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Channel: Cronaca – Cronache della Campania
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Ercolano: gli abitanti di via Pugliano fanno irruzione nella segreteria del sindaco

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Un gruppo di circa trenta persone ha fatto irruzione, senza autorizzazione, nell’ufficio della segreteria del sindaco del Comune di Ercolano , Ciro Buonajuto, chiedendo di parlare immediatamente col primo cittadino, in quel momento assente. Il gruppo ha espresso lamentele circa la presenza del cantiere per lavori stradali ora in stato di abbandono in via Pugliano, nel centro storico cittadino. ”Nonostante gli addetti avessero informato loro della mia assenza in quel momento, queste persone sono entrate in modo violento all’interno del mio ufficio chiedendo di parlarmi immediatamente – spiega il sindaco – Allertati da personale del Comune, sono immediatamente accorsi carabinieri, polizia e vigili urbani che hanno provveduto a sedare il tumulto e ad evitare danni a persone e oggetti presenti nella segreteria del sindaco al momento dell’irruzione”. Nel ringraziare l’intervento delle forze dell’ordine, il primo cittadino condanna l’episodio: ”Non è attraverso metodi violenti che si influirà sulle scelte di questa Amministrazione e non accetteremo mai nessun confronto con chi si pone in maniera incivile. In una città difficile come la nostra, ritengo necessario ribadire che la legalità va applicata in ogni luogo e in ogni forma. Per questo motivo, a partire da oggi, ho imposto a tutti i dipendenti comunali di contattare immediatamente le forze dell’ordine nel caso in cui persone non autorizzate pretendano di accedere negli uffici del Comune. Può sembrare scontato, ma bisogna capire che questi atteggiamenti, oltreché incivili, sono illegali e chi li tollera commette a sua volta un illecito”.


L’Istituto Amalfi di Piano di Sorrento a scuola di canoa nel Parco Marino di Punta Campanella

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Iniziativa dell’A.N.S.A. Punta Campanella con l’Istituto  Amalfi di Piano di Sorrento e l’area marina protetta .In canoa e kayak per apprendere una pratica sostenibile per godere del mare e della natura in sicurezza e rispettando l’ambiente. Venerdì e sabato scorso, presso la Marina di Cassano, alcuni ragazzi della Scuola Media G. Amalfi di Piano di Sorrento hanno potuto vivere una due giorni all’insegna dello sport all’aria aperta. L’iniziativa, gratuita e a soli fini promozionali, è stata organizzata dall’Associazione A.N.S.A. Punta Campanella con la collaborazione del corpo insegnanti della Scuola Media G. Amalfi, dell’ Area Marina Protetta di Punta Campanella- che ha messo in evidenza i luoghi del Parco dove è possibile praticare questo sport in sicurezza-  e dello staff dell’Antico Bagno Nettuno di Marina di Cassano. I ragazzi hanno avuto la possibilità di apprendere le prime tecniche base per poter praticare la disciplina del Kayak. Un modo nuovo per vivere il mare in maniera sostenibile, con effetti benefici per la salute e per l’ambiente. Soddisfazione da parte degli organizzatori  per la partecipazione degli alunni  e per la Marina di Cassano che si presta, in questo periodo dell’anno, a questo tipo di pratica in assoluta sicurezza.

Usura a Ercolano: condannati i porticesi Di Buono e Lucarella, i complici di Fiengo

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Giro di usura a Ercolano in cui è coinvolto anche il fratello del vice sindaco Luigi Fiengo: arrivano le prime condanne. Ieri infatti il gup Livia De Gennaro del Tribunale di Napoli ha emesso la sentenza nell’ambito del processo con il rito abbreviato scelto da due tre tre indagati. Antonio Lucarella è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione mentre Ciro Di Buono a 3 anni e 3 mesi.Nicola Fiengo invece è attualmente costretto all’obbligo di dimora in attesa di che si decida sulla sua posizione. I tre furono colpiti nel luglio dello scorso anno da un’ ordinanza di custodia cautelare con ‘accusa di usura. Prestavano soldi a commercianti e imprenditori della zona che si trovavano in difficoltà economiche praticando tassi del 6 % mensile.  Il giro di usura fu scoperto grazie alle denunce del titolare di una concessionaria di auto e un commerciante di abbigliamento. Antonio Lucarella, pensionato, residente a Portici era rimasto già coivolto in altre inchieste di usura. Ciro Di Buono, anche egli di Portici, ma incensurato è titolare di un salone di barbiere in via Diaz. Nicola Fiengo è uno dei quattro fratelli dell’impero di “F.lli Fiengo” leader di settore nella produzione, lavorazione e trasformazione di prodotti in ceramica, in pietra anche lavica, in granito e in marmo e similari. Per Lucarella e Di Buono l’accusa è di avere prestato 5.500 euro nel 2008 e di avere poi preteso un corrispettivo di 12.500 euro comprensivi di due orologi dal valore di 3mila euro per soli 16 mesi di interessi. Successivamente per un prestito di 2.700 euro si sarebbero fatti ridare, nell’ arco di un mese, interessi di natura usuraria per 3mila euro. Nel 2012 su di un ulteriore prestito di 7.500 euro avevano estorto al commerciante nel corso di soli due anni una cifra di circa 14mila euro. Più articolata la vicenda che vede coinvolto Nicola Fiengo, fratello maggiore dell’attuale, vicesindaco della città di Ercolano, Luigi. Ai danni del titolare della concessionaria, in corrispettivo di un prestito di denaro di 40mila euro nel 2013 si faceva promettere 10mila euro di interessi entro i quattro mesi successivi. Un nuovo prestito di 50mila euro costringeva il richiedente a intestare un terreno del valore del bene stimato intorno ai 270mila euro, conseguendo vantaggi usurai per 220mila euro, ed ancora si faceva dare un suv e una utilitaria Fiat, quest’ultima intestata alla figlia di un suo dipendente. La vittima fu successivamente pressata con altre richieste fino a quando decise di denunciare.    Il gup ha anche condannato Lucarella e Di Buono a risarcire per 25.000 euro alle parti civili costituitesi nel processo.

