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Sono complessivamente 39 gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli, delegata ai carabinieri del Noe, per un traffico illecito di rifiuti in una porzione della cosiddetta Terra dei Fuochi. Il gip partenopeo ha emesso un provvedimento di arresto, con il beneficio dei domiciliari, pero’, solo per 14 di questi, mentre altri quattro sono destinatari di un divieto di dimora. Le misure cautelari restrittive riguardano, tra gli altri, Toni Gattola, titolare di una societa’ di consulenza ambientale (Omega Srl), e tre componenti della famiglia Liccardi, titolari di uan societa’ edile (Eu.Sa.Edilizia Srl), nonche’ i titolari della San Severino ricomposizioni ambientali (Massimo Capuano, Enrico Micillo, Gennaro Pianura), il titolare della societa’ Te.Vin Srl (Crescenzo Catogno), e quelli della Neos (Biagio Illiano, Antonio e Luigi Carannante), insieme a collaboratori e dipendenti delle societa’ coinvolte nell’indagine. La gestione illegale dei rifiuti avveniva con la ricezione e miscelazione illecita di materiali provenienti da varie imprese che non erano autorizzate a riceverli; ma anche con irregolarita’ sistematiche nella tenuta dei registri di carico e scarico e in quelle di trasporto; l’assenza di macchinari necessari; la mancanza di analisi e accertamenti chimici sui rifiuti; la miscelazione di rifiuti non pericolosi, senza analisi adeguate e senza tracciabilita’; l’irregolarita’ nella redazione dei formulari. Le indagini sono partite dalle verifiche effettuale dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Caserta in seguito ad un esposto anonimo nel quale veniva denunciata un’attività di raccolta, stoccaggio e commercio di inerti da demolizione. Le indagini svolte congiuntamente dai militari del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e dal personale della Polizia Metropolitana ha così permesso di stabilire come presso una cava, “autorizzata ad effettuare operazioni di ricomposizione ambientale”, in realtà “venissero smaltiti i rifiuti provenienti da demolizioni di edifici della città e provincia di Napoli, senza essere sottoposti a processi di separazione, vagliatura e macinazione mediante apposito impianto, peraltro in una zona a rischio idraulico, così come individuata dall’Autorità del Bacino Nord Occidentale della Campania”. Lo stesso traffico di rifiuti, secondo quanto riferiscono i carabinieri, “è stato ricostruito presso una seconda cava”, sempre nel comune di Giugliano in Campania. In questo caso, dalle indagini è emerso “come gli indagati miscelassero i rifiuti provenienti dalle demolizioni con la pozzolana prodotta nella cava, rivendendone il miscuglio” a un’industria produttrice di laterizi e cemento. “I controlli hanno infatti stabilito come i mattoni, destinati all’edilizia civile, presentassero una particolare fragilità”, osservano i carabinieri, circostanza peraltro emersa “anche da alcune conversazioni telefoniche”.Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Noe, i traffici illeciti hanno “riguardato anche i lavori di ripulitura dell’alveo di via Cirillo del Comune di Quarto in cui gli indagati hanno smaltito illecitamente i rifiuti speciali non pericolosi sia mediante abbancamento sulle stesse sponde del canale e nei terreni circostanti, con successiva copertura con terreno vegetale, che, in seguito alle piogge, è franato, sia mediante riposizionamento ed occultamento dei rifiuti nella medesima vasca di laminazione dell’alveo ovvero nel luogo da cui erano stati rimossi, con conseguente ostruzione del flusso delle acque”. La gestione illegale dei rifiuti, secondo le indagini, “avveniva mediante la ricezione e miscelazione illecita dei materiali e la loro provenienza da varie imprese senza essere abilitati a riceverli”. Sono quattro, inoltre, le persone per cui è stato disposto l’obbligo di dimora. Sono in corso numerose perquisizioni in società ed impianti in altre zone del territorio nazionale ed in particolare a Isola delle Femmine (Pa), Catania, San Severo (Foggia), Grosseto, Matera e Bergamo.
QUESTO L’ELENCO DELLE MISURE RESTRITTIVE EMESSE
ARRESTI DOMICILIARI
1. GATTOLA Toni, titolare di fatto della società di consulenza ambientale OMEGA s.r.l.;
2. LICCARDI Salvatore;
3. LICCARDI Eugenio;
4. LICCARDI Francesco,
titolari della società EU.SA EDILIZIA s.r.l.;
5. CAPUANO Massimo;
6. MICILLO Enrico;
7. PIANURA Gennaro,
titolari della società SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;
8. RAIANO Francesco, operario presso la cava gestita dalla SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;
9. CATUOGNO Crescenzo, titolare della società TE.VIN. s.r.l.;
10. ILLIANO Biagio;
11. CARANNANTE Antonio;
12. CARANNANTE Luigi,
titolari della società NEOS,
13. SEPE Vincenzo, collaboratore della società S.C.G. COSTRUZIONI s.r.l.;
14. ALIPERTI Angelo, amministratore della società PULITEM s.r.l.;
15. ALIPERTI Diego, amministratore della società LUFA SERVICE s.r.l.,
OBBLIGO DI DIMORA
1. RAIANO Francesco, operario presso la cava gestita dalla SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;
2. BOTTILLO Sara, dipendente della società OMEGA s.r.l.;
3. LISEVYCH Oleysa, legale rappresentante della società OMEGA s.r.l.;
4. PROFILE Maria, dipendente della società individuale LICCARDI Salvatore,
I SEQUESTRI
1. delle Cave SAN SAVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI e NEOS;
2. degli automezzi delle società EU.SA EDILIZIA s.r.l., della ditta individuale LICCARDI SALVATORE e della TEV. IN s.r.l.