non l’ho uccisa io”

$
0
0

Domenica Guardato, 27 anni, madre di Fortuna. 6 anni,  mostra una foto della figlia di 6 anni ritrovata morta davanti al suo palazzo a Caivano e che - secondo l'autopsia - ha subito abusi sessuali, 15 ottobre 2014. ANSA / CIRO FUSCO

Due inquiline del “palazzo degli orrori” di Parco Verde di Caivano , dove viveva la piccola Fortuna Loffredo, uccisa a sei anni lo scorso 24 giugno 2014, sono indagate dalla Procura di Napoli Nord per l’ipotesi di reato di false dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria. Fra le persone indagate – si apprende da fonti vicine all’inchiesta – vi è la donna che gli investigatori ritengono abbia raccolto la scarpa persa da Fortuna al momento della morte. La donna raccontò agli investigatori che, il giorno della morte di Fortuna, era rimasta seduta tutta la mattina fuori alla porta di casa perché faceva caldo e di non aver visto passare la bimba, né tantomeno Caputo. Qualche giorno dopo però la donna venne intercettata nella sua abitazione mentre parlava con il figlio. “L’ho buttata io la scarpa, non lo voglio dire a nessun ‘u fatt ra scarpetella’, perché qua sono venute le guardie”, diceva, riferendosi al sandalo di Fortuna, perso durante la caduta dall’ottavo piano del palazzo e che – secondo la ricostruzione degli investigatori – lei aveva ritrovato e fatto sparire per non essere coinvolta nelle indagini. Tra gli elementi raccolti dagli investigatori nell’inchiesta che ha portato ieri all’arresto di Raimondo Caputo, 43 anni, accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, di 6 anni, il 24 giugno 2014, nel Parco Verde di Caivano, non ci sono tracce di Dna. Lo si apprende da fonti investigative. In un’intercettazione allegata all’ordinanza di custodia cautelare a carico di Caputo, quest’ultimo, mostrandosi preoccupato e riferendosi a Fortuna, dice: “Vuoi vede che là sopra c’è il sudore mio”. “Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali”: si è difeso così, stamani, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, Raimondo Caputo, L’interrogatorio – si apprende a palazzo di giustizia – è stato condotto dal Gip Alessandro Buccino Grimaldi; presente il pm di Napoli Nord Claudia Maone. Caputo, che ieri aveva dato segni di cedimento al momento della notifica dell’ordinanza, in carcere, dove era già detenuto per violenza sui figli della sua convivente, oggi – si apprende sempre da fonti giudiziarie – ha ribadito la linea tenuta in questi due anni di indagini, ed è tornato a essere la persona che il gip descrive nell’ordinanza come “caparbio” nell’ostacolare l’attività investigativa. Nell’interrogatorio, che si è svolto nel carcere di Poggioreale e non si è protratto a lungo, Caputo ha respinto tutte le accuse e ha ribadito le posizioni tenute nel corso delle indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto Domenico Airoma. In particolare ha detto di non trovarsi nel luogo dove è morta Fortuna, di essere “un buon padre” e di “non aver commesso mai niente”.

Viewing all 52133 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>