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Cava de Tirreni, violentò due ragazzine: condannato e arrestato dopo 13 anni

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Violentò due ragazzine quando aveva poco più di diciotto anni. È stato arrestato per scontare la pena definitiva, Raffaello Baldi, 31enne cavese, già pregiudicato per reati contro il patrimonio. Mercoledì sera, i poliziotti del commissariato di Cava de’ Tirreni hanno scovato Baldi ad Altavilla Silentina, dando esecuzione a un ordine di carcerazione emesso il 20 di maggio scorso, dalla Procura della Repubblica del tribunale di Salerno. Raffaello Baldi deve scontare quattro anni, nove mesi e cinque giorni di reclusione per violenza sessuale e violenza privata. L’uomo è stato riconosciuto colpevole per un episodio risalente al mese di giugno del 2004 quando due ragazzine, all’epoca minorenni, denunciarono di essere state stuprate da un giovane conterraneo. Le indagini dei poliziotti permisero di identificare il presunto responsabile condannato poi per i reati contestati dalla Procura della Repubblica di Salerno. Raffaello Baldi, arrestato, è stato trasferito nel carcere di Salerno a disposizione dell’autorità giudiziaria. Deve scontare la pena di quattro anni e nove mesi di reclusione. Negli anni successivi al 2004, Baldi è incappato altre volte nelle maglie della giustizia per reati contro il patrimonio. Dodici anni fa, invece approfittò delle due ragazzine le violentò e poi le intimidì per impedire loro di raccontare tutto ai genitori e alle forze dell’ordine. Il coraggio di denunciare e di testimoniare, dinanzi ai giudici, per quell’episodio ha condotto Raffaello Baldi in carcere per violenza sessuale e violenza privata. A pochi giorni dall’emissione dell’ordine di esecuzione, il 31enne è stato trovato ad Altavilla Silentina, dove è stato ammanettato e condotto in carcere. In mancanza di un provvedimento di affidamento o di scarcerazione anticipata dovrà rimanere in cella per oltre quattro anni. Per le vittime un sospiro di sollievo dodici anni dopo la violenza subita. Una storia che, all’epoca, fece particolarmente scalpore per la ferocia dell’atto. Uno di quei che sconvolge una comunità di solito molto tranquilla e serena come quella della valle metelliana.(r.f.)

Rapinavano le coppiette: arrestati “Bonnie e Clyde” di Pagani

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Arrestati “Bonnie e Clyde” paganesi che facevano rapine a donne sole e a fidanzatini appartati in auto. In cella è finito Maurizio Sessa, 36 anni, già noto alle forze dell’ordine, ai domiciliari, invece, la sua compagna Iolanda Sensini non ancora 20enne. I due sono stati arrestati dai carabinieri del Reparto Territoriale, mercoledì mattina, per ordine del gip Pacifico. Rigettata la richiesta di arresto per il terzo complice Alfonso Ferrara, 25 anni, anch’egli di Pagani. La gang delle rapine alle donne sole e alle coppiette, con colpi messi a segno a Sant’Egidio del Monte Albino, Angri e Nocera Inferiore, secondo la Procura che dopo oltre un anno di indagini ha chiesto e ottenuto l’arresto di due dei tre indagati. Ieri mattina, Sessa – difeso dall’avvocato Stefania Pierro – è stato interrogato nel carcere di Salerno, ha ammesso le proprie responsabilità. Ha confessato anche Iolanda Sensini, difesa dall’avvocato Bonaventura Carrara, che ha ammesso di aver partecipato all’unica rapina che le viene contestata e ha spiegato il suo legame con Maurizio Sessa, un uomo che aveva ospitato in casa sua tra la fine del 2014 e il 2015, periodo in cui sono stati commessi i colpi. Le accuse contestate vanno dall’associazione per delinquere, al sequestro di persona, rapina e porto e detenzione di armi. Il primo colpo, quello che ha poi dato una svolta alle indagini, fu messo a segno nel novembre del 2014. Una giovane donna, alla guida della sua auto, fu bloccata e sequestrata mentre era ferma al semaforo di San Lorenzo. Un uomo armato si introdusse nella sua auto: «Metti in moto la macchina altrimenti ti sparo come un cane», le disse. E dopo averle preso alcune decine di euro e una carta di credito la costrinse a recarsi al più vicino bancomat per fare un prelievo. L’uomo lasciò la pistola in auto e si diresse con la vittima al dispositivo dell’istituto di credito. Ma il bancomat ritirò la carta perché scaduta. L’uomo, riconosciuto poi in Maurizio Sessa, prima di allontanarsi aveva ripulito le impronte lasciate sul dispositivo con un panno. Aveva poi costretto la donna a girovagare per alcune strade prima di lasciarla a piedi. La coppia è accusata di aver messo a segno altri due colpi, sempre ai danni di donne, una a Nocera Inferiore, l’altro ad Angri. Le vittime, minacciate con la pistola, erano state costrette a consegnare borse e cellulari, oltre ad oggetti di valore. Qualche giorno dopo, invece, Maurizio Sessa con la complicità di Alfonso Ferrara rapinarono, ad Angri e a S. Egidio, una donna e una coppia. La stessa metodologia ha condotto in manette due dei tre indagati. (r.f.)

Guerra delle tombe al cimitero di Castellammare: i due Esposito condannati per il tentato omicidio di Ingenito

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Guerra per le tombe al cimitero stabiese:condannati i fratelli Alfonso e Catello Esposito di Castellammare responsabili del tentato omicidio nei confronti di Umberto Ingenito avvenuto nel luglio del 2015 in via Napoli nei pressi del cimitero. I due Esposito  hanno patteggiato la pena rispettivamente a sei anni e quattro mesi e cinque anni per concorso in tentato omicidio. L’agguato si inserisce nella lotta tra le due famiglie per l’accaparramento degli appalti delle tombe al cimitero stabiese. I protagonisti della vicenda infatti appartengono a storiche famiglie stabiesi che lavorano il marmo e che hanno le proprie attività in via Napoli vicino al cimitero. Anche la vittima dell’agguato Umberto Ingenito e il cugino Mario Sicignano sono stati condannati a 5 mesi per favoreggiamento. I due non vollero dire agli investigatori i nomi dei due aggressori. La sentenza è stata emessa ieri dal gup Luca Della Ragione del Tribunale di Torre Annunziata. Ad incastrare gli Esposito sono state le intercettazioni telefoniche da cui si evince lo scontro con Ingenito per il business delle tombe.

Massa Lubrense, la triste premonizione di Cristiano: “Se in questa vita sono solo di passaggio…“

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La Penisola Sorrentina piange l’ennesima vittima della strada. Anzi della “strada maledetta”, la via Nastro Verde quella collinare che porta verso Massa Lubrense e la costiera amalfitana. Questa volta la vittima è un 17enne. Si chiamava Cristiano Gargiulo ed era originario della frazione di Sant’Agata di Massa Lubrense, abitava poco distante dal luogo dell’incidente dove ieri pomeriggio ha trovato la morte. Si è schiantato con la sua moto, un Aprilia 125,  all’altezza di Priora contro un furgoncino di una ditta locale guidato da un operaio 31enne di Massa Lubrense. Impatto violentissimo. Cristiano è morto sul colpo mentre l’operaio è rimasto miracolosamente illeso. La notizia della morte di Cristiano Gargiulo ha fatto in breve tempo il giro del paese e provocato forte sgomento a Massa Lubrense e, in particolare, nella frazione di Sant’Agata sui due golfi dove il ragazzo abitava insieme alla famiglia. Il padre Francesco, d’altronde, è titolare di una tappezzeria ed è assai conosciuto nel borgo collinare. La bacheca facebook della giovane vittima è stata invasa di messaggi e di ricordi degli amici e dei parenti. E proprio sulla sua bacheca facebook per una tragica premonizione Cristiano aveva scritto qualche giorno fa: “Se in questa vita sono solo di passaggio… me la voglio godere, non voglio un assaggio”. La Procura di Torre Annunziata ha disposto il trasferimento della salma di Cristiano nell’obitorio di Castellammare. Oggi il pm di turno affiderà l’incarico al medico legale che dovrà poi eseguire l’autopsia. Intanto, la motocicletta in sella alla quale la vittima viaggiava è stata sequestrata. Stesso discorso per il furgone guidato dall’operaio massese.

Gli imprenditori di Aversa arrestati per legami con I Casalesi facevano lavori al Cardarelli. I Nomi

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Sono Ferdinando Di Lauro e il socio Andrea Grieco i due imprenditori ritenuti vicini al clan dei Casalesi (fazione Iovine) arrestati stamattina dai carabinieri nell’ambito di una indagini su appalti truccati nella realizzazione del piano per gli insediamenti produttivi nel comune casertano di Aversa. Di Lauro, per un periodo, ha anche ottenuto quasi in maniera esclusiva gli appalti dell’ospedale Cardarelli di Napoli Oltre agli arresti i carabinieri, coordinati dai pm della Dda di Napoli, Catello Maresca e Maurizio Giordano e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, hanno anche sequestrato a Di Lauro, immobili, veicoli e quote societarie per circa due milioni di euro. Gli inquirenti stanno ora indagando per scoprire eventuali infiltrazioni nell’apparato burocratico-amministrativo grazie alle quali l’imprenditore avrebbe, secondo gli investigatori, ottenuto gli appalti pubblici.


Blitz al Piano Napoli di Boscoreale: 25 arresti

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Venticinque persone, di cui sei minorenni, sono state raggiunte, nel corso di due distinte operazioni, da misure cautelari nell’ambito di una inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, sullo spaccio di droga a Boscoreale, nel Napoletano. Le indagini dei carabinieri di Boscoreale hanno consentito di documentare circa 400 episodi di spaccio di stupefacenti. Spaccio che è avvenuto nel rione “Piano Napoli“. Inoltre sono state arrestate 11 persone in flagranza di reato. I carabinieri nel corso delle attività di indagine hanno segnalato 86 persone come assuntori di stupefacenti e sequestrato 250 dosi di cocaina, 140 dosi di marijuana e ritirato 37 patenti di guida.

Clan Mariano: ecco l’elenco dei 44 rinviati a giudizio

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Clan Mariano: in  44 rinviati a giudizio. E’ il gruppo più folto di quelli arresati nel maxi blitz dello scorso anno che hanno chiesto di essere giudicato con rito ordinario. Tutti i componenti della famiglia mariano invece “I picuozzi”dei Quartieri Spagnoli e i loro fedelissimi hanno scelto il rito abbreviato. Per questi ultimi il processo inizierà il 20 giugno. Per quelli che hanno deciso di affrontare il processo invece se ne parlerà il 16 luglio davanti al Collegio C della Terza sezione penale del Tribunale di Napoli. L’accusa per tutti è di estorsioni, traffico di droga, associazione mafiosa e altro. Tra questi ci sono Enrico Ricci e il figlio Gennaro condannati in primo grado a 27 anni di carcere per l’omicidio di Vincenzo Masiello avvenuto nel settembre del 2011. poi c’è il celebre Mario Savio ‘ o bellillo famoso per le apparizioni in tv in cui diceva di essersi redento e invitava il figlio Pietro a non seguire le sue orme: E ancora lo spietato killer Arcangelo Trongone entrato lo scorso anno in contrasto con il gruppo dei Sibillo della “Paranza dei Bimbi” che avevano organizzato un agguato nei suoi confronti. E infine l’imprenditore Mario Iuliucci accusato di essere una testa di legno del clan. Nel filone rito abbreviato ci sono i fratelli Ciro e Marco Mariano con tutti i figli, mogli e parenti vari.

QUESTO L’ELENCO DEI 44 RINVIATI A GIUDIZIO

CACACE EUGENIO

CALDARELLI UMBERTO

CAMMAROTA ANTONIO

CAPANO VALENTINA

CINQUE MARIANNA

CORCIONE ANNA

COSTABILE CIRO

DANIELE SALVATORE

FLORIO GENNARO

FRACASSO ALFREDO

FURGIERO CARMINE

GALLO CIRO

GALLO MASSIMO

GAUDINO LUIGI

GRUOSSO ALFONSO

IULIUCCI MARIO

LECCIA CIRO

MARIANO CLOTILDE

MASIELLO PASQUALE

MINGARELLI DANIELE

MOCCARDI ROBERTO

MORMILE FRANCESCO

PALMIERI GIANLUCA

PASTORE RAFFAELE

PERRELLA FRANCESCA

PULENTE GIOVANNI

PULEO CORRADO

RAPILLO GENNARO

RAPILLO PASQUALE

RAPILLO SALVATORE

RICCI BENEDETTO

RICCI ENRICO

RICCI GENNARO

RODRIGUEZ MENDES

SAHAI VIJAY

SARTORE ALFREDO

SAVIO GIOVANNA

SAVIO MARIO

SELILLO GENNARO

TRONGONE ARCANGELO

TRONGONE RAFFAELE

USSANO LUIGI

VOLPE GIUSEPPE

ZITO ENRICO

Casoria: partita la bonifica della discarica del Cantariello. Agriambiente: “E ora vigiliamo sulla pulizia”

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Nuova emergenza ambientale segnalata da Agriambiente ma questa volta nel comune di Casoria e precisamente al riguardo della famosa discarica del Cantariello. Il Comandante Regionale Agriambiente Campania, Vincenzo Amoriello a tal proposito spiega: “Per decenni la discarica del Cantariello è stata, per usare un eufemismo, “tollerata” da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute a Casoria. Nel tempo si sono accumulate migliaia di tonnellate di rifiuti attorno alle baracche dell’orribile campo rom di questa località sospesa tra una campagna assediata dal cemento, grandi svincoli stradali e i centri commerciali Ikea e Leroy Merlin”. Da ieri però il commissario prefettizio di Casoria, Silvana Riccio, ha dato il via alla rimozione dei rifiuti superficiali e ha avviato una procedura in danno alla Città Metropolitana di Napoli, proprietaria dei suoli da cui i camion stanno rimuovendo i cumuli di spazzatura di ogni genere. “Quella discarica -dice ancora Amoriello-ormai rendeva difficile, se non impossibile, anche la circolazione ed era stata causa di numerosi incidenti perché gli automobilisti, per evitare i rifiuti, erano costretti a spostarsi verso il centro e lo scontro era spesso inevitabile”. Intanto si spera che dopo la bonifica l’aera non torni come prima. “Ora – conclude Amoriello – bisognerà vigilare per evitare che si riformi di nuovo la discarica e, al tempo stesso, bisognerà trovare una sistemazione più dignitosa per i rom che, da anni, aspettano di conoscere una nuova destinazione. Ma tutti i progetti finora presentati sono poi naufragati”.

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Casoria: partita la bonifica della discarica del Cantariello. Agriambiente: “E ora vigiliamo sulla pulizia”
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Ponticelli: nacondeva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: in manette Filomena Sannino

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Custodiva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: è quanto ha scoperto la Polizia di Stato in un’abitazione di Napoli durante una operazione “Alto Impatto” tra i quartieri di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio. Una donna di 43 anni, Filomena Sannino, con precedenti in materia di stupefacenti, è stata arrestata. Gli agenti della sezione antidroga e della Squadra Mobile hanno trovato ben 235 panetti di hashish il cui valore, sul mercato al dettaglio è stato stimato in circa 200mila euro. Dalle analisi è emerso che i panetti hanno un alto contenuto di THC. Sono tutti contrassegnati dalla scritta “RS1”, e verosimilmente, sono appartenenti a una partita di droga più ampia destinata al mercato locale. 

Ponticelli: nacondeva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: in manette Filomena Sannino
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Amnesya nascosta tra il mangime per gli uccelli: arrestato il pusher della movida di Torre Annunziata

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Quando i carabinieri increduli hanno trovato la droga o meglio la potente amnesya nascosta nel mangime dei suoi uccelli è venuta spontanea la domanda: “Ma questa la dà anche ai volatili?”. E invece no Giancarlo De Angelis pusher a domicilio già noto ai militari di Torre Annunziata quella droga la vendeva ai giovani della movida torrese del corso Vittorio Emanuele. I carabinieri ne hanno trovato ben 303 confezioni da due grammi pronte ad essere vendute insieme con l’immancabile bilancino di precisione e tutto l’occorrente per confezionare le dosi. E per non farsi mancare niente aveva piantato fuori al balcone, dove erano sistemati i barattoli di mangime per gli uccelli, anche una piantina di marijuana. Il 27 enne è stato arrestato e portato in carcere dopo la conferma con rito direttissimo da parte del tribunale di Torre annunziata. I militari oplontini si erano insospettiti per l’inconsueto via vai di giovani dal portone di casa sua. E quindi hanno deciso di fare irruzione trovando la “gradita” sorpresa.

Amnesya nascosta tra il mangime per gli uccelli: arrestato il pusher della movida di Torre Annunziata
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Napoli, la pensione non gli basta: anziano del rione Sanità dorme nel contenitore per gli indumenti

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“Da qualche settimana, un napoletano del quartiere Sanità vive in uno di quei contenitori messi in città per raccogliere i vestiti perché, stando a quanto ci ha raccontato, con la sua pensione, non riesce a permettersi una casa visto che deve anche aiutare economicamente la figlia, disoccupata, con la quale tra l’altro non può andare a vivere perché la casa sarebbe troppo piccola per lei e i suoi tre figli”. A denunciare la storia di Gennaro, questo il nome dell’anziano, nel corso di una trasmissione radiofonica, è stato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, accorso in via Foria dopo aver avuto la segnalazione della presenza del settantenne da un cittadino. “Devo sottolineare che, – dice ancora il consigliere regionale – quando sono arrivato sul posto, c’erano già anche alcune persone dei servizi sociali del Comune che hanno garantito il loro impegno per trovare una sistemazione dignitosa a Gennaro che non chiede aiuti economici, ma una casa con un affitto ragionevole dove andare a vivere”. Il settantenne, aggiunge Borrelli, “arrotonda la pensione con lavori da elettricista e radiotecnico”. “Gennaro, pur nelle sue condizioni difficili, disumane, non ha perso la sua dignità, anche se appare denutrito, e, infatti, non chiede l’elemosina, ma cerca solo di poter vivere dignitosamente con la sua pensione e quel che riesce a guadagnare con qualche lavoretto e per questo seguirò personalmente la vicenda”, ha sottolineato Borrelli. “Bisogna aiutarlo”, aggiunge il consigliere regionale dei Verdi, che ha preso a cuore questa vicenda. “Possibile che, in queste settimane, nessun altro avesse visto Gennaro vivere in quelle condizioni?”, si chiede Borrelli, per il quale “lui, come tanti altri clochard, potrebbero vivere in maniera più dignitosa se solo ci fosse quell’attenzione verso il prossimo che, troppo spesso, viene a mancare”.

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Nocera, omicidio di Dario “Millebolle”: chiesti 21 anni di carcere per Ferraro

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Chiesti 21 anni di carcere per l’omicidio di Dario Ferrara “Millebolle” il 18enne tifoso della Nocerina ucciso dal suo amico Francesco Paolo Ferraro, che lo colpì con un casco alla testa al culmine di un litigio. La richiesta è stata avanzata ieri mattina dal pubblico ministero Giuseppe Cacciapuoti della Procura di Nocera al processo che si sta celebrando in Corte d’assise a Salerno. L’assassino è accusato di omicidio volontario, escludendo l’aggravante della premeditazione. La sentenza arriverà ad inizi di giugno. Non è ancora venuto fuori il vero movente della lite. I fatti avvennero il 25 aprile del 2015. In quel pomeriggio Dario e Francesco si trovavano, insieme ad altri amici, davanti al parco “Canzolino” di località Villanova. Lì avvenne il litigio e lì, secondo l’accusa, il diciottenne sarebbe stato colpito a morte. Dario “Millebolle”, come lo avevano soprannominato gli amici, andò subito in coma e morì dopo due giorni di agonia per le lesioni cerebrali. La madre ha raccontato di essere stata chiamata da un amico del figlio, che l’avvisava di un incidente in moto. Solo dopo avrebbe saputo della lite e di “due colpi di casco alla testa”. In questi mesi ha formulato più volte appelli accorati per la verità: “Chiediamo giustizia – ha ribadito alla vigilia della fiaccolata con cui un mese fa è stata ricordata la morte di Dario – se non verrà quella umana, ci affideremo a quella divina. Chiediamo a chi abbia visto qualcosa di non nascondersi e di raccontarla questa verità. Non è possibile che nessuno si faccia avanti. Sappiamo, dalla perizia, come sono andate le cose. Il problema è che manca il coraggio, manca un forte senso civico”.

Nocera, omicidio di Dario “Millebolle”: chiesti 21 anni di carcere per Ferraro
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Boscoreale: il “supermarket” della droga del Piano Napoli era aperto H24.TUTTI I NOMI E LE FOTO

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controlli al piano napoli

La piazza di spaccio del Piano Napoli di Boscoreale era aperta h24 anche di notte e l’organizzazione che il clan Aquino-annunziata aveva dato ai suoi pusher era in stile “Gomorra” come alle Case Celesti di Scampia o alla Masseria Cardone di Secondigliano: il supermarkert della droga era sempre aperto per soddisfare tutte le esigenze dei clienti. E l’organizzazione prevedeva anche 8 persone per turno, ognuno col proprio ruolo.  Le piazze di spaccio tra gli isolati 25,26, 27 e 28 del Piano Napoli di via Passanti erano delimitate anche da paletti, e in un caso anche da un cancello in ferro battuto, con un’apertura piccola per lo scambio droga-soldi. Cocaina e marijuana era nascoste in luoghi differenti, già suddivise in dosi, tra i cespugli o le auto abbandonate. Il prezziario era definito, spesso variava a seconda della quantità di dosi acquistate o dal periodo di arrivo della “materia prima”. Si andava dai 10 euro per una dose di marijuana, per poi passare ai 20-25 euro per un pallino di coca (100-125 euro al grammo), per arrivare ai 20 euro a dose per il crack, la cocaina da fumo. In una sola serata, i carabinieri di Boscoreale hanno ricostruito i vari ruoli nel gruppo di pusher. Uno degli indagati, non arrestato, Salvatore Esposito  di 25 anni , guidava un’auto e conduceva l’acquirente nel parcheggio dell’isolato 27, e insieme ad un minorenne dopo si trasformava in vedetta, girando attorno all’edificio per capire se arrivavano forze dell’ordine. Nel frattempo un altro minorenne   fischiava per attirare il tossicodipendente, mentre Sebastiano Panariello (che ha avuto il divieto di dimora in Campania) e un altro 16enne facevano da pali e aspettavano insieme al lui l’arrivo della dose richiesta; lo stesso 16enne ed Emanuele Riccio (anche per lui divieto di dimora in Campania), infine consegnavano la droga, mentre Giovanni Curcio (ai domiciliari) e Gennaro Cirillo (divieto di dimora) fungevano da vedette dell’intero rione girando attorno al quartiere durante tutte le fasi.Le indagini sono state condotte da settembre 2014 a febbraio 2016, ed hanno permesso di ricostruire 400 episodi di spaccio, con l’arresto in flagranza di 11 persone, la segnalazione di 86 tossicodipedenti, il sequestro di 250 dosi di cocaina e 140 di marijuana.

ECCO TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI E DEI PROVVEDIMENTI

 ANGELO DONNARUMMA (GIÀ DETENUTO) IN CARCERE

GIOVANNI CURCIO AI DOMICILIARI

CARLO VALENTE AI DOMICILIARI

I DIVIETI DI DIMORA IN CAMPANIA

GENNARO  CIRILLO

PAOLO CIRILLO

GIUSEPPE MONACO

GIUSEPPE ILARDO

CARLO CIRO GIORIO

DANIEL TERRACCIANO

SEBASTIANO PANARIELLO

UMBERTO PADOVANI

GIOVANNI PADOVANI (’92)

ROSARIO TUFANO

FRANCESCO MANDIELLO

GIANLUCA ARIANIELLO

ARTURO MANFRA

EMANUELE RICCIO

DAVIDE DONNARUMMA

OBBLIGO DI FIRMA

GAETANO PADOVANI

GLI INDAGATI

SALVATORE ESPOSITO

GIOVANNI PADOVANI (’91)

I MINORENNI

UN 17ENNE E UN 18ENNE IN CARCERE MINORILE (ALL’EPOCA DEI FATTI MINORENNI)

IN COMUNITÀ TRE 16ENNI

AI DOMICILIARI UN 16ENNE

Angelo Donnarumma Giovanni Curcio Carlo Valente

 

 

Boscoreale: il “supermarket” della droga del Piano Napoli era aperto H24.TUTTI I NOMI E LE FOTO
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Napoli: sequestrato lo yacht di lusso del boss Ettore Bosti. Valore 500mila euro

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Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha rintracciato e sottoposto a sequestro lo yacht di lusso di Ettore Bosti (detto “u russo”), esponente di spicco del ‘clan Contini’. Bosti è stato destinatario, lo scorso 2 marzo, con altre 34 persone di un’ordinanza di custodia cautelare personale eseguita dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri, per aver costituito un’associazione transnazionale armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dalle finalità mafiose. In quella circostanza, il G.I.C.O. di Napoli ha provveduto a sottoporre a sequestro un patrimonio di origine illecita riconducibile ai soggetti colpiti dalla misura cautelare del valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, costituito da quote societarie, immobili, oggetti preziosi e auto di lusso. Nel corso delle perquisizioni domiciliari eseguite presso l’abitazione di Bosti, nel cuore del quartiere Vasto, il Nucleo di Polizia Tributaria aveva rinvenuto diverse migliaia di euro in contanti ed orologi di pregio per oltre 200 mila euro, tra i quali un Rolex con diamanti da circa 80 mila euro. In quell’occasione non era stato rinvenuto lo yacht modello Atlantis 47 della Gobbi, lungo 14 metri e denominato “Debora”, del valore di oltre 500 mila euro, intestato ad un prestanome di Bosti. L’imbarcazione di lusso, immatricolata a Viareggio, è stata ora ritrovata dai finanzieri del G.I.C.O., nascosta in un piazzale privato sito nell’agro puteolano, dove era stata occultata dalla fine della scorsa estate.  Si tratta di uno yacht spinto da due propulsori entrobordo di notevole potenza, che è dotato di salotto con divani in pelle bianca, ampio soggiorno con cucina tavolo e divani; due camere matrimoniali; due bagni climatizzazione, tv in ogni ambiente e sistema di ricezione satellitare. Lo yacht, nella disponibilità del rampollo del “clan Contini”, era da lui utilizzato per le sue vacanze estive, sia sulle coste italiane che di altri Paesi del mediterraneo, tra cui la Spagna.

Napoli: sequestrato lo yacht di lusso del boss Ettore Bosti. Valore 500mila euro
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Castellammare, omicidio Tommasino, il pentito Cavaliere racconta: “Il boss Vincenzo D’Alessandro ci disse che avevamo fatto un casino”

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Renato Cavaliere, il killer pentito del clan D’Alessandro di Castellammare, colui che materialmente uccise il consigliere comunale del Pd stabiese, Gino Tommasino, il pomeriggio del 3 febbraio 2009, ha raccontato agli inquirenti cosa accadde quel giorno e soprattutto che il boss Vincenzo D’Alessandro, il reggente della cosca , disse loro:”…Avete fatto un bel casino con l’omicidio Tommasino”. Ma in un primo interrogatorio datato primo aprile 2015 aveva detto: “…gli ho detto che era stato suo cugino Salvatore Belviso a decidere l’omicidio e lui ha obiettato che certamente non doveva fare tutto quello che decideva il cugino…voleva uccidere me e Raffaele Polito”. Poi Renato Cavaliere ci ha ripensato e ha spiegato nei successivi interrogatori: “…Sono stato io ad andare a Rimini per giustificare l’omicidio di Luigi Tommasino con Enzo D’Alessandro. Lui mi ha chiesto se ero stato io e , dopo aver aver avuto la conferma, ha detto che avevamo fatto un bel casino riferendosi al fatto che avevamo commesso l’omicidio di pomeriggio in una zona molto trafficata di Castellammare di Stabia esponendoci al rischio di essere scoperti o uccisi… gli ho detto che doveva parlare con il suo cugino. Ho iniziato a giustificare l’omicidio Tommasino, ma Enzo D’Alessandro mi ha fermato dicvendo che era tutto  a posto. In considerazione dell’atteggiamento di Enzo D’Alessandro ho pensato che lui già fosse informato delle decisione di uccidere Tommasino Luigi. Non saprei dire se Belviso Salvatore prima della sua esecuzione abbia parlato con Vincenzo D’Alessandro o con Sergio Mosca come Belviso ha dichiarato nel corso del processo”. Appunto dovrà essere il processo che è iniziato in Corte di Assise d’appello a stabilirlo non caso il procuratore generale ha chiesto il confronto tra i pentiti.

Castellammare, omicidio Tommasino, il pentito Cavaliere racconta: “Il boss Vincenzo D’Alessandro ci disse che avevamo fatto un casino”
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Napoli: due sparatorie nella notte a San Giovanni a Teduccio e alla Sanità

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La tregua di camorra tra i clan del centro di Napoli e della periferia Est è durata poco. nella notte infatti due sparatorie, per il momento senza feriti, perché nessuno si è presentato negli ospedali cittadini, nei rioni San Giovanni a Teduccio e alla Sanità.La prima sparatoria è avvenuta in via Sorrento nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, una donna che abita in via Sorrento ha segnalato colpi d’arma da fuoco in strada. Quando la Polizia di Stato è giunta sul posto, ha trovato i fori di alcuni proiettili sulla parete esterna e sulla porta della sua abitazione. La Scientifica ha trovato a terra nove bossoli, otto calibro 9X21 e uno Luger. Sull’accaduto sono in corso accertamenti da parte del commissariato Ponticelli e dell’Upg della Questura. Anche dalla Sanità sono giunte segnalazioni in merito a spari di arma da fuoco in strada: la Polizia, in via Fontanelle, dove si verificò  il 22 aprile scorso la famosa strage al circo Maria Santissima dell’arco in cui trovarono la morte Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna e altri tre rimasero feriti. La polizia ha trovato fori di proiettile in due vetture parcheggiate, una Fiat 500 e una Renault Scenic. I colpi hanno infranto un finestrino della prima macchina, nel cui abitacolo è stata trovata un’ogiva. I colpi di pistola hanno invece forato uno sportello della Scenic. Anche in questo caso, nell’abitacolo della vettura la Polizia Scientifica ha trovato un’ogiva. Su questo episodio indagano gli agenti del reparto prevenzione crimine. Le indagini sono in corso per capire se si sia trattato solo di “stese” o sei ci fossero persone nelle auto coinvolte nella sparatoria.

Napoli: due sparatorie nella notte a San Giovanni a Teduccio e alla Sanità
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Scafati: incidente mortale all’alba, muore 29 enne di Sant’Antonio Abate

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Ancora una vittima della strada. Questa volta a Scafati. A perdere la vita un uomo di 29 anni di Sant’Antonio Abate. L’incidente è avvenuto in  via Sant’Antonio Abate a Scafati. il 29enne mentre era alla guida della sua vettura ha perso il controllo e si è scontrato violentemente contro e ha perso  la vita. La tragedia intorno alle 6,15 di stamane Inutili i soccorsi dei Vigili del Fuoco del comando provinciale di Salerno e dei volontari del 118 che, insieme ai carabinieri della locale tenenza, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. La salma è stata già trasportata presso il cimitero di Scafati.

Scafati: incidente mortale all’alba, muore 29 enne di Sant’Antonio Abate
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